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venerdì 13 novembre 2015

Secret Talks with Mr. G., vol. 2, cap. 7 – E.J.Gold

La ricerca del dott. Livingstone

Qualcuno nel gruppo fece una domanda sul ricordo di noi stessi, su come riportare la nostra attenzione.
“Eh” G. incominciò burbero ma con un lieve sorriso. “Adesso vedete un po’ di verità, non solo della piccola verità ma della Verità con la V maiuscola. Non è possibile scoprire l’America se quando raggiungiamo la destinazione in cui si pensava di arrivare navighiamo al di là dei limiti del mondo.
L’uomo vede se stesso come un caos oggi, ed un altro domani. Oggi è solo un uomo ordinario, domani può essere un topo, e solo ieri era il Sig. dio. Quando non abbiamo un’identità reale, possiamo divenire qualunque cosa ci sia suggerita da influenze interne ed esterne, soprattutto, possiamo divenire entità differenti quando non abbiamo “presenza”.
Quando passiamo ogni porta verso una nuova identità come ci è suggerito dalle nostre influenze, dovremmo sforzarci di vederci in ruoli in continuo cambiamento. Possiamo quindi vedere chiaramente che non siamo oggi gli stessi che credevamo di essere ieri, che non abbiamo un’identità oggettiva, perché non siamo adesso ciò che eravamo ieri o il giorno prima.
Il vero sé non muta mai. I falsi sé mutano continuamente e divengono una cosa o un’altra. Riteniamo di essere qualunque cosa dentro la quale cadiamo, come bambini che giocano che finiscono per credere in quello che fanno finta di fare.
Possiamo ritirarci per un momento, possiamo vedere che ci siamo identificati come questa o quella entità. Quando ci mettiamo la lana sugli occhi non possiamo sapere che siamo caduti in un’identità. Una volta ogni tanto, però, se combattiamo, possiamo sapere che siamo caduti e possiamo guardarci indietro su di essa e dire a noi stessi “io non sono quello”.
Per ogni identità entro la quale siamo caduti, possiamo apprendere a guardarci indietro e ricordarci “io non sono quello”, rifiutando tutte le identità che non sono eterne ed immutabili, impiegando nuovamente ciascuna di esse con la testardaggine di un mulo ed allo stesso tempo desiderando con tutta la nostra forza di scoprire in noi quella sola identità che non muta e non può mutare ad ogni soffio di vento.
Possiamo impiegare questo esperimento per scoprire i nostri veri sé come cercheremmo di trovare il Dott. Livingstone. Continuare questa ricerca, osservare i sé impermanenti e transienti fino a che non trovate il vostro Dott. Livingstone.
Solo allora siamo in grado di dire senza mentire che stiamo cercando di ricordarci di noi stessi, perché solo allora abbiamo un sé autentico da cercare di ricordare.
Osservate tutte le impressioni dal punto di vista di questo sé nuovo ed immutabile. Assumere questa stazione per l’osservazione della macchina può essere chiamato “terzo occhio”. Quando, oltre a questo, riconciliamo tutte le contraddizioni interne, diciamo che abbiamo aperto il terzo occhio.
Se siamo in grado di vedere in modo imparziale un’identità transitoria mentre questa è ancora in vita, potete dire “non questo” invece di “non quello”; dirlo al presente invece che nel passato, ma con attenzione supplementare perché l’identità è ancora attiva.
Tutte le identità ordinarie vengono dalla personalità, ed in ogni caso quelle identità che possono successivamente divenire altre identità non sono il sé autentico.
L’uomo ordinario vede e manifesta dal centro che è il più urgente al momento e le cui influenze suggeriscono per associazione che dovrebbe essere al comando dell’organismo almeno momentaneamente. L’uomo è sotto la continua influenza della vita organica, il suo grande nemico, e tuttavia non deve mai combattere direttamente contro la vita organica.

Possiamo essere il sé reale in ogni momento. Dobbiamo vedere come le mutazioni del sé distorcono la nostra comprensione del Mondo reale. Magari siamo Dio in uno stato, forse all’inferno, ma potete togliervi da tutto ciò e non essere così il giorno dopo, quindi esse non possono essere il sé reale. 

RE NUDO Numero 68 – marzo/aprile 2003 – Traduzione di Marco Maria Bonello (ibjbon@tin.it


Secret Talks with Mr. G. di E.J. Gold



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