La
ricerca del dott. Livingstone
Qualcuno
nel gruppo fece una domanda sul ricordo di noi stessi, su come riportare la
nostra attenzione.
“Eh” G.
incominciò burbero ma con un lieve sorriso. “Adesso vedete un po’ di verità,
non solo della piccola verità ma della Verità con la V maiuscola. Non è
possibile scoprire l’America se quando raggiungiamo la destinazione in cui si
pensava di arrivare navighiamo al di là dei limiti del mondo.
L’uomo
vede se stesso come un caos oggi, ed un altro domani. Oggi è solo un uomo
ordinario, domani può essere un topo, e solo ieri era il Sig. dio. Quando non
abbiamo un’identità reale, possiamo divenire qualunque cosa ci sia suggerita da
influenze interne ed esterne, soprattutto, possiamo divenire entità differenti
quando non abbiamo “presenza”.
Quando
passiamo ogni porta verso una nuova identità come ci è suggerito dalle nostre
influenze, dovremmo sforzarci di vederci in ruoli in continuo cambiamento.
Possiamo quindi vedere chiaramente che non siamo oggi gli stessi che credevamo
di essere ieri, che non abbiamo un’identità oggettiva, perché non siamo adesso
ciò che eravamo ieri o il giorno prima.
Il vero
sé non muta mai. I falsi sé mutano continuamente e divengono una cosa o
un’altra. Riteniamo di essere qualunque cosa dentro la quale cadiamo, come
bambini che giocano che finiscono per credere in quello che fanno finta di
fare.
Possiamo
ritirarci per un momento, possiamo vedere che ci siamo identificati come questa
o quella entità. Quando ci mettiamo la lana sugli occhi non possiamo sapere che
siamo caduti in un’identità. Una volta ogni tanto, però, se combattiamo,
possiamo sapere che siamo caduti e possiamo guardarci indietro su di essa e
dire a noi stessi “io non sono quello”.
Per ogni
identità entro la quale siamo caduti, possiamo apprendere a guardarci indietro
e ricordarci “io non sono quello”, rifiutando tutte le identità che non sono
eterne ed immutabili, impiegando nuovamente ciascuna di esse con la
testardaggine di un mulo ed allo stesso tempo desiderando con tutta la nostra
forza di scoprire in noi quella sola identità che non muta e non può mutare ad
ogni soffio di vento.
Possiamo
impiegare questo esperimento per scoprire i nostri veri sé come cercheremmo di
trovare il Dott. Livingstone. Continuare questa ricerca, osservare i sé
impermanenti e transienti fino a che non trovate il vostro Dott. Livingstone.
Solo
allora siamo in grado di dire senza mentire che stiamo cercando di ricordarci
di noi stessi, perché solo allora abbiamo un sé autentico da cercare di
ricordare.
Osservate
tutte le impressioni dal punto di vista di questo sé nuovo ed immutabile.
Assumere questa stazione per l’osservazione della macchina può essere chiamato
“terzo occhio”. Quando, oltre a questo, riconciliamo tutte le contraddizioni
interne, diciamo che abbiamo aperto il terzo occhio.
Se siamo
in grado di vedere in modo imparziale un’identità transitoria mentre questa è
ancora in vita, potete dire “non questo” invece di “non quello”; dirlo al
presente invece che nel passato, ma con attenzione supplementare perché
l’identità è ancora attiva.
Tutte le
identità ordinarie vengono dalla personalità, ed in ogni caso quelle identità
che possono successivamente divenire altre identità non sono il sé autentico.
L’uomo
ordinario vede e manifesta dal centro che è il più urgente al momento e le cui
influenze suggeriscono per associazione che dovrebbe essere al comando
dell’organismo almeno momentaneamente. L’uomo è sotto la continua influenza
della vita organica, il suo grande nemico, e tuttavia non deve mai combattere
direttamente contro la vita organica.
Possiamo
essere il sé reale in ogni momento. Dobbiamo vedere come le mutazioni del sé
distorcono la nostra comprensione del Mondo reale. Magari siamo Dio in uno
stato, forse all’inferno, ma potete togliervi da tutto ciò e non essere così il
giorno dopo, quindi esse non possono essere il sé reale.
RE
NUDO Numero 68 – marzo/aprile 2003 – Traduzione di Marco Maria Bonello (ibjbon@tin.it)
Secret Talks with Mr. G. di E.J. Gold
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