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lunedì 2 settembre 2019

Ryke Geerd Hamer

La Nuova Medicina fiorirà quando fioriranno i crochi
(Dott. Ryke Geerd Hamer)

Ryke Geerd Hamer nasce il 17 maggio 1935 a Mettmann (Germania), da Margot e Heinrich Hamer, sua madre proviene da una nobile famiglia italiana e il padre (pastore protestante) da una famiglia di agricoltori di Ostfriesland. Geerd è il terzo di sei fratelli tra cui: Heyo Erke (1931), Eberhard (1932) e Bernd (1939). Dai due ai sei anni vive con i nonni e, dopo la morte del nonno torna dai genitori. Suo fratello Heyo Erke, dopo le esperienze di guerra a Krefeld, sotto i bombardamenti, e gli ebrei nascosti ai nazisti nella casa di famiglia, fu spinto, a studiare teologia (così come farà anche Geerd), e una volta completati gli studi andò come missionario della DOAM (Deutsche Ostasien-Mission) in Giappone (1961-1967).
Nel 1953 Geerd consegue la maturità ed inizia gli studi di medicina, teologia e fisica all'università di Tübingen dove incontra Sigrid Gertrud Ursula di Oldenburg, anche lei studentessa di medicina, i due si innamorano e si sposano nel 1956. 
Nel 1957 supera l'esame di teologia e nel 1959 supera l'esame di stato di medicina a Marburg. 
Il 10 aprile del 1962 diventa medico e riceve il Dr. Med. (Dottorato) nel dicembre 1963. Inizia a lavorare nelle cliniche universitarie di Tübingen e Heidelberg per molti anni. Si specializza in medicina interna (1972), lavora nella clinica universitaria di Tübingen e collabora con la moglie, anch'essa divenuta medico, nello studio privato. Brevetta alcuni strumenti medicali.
Nel 1976, anno in cui sua figlia Birgit vince il concorso di miss Germania, la famiglia Hamer (Geerd, la moglie e i quattro figli: Birgit, Dirk, Ghunield e Bernd), viene in Italia, stabilendosi a Roma, dove Birgit inizia a lavorare come modella e attrice (nel film di Armenia Balducci Amo non amo, 1979).

Il 18 agosto del 1978, Dirk Hamer, è colpito da una pallottola e muore il 7 dicembre del 1978, ucciso dal principe Vittorio Emanuele di Savoia[1]

Vittorio Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria di Savoia, nasce a Napoli il 12 febbraio del 1937, figlio dell’ultimo re d’Italia Umberto II e Maria José.
Dopo una carriera scolastica un po’ tribolata, si mette in affari, e lo troviamo invischiato in storie di corruzione, associazione a delinquere finalizzata a corruzione e falso e allo sfruttamento della prostituzione legata al casinò di Campione d’Italia.
Il 13 marzo 2007 la Procura della Repubblica di Como, riesaminando tutte le intercettazioni, chiede l’archiviazione delle due inchieste aperte nei suoi confronti a Potenza e trasferite a Como e il 27 marzo il GIP del tribunale di Como accoglie l’istanza di archiviazione. Anche la procura di Roma fa lo stesso in quanto i fatti non sussistono.
Il principe (che poco ha di principesco, visto il linguaggio scurrile utilizzato nelle intercettazioni telefoniche pubblicate nel giugno 2006[2]) fu un membro della P2 (tessera n° 1621) loggia massonica di Licio Gelli, la quale, appoggiava le disposizioni per acquistare emittenti televisive attraverso cui ottenere il consenso per poi cambiare le leggi, ed è ciò che effettivamente è poi successo. E sarà Silvio Berlusconi (anche lui membro della P2, tessera n° 1816), fondatore di Mediaset, che riporterà in Italia Vittorio Emanuele di Savoia (nel 2002), revocando l’esilio che fu fatto alla famiglia reale (per complicità con il fascismo dal 1922 al 1943, e la promulgazione delle leggi razziali nel 1938).
Pare che il Savoia oltre alla Loggia P2 facesse parte anche della misteriosa Loggia di Montecarlo. Dell’esistenza di tale struttura e dei personaggi che vi gravitano se ne saprà soltanto anni dopo. Sui membri del cosiddetto Comitato Montecarlo, il Sisde (il servizio segreto civile) raccoglierà informazioni che verranno inserite in un rapporto – datato 29 aprile 1982 – agli atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2. Della Loggia in Costa Azzurra, accennerà Nara Lazzerini, per cinque anni segretaria particolare di Gelli, e in tale veste frequentatrice (1976-1981), della suite del capo piduista all’Excelsior di Roma. Il 21 ottobre 1987, dinanzi alla Corte d’assise d’Appello di Bologna dichiara: "Sono stata a Montecarlo con Gelli una sola volta […] Gelli mi disse che della Loggia facevano parte anche Vittorio Emanuele di Savoia e il principe Ranieri”.[3]
Vittorio Emanuele entrò nelle grazie del conte (non per dinastia, ma per provvedimento di Mussolini) Corrado Agusta (ex consorte di Francesca Vacca), al tempo proprietario di una fabbrica di elicotteri e commerciante internazionale di armi. Il Savoia era un amico di famiglia di Reza Pahlavi (Scià di Persia), e riuscì a piazzargli una notevole quantità di armi ed elicotteri.
Negli anni ’70, fu indagato per traffico internazionale di armi (di cui, tra l’altro, era un gran collezionista), dal giudice Carlo Mastelloni (pretura di Venezia), il quale stava indagando su strane triangolazioni proibite dall’embargo: invece che arrivare allo Scià persiano, gli elicotteri arrivavano in Giordania e invece che arrivare in Malesia o Singapore, arrivavano a Taiwan o in Sud Africa. Il caso fu trasferito alla pretura di Roma, dove fu abilmente insabbiato.
Il giudice Carlo Palermo (pretura di Trento), stava, a sua volta indagando sul doppio traffico: di armi che dall’Occidente andavano in Oriente, di droga che dall’Oriente andava verso l’Occidente, ma si spinse troppo in là, sino ad arrivare ad alcuni vertici del Psi e della P2 (traffici illeciti delle finanziarie-casseforti di Bettino Craxi: miliardi provenienti da fasulle cooperazioni con Paesi del Terzo Mondo effettuate tramite le società-schermo Promit e Coprofin[4]). Palermo fu fermato bruscamente, scampando miracolosamente ad un attentato mafioso, a Pizzolungo (Trapani, 1985).
Gli anni ’70 sono pieni di fermento per il Savoia, che entra in affari con Silvano Larini (vedi Tangentopoli[5]), per trasformare l’isola di Cavallo in un luogo di vacanze esclusive e grazie a Larini si avvicinerà poi a Craxi, mischiando abilmente affari e politica, sino agli anni ’90, quando si liscerà il compagno piduista Silvio Berlusconi che lo farà rientrare in Italia.
Nel 2007 i Savoia chiedono allo Stato Italiano 170 milioni di euro come risarcimento per l’esilio oltre alla restituzione dei beni privati confiscati dallo Stato nel 1848. Il governo replica, attraverso il segretario generale della presidenza del Consiglio, Carlo Malinconico, che "non solo non ritiene di dover pagare nulla ai Savoia, ma pensa di chiedere a sua volta i danni all'ex famiglia reale per le responsabilità che ha avuto nella storia italiana".

Ma cosa successe la notte in cui Dirk Hamer fu ferito?
La sera del 18 agosto 1978, tre barche arrivano da Porto Rotondo sull’isola di Cavallo, e ormeggiano a Cala Palma vicino allo yacht del Savoia (Aniram), seguendo questa disposizione: il Coke (di Paolo Poma), il Master (di Giovanni Malagò), la Mapagià.
Sulle tre barche c’è una comitiva di circa trenta persone: Nicola Pende (playboy medico romano, ex marito di Stefania Sandrelli), Giovanni Malagò, la principessa Paola Torlonia, Paolo Poma, Giorgio e Vittorio Guglielmi Lante della Rovere, Fabiana Balestra, Clemente Gentiloni Silveri, l’imprenditore Gianfranco Amoroso, l’avvocato Francesco Ago, Luca Valerio (ex marito di Corinne Clery), Birgit e Dirk Hamer…
La comitiva scende a terra e si divide, un gruppo va a cena con Niky Pende, mentre gli altri gironzolano sull’isola, tra loro c’è Dirk Hamer che sarà tra i primi a tornarsene in barca (la Mapagià[6], proprio vicino all’Aniram) per andare a riposare (verso le 22.30).
Vittorio Emanuele di Savoia va a cena con la moglie nell’unico ristorante per milionari, sulla spiaggia, Des Pêcheurs, dove stava cenando anche Pende e il suo gruppo “alquanto rumoroso”.
Verso le tre del mattino, Vittorio Emanuele e sua moglie Marina Doria, rientrano, e si accorgono che per tornare a bordo delle proprie barche, il gruppo di Niky Pende ha utilizzato lo Zodiac, il canotto del figlio (del Savoia).
Il principe, furibondo, (anche perché, dal baccano che il gruppo di Pende fece al ristorante, aveva pensato che lo stessero beffeggiando) andò a casa a prendere il suo fucile M1[7], per recuperare il canotto Zodiac, rimasto legato al Coke. Salito sull’altro suo canotto si diresse verso lo yacht Coke, dove era rimasto legato lo Zodiac.
Qui le versioni di Vittorio Emanuele e Niki Pende divergono: il primo dice che stava riprendendosi il suo canotto, quando ha urtato una bombola di ossigeno la quale cadendo iniziò a sibilare. Pende uscì e iniziò a urlargli contro ed è a questo punto che il principe sparò in aria per intimorirlo, ma Pende gli saltò addosso e mentre cadevano in acqua partì un secondo colpo. Pende invece dirà che sentì un rumore e una volta salito in coperta a vedere cosa succedeva, vide il principe armato e minaccioso che sparò due colpi, così lui si abbassò per schivarli e poi gli saltò addosso.

Dal sito di panorama[8] abbiamo la versione rilasciata dal capitano Sabatini che era presente quella sera. Niki Pende dormiva quando sentì un rumore, salì in coperta e vide Vittorio Emanuele in canottiera e mutande, armato e minaccioso (che urlava: “Figli di puttana di italiani, vi ammazzo tutti”) fino a che gli puntò il fucile all’altezza degli occhi, così Pende si buttò a terra ma partì il primo colpo. Allora Pende gli saltò addosso e mentre si rotolavano sul canotto partì il secondo colpo.
Il primo proiettile bucò due strati del vetroresina del Master e poi trapassò il vetro della Mapagià e colpì Dirk, recidendogli la vena destra del bacino e causandogli un’emorragia all’addome. Pende si era buttato in acqua nuotando sotto le cinghie per paura di essere colpito e quando riaffiorò sentì le urla di Dirk.

Racconta Birgit (sorella di Dirk, che era presente) che fu una scena raccapricciante, Dirk urlava “anestesia, anestesia” premendosi l’arteria femorale che sanguinava. Le luci dell’isola di Cavallo si accesero e fu il panico. Vittorio Guglielmi voleva rincorrere il principe con la sua pistola, ma Pende lo esortò a desistere poiché se avesse sparato sarebbe poi stato accusato di avere colpito lui Dirk, cosa che poi avvenne comunque.
Pende legò forte la ferita di Dirk. Sabatini cercò soccorsi, si raggiunse l’ufficio di Cavallo, ma nulla. Qualcuno promise un elicottero, ma non arrivò nessuno. Il tempo passò e Dirk non ebbe soccorsi, rimanendo per molte ore a sanguinare. La direzione di Cavallo riuscì solo a mandare un medico a bordo, per controllare come stava il ragazzo. Dopo due ore, Paolo Poma e Niki Pende decisero di partire, nonostante il mare mosso, ed ogni onda fu come una pugnalata per Dirk. Arrivarono a Porto Vecchio solo dopo altre due ore, Dirk era clinicamente morto, fu rianimato e operato d’urgenza, perché aveva un’emorragia nella cavità addominale. Dopo sette ore di sala operatoria Dirk era molto grave.

"Mio fratello si sarebbe salvato se fosse stato soccorso in tempo. All'inizio Vittorio Emanuele ci promise il suo elicottero per trasportarlo all'ospedale di Porto Vecchio. Ma aspettammo a lungo inutilmente, e alla fine decidemmo di portarlo noi in motoscafo. Aveva un'emorragia, perdeva molto sangue Il medico ci disse che se avessimo tardato un altro quarto d'ora sarebbe morto", dice Birgit Hamer in un'intervista del 2006.[9] 

Sta di fatto che Dirk Hamer viene colpito da un proiettile, mentre dormiva tranquillamente sulla Mapagià, a bordo della quale viene trovata la mattina dopo una pistola Smith & Wesson calibro 38 con due proiettili mancanti. Il proprietario dell’arma sosterrà di non averla usata da giorni. Per i legali del principe, invece, fu proprio quell’arma a colpire il giovane Hamer. Impossibile una perizia dell’arma, perché fu subito restituita a Vittorio Guglielmi[10], che la fece prontamente sparire, come impossibile fu una perizia sulla fiancata della Mapagià (per analizzare i fori dei proiettili) perché la barca non fu sequestrata e Guglielmi la fece subito riparare e se ne liberò. La polizia francese non investigò.
La difesa del principe sostenne la presenza di altre persone che avrebbero sparato durante la colluttazione, poi fuggite e mai identificate dalla gendarmeria francese.  Pare che i resti della pallottola estratti dal corpo di Dirk fossero troppo piccoli per essere analizzati.
All’inizio il principe si prese la responsabilità delle ferite a Dirk, ma poi cambiò versione quando saltò fuori la pistola di Guglielmi.
Dopo 111 giorni di agonia, durante i quali dovette subire l’amputazione di una gamba e altre 19 operazioni, Dirk Hamer muore il 7 dicembre del 1978. 
Vittorio Emanuele fu arrestato ad Ajaccio e rilasciato dopo sei settimane (a detta della stampa, a detta di Hamer: “deve essere stato rilasciato dopo soli due giorni e il resto fu solo finzione molto ben organizzata”).
Nel 1991, dopo 13 anni di processo, la corte d’assise di Parigi lo assolve dall'accusa di omicidio, condannandolo solo a una pena di sei mesi, con la condizionale, per porto abusivo di armi.

Anche se avevo torto ... devo dire che li ho fregati. È davvero eccezionale: venti testimoni, e si sono affacciate tante di quelle personalità importanti. Ero sicuro di vincere. Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era steso, passando attraverso la carlinga”. Sono le parole che il Savoia pronuncia in un video, pubblicato dal Fatto quotidiano il 24 febbraio del 2011, registrato nel 2006 da una telecamera nascosta nella cella del carcere di Potenza, dove si trovava per via dello scandalo di Vallettopoli. Vittorio Emanuele negherà tutte le accuse, sostenendo che il video fu montato ad arte. Queste prove furono presentate dalla sorella di Dirk, Birgit Hamer. Niki Pende appoggiò il “principe”, sostenendo che il processo contro di lui fosse corrotto, e la richiesta di Birgit, che chiedeva il rifacimento del processo, non fu accolta. 

Nel marzo del 1979 Hamer si ammala gravemente (cancro al testicolo) e subisce due interventi chirurgici. Riesce a riprendersi, e nel 1981 comincia a pensare che tra la sua malattia e lo shock della morte del figlio ci sia un nesso. Da allora cercò di comprendere cosa gli era successo, e passando notti burrascose, in cui sognò spesso il figlio Dirk, che lo esortava a proseguire le sue ricerche, cominciò a capire che il suo cancro era in relazione al proprio vissuto e all'ingiustizia subita. E da lì Hamer arrivò alla scoperta della 1° legge biologica.

Dopo la dipartita di Dirk, la famiglia Hamer venne terrorizzata dalla loggia P2, dallo schieramento degli avvocati e agenti di casa Savoia.

Le scoperte di Hamer gli hanno procurato un susseguirsi di tormenti: nel 1981 dopo avere depositato una tesi (di post-dottorato) sulle sue ricerche (con 200 cartelle cliniche e 70 casi dettagliatamente descritti), alla facoltà di medicina di Tübingen, il suo ex professore gli propose di verificare la tesi (“La sindrome di Hamer e la regola ferrea del cancro”), ma senza nessuna spiegazione la facoltà rifiuta la verifica. 
Il 12 marzo 2008 il tribunale di Sigmaringen (Germania) decretò che l’università di Tübingen non aveva più l’obbligo di verificare la tesi del dottor Hamer.

Nel 1984, la Prof.ssa Dott.ssa E. Mannheimer (cardiologica, Clinica universitaria di Vienna), il prof. Pokieser (Centro radiologico, Università di Vienna), il Dott. Fitscha (Policlinico, II Reparto Cardiologia, Vienna), prof. Dott. Imhof (Centro radiologico, TC), hanno valutato 8 pazienti con il Dr. Hamer (internista) cercando la correlazione tra attacchi cardiaci, conflitti di territorio e alterazioni cerebrali nelle forme dei cosiddetti Focolai di Hamer. L’esito fu che tutti gli attacchi cardiaci erano insorti dopo la soluzione del conflitto di territorio.

La moglie di Hamer si ammala di cancro, divenendo così la prima paziente a sperimentare le teorie del marito, e nel 1985 muore per un infarto cardiaco. Hamer torna in Germania.
Nel 1986 Hamer è radiato dall’ordine dei medici poiché “rifiuta di rinnegare la legge ferrea e di convertirsi alla medicina classica”; tale condanna fu poi confermata dall’alto tribunale di Koblenz in un’udienza nel 1990 dove gli viene anche vietata la possibilità di ricorso aggiungendo tra l’altro, che al dottor Hamer manca “la capacità di autocontrollo” e ha “una scarsa capacità di comprensione riguardo alla terapia necessaria per il cancro”. Così dal 1986 non può più parlare con nessun paziente.

Il 9 dicembre 1988, cinque medici hanno eseguito una verifica comune della riproducibilità della Legge ferrea del cancro a Vienna: Dott.ssa Elisabeth M. Rozkydal – Prof. Dott. Joerg Birkmayer – Dott. Franz Reinisch – Dott. Fritz B. – Dott. R.G. Hamer. Sono stati esaminati 7 pazienti. Le correlazioni riscontrate sono state convincenti. Le scoperte di Hamer, sono state riconosciute in un protocollo firmato dal professor J. Birkmayer, dottore in chimica e medicina, titolare della cattedra di cancerologia dell’università di Vienna.

Nel 1989 ad una conferenza medica di Monaco (Germania), 16 medici hanno controllato e valutato le “Cinque Leggi Biologiche” su 27 pazienti. Risultato: 100% di accuratezza.

Intanto sono molteplici i tentativi di ricoverare il dottor Hamer in un manicomio, con la motivazione: "Affetto da paranoia, manie di persecuzione".

Nel 1990, 6 pazienti sono stati sottoposti a valutazione delle 5 Leggi Biologiche in Namur (Belgio), da parte di 17 medici.
Risultato: 100 % di accuratezza.
Sempre nello stesso anno, durante una conferenza medica in Burgau (Austria) 20 pazienti vennero valutati nell’ottica delle 5 Leggi Biologiche, sotto la supervisione di 30 medici provenienti da vari paesi.
Risultato: 100 % di concordanza con le leggi biologiche della NM.

Il dott. Hamer si fa visitare in Belgio da una dottoressa, specialista in psichiatria, all'università di Louvain che dichiarò: "Le sue argomentazioni sono logiche e coerenti, se lui ritiene di sollecitare un'altra diagnosi ed un altro trattamento, lo fa, in ogni modo, basandosi su analisi e ricerche fondate sulla filogenesi che sono derivate dagli elementi fondamentali della medicina accademica. Non posso trovare in lui nessun sintomo di paranoia". 

Nel 1992, il Dott. Pfitzer (Università di Düsseldorf) incarica il prof. Dott. Stemmann (primario) e la Dott.ssa Elke Mühlpfort (medico legale) di esaminare 24 pazienti che vennero sottoposti alla valutazione presso la Clinica Pediatrica Regionale a Gelsenkirchen (Germania), e fu scoperto senza eccezioni, che in tutti i casi le Leggi Biologiche furono riconosciute e provate su tutti tre i livelli, psiche – cervello – organo.
Risultato: "Nei 24 casi, considerando che ogni paziente presentava più di un'affezione, abbiamo trovato le leggi biologiche delle Nuova Medicina corrispondenti, esattamente e senza eccezioni, per ogni singola malattia, e ciò su tutti tre i livelli (psichico, cerebrale, organico). Secondo le precise tecniche di verifica scientifica che esigono la riproducibilità, l'ipotesi che le leggi biologiche della Nuova Medicina siano esatte, deve essere sin d'ora seriamente considerata con la massima probabilità".
Non vi fu nessuna reazione dell’università di Düsseldorf.

Il 27 gennaio 1993 nel Centro per la “nuova Medicina Germanica” (Burgau) in presenza del Dott. Willibald Stangl, medico legale, Dott. Wilhelm Limberger, medico condotto, e il Dott. Hamer sono stati esaminati 12 pazienti per verificare l’esatta corrispondenza delle leggi biologiche della “Nuova Medicina”. In media ogni paziente presentava tre o quattro affezioni (cancro, psicosi, diabete, tumori cerebrali, sarcomi, sclerosi multipla, neurodermatiti). Nei 12 pazienti, si è potuto verificare senza eccezione che le leggi biologiche della “Nuova Medicina Germanica” (I-III) venivano pienamente soddisfatte. La quarta legge biologica, sistema dei microbi condizionato ontogeneticamente, non poté essere verificata a sufficienza perché la necessaria documentazione, come ad esempio la valutazione degli agenti patogeni, non era disponibile in modo completo.
Sempre nel 1993, il Dr. Med. Willibald Stangl, presidente della Associazione Medici dell’Austria meridionale, ha valutato l’osservazione della Legge ferrea del cancro su 250 casi.
Risultato: 100 % di accuratezza relativa alle scoperte del Dr. Hamer.
Il dottor Stangl scriverà poi all’università viennese: “Quale presidente della nostra società scientifica, le chiedo, egregio decano, di provvedere alla verifica della legge ferrea del cancro nell'ambito della vostra università”.
E fu così che per due settimane dottor Stangl e la sua famiglia furono terrorizzati telefonicamente dai colleghi e dal consiglio superiore della sanità austriaco che lo convocò “consigliandogli” di ritirare la sua richiesta all’università, se non voleva vedersi revocato il diritto di esercitare la professione di medico. Il Dott. Stangl fu costretto a ritirare la sua richiesta di verifica.
Il Dott. Hamer ed alcuni pazienti scrissero al cancelliere austriaco ma non ebbero nessuna risposta. La stampa rimase in silenzio. Il presidente austriaco, sig. Klestil, promise di provvedere ad una verifica. Ma nulla fu fatto.

In Francia, nello stesso giorno, circa mille medici, formati dal Dott. Hamer e praticanti della Nuova Medicina (da anni), furono chiamati nelle loro rispettive sedi dell’Ordine dei medici e obbligati a scegliere tra l’abiura della Nuova Medicina o la radiazione dall’Albo dei medici. 

Il 27 luglio 1993 Hamer è condannato in Austria per calunnia a 6 mesi con la condizionale per tre anni.

Nel 1994 l’università di Tübingen viene esortata dal tribunale amministrativo a procedere finalmente alla verifica dei lavori del Dott. Hamer (il documento di abilitazione era stato presentato già 13 anni prima). L'università risponde che ormai la tesi era troppo vecchia e quindi non più valida. Il Dott. Hamer la riscrive. L'università nomina due periti.
  • Marzo: il giorno della verifica, Hamer ed otto pazienti trovano le porte chiuse all'università di Tübingen, perché il prof. Klippel, uno dei periti convocati era dovuto partire urgentemente per un “affare molto importante”.
  • Giugno: il decano dell'università spiega: “Non è previsto nel regolamento dell'abilitazione di sperimentare, verificando o falsificando, le tesi ed i fatti proposti”, ma allora come vengono nominati i professori se le tesi non sono esaminate?
Nel 1997, Hamer viene incarcerato nella prigione di Colonia, accusato di aver dato dei suggerimenti ad un malato malgrado la radiazione dell’albo. Dopo un anno di prigionia è libero.

L’8 e il 9 settembre 1998 l’università di Trnava in Slovacchia conferma ufficialmente l’avvenuta verifica della Nuova Medicina: su 7 casi di pazienti per un totale di venti specifiche patologie mediche, presso l’istituto oncologico Sainte Elisabeth Institute a Bratislava nell’unità oncologica dell’ospedale di Trnava, giungendo alla conclusione che “il dottor Hamer, con la sua presentazione in due conferenze di verifica, avesse provato il suo sistema con massima probabilità” e invitando all’applicazione quanto più possibile della Nuova Medicina (Prof. Dott. J. Pogàdy, professore in psichiatria, presidente della commissione scientifica. Prof. Dott. V Krcméry decano della facoltà di Metodologie curative. Dott. J. Miklosko, Prorettore della facoltà di Ricerca).

Il 15 maggio 2001 il Dr. Hamer, accusa pubblicamente, la loggia suprema ebraica B’ nai B’ rith[11], della propria persecuzione e di volerlo eliminare, accusandoli anche di utilizzare come metodo terapeutico i principi della Nuova Medicina, che se venisse resa pubblica minerebbe la “sopravvivenza” della loggia[12]
Il 5 ottobre 2001, il dottor Hamer viene condannato, da un tribunale in Francia a 1 anno e mezzo di reclusione e 50.000 franchi di multa, per aver "Istigato alla Nuova Medicina".

Nel 2003 Hamer fa registrare la Nuova Medicina Germanica® come marchio registrato, definendola, “Germanica”:
  • per diversificarla, in quanto si erano già sviluppati molti rami di terapie alternative chiamate nuova medicina;
  • perché si rifà ad una cultura indogermanica dei popoli del Nord, che non sono stati toccati dalle influenze di una cultura giudaico-cristiana (con la sua contrapposizione di “bene” e “male”). Non critica la mistica di una dottrina, ma la speculazione di tale mistica, che nel tempo, i poteri politico-religiosi hanno usato solo per soggiogare i popoli.
Essendo poi infamato oltre che di far parte di una setta anche di antisemitismo.

Sempre nel 2003 gli viene nuovamente proibito di esercitare la professione di medico, dal tribunale amministrativo di Francoforte, per “inconciliabilità con la medicina ufficiale”. Già nel 1991 il giudice Francois Bessy, lo aveva “consigliato ufficiosamente” di non occuparsi mai più di medicina, per evitare l’arresto. Così Hamer va in esilio in Spagna.

Il 1 aprile del 2004 Geerd Hamer intenta una causa presso il tribunale di Stoccarda per riottenere l’abilitazione di medico, e chiede che la NM sia ufficialmente riconosciuta, ma la sentenza è negativa.
E il 9 settembre 2004 è prelevato da casa sua e incarcerato a Madrid, in attesa dell’estradizione in Francia per il processo del 2001, dove la condanna del tribunale di Chambery (1 luglio 2004) passa da 1 anno e mezzo a tre anni di reclusione (non è chiaro il motivo, se non per permettere alla Francia di chiederne l’estradizione immediata) per frode ed esercizio abusivo della professione medica (ossia il Dottor Hamer avrebbe detto telefonicamente alla presidentessa dell’associazione francese per la NMG: “puoi mandarmi le TAC della paziente e darò loro volentieri un’occhiata”).
L’avvocato spagnolo scopre che si tratta di una incarcerazione preventiva perché il processo in cassazione non era ancora terminato. Chiede allora alle autorità quanto tempo rimaneva per fare ricorso e chiedere la scarcerazione immediata, “11 giorni”, fu la loro risposta, e subito dopo Hamer fu trasferito in Francia dove rimase in segregazione per quasi due mesi senza poter vedere né gli avvocati né la propria famiglia. Gli avvocati riuscirono a vederlo solo dopo lo scadere del tempo necessario al ricorso in cassazione.
Grazie alla pressione che si animò in tutta Europa per sostenere Hamer, terminò l’isolamento e si ridusse il rischio di psichiatrizzazione.

Il Dottor Hamer fu rilasciato il 16 febbraio 2006.

La commissione internazionale di verifica del "Thing Scientifico" avvenuta dall’8 al 10 settembre 2006 a Coìn (Spagna), conferma che tutti i 14 casi clinici sono stati verificati severamente secondo le 5 Leggi Biologiche della Natura della Nuova Medicina Germanica. “Fin dove i fatti inerenti alle 5 Leggi della Natura sono stati comprovati o erano verificabili, essi hanno combaciato al 100%. Questo combaciamento sincronizzato sui 3 livelli Organo – Psiche – Cervello è stato constatato senza eccezioni”. (Michaela Welte – Mag. Helga Tanja Gergelyfi – Erika Pilhar – Katharina Doris Schammelt – Mag. Ewa Leimer – Dr. Med. Gyde Techow).

Sempre nel 2006, a Coìn (Spagna) Hamer disse in un’intervista: “Non e mai successo al mondo che di proposito siano state macellate 2 miliardi di persone in 25 anni e, ironia della sorte, senza costringere nessuno: vanno tutti volontariamente al mattatoio, tanto terrorizzati sono ormai dell'idea del cancro "maligno", il demonio dei giorni nostri! Dobbiamo credere che tutto questo abbia un fondamento scientifico? Io non credo neanche all'olocausto, per lo meno non nel modo in cui ce l'hanno raccontato e, in questo, non sono ovviamente l'unico. Non credo neppure che l'uomo sia sbarcato sulla luna, o peggio, che le Twin Towers siano state abbattute dagli arabi: a questo, poi, ormai quasi nessuno ci crede”.
La polizia tedesca (da parte della procura di Cottbus – Robbineck) spicca un mandato di cattura verso Hamer, che fino al marzo 2007 viveva in Spagna, poi abbandonata per fuggire nuovamente con l’accusa di “incitamento all’odio tra i popoli” (egli sostiene che le “leggi biologiche” sono tenute segrete per un complotto mondiale degli ebrei con associazioni massoniche ebraiche che vorrebbero ucciderlo.
Secondo Hamer gli ebrei si curano di nascosto con la Nuova Medicina Germanica e impediscono ai non ebrei di farlo, macchiandosi “del più orribile delitto di tutta l’umanità”).

A fine 2009 a Sandefjiord, Norvegia, dove il Dr. Hamer ha vissuto e lottato per il riconoscimento della NMG, è nata l’Università per la Nuova Medicina Germanica, l’Arte e lo stile di vita naturali.

RETTORE: DR. MED. MAG. THEOL. RYKE GEERD HAMER
SANDKOLLVEIN 11, N-3229 DANDEFJORD,
TEL. 0047-335-22133, FAX 0047-335-2213

Il 12 luglio 2011, il Parlamento del Nicaragua ha approvato una legge che riguarda l’applicazione delle medicine alternative, tra le quali è compresa la Nueva Medicina Germanica®.

Il Dottor Hamer muore il 2 luglio 2017 a Sandefjord, Norvegia.


Fonte: Riflessioni sulla Nuova Medicina Germanica - Mattoni Mariangela



















[1] “ll 7 dicembre 1991, una settimana dopo che il tribunale (composto da rabbini) ha assolto il principe ereditario italiano V.E. di Savoia, dopo 13 anni, – piegando premeditatamente la giustizia – dall’omicidio di mio figlio Dirk (fine nov. 1991), proprio al compleanno del mio Dirk (lui avrebbe compiuto 32 anni), sono stati costretti 1.000 altri medici che frequentavano i miei seminari ad abiurare la "Germanica" ufficialmente tramite una firma. Lo stesso non è stato richiesto ai medici ebrei”. (Lettera del Dott. Hamer ai soci ALBA, del 28 marzo 2007).
[2] Le intercettazioni coinvolgono Vittorio Emanuele di Savoia, Salvatore Sottile (portavoce del presidente di AN Gianfranco Fini), Gian Nicolino Narduzzi (collaboratore di Vittorio Emanuele), Rocco Migliardi (legato alla criminalità organizzata nel giro di slot machine) Ugo Bonazza, Achille De Luca (pluripregiudicato). Il Savoia parla di tangenti e affari illeciti, come i farmaci (“non dico di roba tarocca, ma roba di basso costo in barba a qualsiasi brevetto”) da mandare in Eritrea, organizza gli incontri con le prostitute, usufruendone lui stesso, chiamandole “pacco” o “regalo”. Allude a rapporti sessuali con le bambine che saranno presenti alla raccolta fondi per un’associazione milanese che si occupa di assistenza agli abusi su minori. Insulta Giuliana Sgrena (giornalista del Manifesto, rapita in Iraq a febbraio 2005): “Quel pezzo di merda di quella vecchia troia malmestruata”, e il popolo sardo: “Quei sardi lì, l'unica cosa che sanno fare, inculano le capre, ma tra un diesel e una capra, non lo possono mica inculare il diesel, eh!”, “Puzzano e basta”.
[3] Gli anni del disonore di Mario Guarino e Fedora Raugei
[4] ibidem
[5] 18 maggio 1992, a Milano, spicca un mandato di cattura a carico dell’architetto Silvano Larini, esponente del Psi, per tangenti. Larini si rende irreperibile.
[6] Il nome della Mapagià è formato dalle iniziai di Mauro, Paolo, Giancarlo (ex padroni della barca) i tre figli di Giovanni Leone, che al tempo della sua presidenza era ricorso all’aiuto di Vittorio Emanuele per mediare degli affari con l’Iran (vedi accordo Eni e Agip, che fruttò al principe profumate provvigioni e un legame con la famiglia Leone in vista di un possibile rientro in Italia).
[7] “Avevo paura delle brigate Rosse” e “Temevo poi che i banditi sardi sequestrassero mio figlio” disse ai giudici francesi in merito al possesso di un arma del genere, che gli fu regalata dal dittatore filippino Marcos.
[10] Anche Vittorio Guglielmi non era proprio uno stinco di santo, noto per le sue frequentazioni con il criminale Pippo Calò (il cassiere di Cosa Nostra) e con il pregiudicato Domenico Balducci (esponente della banda della Magliana) ucciso nel 1981 per un regolamento di conti.
[11] Una speciale fratellanza che ricalca l’organizzazione massonica, riservata solo agli ebrei, che wikipedia denomina: organizzazione ebraica di volontariato. “Beni Berith” significa “Figli dell’Alleanza”. Fondata da Henry Jones, e altri undici immigrati ebrei tedeschi, negli Stati Uniti, il 13 ottobre 1843, presso il Caffè Sinsheimer, nel quartiere di Wall Street a New York, con il nome di “Bundes-Brueder”, ossia “Lega dei Fratelli”, divenuto poi B’ nai B’ rith. In Germania si organizzò in modo efficace solo nel 1885.
[12] Per approfondire il tema sulla loggia B’ nai B’ rith, Misteri e Segreti del B’nai B’rith di Emmanuel Ratier.

martedì 30 aprile 2019

LA CO DE IN A – Claudio Trupiano

Capitolo 1

La Terapia
Confronto e transizione tra la Medicina Ufficiale e le 5 Leggi Biologiche
Ognuno di noi, nel proprio modo di percepire la realtà e di programmare la vita, è una specie di contenitore nel quale si riversano tutti gli accadimenti dal momento del concepimento nel grembo materno sino all’ultimo respiro di vita: non esiste un contenitore uguale all’altro, ognuno di noi è unico irripetibile e diverso. Ma questo viene sempre tenuto in considerazione? Vediamo

a) LA PERSONA
Per la Medicina Ufficiale: un malato è un protocollo da rispettare.
Molto spesso l’individuo perde la sua identità e viene identificato con il nome della malattia diagnostica. Conseguenziale la terapia: a ogni patologia corrisponde un protocollo farmacologico specifico e prestabilito per quel tipo di patologia, non di paziente. I rimedi prescritti sono stabiliti ufficialmente da chi non ha mai visto e non vedrà mai quella specifica persona, per cui il medico referente può diventare una sorta di mero esecutore di ordini di altri che hanno stabilito per lui cosa fare.

Per la Nuova Medicina: un malato non è un malato
È una persona che sta vivendo un processo bifasico, biologico e sensato. È un individuo unico e irripetibile, diverso se mancino o destrimane, diverso se maschio o femmina, diverso in base alla sua età ormonale, diverso se sta vivendo o meno un conflitto del profugo, ma soprattutto diverso in base al percepito conflittuale che lo ha portato ad attivare la curva bifasica.

Dopo aver spiegato al paziente il processo fisiologico conseguente e come si comporterà nel tempo lo specifico
tessuto coinvolto, si potrà procedere a tutti gli interventi terapeutici necessari e utili, sia dal punto di vista farmacologico che chirurgico, per accompagnare il paziente alla fine della vagotonia. Un medico con tale competenza avrà anche il compito di istruire la persona a spostarsi dalle possibili recidive conflittuali, coinvolgendo se necessario anche i parenti.
Medici, infermieri e familiari diventano tutti attori protagonisti e collaboratori del paziente per accompagnarlo nel suo processo di riparazione
Inimmaginabile, in questo contesto, il protocollo. È la fine della paura e la nascita di una nuova figura di medico – come dice Hamer – col cuore in mano.
Questo traguardo è ancora lontano, ma ci arriveremo.

b) COS’È LA MALATTIA?
Per la Medicina Ufficiale: un errore del corpo.
La malattia è un’entità nosografica, cioè la definizione della manifestazione di un male senza un senso e un’utilità: un errore del corpo.
L’assurdità di un organismo lasciato al caso e all’errore raggiunge il suo apice nelle definizioni di corpo della medicina accademica: a volte straordinario e perfetto, a volte manifestatamente stupido. È questo il caso del tradimento del sistema immunitario quando si rivolta contro di noi, generando le malattie autoimmuni. Sarebbe questo il sistema perfetto che ci difende?
Se poi entriamo nel mondo dei tumori, varchiamo le soglie della follia: sono perversioni di un sistema impazzito, così come sono impazzite le cellule tumorali che non solo devastano i nostri organi, ma si permettono di girovagare nel nostro corpo (metastasi) a loro completo piacimento e nei tempi che più a loro aggrada. Come ho già riportato nel primo libro, non possiamo che riconoscere al malato l’acronimo di persona SS (Scientificamente Sfigata).

Per la Nuova Medicina: una risposta sensata dell’organismo.

La malattia è sempre un programma bifasico, distinto in una fase simpaticotonica, cioè la fase del conflitto attivo, e in una fase successiva vagotonica, cioè la fase di ripristino e di riparazione che segue la soluzione del conflitto. Questa seconda fase è intervallata, secondo dei tempi fissi, dalla Crisi Epilettoide.
Una visione completa e nuova: un Programma bifasico Speciale – Biologico – Sensato, estremamente preciso e governato da una Natura che fa di tutto per tenerci in vita. E lo fa con noi umani come tutti gli organismi viventi, seguendo un circuito regolatore di omeostasi, per cui a un’azione corrisponde una reazione compensativa opposta.

c) LA CAUSA DELLA MALATTIA
Per la Medicina Ufficiale: sconosciuta, forse genetica.

Il termine “sconosciuto” è l’aggettivo più ricorrente in tutti i testi di patologia.
Tutto sommato, considerando che l’attività terapeutica ufficiale è sostanzialmente sintomatica (combatte i sintomi della malattia per toglierli) e non eziologica (rivolta contro la causa), è relativo l’interesse a scoprire le cause delle malattie. Conoscerle non cambierebbe le modalità di intervento.
Logica conseguenza, la totale mancanza di attenzione al vissuto conflittuale del paziente: l’anamnesi non è altro che la raccolta di dati personali, malattie precedenti, patologie familiari di certo ereditarie, e soprattutto di quante sigarette il paziente fuma e se beve. Se tra questi dati, si riscontra qualche ipotetico nesso causale, si va a sentenza colpevole! Se invece si scopre che la persona fino a quel momento è stata sana come un pesce, che tra i suoi avi non c’è traccia di quella patologia, che non fuma e non beve … allora il paziente è solo un SS (Scientificamente Sfigato) perché il suo corpo è incappato in un errore.

Negli ultimi decenni si è fatto anche un gran parlare delle cause delle malattie riferendosi allo studio del genoma umano e quasi ogni giorno si legge che sarebbe stato individuato il gene di questa o di quella malattia. I miliardi stanziati per questa ricerca sono incalcolabili, ma ancora oggi nessuna malattia, la cui presunta causa sarebbe stata individuata in un gene specifico, risulta essere stata guarita, intervenendo, modificando o eliminando quel gene.
Rimando il lettore agli studi di Bruce Lipton sull’epigenetica, sufficienti a smontare l’eziologia imputata al genoma umano, mentre per converso viene avallata la teoria opposta, del tutto analoga alle scoperte di Hamer; per cui è l’evento esterno a determinare il cambio della sequenza genetica.

Per la Nuova Medicina: uno shock inaspettato.

d) RIMEDI E CURE
Per la Medicina Ufficiale: prevenire, e poi attaccare.

Di fronte a un corpo … insensato, sempre pronto a tradirci con sorprese sgradite, ben si comprende il successo della Medicina Preventiva: come dire, freghiamo noi il corpo prima che lui freghi noi.
Vasto e confuso il suo ambito: si va dai consigli alimentari allo stile di vita raccomandato, per planare sulla Prevenzione con la P maiuscola, ovvero l’inizio senza fine di esami clinici, a caccia della cellula maligna prima che si espanda o di altre patologie più o meno sommerse.

Per la Nuova Medicina: conoscere e contenere la curva bifasica.
Chi conosce la curva bifasica scoperta da Hamer sa che ogni trattamento terapeutico, dall’assunzione di un principio attivo o di un farmaco, placebo compreso, dall’intervento chirurgico all’attività spirituale, sciamanesimo compreso, tutto può portare alla cosiddetta guarigione, purché sia di sostegno o anche semplicemente non alteri o interrompa il processo bifasico di ogni andamento patologico. Come sa anche il contrario: se la curva bifasica oltrepassa il limite fisiologico del programma o se il limite è superato dalle troppe recidive conflittuali, non esiste intervento che possa portare un risultato diverso dalla morte. 
Perciò ogni tipo d’intervento terapeutico presuppone che il medico curante conosca in quale fase della curva bifasica si trovi il paziente e quale foglietto embrionale sia stato attivato.
Il nuovo modo di intervenire non è più quello di andare contro, ma contenere e accompagnare al meglio la fase vagotonica. Massima attenzione deve essere data al percepito conflittuale del paziente, operando in primis sull’eventuale stato di paura e quindi tranquillizzandolo, ma soprattutto mettendolo al corrente di quanto sta facendo il suo corpo. 

Fonte: LA CO DE IN A – Claudio Trupiano


https://www.macrolibrarsi.it/libri/__la-co-de-in-a-libro.php?pn=2028

martedì 23 giugno 2015

Noi siamo il nostro corpo – Mauro Sartorio

… l’individuo che si trovasse improvvisamente di fronte al leone potrebbe, del tutto in automatico, serrare la gola, bloccare il respiro e indietreggiare bruscamente.
In seguito, in una successiva minima frazione di tempo: le contrazioni muscolari, le tensioni, le reazioni speciali di ogni organo del corpo e ogni informazione cenestesica, vengono tradotte e recepite in forma di emozione (come paura, sgomento, rabbia …), con tante sfumature di “colore” quante sono le infinite combinazioni possibili tra i processi biologici attivi in un dato istante.
Di fronte al leone, una traduzione emotiva generica dello stato fisico potrebbe essere “terrore”.
Solo in ultimo, e relativamente molto più tardi: le informazioni sensoriali, acquisite e registrate nei tessuti con la reazione organica, iniziano a comporsi in immagini mentali. Si aggregano tutte le sensorialità, dalla visiva all'olfattiva, alla uditiva creando l’immagine mentale del leone.

Mettendo ora da parte il leone, provo a rimanere in un ambito più quotidiano: immagina di stare per attraversare la strada e, inaspettatamente, di rischiare di essere investito.
La reazione immediata è un salto indietro sul marciapiede con il cuore in gola e gli occhi sbarrati; una frazione di secondo dopo un’ondata di paura che attraversa il corpo; dopo qualche istante inizi a prendere coscienza di cosa è accaduto, di cosa sarebbe potuto accadere, e di quante parole hai in testa da urlare al pirata della strada.
Questa è la successione temporale, nella tua esperienza in quell'istante, della rappresentazione vegetativa/motoria, quindi emotiva e poi mentale di uno stato corporeo.

Ricordi e emozioni non sono cose che vengono dalla testa: il cervello non è altro che un organo di controllo costituito da un agglomerato immenso di interruttori (la famosa stanza dei bottoni).
Ricordi e emozioni sono, nell'essenza, registrati in tutto il corpo.

… tutte le cosiddette malattie sono fasi di fisiologia speciale, e non ci sono sintomi forti e notevoli senza che si sia in presenza di un comportamento ripetitivo che faccia perdurare il programma biologico, con la conseguente cumulazione di sintomi cronici anche molto gravi.

Tutto ciò che chiamiamo malattia è dunque un programma biologico che perdura nel tempo.

Quando l’organismo è preso in contropiede
da un qualche rischio per la sopravvivenza,
reagisce in automatico con speciali programmi fisiologici
appresi nell'evoluzione.
L’espressione sintomatica di questi processi 
è ciò che chiamiamo “malattia”.

… l’emozione è infatti solo una successiva conseguenza del livello biologico, ne è l’ombra.
… è la percezione della cosa, e non la cosa in sé, ad attivare la risposta biologica.

Per evitare l’antico dolore instauriamo strategie
che si consolidano in routine di comportamento.

Si dice che il corpo parla, ascolta il tuo corpo”; in effetti non è che il corpo stia comunicando alcunché con l’obiettivo di attirare l’attenzione ed essere salvato, ma i sintomi che manifesta sono sempre il risultato di:
  •  il permanere in un gabbia,
  • la quale mantiene un’attitudine ripetitiva,
  •  che non permette al corpo di adattarsi alla vita come sa fare,
  • e costringerlo alla ricerca di un equilibrio, necessario per la sopravvivenza, attraverso programmi biologici di emergenza strutturati nell'evoluzione.

Le routine generano gabbie percettive invisibili
Nelle quali il passato si ripete senza fine.



Fonte: Noi siamo il nostro corpo, Mauro Sartorio

martedì 1 ottobre 2013

Ho un corpo per guarirmi – Christian Flèche

Vedere la malattia altrimenti
Malattia: un’occasione in codice: quando sono costretto a rimanere tutto il giorno al sole mi abbronzo, e l’abbronzatura non è una malattia; è il sintomo di una reazione di adattamento.
Poi scende la notte, e sebbene io sia ormai lontano dal sole, l’abbronzatura rimane!
Possiamo dire che l’abbronzatura è la fase visibile dell’esperienza, mentre l’esposizione al sole è la fase invisibile. Il sole è l’azione, l’abbronzatura è la reazione. Analogamente, la malattia è una reazione (una fase visibile) che succede a un’azione (fase divenuta invisibile).

Il sintomo è una reazione di adattamento:
  • dell’individuo
  • del gruppo
  •  della specie
L’inconscio biologico ci governa fino a che diventiamo consapevoli dei suoi contenuti, e dunque riprendiamo in mano le redini della faccenda.
La leonessa metterà al mondo otto leoncini. I più veloci si accaparreranno le mammelle più ricche, quelle che contengono più latte: quelle superiori. Per sopravvivere bisogna essere veloci, afferrare rapidamente il cibo. Esiste un’impellenza inconscia.
Se qualche leoncino cade in un dirupo, la madre metterà in atto una soluzione biologica inconscia: l’inconscio biologico darà alle mammelle l’ordine di produrre più latte, per permettere ai leoncini sopravvissuti di ristabilirsi, avendo più cibo. E se per caso tutti i leoncini muoiono cadendo nel dirupo, o vengono uccisi da un nuovo maschio dominante che sopprime i piccoli del suo predecessore, la femmina vive immediatamente un altro conflitto biologico inconscio, che questa volta solleciterà le ovaie: avrà delle cisti, allo scopo di fabbricare più estrogeni per una nuova ovulazione, un nuovo slancio produttivo, mirato alla conservazione della specie. La leonessa andrà in cera del maschio, si accoppierà e avrà altri leoncini. Queste cisti non sono una malattia, ma sintomi di adattamento allo stress. I tumori alle mammelle della leonessa non sono una malattia, ma soluzioni di guarigione. Con questa visione del mondo, il sintomo ci appare come un adattamento biologico di sopravvivenza.

Se la tiroide produce più tiroxina per accelerare il metabolismo e far si che mi accaparri le mammelle superiori, questo avviene per la mia sopravvivenza personale. Se produco più latte, è per la sopravvivenza dei piccoli; se fabbrico più estrogeni e ovuli, è per la sopravvivenza della specie.

Qualsiasi sintomo è presente per curare ciò che lo ha provocato, l’obiettivo essendo in ogni caso quello di sottrarci allo stress, quale ne sia la forma.

All’inizio era la biologia … né psicologica, né simbolica: ma logica: la cosa fondamentale, qui, è capire bene che ciò che vive è prima di tutto iscritto in una realtà biologica.
L’ovulo e lo spermatozoo hanno ciascuno ventitré cromosomi, che si sommano quando si incontrano, sicché l’uovo ne possiede ventitré paia.
Nel corpo di una bambina sono presenti tutti gli ovociti, ossia gli ovuli, fin dalla nascita: ne ha 400.000, e proprio come i neuroni non si rinnoveranno mai.
L’uomo, invece, produce continuamente dei nuovi spermatozoi, che saranno efficaci solo dentro alle vie genitali femminili.
Durante la relazione sessuale, l’uomo eiacula circa 200 milioni di spermatozoi, che giungono nelle vie genitali femminili dove diventano attivi. Solo 400 di essi arriveranno nelle tube di Faloppio, gli altri rimarranno nelle retrovie a far da guerrieri nel caso in cui dovesse presentarsi l’eiaculato di un altro maschio. Avranno la funzione di neutralizzare chiunque venga dopo di loro. Esistono anche gli spermatozoi con funzione di intermediario, che servono da barriera sempre contro gli eventuali spermatozoi di un altro maschio. E poi ci sono quelli che tenteranno di fecondare l’ovulo.
Lo spermatozoo, che è maschile e attivo (l’attività tipica del polo maschile), quando arriva nel terzo superiore della tuba incontra un ovulo che è soprattutto passivo (il polo femminile è passivo). Un enzima specifico che si trova sulla testa dello spermatozoo dissolverà la prima delle tre membrane dell’ovulo, così da poterlo penetrare. A questo punto, l’ovulo stesso diventa attivo e gli spermatozoi rimasti fuori diventano inutili, passivi.

Fin dal primo istante della vita, l’aspetto femminile, quando è in conflitto, diventa attivo e il maschile diventa passivo. 
Non appena uno spermatozoo è penetrato nell’ovulo, questo produce una reazione chimica che impedisce l’accesso ad altri spermatozoi. Se non vi è fecondazione l’ovulo degenera in ventiquattro ore, ma se è fecondato la cellula-uovo, questa cellula unica, si divide in due nel giro di trenta ore. Poi nel giro di quaranta ore si divide di nuovo, in quattro, sedici … e il terzo giorno siano davanti a un insieme di cellule tutte simili, tutte identiche fra loro. Al quarto giorno esse giungono nell’utero nella cui mucosa si annideranno. Per certi versi si tratta di un corpo estraneo, di una specie di “parassita” che entra nel corpo, il quale però non deve respingerlo. Onde evitare il rigetto, hanno luogo alcuni fenomeni biologici: la vita futura è più importante di tutto il resto, e il corpo della madre deve passare attraverso una serie di fenomeni orientali all’accettazione biologica di una “altro da sé”. La madre si “decentralizza” per far luogo a qualcosa di molto diverso da lei: questo è davvero amore!

Non bisogna tuttavia perdere di vista il fatto che l’embriogenesi riassume la filogenesi (nascita della specie; modalità di formazione della specie; sviluppo delle specie nel corso dell’evoluzione). L’embriogenesi dura due mesi, mentre la filogenesi dura milioni di anni.
I primi due mesi della nostra vita sono i più lunghi della nostra esistenza: l’embrione (dal concepimento fino alla fine del secondo mese) riassume, nel suo sviluppo, l’evoluzione di tutta la vita. Passerà attraverso fasi in cui avrà una piccola coda, delle branchie come quelle dei pesci, dita palmate come quelle delle anatre, tre paia di reni come certi anfibi, o addirittura tutta una sfilza di mammelle, come certi mammiferi. Analogamente si differenziano i tessuti, che sono un abbozzo di tutti i grandi apparati (digestivo, renale …) poi regrediranno le mammelle e i reni superflui, le branchie e le dita palmate …

Ora suddivideremo questa evoluzione della vita in quattro stadi:
Primo stadio: nell’evoluzione delle forme di vita (filogenesi), il primo stadio corrisponde all’apparire e al mantenimento della vita (la sopravvivenza), assicurata da quattro funzioni principali:
  • nutrirsi (afferrare il cibo)
  •  respirare (afferrare del gas)
  • eliminare le scorie provocate dalla combustione del cibo e del gas
  • riprodursi, per garantire la continuazione della specie
Queste quattro funzioni sono presenti in ciascuna delle nostre cellule, e in ciascuno dei nostri comportamenti.
I tessuti creati dall’embrione che riassumono questo primo stadio dell’evoluzione sono legati a tutto ciò che è arcaico, vitale; essi soddisfano le quattro funzioni. Si trovano in una parte dell’apparto dirigente, con lo scopo di afferrare il “boccone” di cibo, ossia afferrare la vita sotto forma alimentare, e digerirlo; in una parte dell’apparto respiratorio per afferrare l’aria, ossia la vita sotto forma gassosa; nell’apparato renale, nella porzione inferiore dell’apparato digerente e in altri emuntori, per eliminare le scorie; nell’apparato genitale, che è organizzato per la riproduzione della specie. 

Secondo stadio: a livello della filogenesi corrisponde al passaggio di organismi viventi dall’ambiente liquido all’ambiente terrestre. La vita si è dunque trovata di fronte alla necessità di differenziarsi di più da un ambiente più denso, minerale, ed è diventata più vulnerabile alle aggressioni. Qualsiasi organismo è effettivamente composto perlopiù d’acqua (circa il 70% per il corpo umano).
Per capire quali tracce psichiche tale passaggio abbia lasciato in noi, bisogna tenere a mente la nozione del “dentro di sé”, la necessità di proteggersi, di mettersi al riparo da attacchi di ogni sorta. Avremo, qui, dei conflitti derivanti dal sentirsi aggrediti, “insozzati” e minacciati nella propria integrità.
In questo secondo stadio, l’embrione costituisce organi che hanno funzione protettiva, come il derma (la pelle profonda, che corrisponde a unghie e capelli; ma anche l’abbronzatura, destinata a proteggerci dal sole) e altre protezioni più specifiche: per esempio, la pleura che potrebbe i polmoni, il peritoneo che protegge l’intestino, il pericardio che protegge il cuore, le meningi che proteggono il cervello, la tromba di Eustachio che protegge l’orecchio medio …
La ghiandola del seno fa anch’essa parte di questo “foglietto embrionale”: si tratta di una ghiandola sudoripara che ha subito una modificazione per poter produrre latte.

Terzo stadio: a livello della filogenesi corrisponde alla comparsa della struttura. La vita ha superato il livello della sopravvivenza, e quello della protezione, dunque può cominciare ad esplorare il mondo. Per questo ha bisogno di costruirsi una struttura, un’individualità che dia un senso a tutto questo. Compaiono i muscoli e le ossa in base a un interrogativo: perché andare altrove, perché fare una data cosa? Ha valore? Se non ha né senso né valore, allora non esisterà la manifestazione fisica corrispondente.
Se devo nuotare avrò bisogno di pinne; se devo volare, spunteranno le ali. Ma se non ho bisogno di nuotare, lungo il corso delle generazioni le pinne finiranno per scomparire. Si tratta quindi di svalutazione biologica, non psicologica: ciò che non serve a niente, scompare.
A questo punto l’embrione produrrà i tessuti connettivi, le ghiandole corticosurrenali, le ossa, i muscoli, i legamenti, i tendini, i gangli, le vene, le arterie, il grasso.
Ed è in questo ambito che, negli esseri umani, si situa il sentimento della propria individualità e del proprio valore: qualcosa che ci rende distinti dall’ambiente, ma è contemporaneamente in continuità con il “tessuto” circostante. Le cose insomma non riguardano più i nostri confini, ma riguardano noi stessi, certe nostre preoccupazioni profonde che ci spingono a interrogarci: “che importanza hanno, queste preoccupazioni, nel mio spaio interiore?”. Se tale importanza è eccessiva, allora si corre il rischio di autosvalutarsi, di cancellarsi entro lo spazio della propria coscienza, un fenomeno che ci spingerà anche a capire che, in fin dei conti, nessuno e nulla che provenga dall’esterno possono invaderci davvero senza che noi stessi ne siamo complici, il che ci dà sempre un buon punto d’appoggio per ritrovare un sano equilibrio.
La nota dominante di questo stadio sarà imprimere la direzione, il senso, il movimento, per l’esplorazione del mondo, la struttura interna. I conflitti che toccheranno gli organismi responsabili della struttura interna verranno vissuti in termini di svalutazione (ossia di svilimento) e direzione.

Quarto stadio: a livello della filogenesi imprime all’organismo la traccia certa di un’evoluzione maggiormente volta all’esterno; si tratta della vita relazionale, e riguarda gli organi sensoriali, il sistema nervoso, e certi organi che in questa quarta fase vanno a completare e a elaborare quelli costituiti nelle tre fasi precedenti (esempio i bronchi, che serviranno per collegare gli alveoli polmonari con l’esterno, oppure gli ureteri che collegano i reni con l’esterno).
La conseguenza di questa evoluzione sul piano della psiche umana è che non siamo soltanto rinviati a noi stessi, ma più che altro “proiettati” da noi stessi in un ambiente sempre più vasto, dinamico, complesso. Diventa allora impossibile non prestare attenzione a ciò che accade fuori, non è più possibile non essere in relazione.
Questo quarto livello è quello in cui si imprimono i conflitti relazionali, così come conflitti molto più intellettuali ed elaborati.


Fonte: Ho un corpo per guarirmi – Christian Flèche