FORMAZIONE DELL'ENDODERMA
Finalità
biologica = la sopravvivenza
Il
conflitto = il boccone vitale
Connessione
al cervello = tronco cerebrale
L’acqua
è l’elemento dal quale ha tratto origine la nostra cellula, ed ha costituito
per miliardi di anni il grande utero di gestazione e di protezione, oltre che
veicolo per il nutrimento.
La
protezione esterna di cui aveva bisogno la cellula era quindi molto semplice:
una sottile membrana plasmatica. Questa, in miliardi di anni, andrà sempre più
condensandosi al suo interno di elementi sempre più specializzati (mitocondri,
ribosomi, cromosomi, DNA …).
A
questo punto la Natura, impone una regola precisa e costante, valida miliardi
di anni fa come oggi.
La
funzione primaria da assolvere in un percorso evolutivo è la sopravvivenza.
Hamer
ha realizzato che questa cellula per sopravvivere dovette superare il primo
conflitto biologico: il boccone.
- Cibo come principi nutrienti
- Luce come informazione verso cui andare o da cui sfuggire
- Suono da seguire o rifuggire come pericolo
- Acqua costituente originario di vita oltre che veicolo nutrizionale e protettivo
Infine con il passaggio dall’acqua all’ambiente aereo, che l’Aria acquisì le connotazioni biologiche del “boccone”.
A
livello fisiologico, a fronte della sopravvivenza, ha inizio la prima
formazione del tessuto embriologico chiamato endoderma, a cui è connesso il
Tronco cerebrale o cervello antico.
Dal
cervello antico partono le pulsioni viscerali di attacco o fuga, tutto o
niente.
Col
passare del tempo nuove cose diventavano vitali e quindi si crearono altri
“bocconi” (casa, lavoro, oggetti, … ed anche il sentito, che rientra più nella sfera psichica).
Se viviamo un conflitto biologico per un boccone, con una DHS, si
verifica, in un tessuto di derivazione endodermica, un proporzionale aumento di
funzione cellulare che, riguardando una delle cinque qualità citate potrà
manifestarsi da un semplice aumento funzionale a una vera e propria
proliferazione di cellule e cioè un adenocarcinoma.
Il
boccone acqua = il conflitto del profugo
Acqua
come il più antico boccone primario. L’aria è un elemento indispensabile per la
vita, ma ha acquistato la sua valenza per l’essere umano 300 milioni di anni
fa, mentre possiamo affermare che l’acqua costituisce il substrato di vita di
tutti gli esseri organici dall’inizio delle prime forme sulla terra circa 3
miliardi di anni fa. Senza l’acqua non può esistere forma di vita sulla terra.
L’effetto combinato con l’energia del sole ha dato vita alle prime forme
vegetali, dalle quali è partito l’intero sistema vivente. L’organo preposto a
mantenere inalterato l’equilibrio idrico è riposto nel tessuto endodermico del
rene: i tubuli collettori (canali
impermeabili e trasportatori di sostanze, capaci di filtrare oltre 110 litri di
acqua al giorno, eliminandone solo un litro o un litro e mezzo al dì).
Attraverso il conflitto del profugo comprendiamo perché il nostro organismo
attivi repentinamente la ritenzione
idrica, producendo tutti questi corpi con forti edemi e sformati dalla
quantità d’acqua ritenuta.
La
nostra cellula originaria, finché è rimasta protetta dall’acqua per miliardi di
anni, al solo fine di imparare, non ha avuto necessità di preoccuparsi d’altro,
relazionarsi con altre specie, non aveva un territorio da difendere. Di certo
l’acqua rimase impressa, nei costituenti base del futuro DNA della cellula,
quale elemento di vitale importanza.
La
traduzione e la manifestazione di questo concetto sono ampiamente documentate
nella fisiologia della ritenzione idrica.
Quando
il corpo attiva questa funzione? La parola “profugo” chiarisce una situazione
di smarrimento e perdita di controllo, implicita inizialmente, se vogliamo, in
tutte le DHS.
La
posizione di “profugo” però è più marcata quando l’”animale” viene a trovarsi
improvvisamente in una di queste situazioni:
- rimanere abbandonati a se stessi
- dover lottare per l’esistenza
- sentirsi come pesci fuor d’acqua, non sentirsi a “casa” nel proprio ambiente
- perdere tutti i punti di riferimento o i mezzi di sussistenza.
Sono
tutte situazione che rendono l’individuo fragile e vulnerabile, e quindi
facilmente eliminabile dal contesto in cui si vive.
Per
sopperire a questi eventi drammatici, nel sistema arcaico del cervello antico,
l’endoderma, preposto all’unica finalità della sopravvivenza, si è originato un
programma di supporto: la ritenzione
idrica.
Il nostro corpo dopo aver rilevato la pericolosità delle situazioni citate, si preoccupa istantaneamente di non farci perdere, accumulando, l’elemento vitale per la sopravvivenza: l’acqua.
FORMAZIONE DEL MESODERMA ANTICO
Finalità
biologica = la protezione
Il
conflitto = l’attacco
Connessione
al cervello = Cervelletto
Riprendiamo
il viaggio della nostra cellula. Per comprendere i primi codici biologici
dell’endoderma, finalizzati alla sopravvivenza e al nutrimento ci sono voluti
miliardi di anni. Il risultato è un aggregato di cellule dotato di funzioni
sempre più perfezionate: nascono i primi batteri.
Nel
programma intenzionale di queste forme di vita, tanto straordinario quanto
misterioso, era codificato l’obiettivo di uscire dall’acqua. Un programma
questo, già accennato nella trattazione del conflitto del profugo.
Biologi
e paleontologi sono riusciti a individuare una data approssimativa, circa 300
milioni di anni fa, quando apparvero i primi esseri anfibi, mentre per il mondo
vegetale dobbiamo risalire a molto tempo prima, circa 3 miliardi di anni fa,
quando le prime alghe verdi-azzurre filamentose fecero capolino all’aria.
Un
batterio dalla semplice forma rotonda, costituita quasi solo dall’involucro
della membrana plasmatica, cominciò a dotarsi di elementi di locomozione che
gli consentivano una certa mobilità.
Nel
bordo esteriore della membrana si sviluppano delle piccole increspature,
formate dall’attività di microfilamenti situati immediatamente al di sotto
della membrana plasmatica. Queste nuove forme col tempo, diventarono sempre più
lunghe fino alla formazione di estesi filamenti, chiamati ciglia o flagelli,
veri e propri propulsori nell’acqua.
Queste
prime forme di batteri sono pronte per uscire dall’acqua, e vivere in un mondo
fatto di aria, sole, ossigeno, caldo, freddo e continue variabili, di nuovi e futuri conflitti da risolvere.
Questa
forma embrionale aveva solo una piccola membrana plasmatica come protezione,
non avrebbe potuto resistere alle intemperie, se non munendosi di nuovi
strumenti.
Così
cominciò di un nuovo periodo di adattamento, che durò altri milioni di anni,
per la costruzione di un nuovo foglietto embrionale: il mesoderma, un vero e
propri apparato difensivo degli organi vitali.
Ecco
dunque il formarsi di nuovi tessuti finalizzati alla protezione: il nuovo scopo biologico.
La
struttura esterna, preposta allo scopo, è il derma, un tessuto che avvolge
quasi completamente le strutture formatesi sino allora ed è finalizzato alla
protezione dagli agenti esterni.
Ogni
organo vitale, poi, si munisce di un tessuto specializzato per questo fine e
quindi si forma il peritoneo per tutto l’apparato digerente, il pericardio per
la protezione del cuore, la pleure per i polmoni, come pure il derma per la
protezione esterna.
Un
giorno queste cellule/organismo, operarono una lacerazione in corrispondenza
dell’ano e della fontanella nella testa, mantenendo le terminazioni nervose del
sistema di muscolatura in corrispondenza dell’ano, per consentire l’evacuazione
volontaria delle feci.
Il
processo descritto rappresenta il successivo sviluppo ontogenetico
dell’embrione: il nuovo foglietto embrionale del mesoderma, con la formazione
di una nuova parte del cervello, il cervelletto.
Gli
organi che si sono strutturati a protezione dell’organismo non potevano che
essere il risultato di continui conflitti biologici derivati da attacchi
esterni.
Non
essendoci più l’acqua a proteggerlo, il nuovo organismo era esposto ai fenomeni
atmosferici e a contatti, o attacchi, di ogni tipo.
Una
prima embrionale forma di protezione erta già costituita dalla membrana esterna
fosfolipidica della struttura cellulare.
Quale
poteva essere la risposta fisiologica, secondo un SBS, di fronte all’integrità
del nostro antenato? Conteneva già nel suo bagaglio di esperienze, la reazione
dell’aumento di funzione per il metabolismo del boccone.
La
stessa funzione venne confermata anche nel caso di un conflitto biologico (DHS)
di attacco, con la produzione di un ispessimento a protezione della parte
colpita in modo inaspettato.
Infatti
nella fase di CA assistiamo a un aumento di funzione e, quindi, a una
proliferazione cellulare, seguita ovviamente, come per l’endoderma, da una fase
di riduzione per caseificazione o incistamento, dopo la soluzione del conflitto.
In
medicina questi tipi di proliferazione, prendono il nome di malattie come
melanoma o mesotelioma, a seconda del tessuto colpito.
Inizialmente
l’essere umano si riproduceva anch’esso per partogenesi (l’individuo, con una caratterizzazione e una
funzionalità tipicamente femminili, è in grado di riprodurre uova senza bisogno
della fecondazione maschile) e non v’era distinzione di sesso.
Esisteva
l’”androgino”, con la forza vitale della riproduzione partenogenetica.
Tale
individuo, formatosi nei miliardi di anni, dall’originario anello-cellula, si è
evoluto fuori dall’acqua secondo lo schema già visto, ma oltre al processo di
difesa delle strutture vitali, si è accorto della presenza di altri suoi
simili, cominciando così una nuova era evolutiva: quella della relazione
sociale.
La
necessità di un raggruppamento fu tanto più necessaria, quanto maggiori erano
le insidie che provenivano dall’esterno. Era inevitabile associarsi, siano a
formare il gruppo (branco).
La
protezione di un rifugio e la forza dell’unione non bastavano però alla
sopravvivenza della specie, occorreva anche il mantenimento alimentare, il
solito e arcaico problema esistenziale: procurarsi il boccone.
Così
una parte di questi androgini dovette adattarsi a delle diverse funzioni: la
caccia e la conquista di un territorio. Fu così che alcuni di loro ridussero la
loro funzione della riproduzione per sviluppare invece una nuova necessità
biologica: la forza e la difesa. Tutto ciò si è tradotto
fisiologicamente in una mutazione funzionale dell’organismo che ha prodotto
nuove connotazioni fisiche per il futuro maschio:
- produzione di ormoni come il testosterone, derivato dal suo precursore il colesterolo (a capo di tutti i processi di controllo del territorio)
- aumento della forza fisica e sviluppo maggiore in altezza del maschio rispetto alla femmina, per assolvere meglio la funzione di difesa
- atrofizzazione funzionale dei seni per l’allattamento, in quanto non più utilizzati per lo scopo
- una maggiore produzione di peluria per il maschio che doveva passare molto più tempo fuori dalla caverna
Alla
femmina restava un ruolo:
- prettamente procreativo e di accadimento
- la funzione dell’allattamento la dotò dei seni prosperosi
- aveva una riserva maggiore di grasso corporeo per sopperire a eventuali carestie o a possibili battute di caccia andate a vuoto
La
differenziazione tra maschi e femmine, insieme alla specificazione dei diversi
ruoli e degli adattamenti fisiologici, si affiorano sempre di più, attraverso
milioni di anni di evoluzione, nel contesto di raggruppamenti tra individui e
di appropriazioni di terreni di caccia.
Nell’ambito
del gruppo la suddivisione dei ruoli fu sempre più marcata, relegando al
cosiddetto “maschio nascente” il compito di conquistare e proteggere il
territorio, oltre che dell’approvvigionamento dei viveri.
Alla
donna il compito di pensare e accudire la prole, scegliendo anche il maschio
migliore per la procreazione.
Prioritaria
divenne anche la scelta di una guida del gruppo: il capo branco.
La
definizione della figura maschile e femminile, insieme all’esigenza della guida
di un capo branco, sono i presupposti di una nuova e contestuale evoluzione
fisiologica del corpo umano: la formazione dei destrimani e dei mancini. Hamer
constatò che:
- la diversa risposta biologica di un destrimane rispetto a un mancino, nell’ambito dei due ambiti, territorio e sessualità
- il diverso riflesso fisiologico delle patologie sulla lateralità del corpo, destra o sinistra, a seconda della relazione conflittuale
quindi:
- nell’emisfero destro (maschile) della corteccia cerebrale si riflette l’ambito del territorio → testosterone
- nell’emisfero sinistro (femminile) l’ambito della sessualità → estrogeno
FORMAZIONE DEL MESODERMA RECENTE
Finalità
biologica: crescita e rafforzamento del gruppo
Il
conflitto: non riuscire
Connessione
al cervello: Midollo cerebrale
Consolidata
la capacità di sopravvivere e la strutturazione di un apparato difensivo degli
organi vitali, continua il viaggio evolutivo dell’essere umano, che affronta
nuovi ostacoli.
Sono
passati miliardi di anni alla primordiale forma cellulare rotonda.
Il
nuovo passaggio è preordinato ad assolvere una nuova finalità: il levarsi in
alto e guadagnarsi il diritto di “esserci” nel sistema. La psiche governa
quindi un nuovo processo, che possiamo definire del gruppo.
Siamo
di fronte a un passo evolutivo che oltre la semplice esigenza vitale di
sopravvivenza e di protezione, implica la nuova finalità di ricerca di un suo
spazio e di un suo diritto di esistere.
Il
conflitto biologico che ostacola questo nuovo proposito evolutivo è
identificabile in queste situazioni: “non
riuscire” “sentirsi biologicamente
inadeguati” “non essere in grado di
farcela”.
Hamer
nei suoi testi, definisce in sintesi questo conflitto: svalutazione.
È importante però rilevare che questa è
una connotazione di tipo psicologico, spesso inevitabile, ma successiva al vero
conflitto con connotazione di tipo biologico: “non
essere adeguati”.
Vedremo,
infatti, che non sempre è connessa la svalutazione, come, per esempio,
nell’osteoporosi degli astronauti; e questo caso ci consentirà una comprensione
ulteriore della distinzione tra conflitto psicologico e biologico.
Dopo
la finalità del boccone e della protezione si aggiunge quindi un nuovo
proposito evolutivo: la necessità di crescere, mantenere e migliorare il
gruppo, il branco e le forme associative sempre più organizzate. Occorrono
dunque nuovi organi e tessuti per realizzare lo scopo e contrastare il nuovo
conflitto di fondo: “non riuscire”.
Si
formano e si perfezionano quindi nuovi apparati dell’organismo: lo scheletro,
le articolazioni cartilaginee in genere, i muscoli, il tessuto connettivo,
l’apparato circolatorio e linfatico.
“Il nostro
corpo fa ciò che gli chiediamo se gli concediamo il tempo”
Vivere in un
ambiente dove la forza di gravità schiacciava il corpo verso la terra, non
consentendogli più di galleggiare nell’acqua, imponeva alla struttura ossea una
solidità più forte e resistente. La nuova finalità biologica è sintetizzabile
nel rafforzamento dell’individuo e del gruppo. Il lungo processo di crescita
delle strutture di sostegno e di mobilità è il risultato di un individuo che
deve confrontarsi con la nuova realtà del gruppo, quindi a gestire la relazione
e i nuovi compiti nell’ambito del gruppo.
Fare
crescere sono attività che non vengono più esercitate unicamente per
l’integrità personale dell’individuo, ma per realizzare l’evoluzione sociale
delle aggregazioni di molti individui.
Si
parla di affermazione e riuscita del singolo in mezzo al gruppo.
Non
è difficile dedurre il conflitto biologico che va a impedire queste finalità,
nel senso che blocca sia la crescita che l’affermazione personale
dell’individuo: “non riuscire a farcela”
“sentirsi inadeguati” con il
conseguente stato d’animo di svalutazione.
Se
in un processo di crescita fisiologica si manifesta un conflitto che va a
bloccare tale evoluzione, non è difficile comprendere che durante la fase
conflittuale, post DHS, si verificano un arresto
e una riduzione di funzione cellulare (necrosi).
E
una volta risolto il conflitto avverrà la ricrescita
del tessuto.
Dopo
la formazione degli elementi che reggono una struttura, il nostro corpo si è
dovuto costituire anche un sistema di trasporto e di diffusione in ogni sua
parte delle sostanze di nutrimento, compreso l’ossigeno come sostanza
propellente. Per questo si è formato un complesso di dispositivi basati sul
trasporto, che permette un trasferimento rapido delle sostanze su lunghe
distanze, il tutto finalizzato a una distribuzione mirata e a un adattamento
rapido agli incrementi del fabbisogno. Il mezzo di conduzione principale è il
sangue. Organi costituenti questo apparato sono dunque tutto il sistema
circolatorio, compreso quello linfatico, dalla milza ai linfonodi. Anche per questi
organi il processo conflittuale e di riparazione adotta il programma esposto
per gli organi di struttura.
FORMAZIONE DELL'ECTODERMA
Finalità
biologica = relazione nel gruppo e procreazione
Conflitto
= separazione – lotta per il territorio
Connessione
al cervello = Corteccia cerebrale
Siamo
arrivati all’ultimo sviluppo embrionale, quello esterno e sensoriale:
l’ectoderma.
La
successione espositiva dei foglietti embrionali si ricollega a una successione
evolutiva nel tempo, ma non ne senso di compartimenti separati, ma di continua
specializzazione e perfezionamento dei tessuti. Così non possiamo escludere che
possano essere esistite nel primordiale organismo cellulare forme larvate di
sensorialità e motricità, ma, certamente, nell’ultima parte evolutiva
dell’essere umano, i continui nuovi adattamenti e conflitti risolti hanno
portato a uno sviluppo e a una specificazione più marcati di questa
funzionalità esterna.
Siamo
di fronte all’esigenza di superare nuovi conflitti e nuove forme di vita conseguenti
soprattutto al miglioramento e perfezionamento degli aggregati sociali tra gli
individui.
Si
rende necessaria la definizione di aree come quella motoria, sensoriale, visiva
e ormonale.
Il
senso biologico della fisiologia umana si è definito alla luce del
consolidamento dei rapporti di gruppo e della primordiale sottospecie: la famiglia; così com’è diventata
prioritaria la difesa dello spazio vitale dove procreare: il territorio, il nido. Dopo i primordiali scopi biologici della sopravvivenza e
della protezione, assistiamo a un salto di qualità evolutiva che incide sulla sfera emotiva relazionale tra gli
individui.
La
nuova funzionalità corporale del mesoderma e dell’ectoderma ci chiarisce quindi
il nuovo contesto evolutivo: l’essere
umano non è più solo.
Torniamo
ai nostri antenati e alla necessità di creare un rivestimento esterno per
trasportare al cervello le sensazioni.
Il
rivestimento è costituito da un epitelio
pavimentoso che ricopre tutta la superficie esterna del corpo umano. Lo
troviamo sia nell’epidermide, sia nel rivestimento degli organi interni, come i
dotti biliari del fegato, i dotti pancreatici, i dotti lattiferi dei seni,
l’intima della coronarie, le varie mucose di diversi apparati: faringe,
laringe, archi bronchiali, utero, vagina, retto e altri.
Questa
distinzione degli epiteli pavimentosi, esterni e interni, dipende
esclusivamente dalla distinzione dei due conflitti dichiarati: per l’epidermide
dobbiamo far capo al conflitto di separazione, per gli organi interni a quello
di territorio o del nido. L’epitelio pavimentoso esterno si è invaginato anche
all’interno di quegli organi preposti a delle funzionalità che vanno ad
assolvere comunque una relazione tra gli individui.
Avremo
un’ulcera dei tessuti durante il CA seguita da una fase di rigenerazione
cellulare durante la riparazione, con conseguenti gonfiori e arrossamenti, e
con eventuali produzioni di cisti.
La
necrosi del tessuto epiteliale ha una duplice funzione biologica a seconda
dell’organo colpito e della tipologia del conflitto: separazione o territorio.
Fonte: Grazie dottor Hamer!, di Claudio Trupiano, Secondo Natura Editore