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martedì 1 gennaio 2013

Il Matrimonio del Cielo e dell’Inferno – William Blake

Memorabile apparizione
I profeti Isaia ed Ezechiele desinavano con me, ed io chiesi loro come osavano con tanta sicumera affermare che Dio aveva loro parlato; e in pari tempo, se non si rendevano contro che si esponevano all’incomprensione, fornendo così pretesto all’impostura.

Isaia rispose: “Io non ho visto né udito alcun Dio, nel senso d’una percezione finita dei miei organi; ma i miei sensi in ogni cosa scoprivano l’infinito, e allora, quando ebbi certezza, e l’ho tutt’ora, che la voce della giusta indignazione è la voce stessa i Dio, non mi curai delle conseguenze, e scrissi”.

Allora chiesi. “Può la ferma convinzione che così sia una cosa, renderla tale?”

Replicò: “Tutti i poeti lo credono, e nelle epoche d’immaginazione tale fede smosse le montagne; ma sono molti quelli incapaci d’essere convinti d’una cosa, qualunque sia”.

Allora parlò Ezechiele: “La filosofia dell’Oriente insegnò i primi principi della percezione umana. Alcuni popoli ponevano l’origine in un principio, altri in un latro; per noi d’Israele, il Genio Poetico (come lo chiamate ora) fu il vero primo principio, e tutti gli altri erano semplici derivazioni, da ciò derivarono il nostro disprezzo per i Sacerdoti e i Filosofi di altri paesi e le nostre profezie che finalmente sarebbe dimostrato che tutti gli Dei avevano nel nostro la loro origine ed erano tributari del Genio Poetico. Era il Genio che il nostro grande poeta, Re Davi, desiderava ardentemente, e che invoca con pathos proclamando “col tuo aiuto conquisto i nemici e reggo i regni”: e a tal punto amammo il nostro Dio, che in suo nome abbiamo maledetto tutte le deità dei popoli circostanti, e le abbiamo asserite ribelli. Da tali pareti il volgo fu tratto a pensare che finalmente tutte le nazioni sarebbero state soggette agli ebrei”.
“Ciò appunto” egli disse “come succede a ogni ferma persuasione, è accaduto; oggi tutte le nazioni credono nel codice degli ebrei e adorano il dio degli ebrei, e può esserci maggiore assoggettamento?”.

Udii questo discorso con una certa meraviglia e dovetti confessare il mio proprio convincimento. Finito il pranzo, chiesi a Isaia di fare al mondo il favore del recupero delle sue opere perdute; rispose che nessuna di qualche valore era andata perduta.
Lo stesso disse delle sue Ezechiele.
Chiesi anche a Isaia, cosa lo avesse indotto ad andare in giro nudo e scalzo per tre anni: rispose: “Quello stesso motivo che induceva il nostro amico Diogene, il Greco, a farlo”.

A Ezechiele chiesi inoltre, perché s’era nutrito di sterco ed era rimasto per tanto tempo disteso sul fianco destro o sul sinistro. Rispose: “Desideravo sollevare altri uomini sino alla percezione dell’infinito. È pratica, questa, delle tribù del Nord America, e sarà onesto chi si oppone al proprio genio o alla coscienza solo per salvaguardare agi o appagamenti momentanei?”.

L’antica tradizione che il mondo sarà consumato dal fuoco alla fine di seimila anni risponde a verità, secondo quanto ho udito all’Inferno.
Non appena al cherubino con la spada fiammeggiante sarà ordinato di smontare la guardia all’albero della vita, subito l’intero creato sarà consumato e apparirà infinito e sacro, mentre ora non appare che finito e corrotto.
Avverrà ciò per via d’un progredire del godimento sensuale.
Ma prima di tutto, la nozione che l’uomo ha un corpo distinto dall’anima dovrà essere espunta; e sarò io a farlo, stampando col procedimento infernale, con corrosivi, che nell’Inferno sono salutari e medicinali, dissolvendo le superfici apparenti, e rivelando l’infinito che nascondevano.
Se si pulissero le porte della percezione, ogni cosa apparirebbe all’uomo come essa veramente è, infinita.
Poiché l’uomo s’è da se stesso rinchiuso, fino a non vedere più le cose che attraverso alle strette fenditure della sua caverna.


Fonte: Visioni (Il matrimonio del Cielo e dell’Inferno) – William Blake