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sabato 14 gennaio 2012

Rolfing - come ristabilire l'allineamento naturale ... - Ida Rolf

L’emozione è comportamento e funzione. Tutto il comportamento si esprime per mezzo dell’apparto muscolo-scheletrico. Tutta la funzione è un’espressione di forma e struttura.
Per la psicoterapia moderna, gli avvenimenti esterni di un uomo sono la proiezione del suo sé interiore, spesso nascosto. Da un’altra angolatura possiamo dire che: lo stato emotivo può essere visto come la proiezione dei suoi sbilanciamenti strutturali.
Le risposte dei nervi e delle ghiandole costituiscono il fondamento degli stati emotivi.

La struttura implica un rapporto.

La materia organica vivente è il risultato di un campo energetico più forte ed evidente della sua controparte organica.

Il bilanciamento rivela che nel corpo scorre un flusso di energia gravitazionale. L’asimmetria e la casualità tradiscono il mancato sostegno da parte del campo gravitazionale.
La struttura (posizione nello spazio fisico tridimensionale – rapporto tra unità) è comportamento.
Il conflitto tra l’uomo e la gravità coinvolge la sua struttura in quanto aggregato di segmenti.
Alcuni elementi possono essere abbastanza pesanti da avere un’esistenza gravitazionale rilevante: capo, torace, pelvi, gambe. I quali sono a loro volta composti da elementi minori: cranio, vertebre, ossa pelviche. A causa della diversità con cui occupo lo spazio e della loro massa i blocchi maggiori hanno un rapporto rilevante con la gravità giunzione cervicotoracica, giunzione lombo toracica …

Il ruolo delle pelvi è fondamentale. Tramite l’articolazione dell’anca, il peso del busto si trasmette alla coscia, alla gamba, al piede e infine a terra. Dato che la superficie terrestre non può adattarsi al movimento, l’uomo deve risolvere il suo problema di gravità cambiando se stesso.

L’articolazione sferica dell’anca, è la più adatta a trovare un accomodamento. I problemi e le possibilità dell’anca dipendono dagli elementi muscolari delle pelvi e dal tessuto connettivo che collega la coscia (dal basso) e il busto (dall’alto) alle pelvi.
Un individuo in difficoltà modifica inconsciamente la propria carne, solidifica la propria attitudine mentale in qualcosa di biologicamente concreto. Nell’integrazione Strutturale ci interessano le deviazioni strutturali che derivano dal mesoderma.

La struttura fisica è determinata da elementi che derivano dal mesenchima: ossa, muscoli, legamenti, tendini, fasce.
Gli elementi primari (ossa, legamenti, tendini) evolvono dalle cellule. Più le unità prendono forma, il residuo meno indifferenziato forma le guaine, che dapprima proteggono e poi sostengono. Sono le fasce.
Il muscolo è racchiuso nella fascia, come la polpa di un’arancia lo è nelle pareti cellulari che la suddividono.
Il muscolo è contrattile e sensibile; le fasce lo sono molto meno. In quanto strato protettivo, devono essere stabili.
Nel sistema miofasciale, ciascun muscolo, organo viscerale è rinchiuso nel proprio involucro fasciale.
Tali involucri, formano a loro volta, un reticolo ubiquitario che sostiene e, al tempo stesso, avvolge, collega e separa tutte le unità funzionali del corpo.
Infine, questi robusti strati elastici formano anche un involucro superficiale che serve da contenitore e da sostegno frenante per tutto il corpo: le fasce superficiali, sotto la pelle (molto elastiche, grazie all’intreccio di fibre).

Tono = prontezza muscolare di risposta agli stimoli nervosi.

Il tessuto connettivo areolare (o lasso) è il più estendibile, il più elastico e il più ampiamente distribuito. Le sue fibre si intersecano in ogni direzione. Il grasso si deposita e si immagazzina in questo tipo di tessuto. È parte integrante del metabolismo corporeo dei liquidi. Il meccanismo tramite cui il corpo guida e distribuisce i fluidi. Può essere usato come materiale di imballaggio tra gli organi.

Il tessuto fibroso bianco si insedia in tutte quelle situazioni che prevedono uno sforzo da tensione. È perciò più rigido, meno stendibile. La disposizione in fasci paralleli delle fibre è causa della sua rigidità. Quando lega le ossa e limita i movimenti, lo chiamano legamento; quando collega il muscolo all’osso o alla cartilagine è aponeurosi o tendine.
L’aponeuorosi si distingue dal tendine per la sua sottigliezza. Sono tutti tessuti connettivi che derivano dal mesoderma.

Quando serve grande stabilità, come nei tessuti sclerotici (ossa e cartilagine), la matrice organica di collagene si impregna di altre sostanze utili allo scopo. Nella cartilagine, la matrice è modificata dal solfato condroitin; nelle ossa, dai Sali minerali principalmente il fosfato di calcio, anche se sono presenti magnesi e molti altri minerali.
Affinché si sviluppi una solida matrice ossea, è necessaria anche la presenza di vitamine C e D. Carenza di C porta a scorbuto.

Il cortisone ha un effetto inibitorio, deprime la formazione della sostanza intracellulare e delle fibre; la soma tropina ne stimola e favorisce la crescita.
Molti ormoni influiscono sul tessuto connettivo, così come fanno altri agenti quali il caldo e il freddo, le tossine e i traumi, che modificano lo scambio chimico nel tessuto dando origine alla malattia.
I tessuti connettivi, in particolare le fasce, sono in uno stato di riorganizzazione permanente. Il continuo scambio metabolico reso possibile dall’intimo rapporto tra le fasce e il metabolismo dei liquidi consente la riorganizzazione della struttura.

Anche se le fasce sono tipici tessuti di fibre collagene, vanno visualizzate entro la sostanza intracellulare che è, per lo più, un gel smifluido amorfo. Le fobre di collageno si modificano con palese lentezza e sono un’entità chimica definita. Perciò, la velocità evidente con cui si modificano le fasce deve essere una proprietà della complessa sostenza intracellulare. La distribuzione universale del tessuto connettivo rende assai probabile che quel gel colloidale sia l’ambiente interno più diffuso.
Ogni cellula vivente sembra essere in contatto con quest’ultimo e le modifiche indotte dai centri di pressione spiegherebbero l’ampio spettro di effetti notati nell’Integrazione Strutturale.

Esercitare una pressione è, di fatto, aggiungere energia alla sostanza colloidale del tessuto. (è ben noto in fisica che l’aggiunta di energia può trasformare il gel colloidale in sol). Probabilmente, è la sostanza colloidale energizzata a spiegare le diverse proprietà fisiche di un corpo sottoposto all’Integrazione Strutturale.

Fasce superficiali = sono un tessuto fibroareolare che ospita la maggior parte dei grassi del corpo. Può estendersi in qualunque direzione e adattarsi rapidamente a tensioni d’ogni genere.

Fasce profonde = strato più denso. In un corpo sano, il loro rivestimento liscio fa scivolare una sull’altra le strutture adiacenti. In seguito a malattie infiammatorie o a lesione traumatiche, gli strati aderiscono l’uno all’altro; sembrano incollati.
Non scivolano più, ma costringono le strutture adiacenti a tirarsi a vicenda, creando affaticamento e tensioni generali.
Il collageno delle fasce profonde forma fasci di fibre parallele, poiché questa è la forma che meglio resiste allo sforzo da tensione.

IN UN CORPO BILANCIATO, I FLESSORI SI FLETTONO, GLI ESTENSORI SI ESTENDONO
La colonna non sostiene il peso, non è stata progettata per questo. La funzione primaria di una colonna bilanciata è quella di separare tessuti molli e parte del corpo. È un graticcio a cui sono assicurate le componenti miofasciali. Esempio della tenda. Cosa tiene in piedi la tenda? Non è il palo, ma i tiranti, il palo invece assicura il giusto bilanciamento spaziale tra le due parti.

Le ossa determinano la posizione spaziale dei muscoli inseriti e, quindi, l’efficacia dell’equilibrio agonista-antagonista. Per l’operatore di Integrazione Strutturale, il problema è quello di imparare a vedere le masse nello spazio e di percepire il loro bilanciamento. 

Il nostro metodo riconosce che il corpo è organizzato in strati concentrici, e la funzione corporea può essere compresa solo tramite i rapporti che intercorrono tra quegli strati. In questa analisi ciò che maggiormente interessa non è la pelle (che deriva dall’ectoderma dell’embrione), ma gli strati fasciali sottostanti (derivati dal mesoderma).
La presenza di tensione fasciale in superficie testimonia la congestione e il blocco dei flussi sanguigno e linfatico nel tessuto profondo. Una pressione ben indirizzata, aumenta il drenaggio linfatico e influenza, lo scambio locale.
Schematicamente i muscoli sono organizzati a livelli concentrici. Di regola più il livello è superficiale, più sono lunghe le singole fibre muscolari. I livelli più profondi, soprattutto quelli più vicini alla spina dorsale, hanno una lunghezza di soli 3-6 centimetri. In prossimità della parte terminale, i rigonfiamenti muscolari si trasformano in tendini e aponeurosi, saldamente intessuti, tuttavia elastici, che si assicurano alle ossa per mezzo della cartilagine ialina che agisce come fissante.

L’accorciamento di un’unità mio fasciale è una funzione tanto importante e legittima quanto il suo allungamento. A destare preoccupazione è solo l’accorciamento cronico. L’accorciamento cronico, coatto, non è più denominato contrazione, bensì contrattura. La contrattura permanente di un tessuto molto potente comprime l’articolazione sottostante. Così facendo sbilancia le altre strutture muscolari la cui integrità dipende da un equilibrio preciso delle articolazioni collegate.
Tale compressione deve essere avvertita come dolore o disagio. L’unico rimedio permanente è quello di bilanciare l’articolazione; il che, speso, significa bilanciare tutto il corpo, perché i vari legami fasciali possono causare una tensione compensatrice in vaste aree. Se la tensione è recente, le compensazioni sono facili da cancellare. Ma l’ispessimento e il deterioramento dovuto ad aberrazioni di vecchia data può richiedere tempo e lavoro in misura considerevole.
Quando osservate un corpo “casuale” pensate alle implicazioni della loro “casualità”. Pochi esseri umani hanno raggiunto la piena verticalità umana. Cosa si deve fare per consentire un allineamento migliore? Spazio? Lunghezza? Allungate la spina dorsale.

Ma i corpi sono progettati per essere a contatto col suolo; devono necessariamente poggiare sui piedi, non essere sospesi in cielo. Quando la gravità riprende il sopravvento, il vecchio quadro di ispessimenti, accorciamenti, compressioni compensatrici riemerge. Solo le ossa impediscono ai corpo di diventare palle simili ad amebe.

Secondo le convenzioni della fisiologia e della chineosiologia, l’unità di base del movimento è la coppia flessore ed estensore. Il primo componente della coppia, il flessore, avvicina le estremità di alcune parti del corpo (le flette). Il secondo componente le separa (le estende). Di un corpo piegato si dice che sia in flessione; di un corpo raddrizzato che sia in estensione. Di un corpo raddrizzato oltre la linea di riferimento verticale si dice che sia iperesteso. Per definizione, in un corpo che si piega, sono stati attivati i flessori che lo hanno “flesso”; che hanno cioè accorciato le estremità e le hanno avvicinate. Cos’è successo agli estensori, che cosa hanno fatto nel frattempo? Quando piegate la schiena, che aspetto ha? Si allunga o si accorcia? Si incassa nelle spalle? Un test fondamentale per saggiare la struttura di un corpo è il suo modello di flessione. Se il corpo è bilanciato, non solo i flessori ma, contemporaneamente, gli estensori si estendono.

Poggiate una mano, tutta la man, col palmo rivolto in basso, sulla colonna vertebrale di un individuo. Chiedetegli di piegarsi. Sentite la mano cosa vi comunica di quanto sta accadendo.
Quando l’uomo si piega, sentite che la schiena si accorcia o che si allunga?
Se si allunga, gli estensori sono stati attivati; sia i flessori sia gli estensori stanno partecipando.
Quando si piega, la schiena vi solleva la malo?
In quel caso, i flessori si stanno flettendo, ma gli estensori non ce la fanno a seguirli.
La sua schiena vi fa appiattire ulteriormente la mano?
Se la vostra mano si appiattisce, gli estensori (errori della spina dorsale) si stanno allungando, estendendo. Assicuratevi che la vostra oppressione sia abbastanza forte da sentire con la mano oltre la superficie esterna del muscolo, per sapere cosa stia accadendo al di sotto. È ai livelli più profondi che accadono gli eventi più significativi.

Guardate i corpi disorganizzati mentre si flettono. Come si flettono? Appoggiate una mano sulla schiena flessa. Mentre cercate oltre gli strati superficiali, provate a farvi un’idea sia del’assestamento delle ossa, sia di ciò che accade a livello muscolare. Sentite che solo certe aree si allungano? Ci sono aree che si accorciano? Riuscite magari a sentire che alcuni muscoli verticali, duri come corde, si sono allargati allontanandosi dalla colonna invece di allungarsi verticalmente? Sareste in grado di affermare che se non si allargassero, potrebbero allungarsi?
Allontanate mentalmente gli strati più superficiali sotto la vostra mano, e scoprirete in profondità un terzetto chiamato genericamente muscolo della schiena, perciò del corpo. Schematicamente consiste in tre corde di elementi verticali che si intrecciano.

Per il modo in cui è stato progettato, qualunque accorciamento di un elemento del terzetto procura deviazioni all’intero complesso. Qualunque distorsione in un solo elemento o anche in una sua parte, accorcia, ispessisce e torce il corpo intero.

Se in seguito a un incidente, a uno sforzo ripetitivo e prolungato, al protrarsi di una posizione curva, questi muscoli si spostano lateralmente, lo schema eretto e simmetrico di tutto il corpo ne soffrirà. Qualsiasi deformazione del corpo umano, di qualunque natura essa sia, è accompagnata da un accorciamento, da una perdita di lunghezza. Questo è l’effetto della gravità. La tenda collassa.
Raramente i due lati di una schiena sono bilanciati in modo uniforme. In qualunque punto esaminate una schiena, una parte di solito è più corta dell’altra. In genere, la causa va ricercata in una lateralità dominante (abnorme uso di una mano rispetto all’altra), ma la diversità di sviluppo può avere molte cause. L’individuo aggiusta la parte più corta torcendosi (ruotando). La rotazione può avere l’aspetto di una torsione delle costole sul bacino. Se non riuscite a visualizzare in che modo il torace (la gabbia toracica) ruoti sulla parte inferiore della colonna, immaginate un turacciolo che viene fatto ruotare nel collo di una bottiglia. Improvvisamente, lo schema della rotazione vi sembrerà chiaro. 

Più comunemente le rotazioni sono torsioni della pelvi (o del sacro, della quinta lombare …) attorno a una delle vertebre lombari più basse. La tensione muscolare viene avvertita come dolore cronico e debolezza nella parte inferiore della schiena, insieme allo stiramento di uno o più dischi intervertebrali. A lungo andare, si verifica un deterioramento tissutale e il problema ai dischi e/o all’articolazione scaro iliaca si cronicizza.
Si possono vedere deviazioni dalla simmetria in qualunque posto pubblico.
Essi forniscono chiavi di lettura ai problemi della personalità; punti forti e punti deboli, stiramenti e tensioni, limitazioni di energia che devono essere superate, o di cui bisogna tener conto prima che l’energia possa essere distribuita per realizzazioni creative. Tutti i corpi registrano i traumi emotivi e fisici del vivere; gli avvenimenti della vita umana. Episodi d’ogni sorta hanno modificato la struttura dell’individuo medio e lasciato il segno su quel po’ di bilanciamento inizialmente presente. Grazie ad alcuni parametri, possiamo accertare queste limitazioni: gli indizi ce li forniscono le compressioni visibili e i rapporti tridimensionali del corpo. Sfortunatamente, benché essi siano chiari a chi gli sta vicino, sono di solito invisibili all’uomo stesso.

Lo psoas è un collegamento eccezionale tra le gambe e la parte superiore del busto. Lo psoas accorciato fa inclinare in basso e in avanti la gabbia toracica sotto la trazione dei retti, e rende automaticamente inefficienti i romboidi. Ciò si manifesta con maggiore evidenza a due livelli. Uno psoas deteriorato, incollato, quando attraversa la rima pelvica, mantiene il corpo permanentemente flesso a livello dell’inguine e impedisce una postura eretta vera e propria. Se uno degli psoas o i retti hanno un’estensione inadatta (troppa o troppo poca), il profilo dell’inguine appare inadeguato (troppo compromesso e, perciò insicuro). Lo si nota senza difficoltà anche attraverso i vestiti. Nella misura in cui il tendine dello psoas migliora, o il suo movimento è liberato, l’inguine si allarga e diventa più compatto. Anche l’iliaco, tramite il tendine comune, si scioglie, diminuendo sul bacino la trazione verso l’interno e allentando la tensione dei muscoli che si inseriscono nella spina iliaca antero-superiore.
Lo psoas e i glutei determinano il movimento primario della gamba.
Se lo psoas e i retti si spartiscono effettivamente il carico, tutti i movimenti del corpo che coinvolgono la flessione fanno arretrare la parete addominale. Sembra illogico, ma è così. In una flessione normale, bilanciata, lo psoas non si accorcia, non sporge in avanti; si allunga e si ritrae insieme all’addome.

Esaminate il vostro psoas: stendetevi a terra sulla schiena. Adesso, piegate le gambe, insieme se possibile, e avvicinatele con i talloni uniti. Le reni si inarcano? Se la risposta è sì, sappiate che il vostro psoas non è realmente in grado di svolgere il propri lavoro.

In un corpo bilanciato, quando le gambe sono piegate, il punto vita si ritrae. In altre parole, il coccige e l’apice (estremità inferiore) del sacro ruotano sotto, la base, (estremità superiore) del sacro e il tratto lombare retrocedendo in direzione del suolo. Sia lo psoas che i retti addominali si ritraggono, come notiamo nel rilassamento nell’assetto del gruppo muscolare dei glutei, per favorire la posizione, benché nella foto non appaia così evidente. Quando il corpo consente questa posizione, la spina dorsale in tutta la sua lunghezza e i muscoli pelvici sembrano decomprimersi e diventano più robusti.

Fate questa prova: rimanendo sdraiati a terra, limitatevi a ruotare sotto di voi la parte terminale della colonna. Adesso sollevatevi. Dov’è la parete addominale? Si sta accumulando in una collinetta? Ora sdraiatevi facendo aderire al suolo le reni iniziando dal punto vita (secondo la nostra definizione, il punto vita sono le reni, la seconda vertebra lombare). Adesso dov’è la parete addominale? Si sta ritraendo? Se la risposta è si, lo psoas è in ascolto ed ha iniziato a lavorare.
Questo movimento si verifica solo in uno stato di equilibrio.
Quando vi alzate dalla posizione e vi mettete in piedi, che succede all’addome? Che cosa accade al punto vita? Riuscite a trovarlo? Sapete riportarlo indietro volontariamente? Se avete problemi nel rintracciare il punto vita (sulla schiena, non sulla parte frontale del corpo), cercate di spostare il peso sui talloni.
Quando lo psoas inizierà a rispondere alla vostra richiesta (lo può fare se spostate il peso), diverrete consapevoli del punto vita, in particolare della sua parte posteriore.

Oppure: sdraiatevi sulla schiena e stendete in alto le gambe. Che succede alla parete ventrale (retto addominale) quando flettete in questo modo? Probabilmente si accorcia, si ispessisce, si indurisce e forma una collinetta. La collinetta formata dall’addome significa che lo psoas è stato sopraffatto dai retti. Quando c’è una reciprocità psoas-retto, potete alzare le gambe in verticale senza che i retti si induriscano.
In movimento, che si cammini o che ci si fletta,. Ribadiamo, la parete ventrale non si rigonfia e non si ricurva, si ritrae.

Lo psoas è unico sia per la sua struttura, sia per la sua funzione che svolge: nessun altro elemento mio fasciale può farne le veci in modo soddisfacente. Alcune fibre traggono origine dal tronco stesso, sul margine laterlae della dodicesima vertebra dorsale. Quando il muscolo si inserisce nel piccolo trocantere del femore (coscia), ha già rafforzato il tratto lombare, percorso la plevi e attraversato il pube. In questo modo, lo psoas unifica il busto e la coscia.- la camminata bilanciata, vigorosa (in cui la gamba viene flessa tramite l’attivazione dello psoas, non del retto femorale) coinvolge tutto il corpo fin nel profondo. In una camminata di quel tipo, ogni passo ha inizio nella dodicesima vertebra dorsale, non nelle gambe; le gambe si muovono di conseguenza. Siamo chiari su questo punto: quando un corpo bilanciato cammina, non sono le gambe a dare origine al movimento; le gambe fanno da sostegno e seguono il movimento. Il movimento inizia nel busto e si trasmette alle gambe tramite lo psoas.
Una camminata non equilibrata non solo mette sotto sforzo le gambe piegate, ma, nel movimento, esercita anche una trazione sul diaframma. Le solide strutture fasciali del diaframma, nel sostenere la gabbia toracica, hanno bisogno delle propri “orizzontali”. Per conservarle, il blocco corporeo (cioè, il torace) deve essere in grado di agire indipendentemente dalle strutture sottostanti. Ciò richiede un adattamento efficiente della giunzione lombo dorsale e sottolinea l’importanza del bilanciamento psoas-romboide che lo rende possibile.


Fonte: ROLFINGcome ristabilire l’allineamento naturale e l’integrazione strutturale del corpo per ottenere vitalità e benessere – Ida Rolf


venerdì 18 novembre 2011

Il Rolfing e la realtà fisica – Ida Rolf

La funzione determina la struttura tanto quanto la struttura determina la funzione

Il trattamento osteopatico cambia il modo in cui le ossa del corpo sono in relazione tra loro, scioglie le ostruzioni tra le giunture migliorando quindi il benessere.

I corpi esistono nella gravità: il fattore determinante, onnipresente, onnipotente e persistente della loro posizione verticale o della sua mancanza.
Siamo tutti soggetti alla leggi della meccanica; una di queste afferma che le masse devono essere equilibrate per essere stabili.
L’uomo consta, più o meno, di unità impilabili. Gli agenti di questo equilibrio sono le ossa e i tessuti molli (miofascia). Le ossa determinano la posizione nello spazio, ma le ossa sono tenute insieme dai tessuti molli. Quando la miofascia viene rimessa a posto, le ossa si riorientano spontaneamente. Quando il tono dei tessuti molli è equilibrato, il corpo, prova una sensazione di leggerezza. Le masse della testa, del torace, del bacino … non sono più portate fuori posto dal loro peso; la struttura presenta minore resistenza e la gravità può fluire.

Si può cambiare il modo in cui le unità stanno assieme, in virtù del fatto che sono tenute assieme dal tessuto connettivo mio fasciale, in termini chimici il collagene. Il collagene è una sostanza unica. Non c’è nessun’altra sostanza che posso pensare gli assomigli, seppur vagamente, nel modo in cui può essere modificato con l’apporto di energia. Le altre sostanze del corpo non hanno questa qualità: per esempio, le sostanze che costituiscono i nervi non hanno questa qualità, né quelle che costituiscono il sangue o l’apparato chimico della digestione.

La struttura dell’apparato digerente ha questa qualità; dovunque vediate una struttura nel corpo, vedete il collagene. Il collagene è la dimensione materiale della parola “struttura”.
La prossima volta che usate la parola “struttura”, fate attenzione se state parlando della relazione. Fate attenzione se potete usare la parola “struttura” parlando di qualsiasi altra cosa che si riferisca alla relazione. Ogni volta che usate la parola “struttura” con riferimento a un corpo vivente, parlate della relazione tra parti che stanno assieme per creare l’aggregato che chiamiamo uomo.
Il corpo funziona grazie all’energia, con l’energia e tramite l’energia: crea la propria energia e porta all’interno l’energia esterna. Un corpo è una macchina energetica individuale. Quando mettete assieme le parti della macchina in modo adeguato o inadatto, aggiungete o togliete energia dalla macchina nell’insieme. Se la struttura del fegato funziona molto male, e il resto del corpo funziona abbastanza bene, sottraete energia dal deposito generale per consentire al fegato di continuare a funzionare. La risposta è che non vi sentirete molto bene, perché ciò che registrate quando dite “mi sento” è la somma totale della vostra energia.
Quella somma totale è una somma fattoriale; potete continuare ad accrescerla con un allineamento adeguato. Se impilate i pezzi di cui si compone il corpo in modo accurato, potete far sì che il corpo funzioni con la massima efficienza. Non appena quei pezzi perdono l’allineamento, incominciate a perdere efficienza.

Nel rolfing lavoriamo in termini di allineamento. Allineiamo la struttura mio fasciale, che è il sistema del tessuto connettivo. Il tessuto connettivo fasciale è l’organo della struttura. Gli strati fasciali comprendono l’organo della struttura, l’organo che tiene assieme adeguatamente il corpo nel mondo materiale tridimensionale. Per quanto ne sappia, nessuno ha mai messo in particolare evidenza questo aspetto in nessuna facoltà medica.
Nel rolfing uno dei modi per aggiungere energia è la pressione. Il terapeuta dà deliberatamente energia alla persona con cui lavora. Non si tratta di energia nel senso usato dai metafisici; è l’energia di cui si parla nei laboratori di fisica. Quando esercitate una pressione su un punto prestabilito, aggiungendo letteralmente energia alle strutture sottostanti.
La struttura determina la funzione a un livello molto alto e a un livello che possiamo utilizzare. La legge fondamentale del rolfing consiste nell’aggiungere struttura al corpo, quando lo fate determinate un cambiamento della funzione. Noi comprendiamo che la struttura è determinata dalla relazione del corpo con il campo gravitazionale. Possiamo cambiare il modo in cui le parti del corpo stanno assieme in un tutto che può trasmettere il campo gravitazionale attraverso quel corpo in modo tale da accrescere il suo campo di energia. Potete cambiare il corpo in virtù del fatto che è costruito a segmenti, e quando l’avete cambiato in modo adeguato la gravità può fluire. Il nostro strumento è la gravità non la chimica.
La gravità è sempre presente, non si può mai eludere.

La disorganizzazione funzionale del corpo dipende dalla continua esposizione alla forza di gravità. Un costruttore sa che, se non procede nel rispetto delle linee verticali e orizzontali, ne avrà da fare per rinforzare la sua casa in funzione della gravità.
Il corpo umano, in quanto aggregato di particelle materiche, deve obbedire alle leggi delle particelle materiche. Una legge naturale è la descrizione di come qualcosa funziona in circostanze normali. Quando osserviamo il corpo, ci accorgiamo che rivela le proprietà di tutti gli altri corpi metrici.

Nella fisica c’è una branca che si chiama meccanica, che osserva e codifica il comportamento dei corpi materici nel campo gravitazionale. Qualsiasi problema meccanico ha a che fare con il campo gravitazionale e ne implica la presenza.

Bachelard elaborò un quarto livello di visione che osserva come i fenomeni si collegano tra loro; non come si chiamano (terzo livello) o come sono classificati (primo livello), ma come si collegano tra loro.
È il quarto livello di valutazione mentale, ed è il livello al quale vivono i rolfer. Abbiamo visto i limiti del terzo livello (scientifico), e l’abbiamo superato.

La vita non è una linea retta. Le parole escono in linea retta, quindi gran parte della nostra educazione è abbastanza lineare. Ma la vita non è così, ed è per questo è difficile esprimere la vita a parole.
Le parole sono lineari, le idee trasmesse dalle parole sono lineari, in successione. La vita è molto più complicata; la relazione è una chiave.
L’anatomia è al terzo livello. Si impara il nome di qualcosa, si impara da dove parte e dove arriva, a che cosa serve. Bisogna incominciare a osservare relazioni differenti, e uno dei modi per osservarle è che, quando un muscolo o una qualsiasi struttura è stata sovrasolleciatata e accorciata, la sua relazione rispetto alle altre strutture dell’area interessata perde simmetria. Quando allungate un muscolo, non ha più questa relazione disallineata. Tutta la gestalt cambia. La relazione è determinante.
Bachelard capì che questa’era (intuitiva) si situa a un livello al quale non si è davvero competenti.

Quando il bacino non è equilibrato non abbiamo lo slancio verso l’alto che crea l’equilibrio zero, il senso di assenza di peso che può essere sperimentato nel corpo. Il bacino fuori posto non consente l’equilibrio, la tranquillità dell’esperienza che viene da un bacino equilibrato. Le forze combinate che agiscono su un bacino bilanciato in un momento di inerzia sono vicine allo zero. Tutto avviene sempre in un’azione dinamica, ma le forze equivalgono quasi allo zero.
Il paradosso è che quando un corpo equi
librato si piega c’è un movimento di flessione, ma il corpo si distende. Non si accorcia. Ciò non dipende dalla posizione dell’individuo, seduto o in piedi; dipende dai muscoli psoas. Se i muscoli psoas sono al loro posto il corpo si distende in tutti i suoi movimenti.

Il cervello è un sistema idrostatico, dato che materialmente consiste più di acqua che di qualsiasi altra cosa. Pensate alle pressioni esercitate sui vari punti di quell’organo molto importante, quando la testa viene costantemente portata fuori asse o piegata all’indietro. Non sappiamo molto sul funzionamento del cervello, ma sappiamo quanto basta sul resto del corpo per sapere che funziona molto meglio quando è equilibrato. Il nostro equilibrio, l’orizzontalità che vogliamo raggiungere, proviene dall’interazione del movimento su tre piani: le ginocchia che si muovono in avanti, i gomiti che si muovono di fianco e la testa verso l’alto.
Tutti e tre i piani devo essere collegati in modo appropriato prima di poter accettare il risultato in termini di equilibrio. Questi tre piani esistono in un mondo materiale e tridimensionale.
I chiropratici e la maggior parte degli osteopati sono interessati a ottenere il movimento delle articolazioni.

Secondo me il controllo delle funzioni autonome avviene tramite il sistema mesodermico.
Ricordate che nella valutazione del corpo ciò che osservate è la relazione tra i flessori e gli estensori.
L’uomo che insiste nel caricare il peso sulle dite dei piedi non riceve nessun sostegno dalla gambe e il peso viene scaricato sull’anca.

Nel rolfing c’è una sola regola principale: se non avete successo subito, lasciate perdere. Se non riuscite subito, il problema è altrove.

I rolfer dedicano la vita a studiare come mettere in relazione i corpi e i loro campi di energia alla terra e al suo campo di gravità.

Ci sono cinque sensi e ci sono cinque modi di interiorizzare l’esperienza. I rolfer devono essere capaci di concentrarsi sul livello che agisce sui sensi.
Il senso del gusto non entra realmente i gioco; il senso dell’odorato a volte sì, ma non spesso. L’indizio più importante è ciò che può essere visto: descrivere ciò che è visibile.

Per cambiare l’aria nei polmoni occorrono sessanta respiri. Provate a uscire d’inverno e fate le respirazioni, ce ne vorranno sessanta prima che l’aria cominci ad uscire fredda.
Fare cinque o sei respiri non corrisponde ad un esercizio di respirazione.

La fascia è l’organo della postura. Il corpo è una rete di fascia.
Il sistema nervoso più antico del corpo, il sistema nervoso autonomo, è posto davanti alla colonna vertebrale, nel tessuto prevertebrale. Ciò significa qualcosa per quanto riguarda l’equilibrio e l’importanza della muscolatura prevertebrale. Il tessuto prevertebrale concorre al bilanciamento della muscolatura postvertebrale. Non parlo dei robusti flessori prevertebrali sulla superficie anteriore (frontale) del tronco, per esempio, i muscoli retti dell’addome. Mi riferisco al tessuto prevertebrale che si trova proprio di fronte alle vertebre della cavità del corpo. Si tratta di un’area molto importante e significativa per la funzione vitale. La ragione è che il sistema autonomo a volte è quasi incastrato in quest’area e a volte si trova proprio sopra. Quindi, qualsiasi cosa che incominci a operare cambiamenti importanti nel tessuto prevertebrale influenzerà per esempio, il metabolismo dei visceri, che sono innervati dal sistema autonomo. Il sistema nervoso autonomo funzionerà in una serie di plessi. Uno di questi, il plesso lombare, è letteralmente incastrato negli psoas. Perciò, quando gli psoas vengono messi fuori uso, l’impalcatura viene rimossa dal plesso lombare. Non viene più sollecitata, non esegue più l’estensione e la contrazione del movimento normale. Il movimento che pompa il fluido dentro e fuori le cellule, viene meno. Perciò l’equilibrio degli psoas è un fattore molto importante.
Quando il bacino riprende una posizione orizzontale, i muscoli prevertebrali riacquistano un tono appropriato. Con il ritorno del tono, quel po’ di movimento che fa fluire e defluire i fluidi è ripristinato, e il plesso lombare attivato. Il lavoro degli psoas è simile a quello di una pompa. Il sistema della digestione intestinale e dell’eliminazione – tutti i visceri al di sotto del diaframma – è collegato con il plesso lombare.
Il plesso più grande è il cervello, poi viene il plesso solare e infine quello lombare.
Il plesso solare ha più a che fare con le emozioni. Se una persona ha subito una perdita o un trauma emotivo, il nodo si situerà nel plesso solare e non in quello lombare.
La funzione degli psoas può essere messa fuori uso quando i muscoli si irrigidiscono, si deteriorano, degenerano …; ma a volte viene messa fuori uso semplicemente in virtù della tensione che si manifesta nei muscoli circostanti, impedendone il movimento.

Una parte della strategia del rolfer consiste nel riconoscere che la plasticità del corpo ha a che fare con la chimica di quel sistema del corpo che crea e mantiene la struttura: il sistema mio fasciale. Questo sistema deriva dal mesoderma.
Noi manipoliamo solo questo sistema e possiamo cambiare il funzionamento di tutto il corpo. Possiamo modificare la verticalità del corpo.

Un essere umano si evolve come un animale eretto. Sarà eretto dal grado di equilibrio tra i flessori e gli estensori. Feldenkrais osservò che le emozioni negative rafforzano/contraggono i flessori (ci si flette sempre, la posizione fetale è una posizione di flessione). In un corpo cronicamente contratto l’energia viene impiegata solo per tenerlo in piedi; l’uomo deve aggiungere continuamente energia al corpo per consentirgli di continuare a funzionare. La flessione cronica dà una sensazione di stanchezza e di “depressione”.
Nel rolfing si comincia dall’esterno del corpo ma il corpo dice che ci stiamo spingendo fino alla sua anima. La ragione di ciò è che noi lavoriamo sulla fascia superficiale, la quale raccoglie i riflessi da tutto ciò che non funziona dentro il corpo.

Se spingete consapevolmente sulla parte posteriore delle gambe, accorciate i tendini. L’unico modo per allungare i tendini sta nel non fare.

La maggior parte delle terapie di manipolazione incomincia dall’interno, da quella che è considerata la “causa”. Forse è la causa; non m’importa se lo è. Ma vi dico che non potete cominciare di lì. Dovete iniziare da dove potete districare il problema.

Non forzate le cose. Se vi siete preparati bene, non dovete forzare le cose. La regolarità e il raddrizzamento graduale organizzano il corpo .

Tutti i muscoli della testa, della faccia e del collo sono collegati direttamente o indirettamente all’una o all’altra vertebra cervicale.

Cranio-osteopatia di Sutherland, ma ciò che Sutherland insegnava, e che presumibilmente poteva essere ascritto al grande mistico e scienziato Swedenborg, non era solo che c’erano punti di riflesso nella testa, ma che la testa faceva parte del sistema respiratorio. Insegnava che la respirazione non era un movimento dettato dai polmoni, se non secondariamente; si trattava di un movimento della testa, che pompava il midollo spinale attraverso la colonna vertebrale.
Ciò sembrava impossibile allora.
L’idea della respirazione come funzione fondamentale del sistema nervoso è rivoluzionaria. La respirazione rappresenta quindi la comunicazione  funzionale tra il mesoderma e l’ectoderma, tra il tessuto mio fasciale e quello nervoso. Possiamo osservare questo modello di respirazione alla fine di una sesta ora ben fatta di rolfing. La respirazione è accompagnata da un movimento dell’osso sacro; all’inspirazione la base dell’osso sacro cade all’indietro, all’espirazione si sposta in avanti. Questo funziona da pompa per il midollo cerebrale. Serve da pompa per tutto il sistema spinale; presumibilmente funziona da pompa verso il cervello, che è parte del meccanismo spinale.
Questo concetto getta luce su come funziona la respirazione su molte pratiche mistiche.
Il meditante controlla il suo sistema mio fasciale tramite un certo modello di respirazione per ottenere una reazione neurale. È abbastanza facile controllare il sistema mio fasciale; è tutt’altro che semplice controllare quello nervoso.

Durante la sesta ora di rolfing scopriamo improvvisamente che la respirazione influenza l’osso sacro. Ma dire una cosa del genere è del tutto sconveniente, perché tutti credono che la respirazione risieda nei polmoni e non nell’osso sacro. Sutherland aveva le sue idee in merito alla respirazione. Il concetto fondamentale alla base dell’osteopatia sacrale di Sutherland era che tutta la colonna veniva influenzata dalla respirazione e che c’era un movimento tra i segmenti del cranio. Quando i segmenti si muovono usano l’intera colonna vertebrale come pompa per pompare il midollo spinale. L’interferenza nella spina dorsale avrebbe intralciato il pompaggio. Alla fine della sesta ora, tutti hanno osservato il momento in cui, quando respirazioni, la spina dorsale incomincia ad allungarsi, si vede la schiena che si estende. Sutherland si occupò del rimo nel cranio. Quando avete imposto le mani su un certo numero di teste, sapete che alcune hanno in loro tanto un ritmo quanto ne ha una pietra. È ciò che succede quando le articolazioni inferiori si irrigidiscono e si deteriorano.
Quando arriverete alla settima ora, in cui lavorerete davvero con la testa e con tutte le articolazioni che determinano l’orizzontalità della testa, incomincerete a ottenere l’elasticità che rende possibile la presenza del ritmo. Il ritmo funzionale si attiverà e continuerà, ponendo rimedio a qualsiasi cosa abbia bisogno di ulteriore lavoro.
Questo è quanto intendo quando dico che noi non ci occupiamo di patologia; noi ci occupiamo della messa in atto di una fisiologia adeguata. Non ne udrete certo parlare in nessun dipartimento della facoltà di medicina, dove l’idea di respirazione è che si tratta di una funzione del torace. Ma, dato che la respirazione si collega alla colonna vertebrale, questa idea ha senso. Secondo Sutherland la respirazione è fondamentalmente una funzione della colonna vertebrale, per pompare il midollo spinale, e l’aria che fluisce e defluisce dal torace è una funzione secondaria della respirazione, non primaria. Vorrei trasmettere questo concetto ai rolfer che sono molto sottovalutati. Osservandolo in termini di ciò che sentite nelle vostre mani.
Tutta la preparazione del lavoro di rolfing durante le prime sei ore rende davvero possibile questo funzionamento. Ci riferiamo al fatto di come l’orizzontalizzazione del bacino sia molto importante. Lo è, senza dubbio. Ma cosa direste di un uomo che si ritrova con un bacino ragionevolmente ben orizzontale, ma senza nessun collegamento di sopra? Prima di ottenere vitalità, flusso vitale e organizzazione vitale, si deve raggiungere l’integrazione di tutto il corpo. Quando ottenete il flusso vitale, potete sentire la radiazione. Il bacino orizzontale sta alla base di tutto ciò. Quando non è orizzontale, non avete nulla che vi serva da base sicura.
Nella respirazione c’è un movimento alla base del cranio, ma tutti i testi di anatomia dicono il contrario. Questo fenomeno si presenta in modo visibile nei bambini: il problema sta nel cranio degli adulti. Nell’anatomia accademica si studia sempre su ossa morte, spesso si esaminano ossa di anziani, forse di una persona povera, che ha avuto una vita difficile, e non ci si può aspettare he abbia avuto un corpo di prim’ordine. Ma quando lavorate con gli esseri viventi, le mani vi dicono che nelle strutture del cranio c’è movimento. La cosa che si potrebbe osservare (ma penso che non sia consigliabile come progetto di ricerca) sarebbe il cambiamento della pressione del midollo spinale in una spina dorsale che si muove liberamente. Ma fino a quando un uomo sta bene, non ha bisogno di punture spinali. Non conosco nessuno che si offrirebbe volontario per un simile esperimento.

Cos’è la fascia? Se sezionate una coscia di agnello, arrostita o no, vedrete che il rivestimento dei piccoli muscoli individuali si unifica a un certo punto per creare quella materia solida che poii aderisce alle ossa. Non è una cosa semplice che un bambino possa disegnare; si tratta di un intreccio e di un interconnessione complessa. Questa rete di collegamenti corre lungo tutto il corpo.
Questa è l’idea nuova. Non è che prima la fascia non fosse conosciuta, lo era da tanto tempo, ma nessuno aveva mai avuto molto interesse a studiarla. Vi può sembrare strano, ma ci sono altri casi simili nella storia della medicina.

Durante la decima ora, il rolfer deve operare certe scelte. Attenetevi a queste. Più vi sentite insicuri, più direte che ci sarà bisogno di una revisione, che una cosa non è stata fatta bene, che non ha avuto un buon esito … e poi direte: “facciamo un’altra cosa”. Strada facendo dovrete lottare sia dentro che fuori di voi perché venga quella situazione, non cercare di sostenerla a ogni costo.

Nel corpo umano il sostegno non è qualcosa di solido. Il sostegno è la relazione. Il sostegno è l’equilibrio degli elementi che non sono affatto solidi; elementi che non sono i grado di sopportare il peso che fa pressione su di loro, eccetto se sono bilanciati. Si potrebbe tradurre equilibrio con tono? Non so. Non so cosa significhi tono in parole, solo nell’esperienza. Una volta l’ho paragonato ad apertura, ma non saprei definire apertura. Quando nel corpo avrete apertura, ottenete un tono; quando ottenete il tono avete l’apertura. L’apertura è spaziale, il tono è fisiologico. Entrambi indicano la prontezza ad agire e a reagire, ovvero la pietra di paragone di un corpo sano.

Robert Frost: “Siete liberi quando vi sentite bene sotto le redini”, questo è il rolfing.

Non è possibile separare la testa dal collo, sono un’unica struttura. Per strano che sia, nessuno sembra pensarci. Non c’è nessun muscolo del viso o della testa che non raggiunga un punto d’appoggio nelle vertebre cervicali. Questo ancoraggio può avere dei problemi; può essere troppo corto o troppo lungo, troppo dritto o troppo ritorto, ma c’è. Tutto ciò che collega la testa al collo ha due estremità, una di queste è nel collo, l’altra nella testa.

Il primo obiettivo di un rolfer è ripristinare la simmetria, che, in ultima analisi è sinonimo di equilibrio.
I muscoli esterni del corpo funzionano come una fasciatura. Fissano la testa al tronco. Secondo me, questi muscoli esterni, che vanno dalla testa alle spalle, non servono per la rotazione. Si adattano alla rotazione, ma penso che il collo sia concepito in modo che la rotazione venga gestita dagli intrinseci (i muscoli corti e profondi) del collo. Se la testa è troppo avanti, la rotazione viene compiuta dagli estrinseci perché agli estrinseci fa difetto l’apertura e non possono funzionare, ma se ciò avviene, la modellatura normale del corpo viene distrutta. Si smarrisce il modello equilibrato centro-guaina del corpo. Mi pare che sia proprio ciò che non ha funzionato nei programmi di educazione fisica.

Le articolazioni sono attraversate dalla fascia, non dai muscoli. La fascia avvolge le articolazioni incrociate. Le articolazioni diventano il segnale d’allarme: ci dicono se qualcosa non va e come. Bisogna cercare i collegamenti, non solo delle articolazioni, ma all’interno del tessuto mesodermico. (la fascia e l’osso vengono dal mesoderma; la fascia è meno densa). Ciò vi darà, un quadro più ampio che se osservate solo i muscoli.

In pratica, tutte le colonne vertebrali, a meno che non abbiano subito danni, compensano in modo simile: le vertebre lombari si spostano in avanti. Per ripristinare l’equilibrio, bisogna riportare all’indietro la base dell’osso sacro e l’apice dello stesso in avanti. Le vertebre lombari seguono allora il movimento, ovvero tutto il meccanismo degli estensori si spinge verso l’alto lungo la schiena.

Per quanto riguarda le ossa, quando lo scheletro è coricato sul pavimento, non c’è nessuna orizzontalità. Potete mantenerlo in posizione, ma non ci rimane. L’orizzontalità del bacino è determinata dal tessuto molle e dalla gravità. È la relazione tra le parti della miofascia che determina dove si situerà il bacino, il bacino osseo. Lo stesso vale per tutte le altre ossa del corpo. Un osso si trova dov’è in virtù di come è tenuto dal tessuto molle. Perciò il lavoro del rolfer riguarda il tessuto molle. Le ossa sono un punto di riferimento, ma il nostro lavoro concerne il tessuto molle.

Il collo deve essere centrato e il cingolo scapolare relativamente orizzontale. Le spalle formano un giogo. La circolarità si ottiene grazie al fatto che, quando raggiungete l’orizzontalità nelle spalle, all’improvviso la testa si muove e lo fa liberamente. La guardate, e dite che ruota sugli estrinseci. Oppure potete incominciare dalla parte opposta: potete fare u esperimento di modo che subentrino gli estrinseci del collo. Se riuscite a farli funzionare, scoprirete di avere un giogo orizzontale sulle spalle, con il collo nel mezzo. È molto più facile scegliere la prima alternativa, ovvero mettere le spalle il più vicino possibile alla posizione normale e poi farle lavorare: lavorare per quanto riguarda il loro e il vostro movimento.

Quando una parte si è infiammata, qualcosa si è accorciato. L’accorciamento interferisce con il flusso circolatorio ed ecco che c’è una congestione. Insistete affinché il paziente si metta nella posizione che, secondo il vostro occhio della mente, riconoscete come normale. (Questa è la ragione per cui i rolfer devono concentrarsi e ascoltare: per scoprire cosa è normale). Quando vedete la normalità, potete iniziare a portare il corpo verso di essa.

I rolfer non sono terapeuti che curano la malattia che sono terapeuti che invocano la salute.
Tutto il lavoro del rolfing riguarda il processo di allungamento.
Alzarsi sulle due gambe ha prodotto un accorciamento del corpo.

Il corpo è costituito da pezzi, secondo me non lo si può trattare come un insieme, bisogna trattarlo come la somma di parti.
È quanto dicono le dita. Le dita ci dicono che non stiamo lavorando con il corpo come un insieme.

Il corpo e la mente sono le due facce della stessa medaglia, perciò i ristati del loro sul corpo influiscono sulla vita emotiva, comportamentale e persino spirituale dell’individuo.
Per esempio, quando la tensione fisica cronica o la debolezza si traducono in irritabilità emotiva o dipendenza, l’allentamento della componente fisica consente un allentamento di tutto il sistema.
Ciò può manifestarsi con il riaffiorare di un ricordo sepolto, o, spesso, si mostrerà sotto forma di intuizione nei modelli abituali di comportamento. Non appena si leva l’ancora fisica, le risposte emotive cresciute oltre misura possono cambiare. Il rolfing non è una processo psicoterapeutico, eppure grazie a esso intervengono cambiamenti psicologici. Per questa ragione i rolfer devono avere una preparazione psicologia prima della formazione specifica.
Il rolfing è un processo di cambiamento. Se ci opponiamo al cambiamento, sentiamo dolore. Se consentiamo al tessuto di rilassarsi, proviamo un senso di calore. Nel caso contrario, si può provare dolore. Il rolfing non raggiunge la perfezione; dà inizio a un processo. Il suo scopo è stabilire l’equilibrio nella gravità. Il ciclo di dieci ore è un primo passo in quella direzione. Il rolfing è un processo in corso che continua molto tempo dopo il completamento del lavoro. Nell’equilibrio, l’energia della gravità può fluire (non opporsi) con l’energia dell’individuo.

Glossario

Centro/guaina-intrinseci/estrinseci                                                                                              Intrinseco ed estrinseco sono categorie funzionali.
Il tessuto più vicino all’osso è intrinseco, il tessuto più vicino alla superficie è estrinseco.
I muscoli intrinseci danno inizio al movimento, gli estrinseci lo fanno proseguire.
Il movimento intrinseco nel suo insieme prende avvio nel nucleo del corpo, molto probabilmente spinto dal sistema nervoso autonomo vegetativo.
I cingoli (scapolare e pelvico) esprimono il desiderio dell’essere – agiscono, ma agendo dovrebbero essere abbastanza liberi affinché la loro azione non alteri la serenità del centro.

Fascia (tessuto mio fasciale)
La fascia è una rete elastica di sottile tessuto elastico (organo della struttura) che esiste in strati continui in tutto il corpo. I muscoli e le ossa sono organizzati e sono sostenuti da questa rete, come pure tutti gli elementi che costituiscono il corpo umano.

Il meccanismo di adattamento della fascia consiste nella contrazione e nel collegamento; per ottenere stabilità e tenere lontano lo stress, il tessuto della fascia si accorcia, si indurisce e si fissa in strutture adiacenti. Ne risulta che il movimento non è più economico: la parti attigue vengono coinvolte nel movimento mentre potrebbero rimanere a riposo. Allora usiamo troppa energia solo per vivere e ci priviamo di energia creativa.


Il corpo umano si sviluppa da tre tipi di tessuti:
  • l’ectoderma che dà origine a nervi, pelle, organi di senso …
  • l’endoderma che dà origine agli organi interni, alla linfa …
  • il mesoderma che diventa tessuto di sostegno cioè ossa, tendini, muscoli, fascia …
Le ossa, i tendini, i muscoli, e la fascia vengono riconosciuti chimicamente come un tessuto fondamentale, con gradi variabili di elasticità, stabilità, mutevolezza a seconda della sua composizione chimica.
Tutti questi derivati del mesoderma comprendono ciò che Ida Rolf definisce organo della struttura, e questo composto è in grado di cambiare, di riorganizzarsi.
La fascia cambia subito e in modo esteso, l’osso cambia a più lungo termine ed è conservatore per quanto riguarda il grado di cambiamento.
La fascia superficiale è un tipo di fascia che si trova vicino alla pelle in una sottile pellicola elastica. La tensione di questo strato esterno è di solito un’indicazione di stress a livello più profondo.

Flessione ed estensione
Descrivono l’azione dei muscoli attraverso le articolazioni: un muscolo che si contrae si accorcia, un muscoli che si estende si allunga. Quando un ginocchio si piega, i flessori posteriori della gamba (tendini del ginocchio) avvicinano la parte superiore della gamba a quella inferiore, chiudendo l’angolo del ginocchio.
Quando si piega la schiena, i muscoli lunghi che corrono lungo la colonna vertebrale (estensore della colonna) si estendono (diventano più lunghi), stabilizzando il movimento del piegamento. In quello stesso movimento, i muscoli frontali del corpo, in particolar modo i muscoli lunghi dell’addome (retto dell’addome) si contraggono.
I flessori e gli estensori agiscono in coppia: quando una parte del corpo si curva (si flette), un’azione reciproca di allungamento (estensione) avrà luogo nell’altro lato.

Riflessi
Generalmente sono dei punti sulla superficie della pelle, che sono sensibili in presenza di un disturbo all’interno del corpo. Esistono varie “mappe” per mostrare quali riflessi si riferiscono a quei punti di disturbo nell’organismo: nello shatsu giapponese si usa questa mappa, così pure per il massaggio di pressione cinese sui punti di agopuntura. Un’altra mappa è nota con il nome di “terapia zonale”, e si occupa essenzialmente di punti nei piedi e nelle caviglie che hanno un’influenza sulle strutture sovrastanti. Secondo Ida Rolf, i punti di riflesso – nei piedi o altrove – sono quasi certamente i punti terminali della tensione mio fasciale, il risultato dello sbilanciamento che trasmette le sue difficoltà tramite modelli di compensazione che attraverso il corpo raggiungono la superficie.

Tono/apertura
Quando vengono usati in relazione a un organismo vivente, il tono e l’apertura si riferiscono alla qualità del tessuto mio fasciale.
Una buona apertura è sinonimo di un’adeguata ed equilibrata sistemazione del tessuto; un buon tono sta a indicare l’equilibrio chimico elastico del tessuto. In entrambi i casi viene valutata la capacità del tessuto di reagire con prontezza e facilità a qualsiasi situazione e, allo stesso tempo, la capacità di rimanere a riposo quando non c’è azione. Il tessuto può essere ipotonico (scarsa reattività) o ipertonico (costantemente sotto stress). Il secondo caso è più diffuso, ma in entrambi i casi i rolfer descrivono un corpo con un tessuto mal equilibrato come “irregolare”. Ovvero, alcuni degli elementi miofasciali del corpo si sono accorciati (sono diventati ipertonici) e hanno allontano la struttura d’insieme dall’equilibrio.


Fonte: Il Rolfing e la realtà fisica - Ida Rolf - Astrolabio edizioni

https://www.macrolibrarsi.it/libri/__il-rolfing-e-la-realta-fisica-libro.php?pn=2028









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