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mercoledì 25 ottobre 2017

Racconti di Belzebù a suo nipote - Georges Ivanovič Gurdjieff

D'altro lato, in ognuno di essi la "colonna vertebrale" è sede di un'altra concentrazione, detta "midollo spinale", in cui sono localizzate le "fonti negative" destinate, con la loro azione, a svolgere rispetto al cervello lo stesso ruolo svolto dai Soli di Secondo Ordine del Megalocosmo rispetto al Santissimo Protocosmo.
È opportuno osservare che in passato i tuoi beniamini conoscevano abbastanza bene il funzionamento specifico delle varie parti del loro "midollo spinale", anzi conoscevano persino alcuni "sistemi meccanici" per agire su parti specifiche del midollo stesso nei periodi in cui il loro "stato psichico" era più disarmonico; ma a poco a poco le informazioni legate a quel tipo di conoscenze sono "sfumate nel nulla", e oggigiorno i tuoi beniamini, pur sapendo che nel midollo spinale sono localizzate varie concentrazioni, ne ignorano completamente le funzioni previste dalla Grande Natura e si accontentano di chiamarle "fasci nervosi del midollo spinale".

Questi fasci nervosi del midollo spinale sono la sorgente di tutte le negazioni rispetto alle affermazioni provenienti dal loro "cervello", esattamente come i Soli di Secondo Ordine sono le fonti di negazione rispetto alle affermazioni d'ogni sfumatura provenienti dal Santissimo Protocosmo.

Infine, come nel Megalocosmo l'insieme dei risultati prodotti, secondo il processo del sacro Hepta-para-parshinokh, sia dall'affermazione del santissimo Protocosmo che dalle molteplici negazioni provenienti dai Soli di nuova formazione funge da "principio conciliatore" fra l'insieme delle nuove formazioni e l'insieme pre-esistente, così negli esseri suddetti si trova una concentrazione corrispondente a tutti i risultati prodotti dalle affermazioni del "cervello" e dalle molteplici negazioni della loro "colonna vertebrale", risultati che in seguito servono da "principio regolatore" o "conciliatore" nel funzionamento dell'intera presenza di ciascuno.

Quest'ultima concentrazione, che serve da principio regolatore o conciliatore per la presenza generale degli esseri terresti tricerebrali, all'inizio aveva la forma di un cervello indipendente localizzato, nei tuoi beniamini come in noi, nella regione "toracica".

Ma da quando il loro processo di esistenza esserica ordinaria ha subìto gravissime alterazioni, la Grande Natura, per varie ragioni legate al processo cosmico trogo-auto-egocratico generale, si è vista costretta a modificare il sistema di localizzazione di quel cervello, pur senza distruggerne il funzionamento.
E precisamente la Natura ha provveduto man mano a disperdere quest'organo, inizialmente concentrato in un'unica sede, in localizzazioni più piccole e disseminate in tutta la presenza generale di quegli esseri, particolarmente nella regione "epigastrica". Oggigiorno, l'insieme di quelle piccole localizzazioni viene da loro chiamato "plesso solare", o insieme di gangli nervosi del sistema simpatico.
Tutti i risultati prodotti dalle manifestazioni affermative del loro "cervello" e dalle manifestazioni negative della loro "colonna vertebrale" si accumulano attualmente nei vari gangli nervosi disseminati in tutto il corpo planetario dove, una volta fissati, costituiscono il principio neutralizzante nell'ulteriore processo di affermazione e di negazione che ha luogo fra cervello e midollo spinale – proprio come nel Megalocosmo l'insieme di risultati provenienti sia dalle manifestazioni affermative del Protocosmo sia dalle manifestazioni negative dei Soli di nuova formazione costituisce la "forza neutralizzante" nell'ulteriore processo di Affermazione e Negazione.
Pertanto, proprio come noi, gli esseri tricerebrali del pianeta Terra, oltre ad essere apparecchi trasformatori delle sostanze cosmiche necessarie al Grandissimo Trogo-auto-egocrate in possesso delle proprietà di tutte e tre le forze del Triamazikamno cosmico fondamentale, hanno anche la possibilità, assorbendo le sostanze da trasformare prodotte da tre diverse fonti indipendenti, di assimilare sia le sostanze indispensabili al mantenimento della propria esistenza, sia quelle destinate al rivestimento e al perfezionamento dei propri corpi esserici superiori.


Fonte: Racconti di Belzebù a suo nipote - Georges Ivanovič Gurdjieff



mercoledì 7 gennaio 2015

La Via della Completezza - Robert De Ropp

Il reticolo del karma
IO SONO QUI ORA.
IO SONO. La piena consapevolezza del mio essere mi è data solo ogni tanto. Perché? Perché la maggior parte del tempo, io sono perso nella fantasia. Senza alcun dubbio io non sono qui ora. Sto vagando nel passato o sognando nel futuro, oppure sto pensando a qualcosa, sto speculando sopra qualcosa, sto parlando a qualcuno che non è neppure qui, sto immaginando, sto indulgendo. Che modo di vivere!

Ma il pieno senso di IO SONO mi viene dal ricordo. Insieme al ricordo viene una consapevolezza del luogo, il QUI, e del tempo, ORA. Ed interviene anche un senso di separazione, il sentimento di essere fuori dallo spazio-tempo, come un osservatore sulla riva del fiume del tempo, che guarda la corrente. Questo è zikr, il ricordo.

Auto-ricordo? Ma io ho molti sé, sono una vera nave di folli.
Quale sé ricordo?

Nessuno di essi. Questo sé è al di fuori dello spazio-tempo, è l’uccello bianco, il messaggero del pleroma, al di là dei cambiamenti, al di là della morte. 

Per l’IO SONO è anche possibile andare oltre la creatura, fondersi nel pleroma, l’Eterno Immutevole. Questo è l’ultimo stadio della Via, la liberazione finale. Non è possibile andare oltre.

Cosa è andato storto?
L’ominide primitivo, l’Homo erectus, da cui pare siamo discesi, aveva un volume cerebrale di appena 600 cc. Pare che l’homo erectus sia passato attraverso una serie di mutazioni all’incirca cinquecentontomila anni or sono. Tali mutazioni, tra cui probabilmente la riduzione della peluria corporea, consistettero principalmente in un notevole sviluppo del cranio e in una corrispondete espansione del cervello. Il risultato fu una nuova razza di ominidi, l’Homo sapiens, con un volume medio del cervello di 1.400 cc.

Fu proprio questa improvvisa crescita della neocorteccia a creare difficoltà nell’Homo sapiens. “Nel creare il cervello umano, la natura andò parecchio oltre le proprie intenzioni”, afferma Arthur Koestler nel suo libro Il fantasma nella macchina.

l’Uomo è vittima di un errore evolutivo, un errore nella costituzione del cervello. La Natura o Forza Mentale aveva troppa fretta: creò una magnifica neocorteccia senza mettere a punto una corrispondente catena di comandi per cui fosse assicurato il dominio di quel nuovo cervello, sede della ragione, sui vecchi cervelli, sede degli istinti e delle emozioni. Ne conseguì un primate nudo, altamente suggestionabile ed instabile, che viveva per lo più nel mondo della fantasia, pieno di illusioni paranoiche e crenicamente propenso al panico.

Schiavi e padroni
Cos’è il Lavoro?

Il Lavoro implica la trasformazione di uno schiavo confuso, dominato dall’illusione, in un padrone illuminato e integro, completo.

Lo schiavo non ha il controllo sulla propria vita, è spinto da forze esterne, è alla mercé di impressioni casuali, è schiavo delle abitudini, la maggioranza delle quali cattive. Inoltre è facile preda della credulità, della suggestionabilità, di speranze e paure.

Soprattutto lo schiavo è una creatura della fantasia. Abita in un mondo di sogni. È tagliato fuori dalla conoscenza del mondo reale da un meccanismo del suo cervello che genera illusione. Lo schiavo mente a se stesso riguardo a se stesso e ad ogni altra cosa. Non sa di mentire. È uno schiavo che sogna di essere libero. È un bugiardo che sogna di conoscere la verità.

Il padrone si è liberato dal meccanismo del cervello che produce l’illusione. È un abitante del mondo reale. Per entrare in questo mondo ha dovuto sacrificare i suoi sogni. Ha osato confrontarsi con la verità riguardo a se stesso ed ai suoi simili. È stato abbastanza forte ed astuto da fuggire dalla prigione dove gli schiavi passano la vita. È pianamente sveglio. Ha visto la verità e la verità lo ha reso libero. Ma ha pagato un prezzo estremamente alto per ottenere questa libertà.

Questa verità non è confortante, nemmeno un po’. Ci sono diversi miliardi di esseri umani legati come asini bendati alla ruota del mulino, spinti da dietro con il bastone della paura, allettati davanti con la carota della cupidigia. Il guardiano del Mulino, un grande e terribile spirito, si assicura che gli asini non cerchino di fuggire e lo fa mediante il semplice procedimento di ipnotizzarli, convincendoli che sono già liberi.

La stretta di questa ipnosi può essere allentata?

Non per la maggioranza degli asini. Ogni ben intenzionato liberatore che tenterà di svegliarli dal loro stato di sonno sarà certamente attaccato, picchiato e morso, per aver osato suggerir loro che sono schiavi. Un tale suggerimento toglie loro la loro più cara illusione, l’illusione di essere liberi e padroni del loro destino.

Come può succedere allora che qualcuno di questi schiavi riesca a sfuggire dal Mulino e si trasformi in un padrone?

La risposta è che molto pochi fuggono veramente. Il guardiano del Mulino, il terribile spirito che qualcuno chiama maya, altri il Diavolo o il Padre della menzogna, ha molti bei trucchi a sua disposizione. 

Lo Spirito della Menzogna sa che il suo atavico avversario, lo Spirito della Verità, a volte può influenzare gli asini ipnotizzati. Nella psiche umana c’è il desiderio di verità ma esso è debole se confrontato con il suo opponente, il desiderio di autoinganno.

Ma lo Spirito Menzognero sa come contrattaccare e neutralizzare il desiderio di verità prima che esso renda capaci gli schiavi di liberarsi dalle loro illusioni. Lo fa preparando una contraffazione, un’imitazione del Lavoro reale, un Lavoro illusorio. Ed è un questo Lavoro illusorio che così tanti schiavi restano intrappolati nel tentativo di fuggire. La lavoro illusorio li mette in condizione di credere che stanno lavorando su di sé, quando invece barattano solo un insieme di sogni con un altro.

Nel diagramma che ho chiamato gli “Stadi della Via”, si vede il Mulino circondato dalla Foresta. Gli schiavi che fuggono dal mulino entrano della Foresta e devono districarsi da esso, ancor prima che un vero lavoro interiore possa iniziare. È facile perdersi nella foresta ed a molti accade proprio questo. È piena di sentieri che non portano da nessuna parte e di guide che non conoscono esse stesse la via. Vi si trova anche la profonda ed oscura gola che Herman Hesse chiamò Morbo Infernale[1], dove tutta l’ispirazione è perduta, l’entusiasmo svanisce, le mete superiori sono dimenticate.

Al di là della Foresta si stagliano due alte cime, a volte visibili tra gli alberi: la Montagna del Potere e la Montagna della Liberazione. Fugaci visioni di queste cime incoraggiano il viaggiatore a continuare nella ricerca della strada che porta ai piedi delle due montagne. Ma le visioni sono solo occasionali e troppo facilmente vengono dimenticate. Dimenticando dove stava cercando di dirigersi, il viaggiatore si perde di nuovo.

Proprio perché si tratta di un luogo così pericoloso, la fuga nella Foresta rende le cose peggiori di quanto fossero in precedenza. Almeno nel Mulino gli schiavi erano a loro agio perché non conoscevano la verità su se stessi, grazie al loro stato di sonno ipnotico. Invece nella Foresta si sentono a disagio; hanno visto barlumi di verità e questo ha rovinato il loro sonno.

Così non sono più felicemente schiavizzati né veramente liberi. La loro difficile situazione fu riassunta di Gurdjieff nel seguente aforisma: Felice chi siede sulla propria sedia; mille volte più felice chi siede sulla degli angeli; ma miseria per chi non ha sedia[2].

Gli schiavi sfuggiti al Mulino e perduti nella Foresta prendono le distanze dal loro disagio mediante il Lavoro illusorio. Sognano di star “Lavorando” quando in realtà non stanno facendo nulla. Non hanno sacrificato i loro sogni né vinto le loro abitudini meccaniche. Sono schiavi tanto quanto lo erano prima di lasciare il Mulino, ma la grande illusione di star “Lavorando “impedisce loro di accorgersene. Sono entrati in uno stato chiamato Secondo Sonno, da cui è molto difficile svegliarsi. Chi è nel Secondo Sonno sogna di essere sveglio.

Lo pseudo Lavoro consiste in una serie di trappole. Cadere in una di esse sarà sufficiente per portare il vero Lavoro ad un arresto.

Preferisco conoscere la verità, per quanto terribile, che rifugiarmi in qualche confortante sistema illusorio.
Il Lavoro illusorio assume la forma di otto trappole. Chiunque cerca di entrare nel lavoro cade prima o poi in una di esse. Caderci è inevitabile. Qualunque realistico seguace della Via lo sa e si prepara in anticipo ad affrontarle. Questo implica di conoscerle, di sapere di essere caduti in una di esse e di sapere come uscirne.

Ecco qui le caratteristiche delle otto trappole principali.

Trappola N° 1. La sindrome parla-pensa: ecco una trappola sottile in cui molti cadono. Parlano del Lavoro. Pensano al Lavoro. Ma parlare del Lavoro e pensarci non produrrà più risultati di quanto parlare di sesso o il pensarci possa generare un bambino. 

Trappola N° 2. La sindrome del devoto: questa trappola si chiama anche la Sindrome degli occhi incantati. Implica devozione fanatica e fede cieca in un insegnante o in un insegnamento. Questa devozione acceca completamente il devoto, distrugge qualunque capacità di ragionamento oggettivo che la vittima possa aver posseduto in precedenza.

Trappola N° 3. La sindrome del falso messia: questa trappola è l’opposto della Sindrome del Devoto. Chi cade in questa trappola si convince di essere un Maestro, capace di trasmettere agli altri certe fondamentali verità sulla vita spirituale. La categoria del Falso messia non comprende coloro che possono essere detti truffatori spirituali volontari. Le vere vittime della trappola n°3 sono invece piuttosto sincere. Credono davvero alle loro affermazioni. Un altro aspetto è che non lasciano mai al seguace la possibilità di andarsene.

Trappola N° 4. La sindrome dell’organizzazione: ecco una trappola davvero pericolosa, dove interi gruppi sono soggetti a cadere. La Sindrome dell’organizzazione si sviluppa quando un autentico Maestro muore e i suoi allievi considerano loro dovere, come loro dicono, continuare il lavoro del maestro. Dunque formano un’organizzazione. Si trasformano in una gerarchia. Il fatto è che comunque i più anziani spesso spiritualmente si trovano in un vicolo cieco. Avendo perso di vista i veri scopo del Lavoro, si tengono occupati con la politica organizzativa. Non sono Maestri, ma piccoli politici. 

Trappola N° 5. La sindrome della salvezza personale: ecco una trappola sottile e pericolosa. La sindrome della Salvezza Personale si basa su un grande errore. Coloro che ne soffrono immaginano che il sé personale, il cosiddetto ego, possa essere salvato o dannato. La vera salvezza, in realtà, implica la liberazione dal sé personale e dai ristretti confini dell’ego. L’”Io” non può essere salvato, è proprio l’ostacolo, il creatore della grande illusioni della separazione. 

Trappola N° 6. La sindrome del supersforzo: consiste nella convinzione che il Lavoro esige sforzi paurosamente intensi. L’idea alla sua base è vicina la vero. Il Lavoro implica grande sforzo ma di un tipo molto speciale. Lo sforzo richiesto implica il mantenimento dell’equilibrio e della consapevolezza. Somiglia più allo sforzo di colui che cammina sul filo o del giocoliere. Il vero Lavoro è fatto di una lotta contro lo stato di identificazione. Identificazione significa essere totalmente immersi in quanto si sta facendo e perdere ogni oggettiva consapevole della propria esistenza. Il Lavoro non è una cosa eroica. Implica infinita pazienza ed una volontà di iniziare sempre di nuovo. Soprattutto implica la libertà dall’identificazione, poiché quest’ultima, distrugge sempre il vero Lavoro e lo sostituisce con il Lavoro illusorio,

Trappola N° 7. La sindrome della riunione domenicale: chi cade in questa trappola perde di vista il suo vero scopo. Al lavoro su se stessi, essi sostituiscono la partecipazione alle riunioni dell’organizzazione. Una volta lasciata la riunione, si dimenticano del Lavoro. Il Lavoro per questo tipo di gente è diventato una manifestazione della personalità. È del tutto artificiale.

Trappola N° 8. La sindrome della caccia al guro: chi ci cade passa la vita ad andare da un insegnante all’altro, esigendo da ciascuno che gli vengano rivelati i segreti del Lavoro. Non possono e non riescono a capire che non ci sono segreti che possano esser rivelati. Si possono scoprire solo attraverso la pratica e questa deve raggiungere un certo livello di intensità e continuità prima che il segreto possa esser scoperto. Coloro che cadono nella trappola della Caccia-al-Guro non hanno intenzione di praticare né intensamente né in modo continuo. Vogliono che tutto venga loro presentato su un piatto d’argento. Se il Lavoro non viene presentato in questo modo, essi giungono a concludere che il guru era un impostore e se ne vanno alla ricerca di qualche altro guro. La loro ricerca non ha mai fine o, meglio, finisce solo con la loro morte, per la semplice ragione che essi non vogliono che finisca. 



[1] Hesse H., Viaggio in India, The Newton Compton
[2] Citazione da Vedute sul Mondo Reale, L’Ottava. 



Fonte: La via della completezza - Robert De Ropp


mercoledì 19 novembre 2014

Ayahuasca per curare la depressione ... Scopriamo la ricerca che viene fatta a Natale sulla bevanda


Quali sarebbero gli effetti di una sostanza considerata divina e che viene utilizzata da centinaia di anni dagli indiani in Amazzonia?

Un’indagine condotta da gennaio di quest'anno presso il Brain Institute UFRN può offrire alcune risposte.

L’indagine è stata dal professor Dráulio de Araújo, il quale, ha indagato quali sono gli effetti della ayahuasca nel cervello, oltre ai suoi potenziali benefici terapeutici.

Per chi non lo sapesse, l’Ayahuasca è una bevanda prodotta dalle piante che si trovano in Amazzonia. Di solito è utilizzata nei rituali sciamanici e ha come principale componente chimico dimetiltriptamina (DMT), che provoca allucinazioni.
C'è la convinzione mistica che la DMT sarebbe una sorta di molecola dello spirito. Esiste un interessante documentario, disponibile su Netflix, su questa potenza mistica della sostanza, che raccoglie le testimonianze di ricercatori, sciamani e utenti di tutto il mondo.
Secondo il professore, i test sono in corso all'UFRN e nell'Ospedale Universitario Onofre Lopes. Ci sono 80 volontari che fanno uso controllato di Ayahuasca, mentre i suoi effetti sono misurati da ricreatori.

È ancora troppo presto e non ci sono dati preliminari sul risultato della ricerca.
Ma si presuppone vi sia un grande potenziale per il trattamento della depressione e le malattie come il morbo di Parkinson, con più efficienza e senza effetti collaterali.
Il professor Araújo Dráulio è post dottorando di neuroimaging funzionale presso l'Università di San Paolo e professore di ruolo del Brain Institute UFRN. Per il progetto, è stato coordinato un team di 22 persone.

Araújo ha dichiarato che non ci sono dati sugli effetti negativi dell'uso di Ayahuasca nella maggior parte delle persone. Tuttavia, vi sono gruppi a rischio.
"La sostanza è estremamente sicura. Molto prima che la scienza iniziò ad interessarsi alla sostanza, e per certificarne la sicurezza, diversi gruppi avevano fatto uso regolare di Ayahuasca. Se avesse provocato dei gravi effetti negativi, lo avremmo sicuramente già notato, dal momento in cui la sostanza è stata utilizzata da un buon numero dei partecipanti in diversi riti.
Come qualsiasi sostanza che agisce sul sistema nervoso centrale, naturalmente ci sono gruppi a rischio. Nel caso dell’Ayahuasca, gli individui che tendono a episodi psicotici, per esempio, sembrano fare parte di questi gruppi. Inoltre, si segnala che molti degli effetti "difficili" sono reazioni somatiche, soprattutto nausea e infine dissenteria. È importante notare che l’Ayahuasca non ha effetti additivi (dipendenza), come nel caso di alcol e tabacco, per esempio".

Lo studio durerà due anni. Se gli effetti benefici saranno provati, è possibile che la bevanda diventi un potente rimedio e potrà essere acquistata, in futuro, in farmacia.

Neuroscienze
Natale è diventato un punto di riferimento in una produzione scientifica nel campo delle neuroscienze. La storia è iniziata con il ricercatore Miguel Nicolelis, quando ha proposto il suo Istituto Internazionale di Neuroscienze per Natale di qualche anno fa.

Oggi la città ospita due centri di ricerca all'avanguardia nel settore: oltre al Nicolelis, l'Istituto del Cervello, legati alla UFRN, dove uno dei  ricercatori è il neuroscienziato Siddhartha Ribeiro.

Ribeiro è conosciuto per il lavoro che fa con sogni lucidi e il loro potenziale di apprendimento. E 'parte di un gruppo di scienziati che sono a favore della legalizzazione della marijuana.

È stato premiato per i viaggi Transformadores.

Le lezioni e i testi di Siddhartha sono molto stimolanti e li consiglio a tutti.


Fonte: http://www.apartamento702.com.br/ayahuasca-para-tratar-depressao-conheca-pesquisa-esta-sendo-feita-em-natal-sobre-planta/

mercoledì 18 giugno 2014

Vedute sul mondo reale – G. I. Gurdjieff

BAGLIORI DI VERITÀ, Mosca, 1915 circa
“La ragione ordinaria non consente all’uomo di appropriarsi della Conoscenza, facendone un suo bene inalienabile. Eppure, per l’uomo tale possibilità esiste davvero: prima, però, deve scrollarsi la polvere di dosso, prima di avere le ali con cui volare in alto egli deve fare un lavoro gigantesco e compiere immani sforzi. È certamente molto più facile abbandonarsi alla corrente e lasciarsi portare di ottava in ottava, ma è una strada infinitamente più lunga rispetto a quella di volere e di fare da sé. Il cammino è difficile, e la salita sempre più ardua, ma anche le forze man mano si moltiplicano. L’uomo si tempra, e a ogni passo scopre orizzonti sempre più vasti. Sì, questa possibilità esiste”.

Nell’universo tutto è materiale, e per questo motivo la Grande Conoscenza è più materialista del materialismo.

“Un rapido sguardo alla chimica le permetterà di capire meglio questa affermazione”.
Egli mi spiegò che la chimica, studiando le “sostanze” a densità diversa senza tener conto della legge dell’ottava, commette un errore che invalida il risultato finale. Conoscendo questo errore, si possono apportare delle correzioni e trovare dei risultati che coincidono perfettamente con quelli ottenuto in base dalla legge dell’ottava. Inoltre Gurdjieff specificò che il concetto di sostanze semplici, o elementi, che è alla base chimica moderna, è inammissibile dal punto di vista della chimica dell’ottava, che è la “chimica oggettiva”. La materia è sempre e dovunque la stessa. La differenza di qualità di ogni sostanza dipende soltanto dal posto occupato in una certa ottava, e dal livello a cui appartiene quell’ottava.
Da questo punto di vista, la nozione ipotetica di atomo come particella indivisibile di una sostanza semplice, o elemento, è un modello inservibile. L’atomo di una “sostanza” a densità nota, in quanto individualità reale, è invece la più piccola quantità di materia che mantiene tutte le proprietà fisiche, chimiche e cosmiche che caratterizzano quella sostanza come nota di una certa ottava. Per esempio, nella chimica moderna non esiste l’atomo d’acqua, perché l’acqua non è una sostanza semplice, ma un composto chimico di idrogneo e ossigeno. Dal punto di vista della “chimica oggettiva”, invece, un “atomo” d’acqua esiste, ed è il suo volume più piccolo, visibile anche a occhio nudo. Gurdjieff aggiunse: “Per il momento lei deve accettare queste affermazioni sulla fiducia, ma coloro che cercano la Grande Conoscenza sotto la direzione di chi l’ha già raggiunta devono a loro volta determinare e verificare, mediante ricerche personali, che cosa sono questi atomi di sostanze a densità diversa”.
“Il pensiero è materiale come tutto il resto”.
“Ci sono sistemi che consentono non soltanto di convincersene, ma di “pesarlo” e “misurarlo” come le altre sostanze. Siccome è possibile calcolarne la densità, è anche possibile mettere a confronto il pensiero di uomini diversi, o quello di un medesimo uomo in momenti differenti. Se ne possono definire anche tutte le qualità. Già gliel’ho detto, nell’universo tutto è materiale”.

“Giudichi tutto in base al buon senso, acquisisca una propria comprensione, e non accetti nulla sulla parola. E quando lei stesso, attraverso un sano ragionamento logico, sarà arrivato a qualche convinzione incrollabile, a una pinea comprensione di qualcosa, allora avrà raggiunto un certo grado di iniziazione”.

“È cento volte meglio non agire, che agire senza sapere”

“Chi sa, parla solo quando è certo che chi ascolta è in grado di capire”

Oggi non ci sono più dei creatori. I “sacerdoti dell’arte contemporanea” non creano, ma imitano: corrono dietro alla bellezza o alla verosimiglianza, se non addirittura alla cosiddetta “originalità”, senza avere le conoscenze necessarie. Poiché non sanno niente e non sono in grado di fare niente, brancolano nel buio; eppure, la folla li venera e li mette su un piedistallo. L’arte sacra è scomparsa, ma l’aureola che circondava i suoi servitori sopravvive ancora. Tutte le banalità sulla scintilla divina, il talento, il genio, la creatività, la sacralità dell’arte, oggi non hanno alcun fondamento, sono solo degli anacronismi. Cosa sono mai questi “talenti”? Ne riparleremo in un’altra occasione.

IO, CHI SONO?, Essentuki, 1918 circa
Ma se un uomo sa essere sincero verso se stesso, non sincero come s’intende abitualmente, ma spietatamente sincero, allora, di fronte alla domanda: “Che cosa sei?” non conterà su una risposta rassicurante. E ora, senza aspettare che arriviate da soli all’esperienza di cui sto parlando, e perché possiate comprendere meglio ciò che intendo, vorrei suggerire a ciascuno di voi di porsi la domanda: “Che cosa sono?”. Sono certo che il 95% di voi si troverà in imbarazzo, e che finirete per rispondervi con un’altra domanda: “Che cosa significa?”.
Questa è la prova che un uomo ha vissuto tutta la vita senza porsi tale domanda, e che ritiene scontato di essere “qualcosa”, addirittura qualcosa di molto prezioso che non è mai stato messo in dubbio.
Nello stesso tempo egli è incapace di spiegare che cos’è questo qualcosa, incapace persino di darne una minima idea, dal momento ch’egli stesso l’ignora. E se l’ignora, non è forse perché questo “qualcosa” molto semplicemente non esiste, ma solamente si suppone che esista? Non è strano che le persone dedichino così poca attenzione a se stesse, alla conoscenza di se stesse? Non è strano che chiudano gli occhi con tanto sciocco compiacimento su ciò che sono realmente, e che passino la vita nella piacevole convinzione di rappresentare qualcosa di prezioso? Esse si dimenticano di guardare il vuoto insopportabile che si cela dietro la superba faccia creata dal loro autoinganno, e non si rendono conto che questa facciata ha un valore puramente convenzionale.
Per la verità, non è sempre così. Non tutti si guardano così superficialmente. Ci sono degli uomini che cercano, che hanno sete della verità profonda e si sforzano di trovarla, che tentano di risolvere i problemi posti dalla vita, di arrivare all’essenza delle cose, dei fenomeni, e di pensare in se stessi. Se un uomo ragiona e pensa in modo corretto, qualunque strada segua per risolvere questi problemi, deve inevitabilmente ritornare a sé e cominciare a risolvere il problema di ciò che egli stesso rappresenta e di qual è il suo posto nel mondo che lo ricorda. Infatti, senza questa conoscenza, la sua ricerca sarà priva di un centro di gravità.
Socrate: “Conosci te stesso” restano il motto di tutti coloro che cercano la vera conoscenza e l’essere.

L’uomo non è libero, tanto nelle sue manifestazioni che nella vita. Non può essere ciò che vorrebbe essere, e nemmeno ciò che crede di essere. Non somiglia all’immagine che ha di se stesso, e le parole “uomo, corona della creazione” non gli si adattano.
“Uomo”: una parola altisonante, ma dobbiamo chiederci di che tipo di uomo si tratta. Non certo l’uomo che si irrita per delle sciocchezze, che presta attenzione a delle meschinità e si lascia coinvolgere da tutto ciò che gli succede intorno.
Per avere il diritto di chiamarsi uomo, bisogna essere un uomo, ed “essere un uomo” è possibile soltanto grazie alla conoscenza di sé, e al lavoro su di sé nella direzione indicata da tale conoscenza.
Avete mai provato a osservare ciò che vi succede quando la vostra attenzione non è concentrata su un problema preciso?
Suppongo che per molti di voi questa sia una condizione abituale, sebbene ovviamente pochi l’abbiano osservata sistematicamente. Forse siete consapevoli del modo in cui il nostro pensiero procede per associazioni fortuite, quando sfilano scene e ricordi senza alcun rapporto, quando tutto ciò che cade nel campo della nostra coscienza, o semplicemente lo sfiora, ci suscita delle associazioni casuali. Il filo dei pensieri sembra svolgersi senza interruzione, tessendo insieme frammenti di immagini di precedenti percezioni, estratte da diverse registrazioni immagazzinate nella nostra memoria. E mentre queste registrazioni scorrono e si svolgono, il nostro apparato formatore tesse incessantemente la trama dei pensieri a partire da questo materiale. La registrazione delle nostre emozioni scorre nello stesso modo: piacevole e spiacevole, allegria e preoccupazione, riso e irritazione, piacere e dolore, simpatia e antipatia. Qualcuno vi loda, e voi siete contenti, qualcuno vi rimprovera, e il vostro umore si guasta. Qualche novità vi attira, e immediatamente dimenticate ciò che tanto vi interessava un attimo prima: in poco tempo questa nuova cosa assorbe il vostro interesse al punto di sommergervi completamente; e d’un tratto voi non la dominate più; siete spariti, vi trovate legati a questa cosa, dissolti in essa; in realtà, è la cosa a dominarvi, a tenervi prigionieri.

Dobbiamo lottare per liberarci, se vogliamo lottare per conoscerci. Conoscere e sviluppare se stessi costituiscono un impegno così importante e così serio, cui bisogna dedicare uno sforzo così intenso, che assumerselo nel modo solito, in mezzo a tutte le altre cose, è impossibile. L’uomo che si assume questo impegno deve metterlo al primo posto nella propria vita, perché la vita non è così lunga da poterla sprecare in cose inutili.
Che cosa permetterà all’uomo di consacrare utilmente il proprio tempo alla ricerca, se non la libertà da ogni attaccamento? 

Libertà e serietà. Non la serietà delle sopracciglia aggrottate, delle labbra tirate, dei gesti accuratamente calcolati, delle parole misurate fra i denti, ma la serietà che vuol dire determinazione e perseveranza nella ricerca, intensità e costanza, in modo che l’uomo, anche nei momenti di risposo, persegua il suo obiettivo principale.

Chiedetevi: “Sono libero?” Molti saranno tentati di rispondere di sì, se si trovano in una condizione di relativa sicurezza materiale, senza preoccupazioni per il domani, e se non dipendono da nessuno per la propria sussistenza o per la scelta delle proprie condizioni di vita. Ma è quella la libertà? È soltanto una questione di condizioni esteriori?

Ma io chiedo a tutti voi: se per qualche motivo vi fosse impossibile mettere in pratica per molti anni le vostre conoscenze, che cosa ne resterebbe? Non sarebbe come avere del materiale che col tempo vapora e diventa secco? Ricordatevi del foglio di carta bianca. È un dato di fatto che nel corso della vostra vita impariamo continuamente delle cose nuove.
E chiamiamo questa “conoscenza” i risultati di questa accumulazione. Ma, a dispetto di queste conoscenze, non siamo spesso lontani dalla vita reale, e quindi disadattai? Noi siamo sviluppati a metà, come i girini, o, più spesso ancora, semplicemente “istruiti”, cioè in possesso di frammenti di informazioni su tante cose, ma tutte vaghe e inadeguate. E infatti si tratta soltanto di informazioni: non possiamo chiamarle “conoscenze”. La conoscenza è una proprietà inalienabile dell’uomo, non può essere né più grande né più piccola di lui. Infatti un uomo “conosce” soltanto quando egli stesso “è” quella conoscenza.
Quanto alle vostre convinzioni, non le avete mai viste cambiare? Non sono soggette anch’esse a delle oscillazioni, come tutto ciò che è in noi? Non sarebbe più corretto chiamarle opinioni anziché convinzioni, visto che dipendono tanto dal nostro umore che dalle nostre informazioni, o anche, semplicemente, dallo stato della nostra digestione in quel momento?
Ognuno di voi non è che un banale esemplare di automa animato. Probabilmente pensate che, per fare ciò che fate e per vivere come vivete, siano necessari un’”anima” e persino uno “spirito”. Ma forse basta una chiavetta per ricaricare la molla del vostro meccanismo. La vostra reazione quotidiana di cibo contribuisce a ricaricare questa molla e a rinnovare continuamente l’inutile sarabanda delle vostre associazioni. Da questo sfondo emergono dei pensieri slegati, che voi cercate di connettere insieme presentandoli come preziosi e personali. E, altrettanto, coi sentimenti e le sensazioni passeggere, con gli umori e le esperienze vissute, ci creiamo il miraggio di una vita interiore. Ci vantiamo di essere coscienti, capaci di ragionamento, parliamo di Dio, dell’eternità, della vita eterna, e di argomenti elevati; parliamo di tutto ciò che si può immaginare; discutiamo, definiamo e valutiamo, ma omettiamo di parlare di noi stessi e del nostro reale valore oggettivo. Infatti siamo tutti convinti che se ci manca qualcosa, possiamo sicuramente acquisirlo.
Se con tutte le cose che ho detto sono riuscito a chiarire, anche minimamente, in quale caos vive quest’essere che chiamiamo uomo, voi stessi sarete in grado di trovare una risposta alla domanda di ciò che gli manca, di ciò che può aspettarsi restando com'è. Di quali valori può aggiungere al valore che ha.
Ho già detto che certi uomini hanno fame e sete di verità: se un uomo del genere si interroga sui problemi della vita ed è sincero con se stesso, si convincerà presto che non gli è più possibile vivere come ha vissuto, né essere ciò che è stato finora; che ha bisogno a ogni costo di trovare una via d’uscita da questa situazione, e che un uomo può sviluppare dei poteri e delle capacità nascoste soltanto ripulendo la propria macchina da ogni incrostazione accumulata nel corso della vita. Per cominciare razionalmente questa pulizia, è necessario vedere ciò che va pulito, dove e come; ma vederlo da sé è quasi impossibile. In questo campo, per cogliere una cosa qualunque, è necessario osservare dall’esterno: ecco perché è indispensabile l’aiuto reciproco.
Man mano che un uomo comincia a conoscersi, scopre continuamente dentro di sé nuove zone di meccanicità, che chiameremo automatismo: zone in cui la sua volontà, il suo “io voglio” non ha alcun potere, e dove tutto è così confuso e sfuggente, che gli è impossibile raccapezzarsi senza essere aiutato e guidato dall’autorità di qualcuno che sa.

… per fare bisogna sapere, ma per sapere, bisogna scoprire come sapere; e questo non possiamo scoprirlo da soli.

Ogni tanto emergono in superficie delle correnti isolate, rivelando che da qualche parte, in profondità, anche ai nostri giorni scorre il possente fiume dell’antica conoscenza dell’essere.

Aprirsi un varco fino a questa corrente, trovarla, ecco l’obiettivo e lo scopo della ricerca; poiché, una volta trovata, un uomo può coraggiosamente affidarsi alla vita nella quale si impegna; in seguito, non gli resta che “conoscere” per “essere” e “fare”. Su questa via, un uomo non sarà mai completamente solo; nei momenti difficili, riceverà un sostegno e una direzione, perché tutti coloro che seguono questa via sono collegati in una catena ininterrotta.

L’uomo che con tutto il proprio essere, con il proprio “io” più profondo, cerca la verità di questo principio, arriva inevitabilmente alla convinzione che, per “scoprire come sapere per fare”, deve trovare innanzitutto colui dal quale può imparare ciò che significa realmente “fare”, cioè una guida illuminata, sperimentata, che comincerà a dirigerlo spiritualmente e diventerà il suo maestro.
Ed è qui che il fiuto di un uomo assume tutta la sua importanza. Egli stesso si sceglie una guida. Naturalmente, la condizione indispensabile è di scegliere un uomo che sa; altrimenti tutto il senso della sua scelta è perduto. Chi può dire dove vi può condurre una guida che non sa!
Ogni ricercatore in cammino verso lo sviluppo di sé sogna una guida che sa. La sogna, ma è raro che si domandi oggettivamente e sinceramente: “sono degno di essere guidato? Sono pronto a seguire la via?”.

Non dimenticarti di concentrare tutta la tua attenzione su ciò che ti sta immediatamente intorno. Non occuparti di mete lontane, se non vuoi cadere nel precipizio.
Però non dimenticare il tuo scopo. Ricordatene continuamente e mantieni vivo il desiderio di raggiungerlo, per non perdere la direzione giusta. E una volta partito, stai attento; ciò che hai oltrepassato, resta indietro e non si ripresenterà più: ciò che non osservi sul momento, non lo osserverai mai più.
Non essere troppo curioso, e non perdere tempo con ciò che attira la tua attenzione ma non ne vale la pena.
Il tempo è prezioso, e non deve essere sprecato per cose che non sono direttamente in relazione con la tua meta.
Ricordati dove sei e perché sei lì.
Non avere troppa cura di te, e rammenta che nessuno sforzo viene mai fatto invano.
E adesso puoi metterti in cammino.



Tratto da: Vedute sul mondo reale di G. I. Gurdjieff

mercoledì 21 maggio 2014

Frammenti di un insegnamento sconosciuto - P.D. Ouspensky

La psicologia si occupa di uomini, ma gli uomini sono macchine per cui serve prima studiare la meccanica, conoscere la propria macchina. Liberarsi dal falso per edificare il nuovo altrimenti sarebbe edificato su una fondamenta falsa. Nessun può fare! Tutto accade. Per fare bisogna Essere.
Per dire la verità bisogna conoscerla e conoscere la menzogna e in primis conoscere la menzogna in se stessi.
Siamo in una prigione invisibile, e pensiamo di essere liberi.

Affinché si viva dopo la morte deve esserci una certa indipendenza dalle influenze esteriori.

Il CORPO ASTRALE è ottenuto per FUSIONE, ossia grazie ad un duro lavoro. Noi non nasciamo con un corpo astrale. Se lo costituiamo può vivere post-mortem e rinascere in un corpo fisico. Se non rinasce, con il tempo muore (certo ci vuole molto tempo).
Fusione = unità interiore. È ottenuta per frizione, ossia la lotta tra si e no. Se in noi tutto accade, senza una dura lotta l’uomo resta una macchina. Se c’è lotta qualcosa in lui si cristallizza.

La paura del peccato, la fede fanatica in un’idea può provocare una lotta intensa tra si e no e un uomo può cristallizzarsi su tali basi sbagliate.
Occorrono sacrifici, ma quando la cristallizzazione è avvenuta non occorrono più.

L’uomo è composto di 4 corpi, costituiti da sostanze che diventano sempre più sottili, si compenetrano e formano 4 organismi indipendenti aventi tra loro una relazione ben definita ma capaci di azione indipendente.

1 corpo = fisico
Carnale
Carrozza
Corpo
2 corpo = astrale
Naturale
Cavallo
Sentimento/Desiderio
3 corpo = mentale
Spirituale
Cocchiere
Pensiero
4 corpo=causale[1] 
Divino
Padrone
Volontà
[1] Corpo che ha in sé le cause delle sue azioni ed è indipendente dalle cause esteriori

Tolto il corpo fisico, gli altri più sottili non li abbiamo dalla nascita ma richiedono una cultura artificiale.
(Gurdjieff spiegherà poi che questi corpi esistono in noi alla nascita solo in potenza, ma necessitano di essere sviluppati)

L’uomo è complesso: è formato da 4 parti che possono essere collegate, non collegate o mal collegate.
La carrozza (corpo) attaccata al cavallo (corpo astrale/desiderio) per mezzo delle stanghe; il cavallo al cocchiere (corpo mentale/pensiero) per mezzo delle redini; il cocchiere al suo padrone (corpo causale/volontà) per mezzo della voce di lui.
Ma il cocchiere deve udire e comprendere la VOCE DEL PADRONE, deve sapere come si guida; e il cavallo deve essere addestrato ad obbedire alle redini.

Tra le 4 parti di questa complessa organizzazione esistono 3 collegamenti, 3 legami.
Se uno solo di essi presenta qualche difetto, l’insieme non può comportarsi come un tutto unico. I legami non sono dunque meno importanti dei corpi. Lavorando su di sé l’uomo lavora simultaneamente sui “corpi” e sui “legami”. Ma si tratta in tal caso di due lavori diversi.

Il lavoro su di sé deve iniziare dal cocchiere (intelletto); per poter udire la voce del padrone, il cocchiere/intelletto deve essere sveglio, deve imparare a guidare il cavallo/desiderio, ad attaccarlo, a nutrirlo, a curarlo, a tenere in efficienza la carrozza/corpo. L’intelletto deve imparare a comandare le emozioni che trascinano sempre il corpo.

Il corpo fisico può comandare: sentimento (astrale), intelletto (mentale), coscienza (causale)
Il corpo emotivo può comandare il corpo fisico
Il corpo mentale può comandare il corpo fisico e il sentimento (astrale)
La coscienza può comandare il corpo fisico, il sentimento (astrale) e l’intelletto (mentale)

1° caso = uomo con il solo corpo fisico: automa che dipende da influenze esteriori (le altre funzioni dipendono dal corpo fisico). La volontà manca, ha solo desideri.

2° caso = uomo con i 4 corpi: l’automatismo del corpo fisico dipende dall’influenza degli altri corpi.
Vi è un unico Io, intero, indivisibile e permanente = l’individualità domina il corpo fisico e i suoi desideri e può superare le sue ripugnanze e resistenze. Il pensiero non è meccanico ma c’è coscienza e volontà; solo questa volontà è “libera” perché indipendente dall’accidente.

Solo l’uomo che acquisisce il 4 corpo è un uomo e ha numerose proprietà tra cui l’immortalità.

L’uomo è come una casa a 4 piani ed esso vivo solo nella stanza più piccola e più povera.
Fino a che non gli si dice che le altre stanze sono piene d’oro lui non cerca le chiavi; e soprattutto non cerca la chiave della 4 stanza. E quando un uomo riesce a penetrarvi diventa realmente il padrone.

La via del Fachiro = corpo
La via del Monaco = emozioni
La via dello Yogi = mente/pensiero

La quarta via invece richiede comprensione. Mentre si lavora sul corpo bisogna simultaneamente lavorare sul pensiero e sulle emozioni.
Ognuno deve fare ciò che gli è necessario, l’inutile e il superfluo sono esonerati.
È anche chiamata La via dell’uomo astuto, del furbacchione (che conosce un segreto)
Sa di quali sostanze ha bisogno per raggiungere i suoi scopi e sa che queste sostanze possono essere elaborate nel corpo con un mese di sofferenza fisica (fachiro), con una settimana di tensione emozionale (monaco), o con un giorno di esercizi mentali (yogi) e anche che queste sostanze possono essere introdotte nell’organismo dal di fuori, se si sa come fare.
Vi sono anche vie artificiali che danno risultati temporanei e vie decisamente sbagliate che danno risultati permanenti ma sbagliati.
Accade anche che la porta della quarta stanza venga aperta artificialmente con un grimaldello, e in entrambi i casi è possibile che la stanza sia vuota. 

Noi pensiamo che esista il progresso ma non vi è progresso di nessun genere. Ogni cosa è esattamente come era migliaia e decine di migliaia di anni fa. La forma esteriore cambia, l'essenza non cambia. L'uomo resta esattamente lo stesso. La civiltà moderna è basata sulla violenza, la schiavitù e le belle frasi.

L’evoluzione dell’uomo può essere considerata come l’evolversi in lui di quelle facoltà e di quei poteri che non si sviluppano mai da sole, ossia meccanicamente. L’evoluzione dell’umanità corrisponde all’evoluzione dei pianeti, ma il processo evolutivo dei pianeti si svolge secondo cicli di tempo per noi infinitamente lunghi.
L’umanità, come il resto della vita organica, esiste sulla terra per la necessità e gli scopi propri della Terra.
L’evoluzione di grandi masse umane è opposta alle finalità della natura, mentre quella di una piccola percentuale di uomini può essere in accordo con tali finalità.

Vi sono di conseguenza speciali forze, di carattere planetario che si oppongono all’evoluzione di grandi masse umane e che le mantengono al livello in cui esse devono restare.
Attualmente la luna si nutre della vita organica, dell’umanità.
Se tutti gli uomini divenissero troppo intelligenti, non vorrebbero essere mangiati dalla luna. 
L’evoluzione dell’uomo è necessaria solo a lui. Ed egli non deve contare sull’aiuto di nessuno.

Le forze che si oppongono all’evoluzione di grandi masse umane, si oppongono anche all’evoluzione del singolo.
Spetta a ciascuno di eluderla. E se un uomo può sottrarsi ad esse, l’umanità non lo può.
Questi ostacoli, se non esistessero bisognerebbe crearli intenzionalmente, poiché solo vincendo degli ostacoli l’uomo può sviluppare in sé le qualità di cui ha bisogno. L’evoluzione è il risultato di una LOTTA COSCIENTE.

Le natura non ha bisogno di tale evoluzione; anzi non la vuole e la combatte.
Se tutti gli uomini o la maggior parte di essi comprendessero questo e desiderassero di ottenere quello che loro spetta per diritto di nascita, l’evoluzione diverrebbe impossibile.
L’individuo ha il vantaggio di essere molto piccolo e di conseguenza di non contare nell’economia generale della natura.

La coscienza non può evolvere inconsciamente. L’evoluzione dell’uomo e l’evoluzione della sua volontà, non può evolversi involontariamente.
L’evoluzione dell’uomo è l’evoluzione del suo poter fare, e “fare” non può essere il risultato di ciò che “accade”.

L’uomo è una pluralità è una LEGIONE. Non vede gli Io, vive solo nell’ultimo Io.
Per essere in grado di evolversi l’uomo deve avere un desiderio di liberazione molto forte, deve essere pronto a sacrificare tutto, a rischiare tutto per la propria liberazione.
Se il sapere predomina sull’essere (avremo un debole yoga) l’uomo sa ma non ha il potere di fare.
Se predomina l’essere (avremo uno stupido santo) l’uomo ha il potere di fare ma non sa cosa fare.

Il FARE presuppone uno SCOPO personale. Se volete che domani sia differente dovete rendere oggi differente.

Il sapere è una cosa la COMPRENSIONE è un’altra cosa.
La comprensione dipende dalla relazione equilibrata tra sapere ed essere, risulta dalla funzione dei 3 centri (pensiero, sentimento, sensazione)

Ciò che non può evolversi coscientemente DEGENERA

Serve un linguaggio speciale = ad esempio la parola uomo. Esiste un uomo di tipo 1,2,3,4,5,6,7

Uomo 1 = istintivo-motorio
Uomo 2 = emotivo
Uomo 3 = intellettivo
Uomo 4 = grado intermedio prodotto dal lavoro (ha un centro di gravità permanente e i suoi centri psichici (istintivo-motorio-emotivo-mentale) hanno iniziato a equilibrarsi.
Uomo 5 = UNITÀ (prodotto di una cristallizzazione, non può cambiare come l’1,2,3. Può risultare da un lavoro giusto o sbagliato. Può essere 5 dopo essere stato 4, oppure senza essere stato 4 (allora non può più evolvere).
Uomo 6 = alcune proprietà non sono ancora permanenti (dovrà rifondere la sua essenza già cristallizzata. Dovrà perdere intenzionalmente il suo essere di uomo 5 attraverso sofferenze terribili).
Uomo 7 = completo sviluppo possibile

Lo stesso genere di divisione in 7 categorie è applicabile a tutto ciò ce è in rapporto con l’uomo. Es. arte, religione …

L’Assoluto non raggiunge direttamente l’uomo. Il mondo delle Stelle sì. L’uomo è influenzabile dal mondo più vicino. L’Assoluto non può interferire nella nostra vita e sostituire altri risultati a quelli naturali delle cose accidentalmente create da noi, o al di fuori di noi.
La legge che crea tutti i fenomeni nella loro diversità o l’unità di tutti gli universi è la LEGGE DEL TRE, dei tre principi, delle tre forze.

Le tre forze appaiono attiva, passiva, neutralizzante solo nel loro punto di incontro, cioè quando entrano in relazione tra loro.
La terza forza è una proprietà del mondo reale. Il mondo soggettivo o fenomenico della nostra osservazione non è che relativamente reale, in ogni caso non è completo.
Le tre forze dell’Assoluto costituenti un tutto, separate o unite per loro propria volontà, decisione, creano ai loro punti di congiunzione dei fenomeni, dei mondi che dipendono dalla volontà dell’Assoluto. In ogni mondo le 3 forze agiscono ancora ma poiché ogni mondo non è più il tutto, ma una delle sue parti, le tre forze in essi, cessano di formare in un solo tutto. Ora vi sono 3 volontà, 3 coscienze, 3 unità.
Ciascuna delle 3 forze contiene in se stessa la possibilità delle 3, ma al loro punto di incontro ciascuna di esse non manifesta che un principio: attivo, passivo, neutralizzante.

Le tre forze costituiscono insieme una trinità che produce nuove fenomeni, ma questa trinità è differente da quella dell’Assoluto ove le tre forze, essendo un’unità indivisibile, possedevano una sola volontà e una sola coscienza. Nei mondi del secondo ordine le tre forze sono ora divise, e i loro punti di congiunzione sono di altra natura. Nell’Assoluto i punti di congiunzione sono determinati dalla loro volontà, che è unica.
Nei mondi di second’ordine, dove non vi è più volontà unica, ma 3 volontà, i punti sono determinati da una volontà sperata, indipendente dalle altre e così il punto di incontro diviene accidentale e meccanico

Carbonio (C) = Attivo – Fuoco
Ossigeno (O) = Passivo – Acqua                                          sono le 3 forze
Azoto/Nitrogeno (N) = Neutralizzante – Aria

Idrogeno (H) = è al di fuori della sua relazione con la forza che si manifesta attraverso esso – Terra

Il numero 3 = forze
Il numero 4 = materia

Per comprendere la meccanica dell’universo è necessario ridurre i fenomeni complessi a queste forze elementari. La prima legge è la LEGGE DEL TRE: in tutti i mondi, ogni azione, ogni fenomeni, è il risultato di un’azione simultanea di tre forze: positiva, negativa, neutralizzante.
La seconda legge fondamentale dell’universo è la LEGGE DEL SETTE o dell’ottava. Per comprenderla bisogna considerare che l’universo consiste di vibrazioni. Queste vibrazioni agiscono in ogni tipo di materia, quale che sia il suo aspetto e la sua densità, dalla più sottile alla più grossolana; esse hanno diverse origini e vanno in tutte le direzioni, incrociandosi, urtandosi, diventando più forti, più deboli, arrestandosi l’una con l’altra e così via.
Le vibrazioni sono continue, procedono in modo ininterrotto, ascendendo o discendendo per tutto il tempo in cui continua ad agire la forza del loro impulso originario, vincendo la resistenza dell’ambiente nel quale si sviluppano. Non appena si esaurisce la forza d’impulso e la resistenza dell’ambiente prevale, le vibrazioni naturalmente ricadono e si interrompono. Ma, fino a quel momento, cioè fino all’inizio del loro naturale declino le vibrazioni si sviluppano uniformemente e gradualmente e, in assenza di resistenza, possono anche prolungarsi all’infinito.

Se ne cogliamo tutto il significato, la legge dell’ottava ci dà una nuova spiegazione della vita intera, del progresso e dello sviluppo dei fenomeni su tutti i piani dell’universo da noi osservato.

Ci spiga perché in natura non ci sono linee dritte, e perché non possiamo né pensare, né fare, perché tutto in noi accade, e accade generalmente in modo contrario a ciò che desideriamo o aspettiamo.

Cosa succede durante il rallentamento/intervallo delle vibrazioni? Avviene una DEVIAZIONE della direzione originale. 
La legge dell’ottava spiega parecchi fenomeni:
  • Il principio della deviazione delle forze.
  • Nulla al mondo resta sempre allo stesso posto o rimane ciò che era. Tutto si muove, si sposta, cambia e inevitabilmente, sale o scende, si rinforza o si indebolisce, si sviluppa o degenera. Si muove su un ottava ascendente o discendente.
  • Nello sviluppo stesso delle ottave/vibrazioni, ascendenti o discendenti, si verificano costantemente delle fluttuazioni, delle crescite e decrescite. Il principio delle fluttuazioni periodiche di crescita e decrescita su ogni linea. Il principio dell’inevitabilità della salita e della discesa in ogni linea di sviluppo delle forze.
Vi sono nell’uomo forse centinaia di pendoli in movimento. Queste salite e queste discese, queste fluttuazioni dei nostri umori, dei nostri pensieri, sentimenti, energie, determinazioni, corrispondono sia ai periodi di sviluppo delle forze da un intervallo all’altrosia agli intervalli stessi
Il mito biblico della creazione del mondo in sei giorni e un settimo nel quale Dio si riposa dal suo lavoro, è un’espressione della legge dell’ottava, o un’indicazione di essa, sebbene incompleta.

Nelle ottave interrotte, esse sorgono e cadono, sono trascinate e inghiottite da vibrazioni più forti che le intersecano o che vanno in una direzione contraria. Nelle ottave che deviano dalla direzione originale le vibrazioni cambiano di natura e danno risultati opposti a quelli che si sarebbero potuti aspettare all’inizio.

Solo nelle ottave di ordine cosmico, ascendenti o discendenti, le vibrazioni si sviluppano in maniera conseguente e ordinata, mantenendo sempre la direzione presa all’inizio.

Lo sviluppo d’ottave giusto e costante, benché raro, è possibile in ogni occasione della vita, nell’attività della natura e anche nell’attività umana.

Lo sviluppo corretto di queste ottave è basato su ciò che parrebbe un accidente. Accade talvolta che delle ottave che progrediscono parallelamente a una data ottava, intersecandola o incontrandola, colmino in qualche maniera i suoi intervalli e rendano possibile alle vibrazioni di tale ottava di evolversi liberamente e senza arresti.
In un’ottava ascendente il primo intervallo si trova tra mi e fa. Se un’energia addizionale corrispondente entra in questo punto, l’ottava si svilupperà senza ostacoli fino a si, ma tra si e do occorre uno choc supplementare molto più forte che tra mi e fa, affinché essa si sviluppi correttamente, perché a questo punto le vibrazioni dell’ottava sono a un diapason molto più elevato ed è necessaria un’intensità maggiore per evitare un arresto nello sviluppo dell’ottava.

In un’ottava discendente, al contrario, il più grande intervallo si incontra all’inizio, subito dopo il primo do, e gli elementi che permettono di colmarlo si trovano molto sovente nel do stesso, o nelle vibrazioni laterali emesse dal do. Per questo un’ottava discendente si sviluppa molto più facilmente di un’ottava ascendente: dopo aver passato il si, raggiunge senza ostacoli il fa; qui uno choc supplementare è necessario, anche se considerevolmente mono forte del primo choc tra do e si.

Nella grande ottava cosmica che si estende fino a noi nella forma del raggio di creazione, possiamo vedere il primo esempio completo della legge dell’ottava. Il raggio di creazione comincia con l’Assoluto che è il Tutto, e possiede la piena unità, la piena volontà e la piena coscienza, crea i mondi all’interno di se stesso e comincia così l’ottava cosmica discendente.
L’Assoluto è il do di questa ottava. I mondi che l’Assoluto crea in se stesso sono si.
L’intervallo tra do e si è riempito in questo caso dalla volontà dell’Assoluto.
Il processo di creazione si sviluppa ulteriormente con la forza dell’impulso iniziale, più uno choc addizionale.
Si passa al la che è per noi il Mondo degli astri/Tutti i Soli (Via Lattea).
La passa al sol, il nostro Sole.
Sol passa al fa, Mondo planetario/Tutti i Pianeti.
E tra Tutti i pianeti (preso come un tutto) e la Terra, si presenta un “intervallo”.
Ciò indica che le radiazioni planetarie, che portano diverse influenze alla terra, non posso raggiungerla, o, più esattamente, non sono ricevute: la Terra le riflette.
Per colmare l’intervallo, il raggio di creazione possiede un dispositivo speciale, la vita organica che trasmette alla terra tutte le influenze che le sono destinate, e rende possibile lo sviluppo ulteriore e la crescita della Terra, il mi dell’ottava cosmica, poi quello della Luna o re, dopo di che viene un altro doNulla. Tra Tutto e Nulla passa il raggio di creazione.
Al di là della Luna vi è Niente. Anche questo è l’Assoluto: do.

Dobbiamo ora soffermarci sull’idea degli CHOC ADDIZIONALI che rendono possibile alle linee di forza di raggiungere lo scopo prefisso. Gli choc possono aver luogo casualmente, e ciò mantiene nell’uomo l’illusione della linea retta.
L’uomo-macchina è in balia dell’accidente, del caso. Le sue attività possono essere impegnate per caso in un canale tracciato da forze cosmiche o meccaniche e possono seguirlo per caso per qualche tempo, dando l’illusione che un qualche scopo sia stato raggiunto.
In realtà egli è incapace di fare qualcosa del genere, perché non solo non ha controllo sulle cose fuori di lui, ma neppure sulle cose dentro di lui. Il controllo delle cose eterne comincia con il controllo delle cose dentro di noi, con il controllo di noi stessi.

Come possiamo ottenere il controllo? Le ottave possono svilupparsi verso la direzione desiderata se gli choc “addizionali” intervengono al momento necessario, ossia quando si produce un rallentamento delle vibrazioni. Se gli “choc addizionali” non intervengono al momento necessario, le ottave cambiano la loro direzione.
Resta dunque all’uomo la scelta seguente:
  • trovare alle proprie attività una direzione che corrisponda alla linea meccanica degli avvenimenti del momento (andare dove soffia il vento, nuotare contro la corrente)
  •  rassegnarsi all’idea dell’insuccesso di tutto ciò che egli intraprende.
  • Oppure può imparare a riconoscere i momenti degli intervalli (cioè saper applicare gli choc artificialmente, quando servono, come fanno le forze cosmiche)
L’ottava ascendente (evolutiva) si oppone all’ottava discendente (creatrice).

L’ottava fondamentale può essere paragonata al tronco di un albero i cui rami sarebbero le ottave subordinate. Le sette note fondamentali dell’ottava e i due intervalli portatori di nuove direzioni costituiscono nove anelli di una catena, tre gruppi di tre anelli ciascuno.

Ogni nota di qualsiasi ottava può essere considerata come un’ottava intera su un altro piano.
Ogni nota di queste ottave interiori contiene a sua volta un’ottava interama non all’infinito, perché vi è un limite definito allo sviluppo delle ottave interiori.
Ogni nota dell’ottava di vibrazioni di una sostanza più grossolana contiene un’intera ottava di vibrazioni di una sostanza più fine (es. la sostanza del mondo 24 è permeata dalla sostanza del mondo 12 …).

Una delle manifestazioni dell’Assoluto consiste nel riempire l’intervallo (tra do e si) per mezzo dell’apparizione cosciente della forza neutralizzante che colma l’intervallo tra la forza attiva e la forza passiva.
Al secondo intervallo (tra fa e mi) la situazione è più complessa. Qualcosa manca tra i pianeti e la terra. Le influenze planetarie non possono passare alla terra direttamente e pienamente. Uno choc addizionale è indispensabile; è necessaria la creazione di qualche condizione nuova per assicurare un passaggio adeguato di forze.
La condizioni che assicurano un passaggio delle forze sono create da un dispositivo speciale sistemato tra i pianeti e la terra = la vita organica sulla terra, che è stata creata per colmare l’intervallo tra i pianeti e la terra
La vita organica rappresenta l’organo di percezione della terra e l’organo di radiazione. Forma una specie di pellicola sensibile che copre tutto il globo terrestre e che riceve influenze provenienti dalla sfera planetaria, le quali non potrebbero in altro modo raggiungere la terra.
Tutti i grandi eventi nella vita delle masse umane sono causati dalle influenze planetarie. Sono il risultato dell’assorbimento di queste forze.
Grazie alla vita organica, ogni parte della superficie terrestre emette ad ogni istante una particolare specie di raggi in direzione del sole, dei pianeti, della luna. Così il sole necessità di un certo tipo di radiazioni, i pianeti di un altro e la luna di un altro ancora. Molte cose sovente accadono per la sola ragione che determinati tipi di radiazioni sono richiesti da certe parti della superficie terrestre.
Tutto ciò che accade alla vita organica, serve per gli interessi di terra, sole, pianeti, luna. 

La Luna riceve dalla Terra l’energia necessaria alla sua crescita, questa energia è creata sulla Terra dall’azione congiunta del Sole, di tutti gli altri Pianeti del sistema solare e della terra, ed è raccolta e conservata in un gigantesco accumulatore situato sulla sua superficie.
Questo accumulatore è la vita organica terrestre.
La Luna si nutre di tutto ciò che respira. Tutti gli esseri viventi liberano nell’istante della loro morte una certa quantità dell’energia che li ha animati. L’insieme di queste “anime” viene attirato verso la Luna e le dà calore e vita da cui dipende la sua crescita. Cioè lo sviluppo del raggio di creazione. Le anime che vanno alla Luna e che possiedono forse una certa somma di coscienza e memoria, sono sottomesse a 96 leggi, in condizioni di vita minerale o in condizioni tali che non vi possa essere nessuna possibilità di salvezza, al di fuori di un’evoluzione generale in tempi lunghissimi.
L’uomo non può nelle condizioni ordinarie, liberarsi dalla Luna.
Tutti i suoi movimenti sono controllati dalla Luna.
La liberazione che viene con la crescita dei poteri e delle facoltà mentali è una liberazione dal giogo della Luna.

La parte meccanica della nostra vita dipende dalla Luna. Ma se sviluppiamo in noi stessi coscienza e volontà e sottomettiamo ad essi la nostra vita meccanica sfuggiremo alla Luna.

Nell’Assoluto le vibrazioni sono più rapide e la materia meno densa.
Più si scende più le vibrazioni sono lente e a materia densa. Solo gli atomi dell’Assoluto sono realmente invisibili. Es. Il Mondo 3 ha 3 Atomi più grandi e pensanti del Mondo 1 …           

I 7 Mondi del raggio di creazione rappresentano 7 ordini di materialità = abbiamo allora 7 concetti di materia. 

Noi afferriamo solo la materia di mondo 96 e 48; la materia di mondo 24 è già troppo rarefatta.
Tutte queste materie non sono separate, ma si mescolano l’una con l’altra, si compenetrano.
Abbiamo in noi la materia di tutti quei mondi. La terra occupa un posto pessimo dal punto di vista cosmico. Tutto ciò che in altri posti nasce spontaneamente e senza sforzi, qui non può essere perseguito che per mezzo di un penoso lavoro; tutto deve essere conquistato.
Per conoscere un cosmo è necessario conoscere i due cosmi adiacenti, quello che è al di sopra e quello che è al di sotto, ossia il più grande e il più piccolo. Il Mesocosmo e il Microcosmo determinano il Tritocosmo.
La relazione di un cosmo con l’altro è differente dalla relazione di un mondo con l’altro nel “raggio di creazione”. Nel “raggio di creazione” esistono: Luna, Terra, Pianeti, Sole, Via Lattea, Tutti i Mondi, Assoluto. Di conseguenza il sistema di relazione dei mondi presi a due a due nel “raggio di creazione” non è quantitativamente fisso. In un caso questo sistema è più grande (esempio la relazione di Tutti i Soli con il nostro Sole) in un altro è meno grande (esempio la relazione della terra con la Luna).
Invece fra i cosmi, la relazione è permanente e sempre uguale. Il rapporto fra un cosmo e l’altro, è sempre quello da zero all’ infinito.


Tratto da Frammenti di un insegnamento sconosciuto