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mercoledì 19 ottobre 2011

Tao - Il Vuoto della matrice universale

Fisica quantistica: viviamo in una realtà materiale (solida, liquida, gassosa), ma questa realtà è composta di vuoto e onde di energia. Gli atomi sono in gran parte composti da vuoto.
Il vuoto quantico non è uno spazio nullo, ma uno stato di pieno potenziale, come se nel vuoto esistesse tutta l’energia allo stato latente → “Il Tao è un vuoto che l’azione non può colmare, è di profondità abissale, è l’origine di tutte le cose” (LÜ TSU).

Per vuoto sub-quantico, Ervin Laszlo, intende che il vuoto sarebbe una vera e propria dimensione, dalla quale emergono e ritornano i quanti.
Forse il vuoto è la struttura che connette ogni particella ed essere vivente all’intero universo, di cui parlava Bateson.
È la matrice di coscienza universale.
Laszlo evidenzia come il concetto di Akasha abbia queste caratteristiche (ossia campo di memoria universale).
Se nel primo principio della termodinamica si parlava di conservazione di energia (energia come un'entità indistruttibile, dotata di un potere di trasformazione polimorfo, energia meccanica, elettrica, chimica ...) qui si può parlare di conservazione di informazioni.  

La psicologia occidentale considera molto di più gli oggetti mentali (pensieri e idee), che il vuoto cosciente in cui questi oggetti sono e si muovono.

Coerenza = realizzazione della oneness (Unità). Ognuno di noi vede il mondo in una certa maniera, a seconda della sua osservazione, ma non per questo il mondo si è disgregato, l’origine è UNA.
La vita è un delicato equilibrio tra coerenza e incoerenza, quindi tra il l’UNO e le singole parti.

Come spesso si è detto il Tutto è più della somma delle parti, ma è anche meno della somma delle parti (perché vengono limitate alcune delle potenzialità delle singole parti che scompaiono nel sistema).
Se connettiamo le due frasi, come dice Morin, avremo: il tutto è più, meno, diverso della somma delle parti, le parti sono meno, più, diverse da ciò che erano o che sarebbero singolarmente.

Ologramma: la parte nel tutto, il tutto nella parte.
Due fasci laser, uno puro e uno modificato dal contatto con l’oggetto. L’ologramma contiene l’intera immagine in ogni suo punto: se la spezziamo in tanti pezzi, ogni pezzo conterrà l’immagine. Si perdono i particolari ma l’oggetto apparirà.
Il paradigma olografico è alla base dell’olismo e dell’ordine di Bohm, ove tutto è connesso. Dai pianeti all’atomo.
Così diveniamo un’unità olografica che contiene in sé la matrix informativa del sistema → Come in alto così in basso.

Planck scoprì che l’energia del calore radiante (quella del termosifone) non viene emessa in un flusso continuo, bensì in piccole unità, i quanta. Il quantum, è  considerato una vera e propria particella.

Tutte le particelle possono trasmutarsi in altre particelle. Oppure possono formarsi a partire dall’energia e scomparire nell’energia.
I fisici hanno scoperto che le particelle possono essere contemporaneamente onde, non fisiche ma di probabilità di interconnessioni.
Se vediamo l’universo come una struttura che connette (energeticamente), scompare l’idea di parte e di separazione, e si ritorna all’UNO.

Tutta la materia esiste in virtù di una forza. Dietro questa forza, dobbiamo presumere l’esistenza di una mente conscia e intelligente. Questa mente è la matrix di tutta la materia” (Max Plank).

Pribram raccolse prove dimostrative su come la struttura cerebrale sia olografica. E alcune ricerche dimostrarono che il cervello struttura i cinque sensi olograficamente. Le informazioni sono ripartite in tutto il sistema così che ogni frammento da informazioni relative all’intero.

Teorema di Bell (1964) = le particelle subatomiche sono connesse trascendendo spazio e tempo, qualsiasi cosa avviene ad una particella influisce sulle altre.
La teoria della relatività stabiliva che è impossibile per una particella viaggiare ad una velocità superiore a quella della luce, ma il teorema di Bell, conferma che le particelle superano la velocità della luce; così si va oltre la dualità onda/particella.
Bell dice che il mondo è pieno di influenze non localizzate, perché la realtà è non localizzata.
C’è dunque una forma di comunicazione istantanea tra le due particelle tale che, modificando lo spin di una, muta istantaneamente lo spin dell’altra. Istantanea in termini fisici significa velocità superiore alla luce.
Com’è possibile che una particella alteri lo stato dell’altra quando una comunicazione tra le due è impossibile? Il punto è che se alcune particelle subatomiche sono state insieme, esse conservano un’affinità permanente che sembra in qualche modo trascendere le limitazioni fisiche.

Secondo la teoria non localizzata, l’universo, la materia, non vengono prima dell’esperienza (a-priori), ma sono creati dall’intervento umano che, facendo una scelta, esclude tutti gli altri universi paralleli possibili e ne fa accadere uno tra i possibili.
Non esiste una malattia a priori, la malattia dipende dal tipo di possibilità che creeremo.

Una mente non localizzata è una mente che è collegata a tutto: momenti, luoghi e persone.
In un mondo non localizzato alcuni mutamenti sono istantanei, anche prima che qualcosa avvenga. Così se l’informazione è avvenuta prima ancora di essere conosciuta dal mittente, il ricevente conosce nel presente il futuro, e le menti del ricevente e del mittente non sono separate ma una sola.

La meccanica quantistica si distingue da quella classica perché si limita a esprimere probabilità circa un risultato.
Rinuncia così al determinismo assoluto e apre all’incertezza e all’indeterminazione, come parti intrinseche e ineliminabili del mondo subatomico.

Legato a questo concetto il principio di indeterminazione di Heisenberg (1927): non si può osservare un oggetto quantistico (posizione e movimento) perché l’osservatore modifica l’oggetto. E non si potrà attribuire alla particella un valore preciso a posizione e movimento nello stesso istante.

Vicino al teorema di Bell è il fisico Hanry Margenau con il modello della “mente universale”, ed anche la teoria dellamente una” di Erwin Schrödinger.

Schrödinger immaginò una scatola contenente un gatto e una sorgente radioattiva. Se il materiale radioattivo decadrà, ucciderà il gatto; d’altra parte, il decadimento radioattivo è un fenomeno casuale, c’è il 50% di probabilità che il gatto muoia e il 50% che sopravviva. Il solo modo in cui lo sperimentatore può conoscere cosa è accaduto è quello di aprire la scatola e di guardare se il gatto è vivo o morto. 
Fino al momento dell’osservazione l’atomo/gatto resta sia vivo che morto fino a che non si apre la scatola, ossia non si compie l’osservazione; o, per esprimersi più tecnicamente, lo sperimentatore farà “collassare la funzione d’onda”.
Così una particella possiede la capacità di collocarsi in diverse posizioni contemporaneamente, e anche di avere quantità di energia diverse al medesimo istante.
Per tanto le particelle subatomiche sono “delocalizate”, per cui, fra un esperimento e l’altro, è come se stessero in più luoghi contemporaneamente.

Ipotesi Everett-Wheeler comporta che tutti i possibili esisti di un processo (gatto vivo o morto) si verifichino effettivamente da qualche parte. Nel nostro universo verrà osservato solo un risultato (es. gatto vivo) ma in un universo parallelo, sarà registrato l’opposto.
Ciò indicherebbe che ogni volta che accade una cosa, esistono almeno due alternative, che si verificano in universi paralleli separati, e sono osservate da osservatori che non potranno mai incontrarsi.
Per di più il numero dei “futuri” possibili è in continuo aumento, avvicinandosi a un’infinità di possibili esiti.
Per Wheeler l’osservatore diventa partecipante, è un universo partecipatorio.

Per tentare di spiegare la psicocinesi o alcuni tipi di telepatia, il fisico americano, Eugene Wigner sostiene che la coscienza umana, attraverso il subconscio possa manipolare l’universo a livello elementare.  La coscienza umana, può trascendere spazio e tempo. Tutto questo può essere confermato dal teorema di Bell.

Godel. La fisica non consiste di eventi; consiste di osservazioni, e fra l’evento e l’osservatore deve passare un segnale (es. raggio di luce) che non può essere eliminato dall’osservatore.
Evento, segnale e osservatore: è questa la relazione che Einstein vide come l’unità fondamentale nella fisica: “Un essere umano fa parte della totalità che noi chiamiamo “universo”, è una parte limitata nello spazio e nel tempo. Egli percepisce i suoi pensieri e sentimenti come qualcosa di separato dal resto: una sorta di illusione ottica della sua coscienza. Questa illusione è per noi una specie di prigione e ci limita nelle nostre decisioni personali e nell’affetto per le persone che ci sono vicine. Il nostro compito deve essere quello di liberarci da questa prigione allargando la portata della nostra affettività fino ad abbracciare tutti gli esseri viventi e l’intera natura nella sua bellezza”.
Così sorgono nuovi concetti di passato, presente e futuro: e cade il concetto di morte come fine di tutto.

Einstein: “per noi fisici credenti la distinzione fra passato, presente e futuro è solo un’illusione, anche se dura a morire. È facile trovare conferma della natura della mente non localizzata, affine all’anima, fra poeti, mistici e filosofi ...

Perché noi condividiamo una visione coerente del mondo?
Margenau: “dopo che introiettiamo stimoli, alla fine, essi vengono trascritti in una realtà fisica, uguale per tutti. Ricordando che la materia è una costruzione della mente si implica l’universalità della mente stessa.
Se come dice la neuroscienza, noi non conosciamo nulla se non attraverso i nostri sensi, perché allora non c’è un mondo diverso per ogni cervello?
Ogni cervello ha una visione diversa del mondo, eppure le nostre visioni del mondo sono molto coerenti. Non perché i nostri cervelli sono simili, ma perché le nostre menti sono una

Ipotesi di causazione formativa di Sheldrake = vi è una coscienza collettiva, che trascende lo spazio/tempo e non è limitata agli esseri umani.
Le forme e il comportamento di tutti i sistemi, sono guidati e plasmati da campi morfogeni (morphe = forma e genesis = messa in essere). I campi morofogeni di ogni sistema influenzano i sistemi successivi mediante un processo chiamato risonanza morfica.
Non tutto è presente nel cervello, né nel DNA.
Il DNA ci aiuta a capire l’RNA che codifica le proteine, ma ciò non da potere al DNA bensì ai campi morfogeni, che sotto la direzione del DNA controllano la forma assunta dagli embrioni.
Per Sheldrake le leggi governanti le forme sono in continua trasformazione, poiché i campi morfogeni sono sempre esposti a modificazione.
La sua ipotesi è pertinente alla concezione di mente non localizzata. Egli suggerisce che la mente umana non sia localizzata nello spazio/tempo, e neppure nel presente, ma che sia immortale e non energetica. La mente non è il cervello, ne è prodotta da esso, anche se può agire tramite esso.
L'ipotesi di Sheldrake rinforza l'idea di una coscienza collettiva (Akasha) immagazzinata come una sola mente, scappando dalla schiavitù del cervello e del corpo di ognuno. Inoltre la coscienza non è limitata solo agli esseri umani, e può quindi essere condivisa da molte forme di vita.

Le obiezioni a Sheldrake vennero dal  Lamarkismo (es. uno scimpanzé, che impara una certa capacità non la trasmetterà alle prossime generazioni).
Il codice genetico non può essere cambiato da circostanze esterne, indipendentemente dal fatto invece che si modifichino caratteristiche esterne dell’organismo, come forma, aspetto, facoltà o conoscenza.
Ma dati recenti suggeriscono che i mutamenti evolutivi e genetici possano essere diretti da circostanze esterne.


Mariangela Mattoni



Fonti: 

Psicosomatica olistica 

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__psicosomatica_olistica.php?pn=2028










Traumi e malattie. Guida alla risoluzione dei conflitti, a partire dal metodo Hamer

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