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mercoledì 26 giugno 2013

Il Confine – L’Iniziazione – Rudolf Steiner

IL CONFINE – Rudolf Steiner
Quando l’uomo sperimenta se stesso come essere eterico nel mondo elementare, la sua natura, il suo io si confondono con certi processi e entità dell’ambiente.

Nel mondo elementare esistono forze, processi ed entità che bisogna considerare come appartenenti al proprio “io” anche se in un certo senso sono “mondo esterno”.
In quanto esseri eterici, noi siamo avviluppati nella natura del mondo elementare.
Nell’intimo dell’entità eterica dell’uomo operano (come fanno i pensieri nel mondo sensibile) certe forze, certi processi che non si comportano come pensieri, ma sono come entità che vivono con e dentro l’anima.
Questo mondo è animato da entità della specie più diverse.
Vi si trovano certe entità che si scoprono affini a tutto ciò che tende alla durata, alla solidità e alla gravità e che si possono indicare come:

  • anime della terra (Gnomi) – anime dell’acqua (Ondine) – anime dell’aria (Silfi) – anime del fuoco (Salamandre)
Si mostrano anche altri esseri che sebbene si presentino come se fossero esseri elementari (eteri) si vede che nella loro entità eterica sta nascosto qualcosa che è di specie più elevata della natura del mondo elementare.

La sfera terrestre si è formata a partire da un’altra sfera e va sviluppando in se i germi spirituali dai quali si potrà formare un’altra sfera.

Ciò da cui la Terra si è sviluppata si può chiamare (in senso spirituale) Pianeta Luna e quel mondo verso cui la terra tende in futuro si può chiamare (in senso spirituale) Giove.

Corpo fisico = nel mondo ambiente fisico-sensibile attraverso cui l’uomo si riconosce come un essere autonomo a se stante “io”.

Tenue corpo eterico = nel mondo ambiente elementare dove l’uomo si riconosce come parte del corpo vitale della Terra e indirettamente come parte dei tre successivi stati planetari.

Le vite terrene: karma, corpo astrale, entità arimaniche
L’attuale vita nel mondo sensibile fra nascita e morte è il risultato di altre vite terrene, trascorse da molto tempo, nelle quali l’anima aveva sviluppato un germe che continuò a vivere dopo la morte in un mondo puramente spirituale, finché fu maturato per iniziare mediante una nuova nascita, una nuova vita terrena.
Quasi come un’immagine, emerge un secondo sé, che appare indipendente e superiore all’essere che si era fino ad allora considerato il proprio io.
Esso assume il ruolo di “ispiratore” di quel sé precedente il quale confluisce  con il nuovo, inspiratorio e superiore.
La coscienza ordinaria vive senza averne coscienza in questo stato di fatto che la coscienza soprasensibile vede chiaramente.
Occorre il rafforzamento dell’anima per affermarsi, ora non più soltanto contro un mondo spirituale col quale si core il rischio di confondersi ma perfino contro un’entità spirituale che, in un certo senso più alto siamo noi stessi e che però si trova al di fuori di ciò che nel mondo dei sensi necessariamente dobbiamo sentire come il nostro sé.
È questo altro sé a condurre l’anima verso gli eventi particolari del suo destino nella vita e a suscitare in essa le capacità, le tendenze, le disposizioni.
Questo altro sé vive nel complesso del destino di una vita umana; procede a fianco del sé ordinario che ha le proprie esigenze tra la nascita e la morte; e definisce la vita umana con tutte le gioie, le elevazioni e i dolori che vi irrompono.
Convivendo con questo altro sé la coscienza soprasensibile impara a dire “io” al complesso del destino di una vita, come l’uomo fisico dice “io” al proprio essere individuale.
Ciò che in oriente si chiama karma finisce per coincidere con l’altro sé, con l’entità spirituale dell’io.
Si riconosce che ogni cosa materiale è, in realtà, spirituale e che è l’attività spirituale di quegli esseri a consolidare e a indurire la spiritualità del mondo sensibile fino allo stato materiale, li chiameremo entità arimaniche. Esse hanno una specifica sfera nel regno minerale: è qui, infatti, che esse dominano in modo da manifestarvi pienamente la loro natura.
Nel regno vegetale e in quelli superiori, esse svolgono un’azione diversa che riesce comprensibile solo se si prende in considerazione la sfera del mondo elementare.
Per i regni superiori della natura, le entità arimaniche hanno il compito di causare la morte.
Nel mondo inferiore esse aspirano a una autonomia che non potrebbero mai avere in quello superiore.

Per concludere
L’uomo ha in sé un nucleo essenziale animaci che appartiene a un mondo spirituale che è l’elemento duraturo dell’uomo. Essi si esplica in ripetute vite terrene in modo tale che, in ognuna di esse, va configurandosi entro la coscienza ordinaria come un’entità autonoma nei confronti di questi tipo di coscienza. Dopo la morte fisica dell’uomo quel nucleo fa le sue esperienze in un mondo puramente spirituale, per poi vivere in una nuova vita, dopo un opportuno intervallo di tempo, i frutti della vita terrena precedente.
Questo elemento duraturo diventa l’ispiratore del destino umano, in modo che ogni vita terrena risulta essere la conseguenza della precedente, secondo l’ordinamento universale.
L’uomo è questo elemento duraturo stesso; vive in esso come nel suo altro sé. In quanto è questo altro sé egli vive in un corpo astrale, come vive in un corpo fisico e in un corpo eterico. Come l’ambiente del corpo fisico è il mondo fisico, e quello del corpo eterico è il mondo elementare, così l’ambiente del corpo astrale è la sfera dello spirito. Nel mondo fisico e in quello elementare operano, come forze arimaniche e luciferiche, certi esseri che sono della stessa specie e origine dell’atro sé dell’uomo. Dal loro modo di operare risulta comprensibile il rapporto del corpo astrale dell’uomo con i corpi eterico e fisico. L’origine prima del corpo eterico è da ricercare in una condizione remotissima della terra, la sua cosiddetta epoca solare.
Da quanto detto si può schematicamente considerare l’uomo nel modo seguente:

  • il corpo fisico nel mondo ambiente fisico-sensibile, per mezzo del quale l’uomo si riconosce come un essere autonomo a sé stante (io);
  • il tenue corpo eterico nel mondo ambiente elementare, attraverso cui l’uomo si riconosce come parte del corpo vitale della terra e perciò, indirettamente, come parte di tre successivi stati planetari;
  • il corpo astrale in un mondo-ambiente puramente spirituale, attraverso cui l’uomo fa parte di un mondo spirituale del quali il mondo elementare e quello fisico sono dei riflessi. Nel corpo astrale si trova l’altro sé dell’uomo, che si esprime in successive vite terrene.
Mentre l’uomo e inserito nel corpo vitale soprasensibile della Terra per effetto delle simpatie e antipatie del suo corpo eterico, le entità dei mondi spirituali sono legate alla terra con la loro vita animica.
Se l’uomo osserva ciò che quelle entità sperimentano per mezzo del corpo eterico, trova che vivono esperienze simili a quelle che egli prova nella propria anima. Pensano, sentono e desiderano. Però sviluppano, grazie al corpo eterico, qualcosa che l’uomo può sviluppare solo per mezzo del corpo fisico. Esse pervengono mediante il cloro corpo eterico a una coscienza della loro entità.
L’uomo non potrebbe sapere nulla di un’entità soprasensibile se non sollevasse, fino ai mondo soprasensibili, tutte le forze da lui acquistate nel corpo fisico. La coscienza soprasensibile impara a conoscere quelle entità in quanto diventa la facoltà di osservare con l’aiuto del corpo eterico.
Tale coscienza innalza l’anima umana fino al mondo nel quale quelle entità hanno la loro dimora e il loro campo d’azione. Solo quando l’anima sperimenta se stessa in quel mondo, nella sua coscienza sorgono immagini (rappresentazioni) che trasmettono una conoscenza di tali esseri.
Infatti essi non interferiscono direttamente nel mondo fisico e, quindi, neppure nel copro fisico-sensibile dell’uomo.
Essi non esistono per le esperienze che possono essere fatte per mezzo di questo corpo. Sono esseri spirituali (soprasensibili) che, per così dire, non mettono piede nel mondo dei sensi.
Se non si presta attenzione al confine tra mondo sensibile e soprasensibile, può accadere che nella coscienza fisico-sensibile si facciano penetrare immagini soprasensibili che non solo la reale espressione di quelle entità.
Queste immagini si formano in quanto si sperimentano le entità luciferiche e arimaniche che, pur essendo affini alle entità soprasensibili ora descritte, al contrario di quelle che hanno spostato la propria dimora e il proprio campo d’azione nel mondo che l’uomo percepisce come mondo dei sensi.

Si può dire che quando le immagini che si sollevano dai flutti di quel mondo penetrano nell’anima umana, vivificando il corpo eterico dell’uomo senza assumere nell’anima un’esistenza di tipo illusorio, allora la natura luciferica può anche essere presente in quelle immagini, senza per questo operare in opposizione all’ordinamento universale.
Questa natura luciferica esercita, allora, un’azione liberatrice sull’anima umana, sollevandola al di sopra del suo esclusivo impegno nel mondo dei sensi.
Se però l’anima umana introduce nel mondo fisico-sensibile la vita che dovrebbe esplicare solo nel mondo elementare, se lascia che il sentimento sia influenzato entro il corpo fisico da antipatie e simpatie che dovrebbero esplicarsi solo nel corpo eterico, allora la natura luciferica, tramite quell’anima, acquista un’influenza che si ribella contro l’ordinamento universale.
Questa influenza opera ogni volta che nelle simpatie e antipatie del mondo dei sensi operi qualcosa di diverso dall’amore fondato sulla partecipazione affettiva all’esistenza di un altro essere presente nel mondo materiale.
Questo essere può venire amato perché si presenta a chi lo ama con questa o quell’altra qualità; in tal caso, nulla dell’elemento luciferico si potrà intromettere nell’amore.
Un amore che ha la sua ragione nelle qualità dell’essere umano che si manifestano nell’esistenza sensibile si mantiene libero nell’impronta luciferica. Un amore che non ha la sua ragione nel modo ora detto, nell’essere amato, ma in quello che ama, tende verso l’influsso luciferico.
Un essere che si ama perché possiede qualità verso le quali si tende per natura è amato con la parte dell’anima che è accessibile all’elemento luciferico.
Non si dovrebbe mai affermare che l’elemento luciferico è cattivo in ogni circostanza! Infatti, l’anima umana deve amare gli esseri e i processi dei mondi soprasensibili secondo le caratteristiche dell’elemento luciferico.
L’amore per ciò che è soprasensibile risveglia in chi ama un accresciuto sentimento di sé; l’amore che si ricerca nel mondo dei sensi, per conseguire un tale accresciuto sentimento di sé, corrisponde a una seduzione luciferica.

Le entità arimaniche fanno sentire i loro effetti sull’anima che pensa, come quelle luciferiche sull’anima che sente. Esse vincolano il pensiero al mondo dei sensi. Lo distolgono dal fatto che tutti i pensieri hanno un significato soltanto se si manifestano come parte del grande ordinamento universale dei pensieri, ordinamento che non può essere trovato nell’esistenza materiale. Nel mondo in cui è inserita la vita psichica umana, l’elemento arimanico deve essere presente come necessario contrappeso a quello luciferico.

  • Senza l’elemento l’anima trascorrerebbe come in sogno la sua vita reale nelle osservazioni dell’esistenza sensibile, senza avvertire alcun impulso a sollevarsi al di sopra di essa.
  • Senza l’azione contrapposta dell’elemento arimanico, l’anima cadrebbe sotto l’influsso luciferico; essa terrebbe in poco conto il mondo dei sensi, sebbene in questo si trovino alcune delle condizioni di esistenza che le sono necessarie. Non vorrebbe sapere nulla del mondo dei sensi. 
L’elemento arimanico ha il suo giusto significato nell’anima umana quando porta a una vita nel mondo dei sensi ad esso adeguata; quando lo si accetta per ciò che esso è, pur sapendone anche fare a meno in tutto ciò che, conforme alla sua natura, deve in esso essere transitorio.

  • Se estirpassimo da noi, l’elemento luciferico, non si potrebbe più tendere con l’anima verso il soprasensibile; e
  • se estirpassimo l’elemento arimanico, non potremmo più apprezzare nel suo pieno significato il mondo dei sensi.
Un corretto rapporto con uno di questi elementi si crea se gli si procura il giusto contrapposto all’altro.

Per concludere
L’uomo porta in sé un “vero io”, che appartiene ad un mondo sopraspirituale. Nel mondo dei sensi, questo “vero io” è come nascosto dalle esperienze del pensare, del sentire e del volere.
Nel mondo spirituale l’uomo acquista coscienza di questo “vero io” soltanto estirpando in sé i ricordi di tutto quanto può sperimentare mediante il suo pensare, sentire, volere.
La conoscenza del “vero io” emerge dall’oblio di quanto si è sperimentato nel mondo dei sensi, in quello elementare e in quello spirituale. Il corpo fisico umani si manifesta, nella sua vera essenza, quando l’anima lo contempla dal mondo sopraspirituale. Si mostra allora che esso ha ricevuto il suo primo abbozzo dal processo cosmico universale, durante lo stato di Saturno, precedente lo stato solare della Terra.
Esso è andato poi evolvendosi, attraverso gli stati del Sole, della Luna e della Terra, fino a divenire ciò che è attualmente, come corpo fisico.

L’entità complessiva dell’uomo può essere schematicamente così delineata:

  • Il corpo fisico si è formato nel suo primo abbozzo, dall’esistenza cosmica universale, durante un remotissimo stato della terra, chiamato saturno, ed è giunto alle sue condizioni attuali attraverso l’evoluzione durante quattro trasformazioni planetarie della Terra
  • Il tenue corpo eterico nel mondo ambiente elementare, attraverso il quale l’uomo si riconosce come membro. Nel suo primo abbozzo si è formato durante un remotissimo stato solare della Terra, ed è diventato ciò che è ora attraverso la sua evoluzione universale, durante tre trasformazioni planetarie della Terra
  • Il corpo astrale in un mondo-ambiente puramente spirituale, per mezzo del quale l’uomo fa parte di un mondo spirituale. In esso si trova l’altro sé dell’uomo, che si esprime nelle ripetute vite terrene
  • Il “vero io” in un ambiente sopraspirituale. In questo l’uomo si ritrova come essere spirituale, perfino quando tutte le esperienze del mondo dei sensi, del mondo elementare e di quello spirituale (cioè tutte le esperienze dei sensi, del pensare, del sentire e del volere) sono cadute in preda all’oblio.

      Fonte: Il confine










L’INIZIAZIONE – Rudolf Steiner
“Procurati momenti di calma interiore e in tali momenti impara a distinguere l’essenziale dal non essenziale”.

Durante tale periodo ci di deve del tutto staccare dalla propria vita giornaliera.
Il discepolo deve passare con l’anima in rassegna le sue gioie, i suoi dolori, le sue pene, le sue esperienze, le sue azioni.
Di fronte ad essi deve atteggiarsi in modo da considerare tutto ciò che di solito sperimenta da un punto di vista superiore. È sufficiente riflettere a come nella vita ordinaria si considerino le esperienze e le azioni degli altri in modo del tutto diverso da quello in cui si considerano le proprie.
Occorre sforzarci di considerare e giudicare le proprie esperienze e azioni come se non fossero state da noi sperimentate o fatte, ma da altri.
Deve osservare se stesso con la calma interiore di un critico.

I gradini indicati dalla tradizione sono i seguenti:
  • preparazione, sviluppa i sensi spirituali
  •  illuminazione, accende la luce spirituale
  • iniziazione, mette in relazione con le entità superiori dello spirito
non è necessario che questi gradini si susseguano . per determinate cose si può partecipare all’illuminazione e perfino all’iniziazione, mentre per altre ci si può ancora trovare allo stadio della preparazione.

Occorrerà trascorrerete un certo tempo nella preparazione, prima che alcuna illuminazione possa iniziare.
Occorrerà avere un certo grado d’illuminazione prima di potere arrivare al principio dell’iniziazione.

Preparazione = consiste in un’educazione ben determinata della vita del sentimento e del pensiero. Mediante tale educazione il corpo dell’anima e quello dello spirito vengono dotati di strumenti sensori superiori e di organi superiori di attività, come le forze della natura traggono dalla informe materia vivente gli organi di cui hanno provveduto il corpo fisico.
Occorre cominciare col dirigere l’attenzione dell’anima su determinati processi del mondo che ci circonda:
  • da un lato sulla vita germogliante, crescente e fiorente, e
  • dall’altro su tutti i fenomeni connessi con l’appassire, lo sfiorire e il morire.
Quando l’uomo percepisce un determinato genere di crescita e di rigoglio, deve eliminare dall’anima tutto il resto, e abbandonarsi per breve tempo soltanto a quell’unica impressione. Allora constaterà che un sentimento, che prima in un caso simile gli si sarebbe appena affacciato all’anima, ora si fa grande e assume forma forte ed energica. Devo poi permettere che questa forma di sentimento risuoni tranquillamente in lui; deve nel frattempo far il completo silenzio nella sua interiorità. Deve isolarsi dal mondo e seguire soltanto ciò che la sua anima gli dice in ordine al fatto della fioritura e della crescita.
Non devo speculare con la mente per cercare di intendere ciò che le cose significano, ma me lo devo fare dire dalle cose stesse.

Orientamento nei mondi superiori: lo si consegue compenetrandosi interamente della coscienza che sentimenti e pensieri sono cose altrettanto reali, quanto le tavole e le sedie nel mondo fisico-sensibile.

Il discepolo dell’occultismo deve inoltre dedicare una speciale cura al mondo dei suoni. Occorre distinguere fra il suono prodotto dalle cose cosiddette inanimate (un oggetto che cade, una campana, uno strumento musicale) e quello che proviene da un essere vivente (animale o uomo. L’anima dell’uomo deve riempirsi soltanto di ciò che si svolge nell’essere dal quale proviene il suono).

Quando qualcuno esprime un’opinione, e un altro ascolto, nell’interiorità di questi sorge in genere un sentimento di approvazione o di opposizione. Il discepolo deve mettere a tacere ogni simile approvazione o opposizione. Si tratta di mettere a tacere non solo ogni giudizio razionale, ma anche ogni sentimento di dissenso, di negazione o anche di approvazione.
In questo modo ode allora attraverso le parole l’anima degli altri.
Si desta la percezione della “parola interiore”, egli ode che gli si parla in modo spirituale (le entità superiori, possono parlare soltanto a chi, ascoltando sia davvero capace di accogliere interiormente le loro comunicazioni con calma, senza l’emozione di un’opinione personale o di un sentimento personale).
Grazie a tali comunicazioni interiori si conseguono tutte le verità superiori.

Illuminazione  = sviluppare certi sentimenti e pensieri che sono latenti in ognuno, e che devono essere risvegliati. Soltanto chi persegue questi processi semplici con molta pazienza, severità e perseveranza, potrà da essi venir condotto alla percezione della luce interiore. Il primo passo consiste nell’osservare in un determinato modo vari esseri della natura, come per esempio un cristallo, una pianta e un animale. Si cerca di concentrare nel seguente modo tutta la propria attenzione sul confronto fra la pietra e l’animale. I pensieri che ora verranno indicati devono attraversare l’anima accompagnati da vivaci sentimenti. Nessun altro pensiero, nessun altro sentimento deve frammischiarsi e disturbare l’intensità dell’osservazione. Ci si dica: “La pietra ha una forma; l’animale ha pure una forma. La pietra rimane immobile al suo posto; l’animale cambia il posto. È un impulso (il desiderio) che spinge l’animale a cambiar di posto. Anche la forma dell’animale è al servizio di quegli impulsi. I suoi organi, i suoi strumenti sono foggiati in conformità di questi impulsi. La forma della pietra non è foggiata dai desideri, ma da una forza scevra di passioni.
Se ci si immerge profondamente in questi pensieri e si osserva con intensa attenzione la pietra e l’animale, sorgono nell’anima due generi completamente diversi di sentimenti.
Dalla pietra fluisce nell’anima un genere di sentimento, dall’animale l’altro. Probabilmente all’inizio la cosa non riuscirà, ma a poco a poco, con un esercizio veramente paziente, questi sentimenti si affacceranno. All’inizio i sentimenti perdurano solo finché dura l’osservazione; più tardi però la loro azione si estende e finalmente diventano qualcosa che rimane vivente nell’anima.
Se poi nell’osservazione si aggiunge anche la pianta, si osserva che il sentimento emanante da essa, per la qualità e l’intensità, è a metà fra quelli che emanano dalla pietra e dall’animale.
Ogni pietra, ogni pianta, ogni animale ha una sua sfumatura di colore, ben determinata. Vi sono inoltre gli esseri superiori che non s’incarnano mai, con i loro colori, a volte meravigliosi, ma spesso anche orribili.
Quando l’uomo ha acquisito la capacità di vedere con gli “occhi dello spirito”, prima o poi incontra anche gli esseri superiori menzionati, ed anche altri esseri inferiori all’uomo che non calcano mai il piano della realtà fisica.

È necessario che chi diventa discepolo dell’occultismo conservi tutte le sue qualità di uomo nobile, buono e ricettivo per tutte le realtà fisiche. Durante il suo discepolato, deve anzi continuamente intensificare la sua forza morale, la sua purezza interiore e la sua capacità di osservazione. Ad esempio il discepolo durante gli esercizi elementari per conseguire l’illuminazione, deve cercare di sviluppare sempre più la sua partecipazione per il mondo degli uomini e degli animali, la sua sensibilità per la bellezza della natura. Se non vi provvede, quei sentimenti sempre più si attutiscono sotto l’azione degli esercizi. Il cuore si indurirebbe, i sensi diverrebbero ottusi, e potrebbero risultare conseguenze pericolose.

Se si desiderano veri risultati, occorre pazienza; dopo avere eseguito per qualche minuto un esercizio, bisogna poterlo interrompere per compiere tranquillamente il lavoro quotidiano, e nessun pensiero relativo agli esercizi deve frammischiarsi al lavoro della giornata.

Controllo dei pensieri e sentimenti: non bisogna trascurare di fortificarsi durante tutto il lavoro per mezzo della constante azione di un pensiero. Deve cioè tenere sempre presente che dopo qualche tempo può aver fatto progressi importanti, senza che questi gli si palesino nel mondo che forse si aspettava. Che non vi riflette, perderà facilmente la costanza e rinunzierà dopo poco tempo a ogni tentativo.

Ci si deve rendere chiaramente conto che si deve partire dai sentimenti e dai pensieri con cui si vive di continuo, e che si tratta soltanto di dar loro una direzione diversa da quella abituale. Ognuno deve dirsi anzitutto che nel mondo dei propri sentimenti e pensieri stanno nascosti i misteri più alti, ma che finora non li ha potuti percepire.

Esercizio: ci si ponga dinanzi il piccolo seme di una pianta. Di fronte a questo oggetto insignificante, si tratta di sviluppare con intensità giusti pensieri e, con essi, determinati sentimenti. Anzitutto ci si renda chiaramente conto di cosa in realtà si vede con gli occhi. Si descriva la forma, il colore e tutte le altre proprietà del seme, e poi si facciano le seguenti riflessioni: da questo seme, se piantato nella terra nascerà il complesso organismo di una pianta. Ci si rappresenti la pianta costruendola nella propria fantasia, e poi si pensi: le forze della terra e della luce più tardi faranno realmente scaturire dal seme ciò che ora mi rappresento con la fantasia. Se avessi davanti a me un oggetto artificiale che imitasse quel seme con tale perfezione che i miei occhi non potessero distinguerlo da un seme vero, nessuna forza della terra e della luce ne farebbe scaturire una pianta. Chi comprende con chiarezza e sperimenta interiormente questo pensiero potrà anche col giusto sentimento formare il seguente pensiero: “nel seme già riposa nascosta – come forza dell’intera pianta – ciò che più tardi ne crescerà; nell’imitazione artificiale questa forza non c’è, nondimeno per i miei occhi entrambi  sembrano uguali. Il vero seme contiene dunque qualcosa di invisibile che non esiste nell’imitazione”. Ci si fermi su questo pensiero: ciò che è invisibile diventerà visibile. Se non potessi pensare, non mi si potrebbe neppure palesare fin d’ora ciò che diventerà visibile soltanto più tardi.
Ciò che così si pensa deve anche essere intensamente sentito.

Esercizio: ci si ponga dinanzi a una pianta che sia del tutto sviluppata. Ci si compenetri del pensiero che verrà un tempo in cui la pianta morirà. Nulla più vi sarà di ciò che ora vedo dinanzi a me. La pianta avrà però sviluppato semi che a loro volta diverranno nuove piante. Di nuovo mi rendo conto che in ciò che vedo esiste qualcosa di nascosto che non vedo. Mi riempio tutto del pensiero che questa pianta, con la sua forma e i suoi colori, non esisterà più in avvenire. L’idea che la pianta forma dei semi mi insegna che essa non sparirà nel nulla. Non posso vede con gli occhi ciò che la salva dall’annientamento, così come prima non potevo vedere la pianta nel seme. Vi è dunque in essa qualcosa che non posso vedere con gli occhi.
Se in me faccio vivere questo pensiero, e ad esso si unisce in me il sentimento che vi corrisponde, si sviluppa a sua volta nella mia anima, dopo un determinato tempo una forza che si trasforma in un nuova visione.
Dalla pianta scaturisce anche qui una specie di fiamma spirituale, naturalmente più grande di quella prima descritta.

Per i sensi ordinari un essere comincia la sua esistenza con la nascita e la termina con la morte. È così però soltanto perché quei sensi non percepiscono lo spirito nascosto di quell’essere. Per lo spirito nascita e morte sono solo una trasformazione, come lo spuntare di un fiore dal boccio è una trasformazione che si svolge senza gli occhi fisici.
Per conseguirne la conoscenza diretta, occorre destare prima, nel modo indicato, il senso spirituale adatto.

Vi sono persone dotate di speciali disposizioni psichiche, alle quali basta un piccolo impulso per svilupparsi. Sono però eccezioni. La via qui indicata è tuttavia più universale e sicura.

Aurea regola della vera scienza occulta: “Per ogni passo innanzi che cerchi di fare nella conoscenza delle verità occulte, devi al tempo stesso fare tre passi nel perfezionamento del tuo carattere verso il bene”.

“Impara a non parlare delle tue visioni spirituali. È bene anzi tacere anche con te stesso. Non cercare di rivestire di parole ciò che vedi nello spirito e di interpretarlo con l’intelletto inadeguato. Abbandonati liberamente alla visione spirituale, e non disturbarla con troppe riflessioni, perché devi ricordare che all’inizio delle tue riflessioni non sono affatto all’altezza della tua visione”.

Il discepolo deve poter affrontare con serenità un pericolo, esempio può dire: “il mio timore non serve a nulla, non devo avere affatto paura ma pensare solo a cosa vi sia da fare”.

L’iniziazione consiste nell’imparare a denominare le cose del mondo con i nomi che esse hanno nello spirito dei loro artefici divini.
Quei nomi contengono i segreti delle cose.
L’iniziazione = le prime istruzioni impartite ai candidati all’iniziazione mirano a sostituire le esperienze future. Sono le cosiddette “prove” che si devono attraversare e che vengono come naturale conseguenza della vita dell’anima, quando si praticano regolarmente gli esercizi descritti nei capitoli precedenti.
All’iniziando vanno mostrate cose e fatti che sono parte dei mondi superiori. Egli può però vederli e udirli solo quando sia capace di percepire spiritualmente le figure, i colori, i suoni descritti nella preparazione.

Prima “prova” = acquisire una percezione più vera delle qualità corporee dei corpi inanimate poi delle piante, degli animali e dell’uomo.
Per la percezione fisica rimangono come avvolte in un velo. Per l’iniziando questo velo viene tolto in virtù di un processo che si chiama di “combustione spirituale”.
Perciò questa prova viene chiamata la prova del fuoco (è il mezzo che porta allo scopo).
Lo scopo è il cambiamento, per mezzo della conoscenza dei mondi superiori, acquisti maggiore e più vera fiducia in sé, coraggio superiore e grandezza d’anima e costanza che non sia in genere acquistabile nel mondo inferiore.

Dopo la prova del fuoco ogni candidato può ancora tornare indietro, ma rimarrà rinvigorito e proseguirà allora verso l’iniziazione solo in una successiva incarnazione.
Se dopo la prova del fuoco il candidato vuole proseguire la scuola occulta gli verrà rivelato un determinato sistema di scrittura.
La scrittura occulta si manifesta nell’anima quando questa ha conseguito la percezione spirituale. Essa va crescendo verso la conoscenza chiaroveggente e durante questa crescita si sviluppa come capacità animica.
I segni della scrittura occulta non sono ideati arbitrariamente, ma corrispondono a figure, colori, suoni … che ha imparato a percepire durante la preparazione e l’illuminazione.
Se l’uomo sa discernere il proprio dovere e agisce giustamente, riesce nella seconda prova, la “prova dell’acqua” e avviene in lui una trasformazione. Nell’attività che svolge in queste regioni superiori viene a mancare all’uomo l’appoggio delle condizioni esteriori, come manca l’appoggio a che si muove nell’acquea senza arrivare a toccare il fondo.
Grazie a questa prova l’uomo può sviluppare la padronanza di sé.
Chi vuole agire sulle cose adeguatamente, deve avere completo dominio su se stesso senza lasciarsi guidare dal proprio arbitrio.
A questo grado è importante avere discernimento sano e sicuro. L’uomo può progredire solo se distingue l’illusione, le vuote creazioni della fantasia, la superstizione e altri errori simili, dalla vera realtà.

1 “prova” = se non hai sano buon senso, i tuoi passi sono vani.
2 “prova” = ogni pregiudizio deve essere da te abbandonato

3 “prova”, la prova dell’aria, perché non ci si può appoggiare, nel suo terreno solido delle occasioni esteriori n su ciò che gli risulta da colori, forme … che ha imparato a conoscere da preparazione e illuminazione. Ma deve appoggiarsi solo su se stesso. Nessuno scopo viene indicato. Tutto è posto nelle proprie mani. Dobbiamo solo trovare la nostra strada. Occorre da prova di presenza di spirito.
Cessano tutte le tentazioni a cui il discepolo era abituato.
Quando il candidato è maturo per quel che è stato descritto, riceve ciò che simbolicamente si chiama “la bevanda dell’oblio”. Viene così iniziato al segreto sul modo di agire senza essere continuamente disturbato dalla memoria inferiore. È necessario poter distruggere i veli del ricordo che in ogni istante ci circondano. Se giudico ciò che mi succede oggi alla stregua di ciò che ho sperimentato ieri mi espongo a infiniti errori. Bisogna tenere in considerazione l’esperienza ma come iniziato occorre avere la capacità di giudicare ogni nuova esperienza di per se tessa, lasciando che agisca su di noi senza essere turbata dal passato.
La seconda bevanda è la “bevanda della memoria” (per conseguire la capacità di tenere sempre presenti nello spirito i segreti superiori.

Devo fare di tutto per educare la mia anima e il mio spirito, ma aspetterò con calma che le potenze superiori mi giudichino maturo per una certa illuminazione”.

Regola aurea dell’occultismo: “Non desiderare in alcun modo, prima di aver conosciuto quel che è giusto in un dato campo”.
Prima si conoscono le leggi del mondo e poi i suoi desideri diventano forze che si avverano.

16 petali = pensieri veri
Pensiero associativo = gusta il loto a 12 petali
Senso = corpo
Passione = anima
Idea = spirito


Fonte: L'iniziazione


http://www.macrolibrarsi.it/libri/__l-iniziazione-libro.php? pn=2028











[1] Da quanto sopra detto, è evidente che il su descritto “guardiano della soglia” è una figura (astrale) che si manifesta alla veggenza superiore in via di risveglio nel discepolo. Appunto questo incontro soprasensibile conduce la scienza occulta. Una pratica della magia inferiore consiste nel rendere “il guardiano della soglia” visibile anche ai sensi fisici. Si tratta in tal caso di produrre una nube di sostanza sottile, un fumo agglomerato, costituito da una determinata miscela di una serie di sostanze. La forza sviluppata del mago è allora capace di plasmare quella nube di fumo e di vivificarne la sostanza col karma non ancora scontato dell’uomo. Chi è sufficientemente preparato per la veggenza superiore non ha più bisogno di siffatte visioni sensibili; mentre chi, prima di essere abbastanza preparato, si vedesse comparire dinanzi il suo karma non ancora scontato, nella forma sensibile di un enorme vivente, correrebbe pericolo di deviare gravemente. Perciò non deve aspirarvi. Nello Zanoni di E. Bulwer Lytton, vi è una descrizione romanzata del “guardiano della soglia”.