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mercoledì 26 giugno 2013

Il Confine – L’Iniziazione – Rudolf Steiner

IL CONFINE – Rudolf Steiner
Quando l’uomo sperimenta se stesso come essere eterico nel mondo elementare, la sua natura, il suo io si confondono con certi processi e entità dell’ambiente.

Nel mondo elementare esistono forze, processi ed entità che bisogna considerare come appartenenti al proprio “io” anche se in un certo senso sono “mondo esterno”.
In quanto esseri eterici, noi siamo avviluppati nella natura del mondo elementare.
Nell’intimo dell’entità eterica dell’uomo operano (come fanno i pensieri nel mondo sensibile) certe forze, certi processi che non si comportano come pensieri, ma sono come entità che vivono con e dentro l’anima.
Questo mondo è animato da entità della specie più diverse.
Vi si trovano certe entità che si scoprono affini a tutto ciò che tende alla durata, alla solidità e alla gravità e che si possono indicare come:

  • anime della terra (Gnomi) – anime dell’acqua (Ondine) – anime dell’aria (Silfi) – anime del fuoco (Salamandre)
Si mostrano anche altri esseri che sebbene si presentino come se fossero esseri elementari (eteri) si vede che nella loro entità eterica sta nascosto qualcosa che è di specie più elevata della natura del mondo elementare.

La sfera terrestre si è formata a partire da un’altra sfera e va sviluppando in se i germi spirituali dai quali si potrà formare un’altra sfera.

Ciò da cui la Terra si è sviluppata si può chiamare (in senso spirituale) Pianeta Luna e quel mondo verso cui la terra tende in futuro si può chiamare (in senso spirituale) Giove.

Corpo fisico = nel mondo ambiente fisico-sensibile attraverso cui l’uomo si riconosce come un essere autonomo a se stante “io”.

Tenue corpo eterico = nel mondo ambiente elementare dove l’uomo si riconosce come parte del corpo vitale della Terra e indirettamente come parte dei tre successivi stati planetari.

Le vite terrene: karma, corpo astrale, entità arimaniche
L’attuale vita nel mondo sensibile fra nascita e morte è il risultato di altre vite terrene, trascorse da molto tempo, nelle quali l’anima aveva sviluppato un germe che continuò a vivere dopo la morte in un mondo puramente spirituale, finché fu maturato per iniziare mediante una nuova nascita, una nuova vita terrena.
Quasi come un’immagine, emerge un secondo sé, che appare indipendente e superiore all’essere che si era fino ad allora considerato il proprio io.
Esso assume il ruolo di “ispiratore” di quel sé precedente il quale confluisce  con il nuovo, inspiratorio e superiore.
La coscienza ordinaria vive senza averne coscienza in questo stato di fatto che la coscienza soprasensibile vede chiaramente.
Occorre il rafforzamento dell’anima per affermarsi, ora non più soltanto contro un mondo spirituale col quale si core il rischio di confondersi ma perfino contro un’entità spirituale che, in un certo senso più alto siamo noi stessi e che però si trova al di fuori di ciò che nel mondo dei sensi necessariamente dobbiamo sentire come il nostro sé.
È questo altro sé a condurre l’anima verso gli eventi particolari del suo destino nella vita e a suscitare in essa le capacità, le tendenze, le disposizioni.
Questo altro sé vive nel complesso del destino di una vita umana; procede a fianco del sé ordinario che ha le proprie esigenze tra la nascita e la morte; e definisce la vita umana con tutte le gioie, le elevazioni e i dolori che vi irrompono.
Convivendo con questo altro sé la coscienza soprasensibile impara a dire “io” al complesso del destino di una vita, come l’uomo fisico dice “io” al proprio essere individuale.
Ciò che in oriente si chiama karma finisce per coincidere con l’altro sé, con l’entità spirituale dell’io.
Si riconosce che ogni cosa materiale è, in realtà, spirituale e che è l’attività spirituale di quegli esseri a consolidare e a indurire la spiritualità del mondo sensibile fino allo stato materiale, li chiameremo entità arimaniche. Esse hanno una specifica sfera nel regno minerale: è qui, infatti, che esse dominano in modo da manifestarvi pienamente la loro natura.
Nel regno vegetale e in quelli superiori, esse svolgono un’azione diversa che riesce comprensibile solo se si prende in considerazione la sfera del mondo elementare.
Per i regni superiori della natura, le entità arimaniche hanno il compito di causare la morte.
Nel mondo inferiore esse aspirano a una autonomia che non potrebbero mai avere in quello superiore.

Per concludere
L’uomo ha in sé un nucleo essenziale animaci che appartiene a un mondo spirituale che è l’elemento duraturo dell’uomo. Essi si esplica in ripetute vite terrene in modo tale che, in ognuna di esse, va configurandosi entro la coscienza ordinaria come un’entità autonoma nei confronti di questi tipo di coscienza. Dopo la morte fisica dell’uomo quel nucleo fa le sue esperienze in un mondo puramente spirituale, per poi vivere in una nuova vita, dopo un opportuno intervallo di tempo, i frutti della vita terrena precedente.
Questo elemento duraturo diventa l’ispiratore del destino umano, in modo che ogni vita terrena risulta essere la conseguenza della precedente, secondo l’ordinamento universale.
L’uomo è questo elemento duraturo stesso; vive in esso come nel suo altro sé. In quanto è questo altro sé egli vive in un corpo astrale, come vive in un corpo fisico e in un corpo eterico. Come l’ambiente del corpo fisico è il mondo fisico, e quello del corpo eterico è il mondo elementare, così l’ambiente del corpo astrale è la sfera dello spirito. Nel mondo fisico e in quello elementare operano, come forze arimaniche e luciferiche, certi esseri che sono della stessa specie e origine dell’atro sé dell’uomo. Dal loro modo di operare risulta comprensibile il rapporto del corpo astrale dell’uomo con i corpi eterico e fisico. L’origine prima del corpo eterico è da ricercare in una condizione remotissima della terra, la sua cosiddetta epoca solare.
Da quanto detto si può schematicamente considerare l’uomo nel modo seguente:

  • il corpo fisico nel mondo ambiente fisico-sensibile, per mezzo del quale l’uomo si riconosce come un essere autonomo a sé stante (io);
  • il tenue corpo eterico nel mondo ambiente elementare, attraverso cui l’uomo si riconosce come parte del corpo vitale della terra e perciò, indirettamente, come parte di tre successivi stati planetari;
  • il corpo astrale in un mondo-ambiente puramente spirituale, attraverso cui l’uomo fa parte di un mondo spirituale del quali il mondo elementare e quello fisico sono dei riflessi. Nel corpo astrale si trova l’altro sé dell’uomo, che si esprime in successive vite terrene.
Mentre l’uomo e inserito nel corpo vitale soprasensibile della Terra per effetto delle simpatie e antipatie del suo corpo eterico, le entità dei mondi spirituali sono legate alla terra con la loro vita animica.
Se l’uomo osserva ciò che quelle entità sperimentano per mezzo del corpo eterico, trova che vivono esperienze simili a quelle che egli prova nella propria anima. Pensano, sentono e desiderano. Però sviluppano, grazie al corpo eterico, qualcosa che l’uomo può sviluppare solo per mezzo del corpo fisico. Esse pervengono mediante il cloro corpo eterico a una coscienza della loro entità.
L’uomo non potrebbe sapere nulla di un’entità soprasensibile se non sollevasse, fino ai mondo soprasensibili, tutte le forze da lui acquistate nel corpo fisico. La coscienza soprasensibile impara a conoscere quelle entità in quanto diventa la facoltà di osservare con l’aiuto del corpo eterico.
Tale coscienza innalza l’anima umana fino al mondo nel quale quelle entità hanno la loro dimora e il loro campo d’azione. Solo quando l’anima sperimenta se stessa in quel mondo, nella sua coscienza sorgono immagini (rappresentazioni) che trasmettono una conoscenza di tali esseri.
Infatti essi non interferiscono direttamente nel mondo fisico e, quindi, neppure nel copro fisico-sensibile dell’uomo.
Essi non esistono per le esperienze che possono essere fatte per mezzo di questo corpo. Sono esseri spirituali (soprasensibili) che, per così dire, non mettono piede nel mondo dei sensi.
Se non si presta attenzione al confine tra mondo sensibile e soprasensibile, può accadere che nella coscienza fisico-sensibile si facciano penetrare immagini soprasensibili che non solo la reale espressione di quelle entità.
Queste immagini si formano in quanto si sperimentano le entità luciferiche e arimaniche che, pur essendo affini alle entità soprasensibili ora descritte, al contrario di quelle che hanno spostato la propria dimora e il proprio campo d’azione nel mondo che l’uomo percepisce come mondo dei sensi.

Si può dire che quando le immagini che si sollevano dai flutti di quel mondo penetrano nell’anima umana, vivificando il corpo eterico dell’uomo senza assumere nell’anima un’esistenza di tipo illusorio, allora la natura luciferica può anche essere presente in quelle immagini, senza per questo operare in opposizione all’ordinamento universale.
Questa natura luciferica esercita, allora, un’azione liberatrice sull’anima umana, sollevandola al di sopra del suo esclusivo impegno nel mondo dei sensi.
Se però l’anima umana introduce nel mondo fisico-sensibile la vita che dovrebbe esplicare solo nel mondo elementare, se lascia che il sentimento sia influenzato entro il corpo fisico da antipatie e simpatie che dovrebbero esplicarsi solo nel corpo eterico, allora la natura luciferica, tramite quell’anima, acquista un’influenza che si ribella contro l’ordinamento universale.
Questa influenza opera ogni volta che nelle simpatie e antipatie del mondo dei sensi operi qualcosa di diverso dall’amore fondato sulla partecipazione affettiva all’esistenza di un altro essere presente nel mondo materiale.
Questo essere può venire amato perché si presenta a chi lo ama con questa o quell’altra qualità; in tal caso, nulla dell’elemento luciferico si potrà intromettere nell’amore.
Un amore che ha la sua ragione nelle qualità dell’essere umano che si manifestano nell’esistenza sensibile si mantiene libero nell’impronta luciferica. Un amore che non ha la sua ragione nel modo ora detto, nell’essere amato, ma in quello che ama, tende verso l’influsso luciferico.
Un essere che si ama perché possiede qualità verso le quali si tende per natura è amato con la parte dell’anima che è accessibile all’elemento luciferico.
Non si dovrebbe mai affermare che l’elemento luciferico è cattivo in ogni circostanza! Infatti, l’anima umana deve amare gli esseri e i processi dei mondi soprasensibili secondo le caratteristiche dell’elemento luciferico.
L’amore per ciò che è soprasensibile risveglia in chi ama un accresciuto sentimento di sé; l’amore che si ricerca nel mondo dei sensi, per conseguire un tale accresciuto sentimento di sé, corrisponde a una seduzione luciferica.

Le entità arimaniche fanno sentire i loro effetti sull’anima che pensa, come quelle luciferiche sull’anima che sente. Esse vincolano il pensiero al mondo dei sensi. Lo distolgono dal fatto che tutti i pensieri hanno un significato soltanto se si manifestano come parte del grande ordinamento universale dei pensieri, ordinamento che non può essere trovato nell’esistenza materiale. Nel mondo in cui è inserita la vita psichica umana, l’elemento arimanico deve essere presente come necessario contrappeso a quello luciferico.

  • Senza l’elemento l’anima trascorrerebbe come in sogno la sua vita reale nelle osservazioni dell’esistenza sensibile, senza avvertire alcun impulso a sollevarsi al di sopra di essa.
  • Senza l’azione contrapposta dell’elemento arimanico, l’anima cadrebbe sotto l’influsso luciferico; essa terrebbe in poco conto il mondo dei sensi, sebbene in questo si trovino alcune delle condizioni di esistenza che le sono necessarie. Non vorrebbe sapere nulla del mondo dei sensi. 
L’elemento arimanico ha il suo giusto significato nell’anima umana quando porta a una vita nel mondo dei sensi ad esso adeguata; quando lo si accetta per ciò che esso è, pur sapendone anche fare a meno in tutto ciò che, conforme alla sua natura, deve in esso essere transitorio.

  • Se estirpassimo da noi, l’elemento luciferico, non si potrebbe più tendere con l’anima verso il soprasensibile; e
  • se estirpassimo l’elemento arimanico, non potremmo più apprezzare nel suo pieno significato il mondo dei sensi.
Un corretto rapporto con uno di questi elementi si crea se gli si procura il giusto contrapposto all’altro.

Per concludere
L’uomo porta in sé un “vero io”, che appartiene ad un mondo sopraspirituale. Nel mondo dei sensi, questo “vero io” è come nascosto dalle esperienze del pensare, del sentire e del volere.
Nel mondo spirituale l’uomo acquista coscienza di questo “vero io” soltanto estirpando in sé i ricordi di tutto quanto può sperimentare mediante il suo pensare, sentire, volere.
La conoscenza del “vero io” emerge dall’oblio di quanto si è sperimentato nel mondo dei sensi, in quello elementare e in quello spirituale. Il corpo fisico umani si manifesta, nella sua vera essenza, quando l’anima lo contempla dal mondo sopraspirituale. Si mostra allora che esso ha ricevuto il suo primo abbozzo dal processo cosmico universale, durante lo stato di Saturno, precedente lo stato solare della Terra.
Esso è andato poi evolvendosi, attraverso gli stati del Sole, della Luna e della Terra, fino a divenire ciò che è attualmente, come corpo fisico.

L’entità complessiva dell’uomo può essere schematicamente così delineata:

  • Il corpo fisico si è formato nel suo primo abbozzo, dall’esistenza cosmica universale, durante un remotissimo stato della terra, chiamato saturno, ed è giunto alle sue condizioni attuali attraverso l’evoluzione durante quattro trasformazioni planetarie della Terra
  • Il tenue corpo eterico nel mondo ambiente elementare, attraverso il quale l’uomo si riconosce come membro. Nel suo primo abbozzo si è formato durante un remotissimo stato solare della Terra, ed è diventato ciò che è ora attraverso la sua evoluzione universale, durante tre trasformazioni planetarie della Terra
  • Il corpo astrale in un mondo-ambiente puramente spirituale, per mezzo del quale l’uomo fa parte di un mondo spirituale. In esso si trova l’altro sé dell’uomo, che si esprime nelle ripetute vite terrene
  • Il “vero io” in un ambiente sopraspirituale. In questo l’uomo si ritrova come essere spirituale, perfino quando tutte le esperienze del mondo dei sensi, del mondo elementare e di quello spirituale (cioè tutte le esperienze dei sensi, del pensare, del sentire e del volere) sono cadute in preda all’oblio.

      Fonte: Il confine










L’INIZIAZIONE – Rudolf Steiner
“Procurati momenti di calma interiore e in tali momenti impara a distinguere l’essenziale dal non essenziale”.

Durante tale periodo ci di deve del tutto staccare dalla propria vita giornaliera.
Il discepolo deve passare con l’anima in rassegna le sue gioie, i suoi dolori, le sue pene, le sue esperienze, le sue azioni.
Di fronte ad essi deve atteggiarsi in modo da considerare tutto ciò che di solito sperimenta da un punto di vista superiore. È sufficiente riflettere a come nella vita ordinaria si considerino le esperienze e le azioni degli altri in modo del tutto diverso da quello in cui si considerano le proprie.
Occorre sforzarci di considerare e giudicare le proprie esperienze e azioni come se non fossero state da noi sperimentate o fatte, ma da altri.
Deve osservare se stesso con la calma interiore di un critico.

I gradini indicati dalla tradizione sono i seguenti:
  • preparazione, sviluppa i sensi spirituali
  •  illuminazione, accende la luce spirituale
  • iniziazione, mette in relazione con le entità superiori dello spirito
non è necessario che questi gradini si susseguano . per determinate cose si può partecipare all’illuminazione e perfino all’iniziazione, mentre per altre ci si può ancora trovare allo stadio della preparazione.

Occorrerà trascorrerete un certo tempo nella preparazione, prima che alcuna illuminazione possa iniziare.
Occorrerà avere un certo grado d’illuminazione prima di potere arrivare al principio dell’iniziazione.

Preparazione = consiste in un’educazione ben determinata della vita del sentimento e del pensiero. Mediante tale educazione il corpo dell’anima e quello dello spirito vengono dotati di strumenti sensori superiori e di organi superiori di attività, come le forze della natura traggono dalla informe materia vivente gli organi di cui hanno provveduto il corpo fisico.
Occorre cominciare col dirigere l’attenzione dell’anima su determinati processi del mondo che ci circonda:
  • da un lato sulla vita germogliante, crescente e fiorente, e
  • dall’altro su tutti i fenomeni connessi con l’appassire, lo sfiorire e il morire.
Quando l’uomo percepisce un determinato genere di crescita e di rigoglio, deve eliminare dall’anima tutto il resto, e abbandonarsi per breve tempo soltanto a quell’unica impressione. Allora constaterà che un sentimento, che prima in un caso simile gli si sarebbe appena affacciato all’anima, ora si fa grande e assume forma forte ed energica. Devo poi permettere che questa forma di sentimento risuoni tranquillamente in lui; deve nel frattempo far il completo silenzio nella sua interiorità. Deve isolarsi dal mondo e seguire soltanto ciò che la sua anima gli dice in ordine al fatto della fioritura e della crescita.
Non devo speculare con la mente per cercare di intendere ciò che le cose significano, ma me lo devo fare dire dalle cose stesse.

Orientamento nei mondi superiori: lo si consegue compenetrandosi interamente della coscienza che sentimenti e pensieri sono cose altrettanto reali, quanto le tavole e le sedie nel mondo fisico-sensibile.

Il discepolo dell’occultismo deve inoltre dedicare una speciale cura al mondo dei suoni. Occorre distinguere fra il suono prodotto dalle cose cosiddette inanimate (un oggetto che cade, una campana, uno strumento musicale) e quello che proviene da un essere vivente (animale o uomo. L’anima dell’uomo deve riempirsi soltanto di ciò che si svolge nell’essere dal quale proviene il suono).

Quando qualcuno esprime un’opinione, e un altro ascolto, nell’interiorità di questi sorge in genere un sentimento di approvazione o di opposizione. Il discepolo deve mettere a tacere ogni simile approvazione o opposizione. Si tratta di mettere a tacere non solo ogni giudizio razionale, ma anche ogni sentimento di dissenso, di negazione o anche di approvazione.
In questo modo ode allora attraverso le parole l’anima degli altri.
Si desta la percezione della “parola interiore”, egli ode che gli si parla in modo spirituale (le entità superiori, possono parlare soltanto a chi, ascoltando sia davvero capace di accogliere interiormente le loro comunicazioni con calma, senza l’emozione di un’opinione personale o di un sentimento personale).
Grazie a tali comunicazioni interiori si conseguono tutte le verità superiori.

Illuminazione  = sviluppare certi sentimenti e pensieri che sono latenti in ognuno, e che devono essere risvegliati. Soltanto chi persegue questi processi semplici con molta pazienza, severità e perseveranza, potrà da essi venir condotto alla percezione della luce interiore. Il primo passo consiste nell’osservare in un determinato modo vari esseri della natura, come per esempio un cristallo, una pianta e un animale. Si cerca di concentrare nel seguente modo tutta la propria attenzione sul confronto fra la pietra e l’animale. I pensieri che ora verranno indicati devono attraversare l’anima accompagnati da vivaci sentimenti. Nessun altro pensiero, nessun altro sentimento deve frammischiarsi e disturbare l’intensità dell’osservazione. Ci si dica: “La pietra ha una forma; l’animale ha pure una forma. La pietra rimane immobile al suo posto; l’animale cambia il posto. È un impulso (il desiderio) che spinge l’animale a cambiar di posto. Anche la forma dell’animale è al servizio di quegli impulsi. I suoi organi, i suoi strumenti sono foggiati in conformità di questi impulsi. La forma della pietra non è foggiata dai desideri, ma da una forza scevra di passioni.
Se ci si immerge profondamente in questi pensieri e si osserva con intensa attenzione la pietra e l’animale, sorgono nell’anima due generi completamente diversi di sentimenti.
Dalla pietra fluisce nell’anima un genere di sentimento, dall’animale l’altro. Probabilmente all’inizio la cosa non riuscirà, ma a poco a poco, con un esercizio veramente paziente, questi sentimenti si affacceranno. All’inizio i sentimenti perdurano solo finché dura l’osservazione; più tardi però la loro azione si estende e finalmente diventano qualcosa che rimane vivente nell’anima.
Se poi nell’osservazione si aggiunge anche la pianta, si osserva che il sentimento emanante da essa, per la qualità e l’intensità, è a metà fra quelli che emanano dalla pietra e dall’animale.
Ogni pietra, ogni pianta, ogni animale ha una sua sfumatura di colore, ben determinata. Vi sono inoltre gli esseri superiori che non s’incarnano mai, con i loro colori, a volte meravigliosi, ma spesso anche orribili.
Quando l’uomo ha acquisito la capacità di vedere con gli “occhi dello spirito”, prima o poi incontra anche gli esseri superiori menzionati, ed anche altri esseri inferiori all’uomo che non calcano mai il piano della realtà fisica.

È necessario che chi diventa discepolo dell’occultismo conservi tutte le sue qualità di uomo nobile, buono e ricettivo per tutte le realtà fisiche. Durante il suo discepolato, deve anzi continuamente intensificare la sua forza morale, la sua purezza interiore e la sua capacità di osservazione. Ad esempio il discepolo durante gli esercizi elementari per conseguire l’illuminazione, deve cercare di sviluppare sempre più la sua partecipazione per il mondo degli uomini e degli animali, la sua sensibilità per la bellezza della natura. Se non vi provvede, quei sentimenti sempre più si attutiscono sotto l’azione degli esercizi. Il cuore si indurirebbe, i sensi diverrebbero ottusi, e potrebbero risultare conseguenze pericolose.

Se si desiderano veri risultati, occorre pazienza; dopo avere eseguito per qualche minuto un esercizio, bisogna poterlo interrompere per compiere tranquillamente il lavoro quotidiano, e nessun pensiero relativo agli esercizi deve frammischiarsi al lavoro della giornata.

Controllo dei pensieri e sentimenti: non bisogna trascurare di fortificarsi durante tutto il lavoro per mezzo della constante azione di un pensiero. Deve cioè tenere sempre presente che dopo qualche tempo può aver fatto progressi importanti, senza che questi gli si palesino nel mondo che forse si aspettava. Che non vi riflette, perderà facilmente la costanza e rinunzierà dopo poco tempo a ogni tentativo.

Ci si deve rendere chiaramente conto che si deve partire dai sentimenti e dai pensieri con cui si vive di continuo, e che si tratta soltanto di dar loro una direzione diversa da quella abituale. Ognuno deve dirsi anzitutto che nel mondo dei propri sentimenti e pensieri stanno nascosti i misteri più alti, ma che finora non li ha potuti percepire.

Esercizio: ci si ponga dinanzi il piccolo seme di una pianta. Di fronte a questo oggetto insignificante, si tratta di sviluppare con intensità giusti pensieri e, con essi, determinati sentimenti. Anzitutto ci si renda chiaramente conto di cosa in realtà si vede con gli occhi. Si descriva la forma, il colore e tutte le altre proprietà del seme, e poi si facciano le seguenti riflessioni: da questo seme, se piantato nella terra nascerà il complesso organismo di una pianta. Ci si rappresenti la pianta costruendola nella propria fantasia, e poi si pensi: le forze della terra e della luce più tardi faranno realmente scaturire dal seme ciò che ora mi rappresento con la fantasia. Se avessi davanti a me un oggetto artificiale che imitasse quel seme con tale perfezione che i miei occhi non potessero distinguerlo da un seme vero, nessuna forza della terra e della luce ne farebbe scaturire una pianta. Chi comprende con chiarezza e sperimenta interiormente questo pensiero potrà anche col giusto sentimento formare il seguente pensiero: “nel seme già riposa nascosta – come forza dell’intera pianta – ciò che più tardi ne crescerà; nell’imitazione artificiale questa forza non c’è, nondimeno per i miei occhi entrambi  sembrano uguali. Il vero seme contiene dunque qualcosa di invisibile che non esiste nell’imitazione”. Ci si fermi su questo pensiero: ciò che è invisibile diventerà visibile. Se non potessi pensare, non mi si potrebbe neppure palesare fin d’ora ciò che diventerà visibile soltanto più tardi.
Ciò che così si pensa deve anche essere intensamente sentito.

Esercizio: ci si ponga dinanzi a una pianta che sia del tutto sviluppata. Ci si compenetri del pensiero che verrà un tempo in cui la pianta morirà. Nulla più vi sarà di ciò che ora vedo dinanzi a me. La pianta avrà però sviluppato semi che a loro volta diverranno nuove piante. Di nuovo mi rendo conto che in ciò che vedo esiste qualcosa di nascosto che non vedo. Mi riempio tutto del pensiero che questa pianta, con la sua forma e i suoi colori, non esisterà più in avvenire. L’idea che la pianta forma dei semi mi insegna che essa non sparirà nel nulla. Non posso vede con gli occhi ciò che la salva dall’annientamento, così come prima non potevo vedere la pianta nel seme. Vi è dunque in essa qualcosa che non posso vedere con gli occhi.
Se in me faccio vivere questo pensiero, e ad esso si unisce in me il sentimento che vi corrisponde, si sviluppa a sua volta nella mia anima, dopo un determinato tempo una forza che si trasforma in un nuova visione.
Dalla pianta scaturisce anche qui una specie di fiamma spirituale, naturalmente più grande di quella prima descritta.

Per i sensi ordinari un essere comincia la sua esistenza con la nascita e la termina con la morte. È così però soltanto perché quei sensi non percepiscono lo spirito nascosto di quell’essere. Per lo spirito nascita e morte sono solo una trasformazione, come lo spuntare di un fiore dal boccio è una trasformazione che si svolge senza gli occhi fisici.
Per conseguirne la conoscenza diretta, occorre destare prima, nel modo indicato, il senso spirituale adatto.

Vi sono persone dotate di speciali disposizioni psichiche, alle quali basta un piccolo impulso per svilupparsi. Sono però eccezioni. La via qui indicata è tuttavia più universale e sicura.

Aurea regola della vera scienza occulta: “Per ogni passo innanzi che cerchi di fare nella conoscenza delle verità occulte, devi al tempo stesso fare tre passi nel perfezionamento del tuo carattere verso il bene”.

“Impara a non parlare delle tue visioni spirituali. È bene anzi tacere anche con te stesso. Non cercare di rivestire di parole ciò che vedi nello spirito e di interpretarlo con l’intelletto inadeguato. Abbandonati liberamente alla visione spirituale, e non disturbarla con troppe riflessioni, perché devi ricordare che all’inizio delle tue riflessioni non sono affatto all’altezza della tua visione”.

Il discepolo deve poter affrontare con serenità un pericolo, esempio può dire: “il mio timore non serve a nulla, non devo avere affatto paura ma pensare solo a cosa vi sia da fare”.

L’iniziazione consiste nell’imparare a denominare le cose del mondo con i nomi che esse hanno nello spirito dei loro artefici divini.
Quei nomi contengono i segreti delle cose.
L’iniziazione = le prime istruzioni impartite ai candidati all’iniziazione mirano a sostituire le esperienze future. Sono le cosiddette “prove” che si devono attraversare e che vengono come naturale conseguenza della vita dell’anima, quando si praticano regolarmente gli esercizi descritti nei capitoli precedenti.
All’iniziando vanno mostrate cose e fatti che sono parte dei mondi superiori. Egli può però vederli e udirli solo quando sia capace di percepire spiritualmente le figure, i colori, i suoni descritti nella preparazione.

Prima “prova” = acquisire una percezione più vera delle qualità corporee dei corpi inanimate poi delle piante, degli animali e dell’uomo.
Per la percezione fisica rimangono come avvolte in un velo. Per l’iniziando questo velo viene tolto in virtù di un processo che si chiama di “combustione spirituale”.
Perciò questa prova viene chiamata la prova del fuoco (è il mezzo che porta allo scopo).
Lo scopo è il cambiamento, per mezzo della conoscenza dei mondi superiori, acquisti maggiore e più vera fiducia in sé, coraggio superiore e grandezza d’anima e costanza che non sia in genere acquistabile nel mondo inferiore.

Dopo la prova del fuoco ogni candidato può ancora tornare indietro, ma rimarrà rinvigorito e proseguirà allora verso l’iniziazione solo in una successiva incarnazione.
Se dopo la prova del fuoco il candidato vuole proseguire la scuola occulta gli verrà rivelato un determinato sistema di scrittura.
La scrittura occulta si manifesta nell’anima quando questa ha conseguito la percezione spirituale. Essa va crescendo verso la conoscenza chiaroveggente e durante questa crescita si sviluppa come capacità animica.
I segni della scrittura occulta non sono ideati arbitrariamente, ma corrispondono a figure, colori, suoni … che ha imparato a percepire durante la preparazione e l’illuminazione.
Se l’uomo sa discernere il proprio dovere e agisce giustamente, riesce nella seconda prova, la “prova dell’acqua” e avviene in lui una trasformazione. Nell’attività che svolge in queste regioni superiori viene a mancare all’uomo l’appoggio delle condizioni esteriori, come manca l’appoggio a che si muove nell’acquea senza arrivare a toccare il fondo.
Grazie a questa prova l’uomo può sviluppare la padronanza di sé.
Chi vuole agire sulle cose adeguatamente, deve avere completo dominio su se stesso senza lasciarsi guidare dal proprio arbitrio.
A questo grado è importante avere discernimento sano e sicuro. L’uomo può progredire solo se distingue l’illusione, le vuote creazioni della fantasia, la superstizione e altri errori simili, dalla vera realtà.

1 “prova” = se non hai sano buon senso, i tuoi passi sono vani.
2 “prova” = ogni pregiudizio deve essere da te abbandonato

3 “prova”, la prova dell’aria, perché non ci si può appoggiare, nel suo terreno solido delle occasioni esteriori n su ciò che gli risulta da colori, forme … che ha imparato a conoscere da preparazione e illuminazione. Ma deve appoggiarsi solo su se stesso. Nessuno scopo viene indicato. Tutto è posto nelle proprie mani. Dobbiamo solo trovare la nostra strada. Occorre da prova di presenza di spirito.
Cessano tutte le tentazioni a cui il discepolo era abituato.
Quando il candidato è maturo per quel che è stato descritto, riceve ciò che simbolicamente si chiama “la bevanda dell’oblio”. Viene così iniziato al segreto sul modo di agire senza essere continuamente disturbato dalla memoria inferiore. È necessario poter distruggere i veli del ricordo che in ogni istante ci circondano. Se giudico ciò che mi succede oggi alla stregua di ciò che ho sperimentato ieri mi espongo a infiniti errori. Bisogna tenere in considerazione l’esperienza ma come iniziato occorre avere la capacità di giudicare ogni nuova esperienza di per se tessa, lasciando che agisca su di noi senza essere turbata dal passato.
La seconda bevanda è la “bevanda della memoria” (per conseguire la capacità di tenere sempre presenti nello spirito i segreti superiori.

Devo fare di tutto per educare la mia anima e il mio spirito, ma aspetterò con calma che le potenze superiori mi giudichino maturo per una certa illuminazione”.

Regola aurea dell’occultismo: “Non desiderare in alcun modo, prima di aver conosciuto quel che è giusto in un dato campo”.
Prima si conoscono le leggi del mondo e poi i suoi desideri diventano forze che si avverano.

16 petali = pensieri veri
Pensiero associativo = gusta il loto a 12 petali
Senso = corpo
Passione = anima
Idea = spirito


Fonte: L'iniziazione


http://www.macrolibrarsi.it/libri/__l-iniziazione-libro.php? pn=2028











[1] Da quanto sopra detto, è evidente che il su descritto “guardiano della soglia” è una figura (astrale) che si manifesta alla veggenza superiore in via di risveglio nel discepolo. Appunto questo incontro soprasensibile conduce la scienza occulta. Una pratica della magia inferiore consiste nel rendere “il guardiano della soglia” visibile anche ai sensi fisici. Si tratta in tal caso di produrre una nube di sostanza sottile, un fumo agglomerato, costituito da una determinata miscela di una serie di sostanze. La forza sviluppata del mago è allora capace di plasmare quella nube di fumo e di vivificarne la sostanza col karma non ancora scontato dell’uomo. Chi è sufficientemente preparato per la veggenza superiore non ha più bisogno di siffatte visioni sensibili; mentre chi, prima di essere abbastanza preparato, si vedesse comparire dinanzi il suo karma non ancora scontato, nella forma sensibile di un enorme vivente, correrebbe pericolo di deviare gravemente. Perciò non deve aspirarvi. Nello Zanoni di E. Bulwer Lytton, vi è una descrizione romanzata del “guardiano della soglia”. 

domenica 2 giugno 2013

Teosofia – Rudolf Steiner

La massima di voler ammettere i mondi superiori solo dopo averli veduti è di impedimento alla veggenza. La volontà di comprendere prima attraverso il sano pensare quel che più tardi potrà essere veduto promuove tale veggenza; evoca forze importanti dell’anima le quali appunto conducono alla veggenza.

La natura dell’uomo
Il pensiero di Goethe richiama l’attenzione dell’uomo su tre cose.
  • Anzitutto sugli oggetti dei quali gli perviene continuamente notizia pel tramite dei sensi, e che egli tocca, odora, gusta, ode, vede. (ciò lo accetta come un fatto)
  • Secondariamente sulle impressioni che gli oggetti fanno sopra di lui, sul piacere e dispiacere, il desiderio e l’avversione che gli suscitano e pei quali egli giudica gli uni simpatici e gli altri antipatici, gli uni utili e gli altri dannosi. (ciò fa del mondo una cosa che ha importanza per lui)
  • In terzo luogo sulle cognizioni che egli, quale “essere per così dire divino”, acquista intorno alle cose, ai segreti della loro natura e della loro attività che gli si rivelano. (ciò lo considera come una metà verso la quale deve tendere incessantemente)
Perché il mondo appare all’uomo in questo triplice modo?
La semplice osservazione può mostrarlo. Cammino su di un prato fiorito. Attraverso i miei occhi i fiori mi rivelano i loro colori (dato di fatto).
Godo dello splendore delle tinte (trasformo il dato in una vicenda mia propria).
Attraverso i miei sentimenti, congiungo i fiori con la mia propria esistenza e l’anno dopo gli stessi fiori mi susciteranno un nuovo compiacimento (sentimento congiunto con il mio essere).

Con la parola CORPO s’intende ciò mediante cui si palesano all’uomo le cose che l’attorniano.
Con la parola ANIMA si vuole indicare ciò mediante cui egli congiunge le cose con la sua esistenza, sente in relazione ad esse piacere e dispiacere, letizia e disgusto, gioia e dolore.
Per SPIRITO s’intende ciò che nell’uomo si rivela quando, secondo l’espressione di Goethe, egli guarda le cose quale “essere per così dire divino”.

In questo senso l’essere consiste di corpo, anima e spirito.

Mediante il corpo egli può mettersi in relazione momentanea con le cose. Attraverso il corpo egli è imparentato con le cose che si offrono ai suoi sensi da fuori. Le materie del mondo esterno compongono il suo corpo; le forze del mondo esterno agiscono in esso. Tutto ciò che in me è processo corporeo, può essere percepito dai sensi corporei.
Mediante l’anima conserva in sé le impressioni che queste fanno su di lui. Il mio piacere e dispiacere, la mia gioia e il mio dolore non possono essere percepiti né da me, né da altri mediante i sensi corporei. L’anima è inaccessibile alla percezione corporea.
Mediante lo spirito gli si rivela ciò che le cose custodiscono in se stesse. Attraverso lo spirito il mondo esterno gli si rivela però in un modo superiore. I segreti del mondo esterno si rivelano bensì nel suo intimo, ma egli esce spiritualmente fuori di se stesso e lascia le cose parlar di sé, di quel che ha importanza per esse, non per lui.

Corpo, anima, spirito
L’uomo può comprendere se stesso in modo giusto solo quando si chiarisca l’importanza che il pensare ha nel suo essere. Il cervello è lo strumento corporeo del pensare. Come l’uomo può vedere i colori solo con un occhio ben costituto, così il cervello, adeguatamente conformato, gli serve per pensare. L’intero corpo dell’uomo è formato così da trovare nell’organo dello spirito, nel cervello, il proprio coronamento.
Si può capire la struttura del cervello umano solo considerandola in relazione col suo scopo, che è di esser la base corporea dello spirito pensante.
Negli anfibi il cervello è ancora piccolo in confronto al midollo spinale; nei mammiferi è proporzionatamente maggiore. Nell’uomo raggiunge la massima grandezza rispetto a tutto il resto del corpo.
Contro osservazioni come quelle esposte intorno al pensare, regnano vari pregiudizi. Alcuni tendono a sottovalutare il pensare e a porre più in alto “l’intima vita del sentimento”. Dicono che alle cognizioni superiori non ci si elevi per mezzo dell’”arido pensiero”, bensì mediante il calore, la forza immediata del sentimento. Quelli che parlano così temono che un pensiero chiaro smorzi i sentimenti. Nel pensare quotidiano, rivolto solo alle cose utilitarie, avviene certo così. Ma nel caso dei pensieri che guidano alle regioni superiori dell’esistenza accade l’opposto. Non esiste alcun sentimento o entusiasmo che, in fatto di calore, bellezza ed elevatezza, sia paragonabile ai sentimenti accesi dai puri e cristallini pensieri che si riferiscono ai mondi superiori. I sentimenti più alti non sono quelli che presentano “da sé”, ma quelli che si conquistano con un energico lavoro di pensiero.
Il corpo umano ha un’organizzazione rispondente al pensare. Le medesime materie e forze che esistono anche nel regno minerale, nel corpo umano sono combinate in modo che, mercé questa combinazione, il pensare può manifestarsi. Questa struttura minerale conforme al suo compito verrà chiamata, nelle considerazioni seguenti, il corpo fisico dell’uomo.
La forma dell’essere vivente si tramanda attraverso l’eredità. Lo sviluppo di un essere vivente dipende dall’essere paterno e materno da cui è nato o, dalla specie alla quale appartiene.
La specie è ciò che determina la combinazione delle materie. A questa forza che configura la specie, daremo il nome di forza vitale.
Come le forze minerali si esprimono nei cristalli, così la forza vitale formatrice si esprime nelle specie o forme della vita vegetale e animale.
Con i sensi ordinari l’uomo non percepisce le manifestazioni della forza vitale. Egli vede i colori della pianta, odora il suo profumo; a questo modo di osservazione la forza vitale non si palesa.
Col dischiudersi di quell’organo, sorge per l’uomo un mondo tutto nuovo. Egli non si limita ormai a percepire i colori, gli odori e le altre manifestazioni degli esseri viventi, ma percepisce la loro stessa vita.
In ogni pianta, in ogni animale egli avverte oltra alla figura fisica la figura spirituale piena di vita.
Per avere un vocabolo che indichi questa figura spirituale, possiamo chiamarla corpo eterico o vitale.
Per l’investigatore della vita spirituale il corpo eterico non è solo un prodotto delle materie e delle forze del corpo fisico, ma è un’entità autonoma, reale, che risveglia alla vita tali materie e forze. Il corpo vitale è una entità mercé la quale, in ogni istante della vita, il corpo fisico viene preservato dalla distruzione.
Per vedere il corpo vitale, per poterlo percepire in un latro essere, è necessario aver desto l’occhio spirituale. In mancanza si potrà ammettere l’esistenza del corpo eterico per ragioni logiche.

Per la sua organizzazione rispetto allo spirito pensante, il corpo eterico dell’uomo differisce da quello delle piante e degli animali.

Dopo la morte il corpo fisico si dissolve nel mondo minerale; il corpo eterico, nel mondo vitale.

Corpo non deve essere confuso come “forma corporea fisica” ma in questo libro, questo vocabolo può essere usato anche per quanto di animico o spirituale prende forma.
Il corpo vitale è ancora qualcosa di esterno all’uomo.
Col primo moto della sensazione l’interiorità stessa risponde agli stimoli del mondo esterno. Per quanto lontano si arrivi a seguire quel che si ha il diritto di chiamare mondo esterno, non si potrà trovare la sensazione.
I raggi luminosi penetrano nell’occhio; si propagano fino alla retina. Là (nel pigmento visivo) provocano processi chimici; l’effetto di tali stimoli si propaga attraverso il nervo ottico fino al cervello, dove sorgono ulteriori processi fisici. Se li potessimo osservare, vedremmo semplicemente processi fisici, come altrove nel mondo esterno.
Se fossi in grado di osservare il corpo vitale, vedrei che il processo cerebrale fisico è insieme un processo vitale.
Se l’essere di chi riceve i raggi fosse esaurito col corpo fisico e col corpo eterico, la sensazione non potrebbe avere luogo. Dalla forza vitale la sensazione suscita un’esperienza interiore, se non la suscitasse, si avrebbe un semplice processo vitale, quale si osserva anche nella pianta.

Ci si rappresenti l’uomo che riceve impressioni da ogni parte. In tutte le direzioni da cui egli riceve le impressioni bisogna anche pensarlo come fonte dell’attività che risponde alle impressioni con le sensazioni.
Questa fonte d’attività può essere chiamata anima senziente, la quale non è meno reale del corpo fisico.
Se un uomo mi sta dinanzi, ed io prescindo dalla sua anima senziente, rappresentandomelo solo come corpo fisico, è proprio come se di un quadro io considerassi la sola tela.

Anche riguardo alla percezione dell’anima senziente va detto qualcosa di simile a quel che è stato detto del corpo eterico. Gli organi corporei sono “ciechi” per essa.
Così pure l’organo capace di percepire direttamente la vita. Ma quest’organo percepisce il corpo eterico, così, attraverso un organo ancora superiore, il mondo interiore delle sensazioni può rivelarsi a una particolare percezione soprasensibile. L’uomo allora non riceve solo le impressioni del mondo fisico e di quello vitale, ma vede le sensazioni.
Quando l’occhio spirituale è aperto, s’illumina per la vista spirituale esteriore quel che altrimenti vive solo nell’interiorità dell’altro essere.

A scanso di malintesi sia detto che il veggente non sperimenta in sé quello che l’altro essere racchiude come parte sua propria del mondo della sensazione. Questi sperimenta le sensazioni dal punto di vista della propria interiorità; il veggente percepisce invece una manifestazione, una rivelazione del mondo della sensazione.
L’anima senziente dipende per la sua attività dal corpo eterico, poiché da esso attinge quel che deve far risplendere come sensazione. E poiché il corpo eterico è la vita dentro il corpo fisico, l’anima senziente dipende indirettamente anche da questo.
Così la corporeità agisce sull’anima senziente, determinata e limitata nella sua azione dal corpo.
Ma il limite dell’anima senziente non coincide con quello del corpo fisico. Quest’anima sporge sul corpo fisico, ed è più possente di esso. Ma la forza che la limita emana dal corpo fisico. In tal modo tra il corpo fisico e l’eterico da un lato e l’anima senziente dall’altro s’inserisce un altro elemento il corpo animico o corpo senziente.
Una parte del corpo eterico è più fine dell’altra, e questa parte più fine del corpo eterico costituisce un’unità con l’anima senziente, mentre la parte più grossolana forma una specie di unità col corpo fisico.

La sensazione non è che una parte dell’essere animico.
Alle sensazioni si aggiungono i sentimenti di piacere e dispiacere, gli impulsi, gli istinti, le passioni. Tutto ciò porta, come le sensazioni, il medesimo carattere di vita personale e dipende, come quelle, dal corpo fisico.

Come col corpo, l’anima senziente entra in reciprocità d’azione anche col pensare, con lo spirito. Innanzitutto si serve del pensare.
L’uomo forma pensieri intorno alle proprie sensazioni. In tal modo si spiega il mondo esteriore.
L’uomo non segue alla cieca nemmeno i propri impulsi, gli istinti e le passioni; con la riflessione egli si procura l’occasione di soddisfarli.
È forza di pensiero quella che ha costruito navi, strade ferrate, telegrafi, telefoni; e tutto serve per soddisfare i bisogni dell’anima senziente.

Come la forza vitale formatrice compenetra il corpo fisico, così la forza pensante compenetra l’anima senziente.
La forza vitale formatrice congiunge il corpo fisico ad ascendenti e discendenti e lo inserisce in un ordine di leggi che non concernono soltanto ciò che è minerale.
La forza pensante colloca l’anima in un ordine di leggi al quale, come semplice anima senziente, essa non appartiene.
Per l’anima senziente l’uomo è affine all’animale. Anche nell’animale osserviamo l’esistenza di sensazioni, impulsi, istinti e passioni. Ma l’animale li segue immediatamente.
In lui essi non sono attraversati da pensieri autonomi, trascendenti l’esperienza immediata.
Lo stesso accade fino a un certo punto anche nell’uomo non evoluto.

La semplice anima senziente è perciò diversa dal superiore e più evoluto elemento animico che pone il pensiero al proprio servizio.
L’anima servita dal pensiero si chiamerà anima razionale.
L’anima razionale compenetra l’anima senziente. Chi possiede l’organo capace di “vedere” l’anima, vede l’anima razionale come un’entità particolare rispetto alla semplice anima senziente.

Mediante il pensare l’uomo s’innalza oltre la sua vita personale. Si conquista qualcosa che va al di là della sua anima.
Le leggi del pensiero concordano con l’ordine dell’universo. Nella sua anima egli cerca la verità. Ciò che attraverso il pensiero è stato riconosciuto come verità ha un significato autonomo che si riferisce alle cose del mondo, non solo all’anima.
Quel che è realmente vero non sorge e non passa: ha un valore indistruttibile.
A ciò non contraddice che singole “verità” umane abbiano valore transitorio perché, dopo qualche tempo sono riconosciute come errori parziali o totali.
Se la verità non sussistesse in sé, se derivasse il proprio valore dal sentimento dell’anima umana, non potrebbe rappresentare una meta unica per tutti gli uomini.
Il bene morale, come verità, ha il proprio valore eterno in sé e non lo riceve dall’anima senziente.
Chiamiamo anima cosciente ciò che di eterno risplende nell’anima.
Di coscienza si può parlare anche in relazione ai moti inferiori dell’anima.
La più ordinaria sensazione è oggetto della coscienza. Sotto questo aspetto anche l’animale possiede una coscienza.

ANIMA COSCIENTE = nocciolo della coscienza umana, l’anima nell’anima. Elemento costitutivo particolare dell’anima.

ANIMA RAZIONALE = impigliata in sensazioni, istinti, emozioni …
Duratura è solo quella verità che si è liberata da simpatie e antipatie. La verità è vera anche quando tutti i sentimenti personali le si sollevano contro.
La parte dell’anima ove vive questa verità può dirsi anima cosciente.
Anche nell’anima si possono distinguere 3 parti:
  • anima senziente
  • anima razionale
  • anima cosciente
Il corpo eterico riempie tutto il corpo fisico, in ogni direzione sul corpo eterico sopravanza il corpo animico, dal quel sporge l’anima senziente, e poi razionale che tanto più si allarga quanto più accoglie in se verità e bene, i quali ne determinano l’espansione.
A queste formazioni, nel cui centro il corpo fisico appare come avvolto da una nube si può dare il nome AURA.

Nell’Io l’uomo riassume tutto ciò che sperimenta come entità corporea e animica.
Corpo e anima sono i portatori dell’io, in essi l’io opera.
Come il corpo fisico ha il suo centro nel cervello, così l’anima lo ha nell’io.
Quanto più l’io domina corpo e anima, tanto più differenziata, varia e ricca di colori è l’aura.
Corpo e anima si offrono all’io per servirlo, ma l’io si offre allo spirito perché questo lo riempia.
L’io vive nel corpo e nell’anima; lo spirito vive nell’io, e ciò che dello spirito vive nell’io è eterno. In quanto vive entro il corpo fisico, è soggetto alle leggi minerali; quanto il corpo eterico è soggetto alle leggi di riproduzione e crescita: quanto all’anima senziente è razione è soggetto alle leggi del mondo animico; in quanto accoglie in sé l’elemento spirituale, è soggetto alle leggi dello spirito. Nasce e perisce ciò che le leggi minerali e vitali formano. Lo spirito però non ha nulla a che fare col nascere e perire.

Lo spirito forma l’io dall’interno all’esterno. Il mondo minerale lo forma dall’esterno all’interno.
Il sé spirituale porta in sé la medesima verità, ma accolta dall’io, da esso individualizzata e assunta nell’essere autonomo dell’uomo.
L’anima cosciente entra in contatto con la verità indipendentemente da qualsiasi simpatia e antipatia, ed è esistente di per sé.

Le manifestazioni del mondo corporeo = sensazioni
Le manifestazioni del mondo spirituale = intuizioni

L’entità spirituale dell’uomo si suddivide dunque in 3 parti: uomo spirituale, spirito vitale, se spirituale.
L’aura umana è dunque costituita di 2 parti che si interpenetrano: esistenza fisica e spirituale.

Mediante il corpo l’anima è chiusa nel fisico, mediante l’uomo spirituale le crescono le lai per muoversi nel mondo spirituale.
Il corpo si edifica coi materiali del mondo fisico
  • la sua struttura è ordinata al servizio dell’io pensante
  • attraversato dalla forza vitale diviene CORPO ETERICO o vitale e grazie ai 5 sensi si apre verso l’esterno e diviene CORPO ANIMICO
L’anima senziente lo compenetra e forma con esso un’unità.
L’anima senziente non riceve solo le impressioni dall’esterno quali sensazioni; ha la sua propria vita che feconda da un lato con il pensiero e dall’altro con le sensazioni.
Diviene così ANIMA RAZIONALE e per divenirlo si apre alle intuizioni e verso il basso (sensazioni), ed è perciò ANIMA COSCIENTE.

L’uomo spirituale è congiunto in un’unità con l’anima cosciente, come nel corpo animico, il corpo fisico è unito all’anima senziente.
Anima cosciente e se spirituale formano un’unità.
In questa unità l’uomo spirituale vive quale spirito vitale, come il corpo eterico offre la base vivente corporea al corpo animico.

Come il corpo fisico è racchiuso nelle pelle fisica, così l’uomo spirituale è racchiuso dall'involucro spirituale. Avremo:
  • Corpo fisico
  • Corpo eterico o vitale
  • Corpo animico
  • Anima senziente = sensazioni+sentimenti (piacere/dispiacere)
  • Anima razionale  =anima servita dal pensiero; ancora impigliata in istinti, sensazioni, emozioni
  • Anima cosciente
  • Sé spirituale
  • Spirito vitale
  • Uomo spirituale
Il corpo animico l’anima senziente e l’anima razionale formano un’unità. E perciò anche il corpo animico cade sotto le leggi dell’ereditarietà fisica che danno al corpo la sua figura. Essendo poi la forma più mobile e per così dire più labile della corporeità, deve anche presentare gli aspetti più mobili e più labili dell’ereditarietà. Mentre dunque il corpo fisico varia poco per i singoli uomini, o soltanto a seconda della razza, del popolo e della stirpe, e il corpo eterico mostra già differenze maggiori, benché vi predomini ancora una certa uniformità, la differenza nel corpo animico è già molto grande. Vi si manifesta quel che già sentiamo come caratteristica personale esterna dell’uomo. Il corpo animico è dunque il portatore di questa caratteristica personale trasmessa ai discendenti dai genitori, dai nonni … 
L’anima cosciente e il sé spirituale formano un’unità.

Avremo:
  • CORPO FISICO
  • CORPO ETERICO o VITALE
  • CORPO ANIMICO SENZIENTE o CORPO ASTRALE[1]
  • ANIMA RAZIONALE
  • ANIMA COSCIENTE PERVASA DALLO SPIRITO
  • SPIRITO VITALE
  • UOMO SPIRITUALE
L’io sfolgora nell’anima, riceve il suo impulso dallo spirito e diventa così portatore dell’uomo spirituale. In virtù del corpo fisico-eterico-animico ha radice nel mondo fisico; in virtù del sé spirituale, fiorisce nel mondo dello spirito.
Le parti dell’essere animico non sono così nettamente divise come quelle corporee, in senso superiore esse si interpenetrano.

Avremo:
  • Corpo fisico
  • Corpo eterico
  • Corpo astrale
  • Io quale nucleo dell’anima
  • Sé spirituale quale corpo astrale trasformato
  • Uomo spirituale quale corpo fisico trasformato
L’anima è posta tra presente e l’eterno in quanto sta in mezzo tra corpo e spirito.
Mediante il ricordo l’anima conserva l’ieri; mediante l’azione prepara il domani. Quel che oggi ha il compito resta per domani.

La rappresentazione suscitata dal ricordo è una rappresentazione nuova, non l’antica conservata.
Il ricordo consiste nel potere rappresentare di nuovo, non nel fatto che una rappresentazione passata possa riaccendersi.
“Io mi ricordo” significa: “sperimentiamo qualcosa che non c’è più. Congiungo un avvenimento passato con la mia vita presente”.
L’immagine odierna mi è data dalla percezione, cioè dalla mia organizzazione sensoria.
Ma ciò che suscita l’immagine di ieri è l’anima, senza questa fedele conservatrice del passato ogni impressione esteriore risulterebbe sempre nuova per l’uomo.
Quale conservatrice del passato, l’anima aduna continua tesori per lo spirito.
Lo spirito in me non è limitato alle impressioni de presente, l’anima estende il campo visivo di esso sul passato.
Le impressioni che l’uomo trae dalle esperienze scompaiono gradatamente dalla memoria. Non però i loro frutti. Nessuna esperienza trascorre non utilizzata: l’anima la serba come ricordo, e lo spirito ne trae quel che può arricchire le sue facoltà, il suo contenuto di vita. Lo spirito umano cresce in virtù delle esperienze che ha elaborato.
Benché nello spirito non si possono dunque conservare le esperienze passate, se ne ritrovano gli effetti nelle facoltà conquistate dall’uomo.

Ogni corpo vitale è una ripetizione del suo antenato.
Le forze che hanno reso possibile la mia figura umana erano nei miei antenati.
Come la figura umana fisica è sempre una ripetizione, una reincarnazione della specie, così l’uomo spirituale deve essere sempre una reincarnazione del medesimo uomo spirituale poiché, come uomo spirituale, ognuno costituisce una specie a sé.
Chi non confida nella forza del pensare, non arriverà a conoscere nulla dei fatti spirituali superiori.

L’anima è l’anello di congiunzione tra il corpo e lo spirito, in quanto permea il terzo elemento corporeo, il corpo animico, con la facoltà della sensazione e, quale anima cosciente, compenetra il primo organo dello spirito: il “sé spirituale”.
In tal mondo, durante la vita, partecipa sia alle condizioni del corpo sia a quelle dello spirito. Tale partecipazione si esprime in tutto il suo essere.
Dall'organizzazione del corpo animico dipenderà il modo in cui l’anima senziente potrà sviluppare le sue disposizioni.
E dalla vita dell’anima cosciente dipenderà dall'altro lato il grado di sviluppo che potrà raggiungere in lei il “sé spirituale”.
Quanto meglio sarà conformato il corpo animico, tanto meglio si svilupperà il nesso, dell’anima senziente col mondo esteriore.
E il “sé spirituale” diverrà tanto più ricco e possente quanto maggiore alimento gli verrà offerto dall'anima cosciente.
Abbiamo mostrato che durante  questo alimento viene fornito al “sé spirituale” mediante le esperienze elaborate interiormente e i loro frutti, poiché la reciproca azione dell’anima sullo spirito e dello spirito sull'anima può naturalmente verificarsi soltanto là dove essi s’interpenetrano, e cioè nella congiunzione del “sé spirituale con l’anima cosciente”.

Durante la vita lo spirito è collegato all'anima  essa riceve dallo spirito la facoltà di vivere nel vero e nel buono e di manifestarsi così nella propria vita, nei suoi istinti, nelle sue inclinazioni e passioni lo spirito stesso.
Il “sé spirituale” reca all’”io”, dal mondo dello spirito, le leggi eterne del vero e del buono. Attraverso l’anima cosciente queste si congiungono con le esperienze della propria vita animica.
Le esperienze stesse passano, ma i frutti ne rimangono. L’essere stato congiunto con le esperienze animiche produce una durevole impressione sul “se spirituale”. Se lo spirito umano si accosta ad un’esperienza che somiglia ad un’altra con la quale già fu collegato, vedrà in essa qualcosa di noto e saprà comportarsi altrimenti che non trovandosela di fronte per la prima volta. Su ciò poggia tutto l’apprendere. I suoi frutti sono facoltà acquisite.
I frutti della vita transitoria vengono in tal modo impressi nello spirito eterno.

In una vita lo spirito umano compare quale ripetizione di se medesimo recando i frutti delle esperienze di incarnazioni precedenti.

Questa vita è in tal modo la ripetizione di altre che la precedettero, e porta con sé quel che il “sé spirituale” si è conquistato nella vita passata. Quando il “sé spirituale” accoglie qualcosa di pronto a divenire frutto, si compenetra di “spirito vitale”.
E come il corpo vitale ripete la forma attraverso la specie, così lo “spirito vitale” ripete l’anima da esistenza personale a esistenza personale.

Quando ci si affaccia a questa vita compare un corpo fisico che riceve la sua figura per le leggi dell’ereditarietà. Tale corpo diviene il portatore d’uno spirito che ripete in forma nuova un’esistenza precedente. Fra corpo e spirito sta l’anima che conduce una vita propria, raccolta in sé. Le sue simpatie e antipatie, i suoi desideri e le sue brame servono a lei medesima; essa pone il pensare al proprio servizio. Quale anima senziente essa riceve le impressioni del mondo esteriore e le porge allo spirito affinché ne tragga profitti duraturi.
L’anima ha per così dire una parte mediatrice, e quando l’ha assolta il suo compito è finito. Il corpo le forma le impressioni; essa le trasforma in sensazioni, le conserva nella memoria quali rappresentazioni e le consegna infine allo spirito perché questi conferisca loro durata.
L’anima è propriamente l’elemento per cui l’uomo appartiene alla sua vita terrena. In virtù del suo corpo, egli appartiene alla specie umana fisica, ne è membro. Col suo spirito vive in un mondo superiore. L’anima collega temporaneamente i due mondi.

Ma il mondo fisico in cui penetra lo spirito umano non è una scena a lui estranea. Vi stanno impressi i segni delle sue azioni. C’è in questa scienza qualcosa che gli appartiene. Questo qualcosa reca l’impronta del suo essere, è imparentato con lui. Come un tempo l’anima ha trasmesso allo spirito le impressioni del mondo esteriore, perché in lui avessero durata, così, quale organo dello spirito, essa ha tradotto in azioni, parimenti durature nei loro effetti, le facoltà che ha ricevute da lui. Con ciò l’anima è realmente fluita in quelle azioni.

La mia vita precedente determinerà il mio ambiente; attirerà per così dire da tutto il mondo circostante le cose che le sono affini. Così è del “sé spirituale” . in una nuova esistenza esso si circonda necessariamente di quel che per le vite precedenti gli è affine.

Il corpo soggiace alla legge dell’ereditarietà; l’anima soggiace al destino che si è creato. Con un’antica espressione tale destino si chiama Karma. E lo spirito sta sotto la legge della reincarnazione, delle ripetute vite terrene.

I TRE MONDI
Mondo animico: come nel corpo l’occhio e l’orecchio si sviluppano quali organi di percezione, quali sensi aperti ai processi corporei, così l’uomo può sviluppare in sé organi di percezione animici e spirituali che gli dischiuderanno il mondo animico e quello spirituale.
All’inizio l’uomo deve conoscere attraverso similitudini i mondi superiori. Poi potrà pensare a procurarsi la possibilità della visione diretta.
Come le sostanze e le forze che costituiscono e governano il nostro stomaco, il cuore, i polmoni, il cervello, e così via provengono dal mondo corporeo, così le nostre proprietà animiche, le brame, gli stimoli, i sentimenti, le passioni, i desideri, le sensazioni, provengono dal mondo animco. L’anima umana è una parte del mondo animico, come il corpo umano lo è del mondo fisico corporeo.
Come alle forme corporee sono propri la dimensione e il moto spaziali, così alle cose e agli esseri animici è propria la sensibilità, la brama impulsiva.
Il mondo animico si chiama perciò anche “mondo della brama o del desiderio”, o “mondo della cupidigia”. Queste espressioni sono ricavate dal mondo animico umano. Bisogna quindi tener presente che, nella parte del mondo animico che giace fuori dell’anima umana, le cose sono altrettanto diverse dalle forze animiche che si trovano nell’anima, quanto le materie e le forze del mondo corporeo esteriore sono diverse da quelle che costituiscono il corpo umano fisico (impulso, desiderio, cupidigia sono designazioni per la sostanza del mondo animico. Questa sostanza può essere chiamata “astrale”).
Nel mondo animico dominano leggi del tutto diverse da quelle del mondo fisico. Molte forme animiche sono però legate a quelle degli altri mondi. L’anima umana è legata ad esempio sia al corpo fisico sia allo spirito dell’uomo.
Nello spazio animico tutte le cose, vicine e lontane appaiono al veggente nelle distanze che hanno per la loro natura interiore.
Per orientarsi nel mondo animico bisogna saper distinguere le varie specie in cui si suddividono le forme che ne fanno parte, come nel mondo fisico usiamo distinguere  i corpi solidi, liquidi, aeriformi o gassosi. Per fare questa distinzione bisogna conoscere le due forme fondamentali che qui hanno la massima importanza: simpatia e antipatia. Dal modo come agiscono in una forma animica, se ne determina la specie.
  • Col nome simpatia si indica la forza mediante la quale una forma animica ne attrae altre, cerca di fondersi con esse, afferma la propria affinità con esse.
  • Antipatia è invece la forza mediante la quale le forme animiche si respingono, si escludono, affermano ciascuna la propria particolarità.
Dalla misura in cui queste due forze fondamentali esistono in una forma animica dipende la parte che essa rappresenta nel mondo animico. A seconda dell’azione che simaptia o antipatia esplicano in esse, possiamo cominciare col distinguere tre specie di forme animiche:
  • Prima specie: essa ne attrae altre in virtù della simpatia operante in lei. Oltre alla simpatia esiste in lei anche antipatia, mediante la quale essa rela simpatia prevale sull’antipatia. L’antipatia determina l’egoistica “autoaffermazione”; questa però si rotrae per l’inclinazione verso le cose dell’ambiente. spinge altre cose dell’ambiente. Da fuori tale forme sembrerà solo antipatica. Ma non è così, c’è simpatia e antipatia in lei; quest’ultima però prevale, ha il sopravvento sulla prima. Tali forme respingono molto di quanto le attornia e solo poco attraggono con amore. Perciò si muovono nello spazio animico quali forme immutabili. Per la simpatia che è in loro appaiono avide. E questa avidità si mostra nello stesso tempo insaziabile, perché l’antipatia predominante respinge una parte così grande di quanto loro viene incontro che nessun appagamento è possibile. Si può paragonare ai corpi fisici solidi (brama ardente).
  • Seconda specie: le due forze fondamentali sono in equilibrio, quindi simpatia e antipatia agiscono con la stessa forza. Queste muovono incontro ad altre forme con una certa neutralità. Non segnano nessun netto confine tra sé e l’ambiente. Lasciano continuamente che altre forme agiscano su di loro. Si può paragonarle con le sostanza fluide del mondo fisico (sensibilità fluida).
  • Terza specie: la simpatia prevale sull'antipatia  L’antipatia determina l’egoistica “autoaffermazione”; questa però si ritrae per l’inclinazione verso le cose dell’ambiente. Ci si rappresenti una tale forma entro lo spazio animico. Essa appare come il punto centrale di una sfera di attrazione che si estende sopra gli oggetti del mondo circostante. Tali forme vanno più precisamente indicate come sostanza del desiderio (a causa dell’antipatia che seppure debole esiste in essa, l’attrazione agisce in modo che gli oggetti attratti vengono portati nell'ambito della forma animica stessa. La simpatia riceve così un tono fondamentalmente egoistico. Questa “sostanza del desiderio” può essere paragonata ai corpi gassosi del mondo fisico). Come un gas tende a diffondersi in tutte le direzioni, così questa “sostanza del desiderio” si espande da ogni parte).
I gradi superiori della sostanza animica sono caratterizzati dal fatto che una delle forze fondamentali, e cioè l’antipatia, si ritrae del tutto e rimane propriamente attiva solo la simpatia.
La forza della simpatia nell’interno di una forma animica si esprime in quello che si chiama piacere. Ogni diminuzione di tale simpatia è dispiacere. Il dispiacere è solo un piacere diminuito.
Il sentimento è l’attività dell’anima in se stessa.

Avremo:
  • regione della brama ardente
  • regione della sensibilità fluida
  • regione dei desideri
  • regione di piacere e dispiacere
  • regione della luce animica
  • regione della forza animica attiva
  • regione della vita animica
nelle prime tre regioni le forme animiche ricevono le loro proprietà dal nesso di simpatia e antipatia; nella quarta la simpatia agisce entro le forme animiche stesse;
nelle tre superiori la forza della simpatia si libera sempre più; qui le sostanze animiche attraversano lo spazio animico illuminando e vivificando; risvegliando ciò che di per sé dovrebbe perdersi nel proprio isolamento.

Queste sette regioni del mondo animico non sono sperate le une dalle altre. Come il solido, il fluido e il gassoso s’interpenetrano nel mondo fisico, così la brama ardente, la sensibilità fluida e le forze del desiderio s’interpenetrano nel mondo animico.

L’anima nel mondo animico dopo la morte: l’anima è l’anello di congiunzione tra lo spirito dell’uomo e il suo corpo. Le sue forze di simpatia e di antipatia che mediante la loro relazione reciproca producono le manifestazioni animiche di bramosia, sensibilità, desiderio, piacere e dispiacere non agiscono solo tra una forma animica e l’altra, ma si manifestano anche di fronte alle entità degli altri mondi, del mondo fisico e di quello spirituale.
Quando le funzioni fisiche del corpo si svolgono regolarmente, nell’anima sorge piacere e benessere; quando sono disturbate, sopravviene malessere e dolore.
L’anima partecipa anche alle attività dello spirito: un pensiero la riempie di gioia, un altro di dolore.
Il grado di evoluzione di un uomo dipende dal fatto che le inclinazioni della sua anima vadano piuttosto verso l’una o l’altra direzione. Un uomo è tanto più perfetto quanto più la sua anima simpatizza con le manifestazioni dello spirito; è tanto più imperfetto quanto più le sue inclinazioni vengono soddisfatte dalle funzioni corporee.

Lo spirito è il centro dell’uomo; il corpo è il tramite attraverso cui lo spirito osserva e conosce il mondo fisico e opera in se stesso. L’anima poi è mediatrice tra corpo e spirito. Trae l’impressione fisica che le vibrazioni dell’aria producono sull'orecchio la sensazione del suono e gode di questo suono.
Un pensiero che sorge nello spirito viene dall’anima trasformato in desiderio di attuazione e soltanto così, con l’aiuto dello strumento fisico, può diventare azione.

La morte considerata come fatto del mondo fisico, rappresenta un mutamento delle attività corporee. Con la morte il corpo cessa di fare con la sua struttura da strumento all'anima e allo spirito.
Quando lo spirito si è sciolto dal corpo, resta ancora unito con l’anima. E come durante la vita fisica il corpo lo ha incatenato al mondo fisico, così ora l’anima lo incatena a quello animico.
Ma nel mondo animico non sta il vero essere originario dello spirito. Il mondo animico deve soltanto congiungerlo col campo della sua attività, col mondo fisico.

Dopo la morte l’anima non è più congiunta al corpo, ma lo è solo con lo spirito.
Essa vive ormai in un ambiente animico. Le sole forze di quel mondo possono quindi ancora agire su di lei. E a questa vita dell’anima nel mondo animico è a tutta prima vincolato anche lo spirito. È vincolato ad essa come lo è al corpo durante l’incarnazione fisica.
Il momento della morte del corpo è determinato dalle leggi di questo. In generale si può dire: non l’anima e lo spirito abbandonano il corpo, il corpo viene piuttosto dimesso da anima e spirito quando le sue forze non possono più operare nel senso dell’organizzazione umana. Tale è anche il nesso tra anima e spirito. L’anima lascerà andare lo spirito nel mondo superiore, spirituale, quando le sue forze non potranno più agire nel senso dell’organizzazione animica umana. Lo spirito sarà liberato nell'istante in cui l’anima avrà abbandonato al dissolvimento quel che essa può sperimentare soltanto entro il corpo e abbia conservato unicamente quel che può continuare a vivere con lo spirito. Questa parte così conservata, che è si stata sperimentata nel corpo, ma anche può venire impressa come frutto nell'elemento spirituale, unisce l’anima allo spirito nel mondo puramente spirituale.
L’anima aveva il compito di dare allo spirito la direzione verso il mondo fisico. Dal momento in cui ha assolto tale ufficio, prende la direzione verso il mondo spirituale.
Alla morte vien dietro, per lo spirito umano, un periodo in cui l’anima si libera delle sue inclinazioni verso l’esistenza fisica, per tornare a seguire le sole leggi del mondo animico-spirituale e liberare così lo spirito. È naturale che questo periodo sia tanto più lungo quanto l’anima sarà stata vincolata al mondo fisico.

Quando l’anima entra dopo la morte nel mondo animico, soggiace alle sue leggi.
Queste leggi agiscono su di lei, e dalla loro azione dipende il modo in cui sarà cancellata in lei la tendenza verso il mondo fisico.
L’anima si purifica dunque attraverso le regioni animiche descritte, finché nella zona della perfetta simpatia si unifica con l’insieme del mondo animico. Lo spirito con l’anima è congiunto direttamente mentre con il corpo è congiunto indirettamente tramite l’anima.
Per via di questa unione diretta con l’anima, lo spirito può sentirsi libero da lei solo quando essa si è fusa con l’insieme del mondo animico.
In quanto dimora dell’uomo subito dopo la morte, il mondo animico può essere chiamato “regione delle brame”.
I vari sistemi religiosi che hanno accolto nelle loro dottrine la coscienza di queste condizioni, designano questa “regione delle brame” col nome di “purgatorio”, “fuoco, purificatore” …
La regione più bassa del mondo animico è quella della “brama ardente”. Là dopo la morte, vengono cancellate dall'anima tutte le brame egoistiche più grossolane connesse con la vita inferiore del corpo.
È uno stato di tenebre quello in cui le anime si trovano, e in una tale condizione cadano solo gli uomini i cui appetiti, durante la vita fisica, tendevano alle cose più grossolane.

Il triplice mondo si differenzia così:
  • regno delle entità archetipiche amorfe (primo regno elementare)
  • regno delle entità creatrici di forme (secondo regno elementare)
  • regno delle entità animiche (terzo regno elementare)
  • regno delle forme create (cristalli)
  • regno che diviene percepibile ai sensi in forme, nel quale però lavorano entità creatrici di forme (regno vegetale)
  • regno che diviene percepibile ai sensi in forme, nel quale però operano anche le entità creatrici di forme e quelle che si esplicano animicamente (regno animale)
  • regno in cui le forme sono percepibili ai sensi e in cui però operano le entità creatrici di forme e quelle che si esplicano animicamente, e nel quale inoltre lo spirito plasma se stesso in forma di pensiero entro il mondo fisico (regno umano)
Le parti fondamentali dell’uomo vivente nel corpo fisico sono connesse col mondo spirituale. Il corpo fisico, il corpo eterico, il corpo animico senziente e l’anima razionale vanno considerati come archetipi del mondo spirituale condensati nel mondo sensibile.

Il corpo fisico si forma per il fatto che l’archetipo dell’uomo si condensa fino a divenire percepibile ai sensi. Si può dire che il corpo fisico è un’entità del primo regno elementare condensata fino ad essere fisicamente visibile.
Il corpo eterico nasce per il fatto che la forma fisica così sorta è mantenuta mobile da un’entità che spinge la propria azione entro il regno sensibile, ma rimane invisibile ai sensi. Questa entità ha origine nelle più alte sfere del mondo spirituale, e nella seconda regione diviene archetipo della vita, e opera nel mondo sensibile.
L’entità che costruisce il corpo animico senziente ha origine nelle somme regioni del mondo spirituale, diviene nella terza regione archetipo del mondo animco, e come tale opera nel mondo sensibile.
L’anima razionale si forma perché l’archetipo dell’uomo pensante diviene pensiero nella quarta regione del mondo spirituale, e come tale opera direttamente nel mondo sensibile quale essere umano pensante.
Così l’uomo sta nel mondo sensibile; così lo spirito lavora intorno al suo corpo fisico, al suo corpo eterico e al suo corpo animico senziente. Così lo spirito si manifesta nell’anima razionale.

Ai tre corpi inferiori dell’uomo gli archetipi collaborano dunque in forma di entità che gli stanno in certo modo esteriormente di fronte; nell’anima razionale, l’uomo lavora (coscientemente) su se stesso.
Le entità che lavorano sul corpo fisico dell’uomo sono le stesse che formano la natura minerale.
Al suo corpo eterico lavorano entità simili a quelle che, invisibili ai sensi, vivono nel regno vegetale; al suo corpo animico senziente lavorano entità simili a quelle che, dal pari invisibili, vivono nel regno animale, che però estendono la loro attività in questi regni.
Così cooperano i diversi mondi. Il mondo in cui vive l’uomo è l’espressione di tale collaborazione.

Spirito del popolo o spirito nazionale: si esplica nelle sensazioni, nei sentimenti, nelle inclinazioni comuni ad un popolo. È un’entità che non si incorpora fisicamente, ma come l’uomo forma il suo corpo in modo percepibile ai sensi, così essa forma il proprio dalla sostanza del mondo animico.
Il corpo animico dello spirito del popolo è come una nube entro la quale vivono gli uomini appartenenti a un dato popolo.

Le forme-pensiero e l’aura umana: nelle diverse persone varia la grandezza dell’aura, in media ci si può rappresentare che nella sua totalità l’uomo appare alto il doppio e largo il quadruplo dell’uomo fisico.
Nell’aura fluttuano i più svariati colori. E questo fluttuare dà una fedele immagine della vita umana interiore. Mutevoli come questa sono singole tonalità di colore. Ma certe qualità durevoli: capacità, abitudini, prosperità del carattere, si esprimono in toni fondamentali costanti.

L’aura varia molto secondo i vari temperamenti e le disposizioni animiche degli uomini; varia anche secondo i gradi di evoluzione spirituale.

La triplice aura è l’espressione soprasensibile visibile dell’entità umana. Le tre parti costitutive dell’uomo: corpo, anima e spirito, si esprimono in essa.
  • La prima aura è un’immagine riflessa dell’influenza che il corpo esercita sull'anima.
  • La seconda caratterizza la vita propria dell’anima che si è elevata sopra gli stimoli. immediati dei sensi, ma non si è ancora dedicata al servizio dell’eterno.
  • La terza rispecchia il dominio che lo spirito eterno ha conseguito sull'uomo mortale.


Nell'aura si esprime così quel che l’uomo ha fatto di se stesso nel corso delle sue incarnazioni.


Fonte: Teosofia - Rudolf Steiner 












[1] Agiscono da prima gli appetiti, le brame, le passioni. Quando l’i si compenetra di sé spirituale, l’anima a sua volta riempie il corpo astrale della forza del sé spirituale. Per la sua partecipazione al mondo spirituale l’io è diventato signore nel mondo degli appetiti, brame … nella misura in cui questo si verifica il sé spirituale si palesa nel corpo astrale di conseguenza questo si modifica. Per cui il corpo astrale è duplice: una parte immutata e una parte trasformata.  Sé spirituale = corpo astrale trasformato.