LE CINQUE STANZE
Possiamo
essere ancora più precisi e sostenere, basandoci su valide prove, l’esistenza
di cinque livelli di coscienza accessibili all'essere umano:
- Sonno profondo senza sogni – Primo livello
- Sogno – Secondo livello
- Sonno da svegli (identità) – Terzo livello
- Trascendenza di sé (ricordo di sé) – Quarto livello
- Coscienza oggettiva (coscienza cosmica) – Quinto livello
SONNO SENZA SOGNI: la percezione è assente. L’attività è
ridotta al minimo. Sono in atto i respiro, il battito cardiaco e altri processi
involontari, ma manca completamente la consapevolezza di sé. È il sonno senza
sogni, l’oblio fratello della morte. È la prima stanza in cui l’essere umano
deve trascorrere gran parte della vita, perché solo nel sonno gli organi del
corpo preposti alla rigenerazione (le nostre batterie vitali) si ricaricano.
Se gli
viene impedito l’ingresso nella prima stanza, l’organismo può subire danni irreparabili.
L’incapacità di dormire è uno dei primi sintomi della schizofrenia, una delle
più comuni e più gravi forme di malattie mentali.
STANZA DEI SOGNI: non passiamo mai l’intero periodo del
sonno nella prima stanza, e farlo sembra produrre effetti non salutari.
Obbedendo a una legge ancora poco conosciuta, di tanto in tanto lasciamo la
prima stanza ed entriamo nella seconda, quella dei sogni. Qui “vediamo” scene
ed eventi davanti a noi, come se fossero proiettati su un grande schermo. Ho
messo il verbo “vedere” tra virgolette perché, con gli occhi chiusi e la stanza
immersa nell’oscurità, la retina non può essere impressionata da alcuna
immagine. Si tratta di un vedere puramente mentale, eppure, attraverso un
misterioso collegamento tra il cervello e gli occhi, quando sogniamo questi
ultimi si muovono rapidamente, come se seguissero effettivamente una scena.
SONNO DA SVEGLI: il terzo stato di coscienza sorge quando
l’individuo si sveglia dal sonno fisico e si trova immediatamente sprofondato
in una condizione chiamata “identificazione”. L’identificazione è infatti il tratto
distintivo del terzo stato di coscienza, in cui l’individuo non ha una
consapevolezza autonoma, ma si perde in tutto ciò che fa, pensa e sente.
Essendo l’essere umano perso e non presente a se stesso, Gurdjieff definisce il terzo stato
di coscienza “sonno da svegli”.
L’uomo
che si trova in questa condizione non è l’uomo vero, bensì una macchina priva
di unità interiore, di reale volontà e di un io permanente, mossa e manipolata
da forze esterne come un burattino dal burattinaio.
Inoltre,
questa persona addormentata è attorniata da latri dormienti, e la cultura in
cui vive è intesa a perpetuare questo stato di sonno.
TRASCENDENZA DI SÉ: la possibilità di entrare nel quarto
stato di coscienza dipende dall'averne già fatto esperienza.
… l’uomo
può avere, e ha, dei barlumi di questo stato in seguito a un’emozione religiosa
provata davanti a un’opera d’arte, nell'estasi sessuale o in situazioni di
grave pericolo. In circostanze come queste, si dice che egli “si ricorda di se
stesso”.
Il
ricordo di sé è una separazione della consapevolezza da tutto quello che
facciamo, pensiamo e sentiamo. Il suo simbolo è la freccia a due punte, che
indica una duplice consapevolezza. C’è un agente e c’è un osservatore, che è la
consapevolezza oggettiva di sé; c’è il senso di essere separati, staccati dalle
limitazioni del copro fisico; c’è un senso di distacco, di non identificazione.
Quando
veniamo a sapere dell’esistenza della quarta stanza, la nostra vita giunge a un
bivio. Possiamo cercare di ignorarla, comportandoci come se non esistesse e
ricadendo nello stato di totale identificazione, oppure provare il desiderio di
giocare il Master game e cercare qualcuno che ci spieghi le tecniche del gioco.
Tutte le
ricchezze di Creso non avrebbero consentito ad un re del passato di fare
un’esperienza per noi normale come salire su un aereo.
La terza
stanza è così comoda, sicura e piena di cose, quindi, perché dovremmo salire
nella quarta? Che cosa può offrirci di più della terza?
La
risposta è ovvia. La libertà. Solo nel quarto stato di coscienza ci liberiamo
dalla tirannia dell’io e dalle paure e sofferenze che questa entità provoca.
Una volta entrati nella quarta stanza, e dopo aver imparato ad abitarla, siamo
liberi dalla paura. Le parole “io” e “mio” perdono il loro significato. Non ci
identifichiamo più con il corpo fisico e non attribuiamo eccessiva importanza
ai processi materiali.
Uno dei
poteri che si sviluppano nella quarta stanza è la capacità di morire
volontariamente.
L’uomo
che vive nella terza stanza può credere di essere padrone di se stesso, ma in
realtà non ha nessun controllo sulle sue azioni. Non è nemmeno capace di
camminare per strada senza perdersi nelle più svariate impressioni che
“colpiscono la sua immaginazione”. Padrone di sé è solo chi vive nella quarta
stanza: sa dove sta andando, sa di stare facendo una certa cosa e perché la fa.
Il suo segreto è il distacco dal risultato delle azioni, e misura il successo e
il fallimento non in base ai risultati esteriori, ma in termini di
consapevolezza interiore.
COSCIENZA COSMICA: R.M. Bucke scrive, nel suo La coscienza cosmica, che la sua caratteristica principale è
appunto una “coscienza del cosmo, cioè della vita e dell’ordine dell’universo”.
Un altro
esempio è la visione cosmica che Krishna rivela ad Arjuna nella Bhagavad Gita.
Un
contatto scorretto con la quinta stanza, attraverso le droghe o altri
strumenti, può provocare danni irreversibili causati dalla potenza delle
impressioni su una consapevolezza non sufficientemente preparata.
Nessuno,
per quanto dotato di grandi capacità, può trasmettere a un’altra persona un diverso
livello di coscienza.
Fonte: Master Game
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