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giovedì 28 luglio 2016

La struttura della magia

Capitolo primo

Vincoli neurologici: il mondo fisico rimane costante, mentre l’esperienza che ne abbiamo cambia enormemente in funzione del nostro sistema nervoso.
Il nostro sistema nervoso deforma e cancella sistematicamente intere parti del mondo reale. Ne risulta la riduzione della portata dell’esperienza possibile, come pure l’introduzione di differenze tra quanto sta realmente avvenendo nel mondo e l’esperienza che ne abbiamo. Quindi il nostro sistema nervoso, determinato geneticamente sin dall’inizio, costituisce il primo insieme di filtri che distinguono il mondo – il territorio – dalla nostra rappresentazione del mondo – la mappa.

Vincoli sociali: l’ipotesi è che la funzione del cervello e del sistema nervoso e degli organi dei sensi sia principalmente eliminativa e non produttiva. Chiunque ha la facoltà in ogni momento di ricordare tutto ciò che gli è accaduto e di percepire tutto ciò che accade dovunque nell’universo. La funzione del cervello e del sistema nervoso è di proteggerci contro il pericolo di essere sopraffatti e confusi da questa massa di conoscenza in gran parte inutile e irrilevante, cacciando via la maggior parte di ciò che altrimenti percepiremmo e ricorderemmo in ogni momento, e lasciando solo quella piccolissima e particolare selezione che ha probabilità di essere utile in pratica.
Ogni individuo è nello stesso tempo il beneficiario e la vittima della tradizione linguistica nella quale è nato; il beneficiario in quanto il linguaggio gli dà accesso ai ricordi accumulati dell’esperienza altrui; la vittima in quanto lo conferma nella convinzione che la ridotta consapevolezza sia la sola consapevolezza e perché stuzzica il suo senso della realtà, in modo che egli è fin troppo pronto a prendere i suoi concetti per dati, le sue parole per cose vere (Aldous Huxley, Le porte della percezione, Mondadori, Milano, 1980).
Un secondo modo in cui la nostra esperienza del mondo differisce dal mondo in sé è dovuto all’insieme dei vincoli o filtri, sociali.

Vincoli individuali: un terzo modo in cui la nostra esperienza del mondo può differire dal mondo in sé è dovuto a una serie di filtri che chiamiamo individuali. Intendiamo pe filtri individuali tutte le rappresentazioni che creiamo come esseri umani in base alla nostra storia personale unica.
I modelli e le mappe che creiamo nel corso della vita si basano sulle nostre esperienze individuali, e poiché taluni aspetti delle nostre esperienze saranno unici per noi in quanto persona, talune parti del nostro modello del mondo saranno esclusivamente peculiari di ciascuno di noi. Questi singoli modi con i quali ciascuno di noi rappresenta il mondo costituiranno un insieme di interessi, abitudini, simpatie, antipatie e regole di comportamento che sono decisamente nostri.

Modelli e terapia: abbiamo constatato per esperienza che le persone vengono tipicamente in terapia soffrendo, con la sensazione d’essere paralizzate, senza avvertire alcuna possibilità di scelta o libertà d’azione nella loro vita. Ciò che abbiamo scoperto non è che il mondo è troppo limitato o che non vi sono scelte, ma che costoro impediscono a sé stessi di scorgere le opzioni e le possibilità che gli si dischiudono perché queste non sono disponibili nei loro modelli del mondo.
La domanda che ci poniamo è questa: com’è possibile che esseri umani diversi, posti di fronte allo stesso mondo, abbiano esperienze tanto differenti? La nostra opinione è che questa diversità sia principalmente il risultato della differenza di ricchezza dei loro modelli.
Il comportamento degli esseri umani, per quanto bizzarro possa sembrare a prima vista, ha un senso se lo si vede nel contesto delle scelte generate dal modello. La difficoltà non sta nel fatto che essi effettuano la scelta sbagliata, ma che non hanno abbastanza scelte: non hanno un’immagine del mondo messa a fuoco con ricchezza. Il paradosso più diffuso che scorgiamo nella condizione umana è questo: i processi che ci permettono di sopravvivere, crescere, cambiare e provare gioia sono gli stessi processi che ci permettono di mantenere un modello del mondo impoverito: la nostra capacità di azionare dei simboli, cioè di creare dei modelli … se commettiamo l’errore di confondere il modello con la realtà. Possiamo individuare tre meccanismi generali con i quali lo facciamo: la generalizzazione, la cancellazione e la deformazione.

La generalizzazione è il procedimento con il quale elementi o parti del modello di una persona vengono staccati dalla loro esperienza originaria e giungono a rappresentare l’intera categoria di cui l’esperienza è un esempio. La nostra capacità di generalizzare è essenziale per affrontare il mondo. Per esempio, ci è utile sapere generalizzare dall’esperienza di una bruciatura al contatto con una stufa rovente alla regola che le stufe roventi non vanno toccate. Ma se generalizziamo quest’esperienza sino alla percezione che le stufe sono pericolose, e ci rifiutiamo quindi di stare in una stanza con la stufa, limitiamo senza alcuna necessità il nostro movimento nel mondo.

La cancellazione è un procedimento con sui, selettivamente, prestiamo attenzione a certe dimensioni della nostra esperienza e ne escludiamo altre. Prendiamo per esempio, la capacità di filtrare o escludere ogni altro suono, in una stanza piena di gente che parla, per ascoltare solo la voce di una data persona. Con lo stesso procedimento possiamo impedire a noi stessi di udire i messaggi di affetto di altre persone alle quali teniamo molto.

La deformazione: è il procedimento che ci permette di operare cambiamenti nella nostra esperienza dei dati sensoriali.

Van Gogh ha potuto dipingere quei cieli perché era in grado di deformare la propria percezione spazio-temporale al momento della creazione. 

Fonte: La struttura della magiaRichard Bandler, John Grinder

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