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domenica 5 gennaio 2014

Focusing, interrogare il corpo per cambiare la psiche

Il focusing è la fase di sviluppo che si apre dopo essere entrati in contatto con le emozioni. Riguarda un diverso tipo di attenzione interiore nei confronti di ciò che all’inizio è percepito confusamente. Tutto questo viene successivamente messo a fuoco e, per mezzo di specifici movimenti  ha luogo un cambiamento a livello corporeo.
Il processo di cambiamento reale è accompagnato da sensazioni piacevoli. Lavorare efficacemente sui propri problemi non è una forma di tortura. Il processo di trasformazione che abbiamo scoperto è naturale per il corpo. Il movimento cruciale avviene al di sotto dei punti dolenti e compare come una sensazione fisica, che non è molto chiara all’inizio. L’esperienza di qualcosa che emerge da là sotto è come un sollievo e un ritorno alla vita.
Da questa nuova posizione privilegiata, i metodi tradizionali di lavoro su se stessi ci appaiono per lo più come se fossero stati incentrati sulla sofferenza. La persona entra nelle proprie sensazioni dolorose e le rimugina in continuazione, senza sapere come utilizzare la guida e le forze vitali e intrinsecamente positive del corpo.
Il processo di cambiamento è piacevole. È come respirare aria fresca dopo essere rimasti a lungo chiusi in una stanza. Nel momento in cui ciò non accada, bisogna fermarsi e tornare un poco indietro.

Il cambiamento
Focusing = sensazione sentita, particolare consapevolezza interna.

Sensazione sentita è la sensazione corporea di un pericolare problema o di una particolare situazione.
Non è un’emozione.
Il processo implica il cambiamento.
Nel focusing il terapeuta non è necessario. È possibile raggiungere dei risultati da soli, oppure con un amico che sappia come e quando mettersi in disparte.
La regola più importante da osservare, per un amico o per un terapeuta che stanno aiutando qualcuno a fare focusing, è lasciar fare a colui che pratica.
È solo il nostro corpo a conoscere i nostri problemi e a sapere dove si trovano i nodi.

La natura del problema va di pari passo con ciascun cambiamento corporeo. Se non ci addentrassimo nel livello corporeo più profondo, che all’inizio è sempre confuso, i pensieri e le emozioni legate al problema, così come ci appare all’inizio, ci bloccherebbero.

Il primo movimento del focusing consiste nel porre temporaneamente da parte i problemi, metterli in aspettativa, fare un passo indietro e osservarli.
Fai un passo indietro, prendi tutto quello che non va e ammucchialo di fronte a te. Un pezzo alla volta, osserva ciò che non va in ciascuna cosa”.
Trovati i problemi ci si chiede: Quale è il peggiore problema? Dov’è che mi ha fatto più male?
Perché non entri lì dentro e guardi la cosa peggiore? Resta in silenzio per un momento e lascia che arrivi la sensazione fisica.

Il secondo movimento è entrare in contatto con la sensazione fisica.

Terzo movimento provare la qualità del sentito dandogli un simbolo o una parola.

Il focusing evita di analizzare. Se si cerca di analizzare bisogna fermarsi e tornare alla sensazione sentita. Nel focusing bisogna accettare quello che capita spesso quello che è coerente per il corpo non lo è dal punto di vista logico. È imprevedibile e affascinante. Restiamo sintonizzati sulle sensazioni fisiche e aspettiamo che tutto accada.

Ciò che il corpo conosce
Esiste una specie di consapevolezza corporea che influenza profondamente la nostra vita e che ci può aiutare a raggiungere i nostri scopi. La chiamerà sensazione sentita. Non si tratta di una esperienza mentale ma fisica. Fisica. L’impressione corporea di una situazione, di una persona o di un avvenimento. Essa non ci arriva sotto forma di pensieri o parole o altre unità separate, bensì come una singola sensazione fisica.
Il corpo è un computer biologico genera enormi raccolte di dati e ce le consegna istantaneamente ogni volta che ne facciamo richiesta o ogni volta che un avvenimento esterno le richiede. Una sensazione sentita non è un’emozione, contiene componenti emotive così come componenti fattuali. Ma è più ampia di qualasiasi singola emozione, più complessa e molto meno facile da descrivere a parole.
Una sensazione sentita verrà modificata se la trattiamo nel modo corretto. E con essa cambiamo anche noi, e la nostra vita.

Manuale del Focusing
Creare uno spazio = fare silenzio, stare con voi stessi. Dedicate un minuto al rilassamento. Concentrandovi dirigete l’attenzione all’interno, dentro al corpo, magari allo stomaco o al petto. Ora cercate di osservare cosa succede lì, quando vi chiedete “Come sta andando la mia vita? Cos’è più importante per me in questo momento?”, Come mi sento? Come mai non mi sento meravigliosamente bene in questo momento? Cos’è che mi assilla proprio oggi?
Ascoltate il corpo. Lasciate che la risposta provenga lentamente da questa percezione. Se avvertirete il sopraggiungere di un disagio, NON LO ANALIZZATE. Mantenetevi distaccati e dite “Sì, lì c’è qualcosa. Posso sentirlo”. Lasciate un po’ di spazio tra voi e quella cosa. Poi chiedetevi che cos’altro sentite. Aspettate ancora un po’ e ascoltate. Di solito vengono fuori parecchie cose.

La sensazione sentita scegliamo un solo problema e sentiamo che tipo di sensazione ci lasciaQual è il peggior problema in questo preciso momento?” “Quale mi fa più male?” “Quale sembra più pesante, più grosso, più acuto, irritante, inafferrabile?” Tra tutte le cose che vi arrivano, selezionate un problema personale sul quale fare focusing. Ma NON ANALIZZATELO. Non affrontatelo. Vi saranno molti elementi nella cosa a cui state pensando: troppi per pensarli ognuno separatamente. Ma voi siete in grado di sentire tutte queste cose nella loro globalità. Prestate attenzione al punto esatto in cui avvertite tutte queste cose e lì avrete la percezione dell’intero problema. Imparate a captare quella sensazione indefinita di tutto ciò.

Il simbolo Che caratteristiche ha la sensazione sentita?
Lasciamo che sopraggiunga un’immagine, un simbolo, una parola, un aggettivo, una frase. Capiamo che il simbolo è adeguato se riusciamo a percepire il primo sottile cambiamento, il primo frammento di moto interiore. Come si presenta, da un punto di vista qualitativo, questa vaga sensazione sentita? Fate in modo che dalla stessa sensazione sentita si generi una parola, una frase o un’immagine. Potrebbe essere un aggettivo oppure una frase o un’immagine, continuate a percepire la qualità della sensazione sentita finché non troverete qualcosa che le si addica.

La risonanza = continuate a fare la spola tra la sensazione sentita e la parola collegata. Verificate la loro reciproca risonanza. Controllate se vi è un piccolo segno fisico che vi rende palese la loro corrispondenza. Per fare ciò dovrete ancora avere a disposizione sia la sensazione sentita sia la parola collegata.
Fate in modo che la sensazione sentita, così come la parola, sia libera di modificarsi, qualora sia necessario, fino a che non vi sia una perfetta coincidenza con la qualità stessa della sensazione sentita.

Porre domande = adesso chiedetevi che cos’è che qualifica l’intero problema in quel modo (il modo che avete appena definito o descritto)? Accertatevi che la peculiarità della sensazione sentita sia ancora fresca, vivida (e non semplicemente un ricordo). Quando l’avrete di nuovo a portata di mano provate a sentirla, a toccarla, a seguirla domandandovi: “Perché si presenta in questa maniera?”. Oppure: “Cosa c’è in questa sensazione?”, Com’è che questo “simbolo” influisce sul problema?
Qual è la cosa peggiore in questo problema?” “Qual è la cosa più (simbolo) in questo problema?
Di cosa ha bisogno questa sensazione sentita?” “Cosa occorrerebbe per sentirsi meglio?
Se avrete una risposta immediata senza che si modifichi la sensazione sentita, allora lasciate perdere tale risposta. Riportate l’attenzione al corpo e recuperate la sensazione sentita, interrogandola ancora una volta.
Rimanete accanto alla sensazione sentita fino a che non sopraggiungerà un cambiamento, un leggero “gioco” o rilassamento. Facciamo “domande aperte” ma evitiamo di provare a rispondere tramite processi coscienti di pensiero.

Accoglienza = accogliete positivamente qualunque cosa provochi un cambiamento. Soffermatevi un attimo, anche se si tratta soltanto di un leggero sollievo. In ogni caso, questo è solamente il primo cambiamento; ve ne saranno altri. Avrete tutto il tempo di continuare in seguito, ma per adesso soffermatevi un attimo.
SE DURANTE QUESTE ISTRUZIONI SIETE RIUSCITI, PER QUALCHE ATTIMO, AD AVERE L’IMPRESSIONE DI UNA CONFUSA SENSAZIONE FISICA GENERALIZZATA LEGATA AL VOSTRO PROBLEMA, CIÒ SIGNIFICA CHE SIETE RIUSCITI A FARE “FOCUSING”. Che il cambiamento corporeo ci sia o no, non ha importanza. Verrà da sé. Non siamo noi che possiamo determinarlo.

Per proseguire nella seconda seduta di focusing si deve partire dall’ultima sensazione sentita.
Es. sconforto: “Qual è la sensazione sentita complessiva, tutto quello che riguarda il mio sconforto?”

Invece di tentare di analizzare un problema, dobbiamo iniziare a entrare in contatto con la sua sensazione sentita, con tutta la sensazione, a con tutto il problema nel suo insieme. Si tratta di un tipo speciale di ricettività in cui la sensazione sentita può cambiare fisicamente.
Il focusing non è una semplice sensazione fisica. Se avete sensazioni puramente fisiche, che non sembrano legate a nessun aspetto della vostra vita, lasciatele perdere.
Il focusing non è solo un contatto con sensazioni profonde. Una sensazione sentita è il disagio, inizialmente indefinito, irriconoscibile, che è causato dall’intero problema (tutto ciò) a livello corporeo.  Per fare in modo che la sensazione si sviluppi, dovreste allontanarvi un poco da questa emozione familiare. La sensazione sentita è più estesa, più intensa, più facile da provare e comprende molte più cose. È il modo in cui il corpo sopporta l’intero problema.
Nel primo movimento posiamo a terra per un po’ la valigia senza portacela dietro. La valigia rimane nostra ma per un attimo la posiamo a terra e ci riposiamo.
Abbiate fiducia nel corpo, se lo lasciamo libero esso sa cosa fare.
Ogni malessere è energia potenziale che spinge verso un modo più giusto di essere, se vorremo concedergli l’opportunità di muoversi in tale direzione.
Il corpo deve sapere per forza cosa significhi stare bene, altrimenti non potrebbe evocare una sensazione di mancanza.

Uno spazio immenso
Il primo movimento può essere eseguito da solo. Dovete portare l’attenzione nel corpo, suggerendogli che vi sentite totalmente a vostro agio e contenti per il modo in cui la vostra vita sta andando. Poi inizierete a percepire ciò che emerge, di solito un disagio che riguarda la vostra vita. Appurate di cosa si tratta e riconoscetelo. Quindi collocatelo accanto a voi, delicatamente come se doveste posarlo sul pavimento.
Adesso chiedete al corpo: “Cosa accadrebbe, nel mio corpo, se questo problema potesse essere risolto?”.
Qualunque cosa la vostra mente risponda, attendete finché non inizierete a sentire qualcosa a livello corporeo.
Ora chiedetevi: “A parte questo, mi sento veramente bene e soddisfatto per come sta andando la mia vita?”. Ogni volta dovete attendere che il corpo risponda alle domande.
E via di seguito. Potrà capitare di giungere ad un’apertura, alla sensazione di uno spazio immenso.
Voi non siete nessuna di quelle cose che avete messo da una parte. Non ne siete il contenuto.

Una sensazione sentita è fatta di molti fili intrecciati, come un tappeto. Ma viene percepita come unica.
Dovete cercare la sensazione sentita nello stesso luogo in cui il giocatore di golf la cerca per capire se è pronto a colpire. Il giocatore non si pone la domanda nella propria testa, ma cerca la risposta nel proprio corpo.

L’esercizio per ottenere la sensazione sentita
  1. in silenzio, dentro di voi cercate qualcosa che vi piace o che pensate sia bello. Potrebbe essere un oggetto, un animale, un luogo o qualsiasi altra cosa. Qualcosa che, in qualche modo, considerate speciale. Concedetevi per questo uno o due minuti.
  2. Concentratevi su una cosa. Chiedetevi: “Perché mi piace ….., perché lo trovo bello?
  3. Concentratevi su quell’intera sensazione di particolarità o di piacere. Cercate di trovare una o due parole che possano descriverla.
  4. Concentratevi su ciò a cui quelle parole fanno riferimento, all’intera sensazione sentita, restando in ascolto di eventuali altre parole e sensazioni.
Un modo per dare forma alla sensazione sentita
Supponiamo che stiate facendo focusing per un problema. Voi sapete, di non sentirvi a vostro agio, visto che si tratta di un problema che vi coinvolge. Tuttavia dovere cercare di suggerire al vostro corpo: “Mi sento perfettamente, il problema è risolto”. Se prestate attenzione al corpo, scoprirete abbastanza presto una sensazione molto specifica di fastidio.
Ovviamente, avete sempre saputo che quel problema vi metteva a disagio, ma ora potete avvertire l’esatta qualità della sensazione sentita, di come il corpo viva il problema.
Lo stesso vale per qualunque occasione durante il focusing, nel caso in cui perdiate il contatto con la sensazione sentite. Basta che prestiate attenzione al corpo e diciate: “Allora, questo problema è risolto … vero?”. Aspettate un momento, e riavrete la sensazione sentita di ciò che non è ancora risolto. Poi potrete apprezzarne la qualità.

Le parole pessimistiche o che negano la possibilità di cambiamento, es: “Questo è il mio modo di essere” o “Sono nato così”; oppure: “È  la vita che mi ha reso così”, “Sono bloccato qui”, non servono a modificare la situazione.
Allora cerchiamo di ignorare ciò che sappiamo e cerchiamo di trovare l’impressione, lasciamola sviluppare nella sensazione sentita dell’intero problema.

Se le parole non cessano. Portate a termine il primo movimento come al solito: createvi uno spazio, mettete da una parte i vostri problemi, sedetevi in silenzio e siate ricettivi. Poi ripetete le parole più attinenti alla sensazione, lentamente, per circa una dozzina di volte: “Ne ho paura … ne ho paura …”. Per tutto questo spazio di tempo, fare in modo che alcune domande aleggino intorno alle parole: “Che significa questo ne-ho-paura? Cosa mi fa provare interiormente? Dove lo sento?”.

Rilassate il corpo. È opportuno stirarsi e rilassare tutte le parti del corpo per alcuni minuti prima di iniziare il focusing. Tendete le braccia, le mani, gli avambracci; rendeteli tesi, duri, rigidi. Sentitene la tensione … rilassatevi lentamente. Adesso rendeteli sciolti, morbidi, rilassati. Fate la stessa cosa con le gambe, l’addome, la mandibola, tutto il resto. Controllate di non essere ancora “tirati” in qualche punto e rilassatevi.

Se evitate le emozioni. Alcune persone, compresi gli psicologi, credono di avere cose terribili dentro di sé. Si sbagliano.
Gli orrori senza nome e le condizioni bizzarre non stanno lì, dentro di noi, come serpenti velenosi in una gabbia. Molti pensano questo di se stessi: “Non voglio aprire la porta”, dicono, “Non voglio che tutta questa robaccia salti fuori”.
La verità è che noi non siamo gabbie pieni di deperenti. Non siamo una specie di contenitori in cui le emozioni si attorcigliano come se avessero una vita propria. Siamo un processo in evoluzione e le emozioni sono parte di questo processo.

Alcuni trovano il focusing difficile perché le loro sensazioni sopraggiungono troppo rapidamente e in numero troppo elevato. Per tali persone il focusing è un rallentamento. “Scegliete una sensazione, fermatevi e restate con quella”, dico loro.
Oppure: “Va bene, lasciate stare questa massa caotica di sensazioni e, in silenzio, andatele sotto, come se lì sotto ci fosse la sensazione più importante. Cercate di captare questa sensazione che sta sotto a tutte le altre”.

Il miglior modo di considerare il critico interno (tutti ne hanno uno!), è congedarlo con qualche commento brusco. Il mio, di solito, ripete sempre le stesse cose. Allora gli dico: “Vattene e torna quando avrai qualcosa di nuovo da dire”. Oppure: “Non mi va di ascoltare uno che mi parla con quel tono”.
Tutti gli psicologi hanno incontrato questa parte distruttiva della personalità e le hanno dato vari nomi (super-io, cattivo genitore, animus, critico).
Non date retta al vostro critico e non praticate focusing sulla pessima sensazione che ha prodotto in voi. Al contrario, cercate di scoprire, al di sotto, quello che voi provate e percepite veramente, quello di cui avete veramente bisogno. Lavorate a fondo nel punto in cui voi – e non il vostro critico – provate le cose e ne sentite il bisogno.

Il focusing implica lasciare che una sensazione sentita più ampia e differente, rispetto alle nostre vecchie e familiari cattive sensazioni, si sviluppi. State alla larga dalle vecchie trappole che conoscete, statene alla larga e cercate una percezione più estesa di tutto l’ambito problematico del quale la cattiva sensazione fa parte.

Potete fare focusing mentre aspettate l’autobus. 
Per il focusing bastano pochi minuti, dieci, quindici, diciamo pure mezz’ora. Ma non di più. Poi viene il momento di parlare, di riposare o di fare qualche altra cosa. Non rimuginate tutto. Vi ritornerete sopra in seguito. Nel frattempo, il corpo sarà in grado di procedere all’elaborazione.

Mentre fate focusing su una sensazione sentita, potreste rendervi conto del sopraggiungere di altre emozioni. Ma una sensazione sentita non è un’emozione come la collera, la paura, l’odio, la gioia o l’ansia. È il senso della vostra situazione emotiva totale, la sensazione di molte cose nel loro insieme, in cui un’emozione può trovarsi come incastonata o da cui può venire prodotta.

Alcune domande determinanti:
Qual è il punto cruciale?
Qual è la cosa peggiore? Quali sono le due o tre cose che mi fanno stare peggio?
Qual è il nocciolo della questione?
Che cosa c’è sotto a tutto ciò? Cosa provoca in me?
A che cosa potrebbe condurmi questa cosa?
Di che cosa ci sarebbe bisogno per sentirsi meglio?
Ci si interroga su cosa vada male e su cosa sarebbe necessario per poter stare meglio.
Possiamo indagare la natura del problema, oppure chiederci cosa sarebbe dovuto accadere che invece non è ancora accaduto.

Es: supponete di sentirvi spesso soli ed esclusi.
Concentriamoci sulla sensazione sentita che accompagna l’esclusione. Potrete scoprire che in qualche modo siete voi a escludere voi stessi o quali siano le diverse questioni che riguardano da vicino il problema. Ma a un certo punto si renderà necessario chiedere alla sensazione sentita: “Di che cosa ci sarebbe bisogno per non sentirsi così?”
Ricercate i successivi passi vitali e non fermatevi soltanto a quello che è stato il problema.

Si può ottenere un cambiamento corporeo sentito quando si è bloccati anche dando forma a un’immagine. Molte persone hanno un’immaginazione vivida, altre no. Tutti però sono in grado di formarsi un’immagine familiare, anche a occhi aperti.
Quindi una volta ottenuta l’immagine, prendete in esame la sensazione che suscita in voi. Spesso la sola immagine potrà provocare un cambiamento. Che lo provochi o no, tuttavia, domandatevi: “Come mi fa sentire quest’immagine?”. Ciò potrà forse indicarvi la direzione da seguire.

Domandate al corpo: “Cosa proverei, a livello fisico, se questa difficoltà potesse essere appianata in qualche modo?”. Se attenderete alcuni secondi avvertirete il cambiamento corporeo.
Attendete e poi dite a voi stessi: “Posso sentirmi così per sempre”. Poi aspettate. Se dovesse emergere un elemento nuovo che vi dice: “No, mi dispiace, non puoi sentirti così per sempre”, interrogate tale “elemento” sulla sua identità.
“Cosa mi impedisce di sentirmi così?”.

Ogni volta che sentite frasi come “Deve essere”, spegnete l’interruttore. Non state facendo altro se non quello che la maggior parte della gente fa per tutta la vita: tentare di dire a voi stessi cosa è sbagliato. Tenete a mente l’importanza dell’atteggiamento interiore del “domandare” rispetto al “dire”. Non ditevi nulla. Domandate, aspettate e lasciate che il corpo risponda.
L’efficacia del focusing e i vantaggi che potrete riceverne miglioreranno con la partica.

Usate questo tipo di domande quando tutto pare confuso o quando non sapete da dove iniziare:
Cosa è veramente? Da cosa è sostenuta questa situazione?” o “Dov’è che mi sono arenato, in tutto questo?”.
“Dov’è che la mia vita si è bloccata?”.

Una sensazione sentita viene raggiunta nel momento in cui la sensazione stessa supera la comprensione intellettuale, quando ciò che abbiamo è molto di più delle parole e dei pensieri, quando qualcosa viene sperimentato in modo piuttosto manifesto, sebbene non ancora chiaramente, quando qualcosa non ha ancora raggiunto un’apertura o una liberazione completa.
Sarete in grado di riconoscere la sensazione sentita dell’interlocutore e il suo riferimento a questa, quando egli inizierà a cercare invano delle parole per una cosa che non può essere tradotta verbalmente.

Una brutta cosa personale non è mai del tutto negativa. Se c’è, vuol dire che ha, o che potrebbe avere, aspetti giusti o utili ai quali dobbiamo prestare profitto. Perciò ascoltala senza ostilità e senti ciò che ti dice, sotto quale aspetto abbia ragione”.

“Sei ferita a causa di qualcosa?”. “Senti forse che non potrai mai raggiungere quello di cui hai bisogno?”.

Possiamo dare vita a una sensazione corporea olistica, inizialmente poco chiara. È la sensazione globale del significato di una questione particolare. È da questo “luogo”  che può avere origine una serie di cambiamenti interiori e un percorso costituito da molti passi.


Fonte: Focusing, interrogare il corpo per cambiare la psicheEugene T. Gendlin





mercoledì 4 dicembre 2013

La Cabala

La parola Qabalah trae origine da: QBL (Qabalah) ⟶    קבל = RICEVERE לקבל

Mito: sono insegnamenti impartiti dal Demiurgo ad un gruppo di Intelligenze spirituali di rango elevato, che dopo la Caduta, comunicarono i precetti divini agli uomini, ossia a loro stesse incarnatesi.
La si conosce anche come Sapienza occulta.

Ginsburg, riferendosi all'Alfabeto Ebraico, afferma che, "giacché‚ le lettere non posseggono un valore assoluto, non si possono usare come pure forme, ma servono come mediatrici fra essenza e forme e, come parole, assumono carattere di forma nei confronti dell'essenza reale, e di essenza nei confronti del pensiero allo stato embrionale e ancora inespresso, ad esse si annette un grande valore, e con esse alle combinazioni e analogie di cui sono suscettibili".

Sepher Yetzirah:"Ventidue lettere fondamentali. Egli le estrasse, le sbozzò, le soppesò, le alternò e diede forma per mezzo loro all'intera creazione, e a tutto quello che dovesse in seguito generarsi”.
Ventidue lettere o classi di idee sono le forme archetipiche e le essenze che precedono alla creazione dell’Universo manifesto in tutta la sua varietà.

L’ALBERO DELLA VITA CONSISTE IN 32 VIE DI SAGGEZZA:
  • 10 Sephiroth sono i Rami o Sentieri principali
  • 22 lettere i Sentieri minori che collegano l’uno all’altro i Sephiroth, armonizzando ed equilibrando i concetti associati ai vari numeri. 
I due principali metodi della Kabbalah tradizionale ed esoterica sono la Meditazione e la Kabbalah Pratica o Magia.

Per Meditazione si intende quel sistema rigoroso di disciplina mentale e di sé, che ha come fine primario il controllo completo e assoluto del principio pensante, Ruach, e come obiettivo ultimo quello di ottenere la facoltà di arrestare a volontà il flusso del pensiero, sì da consentire nel silenzio così prodotto il manifestarsi di quanto sta dietro (per così dire) o sopra, o oltre la mente.
Il primo essenziale compito è apprendere a sedare il continuo fermento della mente.
Quando ha questo potere al suo comando, il discepolo è istruito a esaltare la propria mente come le tecniche o i metodi del caso, provvisti dalla Magia, fino a travalicare le usuali barriere e limitazioni proprie della sua natura, e ascendere, in un’estasi che è come una colonna tremenda e investigabile di fuoco, alla Coscienza Universale, cui si congiunge.
Una volta divenuta una Con L’esistenza trascendente, partecipa intuitivamente della conoscenza universale, che si ritiene essere una fonte ben più attendibile d’informazione che non l’introspezione razionale dell’intelletto o l’indagine sperimentale scientifica.
I Cabalisti affermano che la Ragione è un’arma inadeguata nella ricerca della realtà, giacché la sua natura è essenzialmente contraddittoria.

“La ragione è dunque menzogna: è in gioco un fattore infinito e che permane ignoto; e poco fidato è lo strumento verbale”.

L’Universo non può trovare una spiegazione razionale, giacché la sua natura è ovviamente irrazionale.

Bergson: “Il nostro pensiero, nella sua forma puramente logica, è inetto a presentare la reale natura della vita”, e la facoltà dell’intelletto è caratterizzata da una “naturale inabilità a comprendere la vita”.

Dobbiamo ricorrere a mezzi diversi e superiori al raziocinio, come l’Intuizione o Neschamah.

What Dare I Think di Julian Huxley: “Non c'è ragione perché‚ l'universo sia perfetto; e non esiste del resto nessuna ragione perché‚ debba essere razionale”.

Charles S. Jones (Frater Achad), scrive nel suo QBL: “è di primaria importanza che ogni dettaglio dello Schema sia MEMORIZZATO. Poiché l’Albero porta frutto solo quando le sue radici affondano anzitutto nelle nostre menti … la nostra mente e noi saremo capaci di andare mentalmente di Ramo in Ramo, di Corrispondenza in Corrispondenza, visualizzando il nostro procedere e facendone così un Albero Vivente, allora e non prima vedremo la Luce della Verità balneare su di noi e riusciremo a germinare, elevandoci sopra la terra, restando le nostre radici sempre saldamente affondate nel nostro elemento naturale”.

Ma è lo Zohar stesso a parlare di un'influenza spirituale divina, che chiama Mezla, e che discende da Kether a Malkuth lungo i Sentieri, tutto vivificando e sostenendo al suo passaggio. Se metteremo a dimora in noi questo albero vivente, aprendo la nostra coscienza alla penetrazione delle sue radici, circondandolo di cure con quotidiana devozione, sollecitudine e perseveranza, ecco che in modo quasi impercettibile vedremo sgorgare spontaneamente dal profondo di noi stessi una nuova conoscenza spirituale. L'universo inizierà ad apparirci come un Tutto sintetico e omogeneo e lo studioso vedrà unificarsi la totalità delle sue nozioni e conoscenze, scoprendosi capace di tramutare, anche sul piano intellettuale, il Molteplice nell'Uno.

Eliphas Levi nella sua Histoire de la Magie: "La scienza assoluta geroglifica ebbe per base un alfabeto del quale tutti gli dei furono lettere, tutte le lettere idee, tutte le idee numeri, e tutti i numeri segni perfetti. Questo alfabeto geroglifico, del quale Mosè fece il massimo segreto della sua Cabbala, è il famoso Libro di Thoth".


Il dharma razziale dell’Occidentale è la conquista delle materia densa.
Il dharma dell’Occidentale differisce da quello dell’Orientale, il ritiro dal piano della terra non è la sua linea di progresso. L’Occidentale normale non ha alcun desiderio di evadere dalla vita, la sua passione sta nel conquistarla e nel metterci ordine e armonia. Soltanto i tipi patologici desiderano essere liberi dalla ruota delle nascite e delle morti.
L’occidentale vuole portare la Divinità nell’umanità e far sì che la Legge Divina prevalga sul Regno delle Tenebre. Questo è il motivo-radice per l’acquisizione di poteri occulti sul Sentiero della Mano-destra, e spiega perché gli iniziati non abbandonano tutto per la mistica Unione Divina, ma coltivano una Magia Bianca.
Lo sviluppo mediante la sola meditazione è in Occidente un processo lento, in quanto materia-mente sulla quale essa deve lavorare, e l’atmosfera mentale in cui deve essere fatto il lavoro, sono assai resistenti. L’unica scuola di yoga Occidentale puramente meditativa è quella dei Quaccheri e ritengo che essi convengano che il loro sentiero è solo per pochi.
L’Albero della Vita è un compendio di scienza, psicologia, filosofia e teologia.
Il simbolo è un mezzo per guidare il pensiero nell’Invisibile e nell’Incomprensibile.
Le cose che esso rivela sono impensabili, e tuttavia la mente, passando da simbolo a simbolo, riesce a pensarle; e anche se dobbiamo accontentarci di guardare oscuramente in un specchio, tuttavia abbiamo ogni motivo di sperare che alla fine vedremo faccia a faccia e che conosceremo proprio come siamo conosciuti; perché la mente umana cresce con l’esercizio. Riflettendo su una cosa, costruiamo concetti di essa.
Il simbolo precede la spiegazione; questo è il motivo per cui affermiamo che la Cabala è un sistema in crescita non un monumento storico. Può essere tratto oggi dai simboli Cabalistici più di quanto poteva essere fatto all’epoca del vecchio ordinamento in quanto il nostro contenuto mentale è più ricco di idee.
Ciascun simbolo, lascia adito all’interpretazione si piani differenti, e tramite le sue associazioni astrologiche può essere riferito agli Dei di qualsiasi Pantheon, aprendo così vasti nuovi campi di implicazione nei quali la mente indugia interminabilmente, poiché un simbolo porta all’altro in una interrotta catena di associazioni; ogni simbolo conferma un simbolo poiché i fili variamente diramantisi si riuniscono assieme ancora una volta in un glifo sintetico, e ciascun simbolo è capace di interpretazione nei termini di qualsiasi piano su cui la mente stia funzionando.

L’universo è in realtà una forma-pensiero proiettata dalla mente di Dio. L’Albero cabalistico potrebbe essere paragonato a un’immagine-sogno sorgente dal subconscio di Dio e drammatizzante il contenuto subconscio della divinità.

Ciascun simbolo sull’Albero rappresenta una forza o fattore cosmico. Quando la mente si concentra su esso, entra in contatto con quella forza; in altre parole, un canale superficiale, un canale nella consapevolezza, è stato creato tra la mente consocia dell’individuo e un particolare fattore nella mente-mondo, e attraverso questo canale le acque dell’Oceano si riversano nella laguna. L’aspirante che usa l’Albero come suo simbolo-meditazione stabilisce punto per punti l’unione tra la sua anima e l’anima-mondo. Ciò risulta in un tremendo accesso di energia per l’anima individuale; è ciò che le fornisce i suoi poteri magici.
Ma esattamente come l’universo deve essere governato da Dio, così la multilaterale anima dell’uomo deve essere governata dal suo dico: lo spirito dell’uomo. L’Io Superiore deve dominare il suo universo altrimenti ci sarebbe forza squilibrata; ciascun fattore governerà il proprio aspetto ed essi combatteranno tra loro. Allora avremo la legge dei Re di Edom, i cui regni erano forza squilibrata.

I Cabalisti hanno situato sui Sentieri dell’Albero i Segni dello Zodiaco, i Pianeti e gli Elementi. Ora esistono dodici Segni, sette Pianeti e quattro Elementi, che in tutto fanno 23 simboli. Come possono questi essere adattai a Ventidue Sentieri? La soluzione è semplice. Sul piano fisico, noi stessi ci troviamo nell’Elemento della Terra, di conseguenza quel simbolo non appare sul Sentiero che porta all’Invisibile. Se lo togliamo, rimaniamo con ventidue simboli che si adattano perfettamente e, piazzati correttamente, corrispondono esattamente ai trionfi dei Tarocchi, ciascuno dei quali chiarisce l’altro in maniera notevole e fornisce le chiavi dell’astrologia esoterica e della divinazione con i Tarocchi.

L’Albero della Vita, l’Astrologia e i Tarocchi non sono tre sistemi mistici, ma tre aspetti di uno stesso e unico sistema e ciascuno non è intellegibile senza gli altri.

L’Essenza di ciascun Sentiero va trovata nel fatto che essa collega due Sephiroth e noi possiamo comprendere il suo significato soltanto tenendo conto della natura delle Sfere collegate sull’Albero.
Un Sephirah però non può essere compreso su un singolo piano; esso ha una quadruplice natura.
I Cabalisti esprimono ciò dicendo che esistono quattro mondi:
  • Atziluth, il Mondo Archetipale, o Mondo delle Emanazioni; il Mondo Divino
  • Briah, il Mondo della Creazione, chiamato anche Khorisa, il Mondo dei Troni
  • Yetzirah, il Mondo della Formazione e degli Angeli
  •  Assiah, il Mondo dell’Azione, il Mondo della Materia
I Dieci Santi Sephirath sono ritenuti avere ciascuno il proprio punto di contatto con caiscuno dei quattro Mondo.
  • In Atziluth (Mondo Archetipale - Kether.) essi si manifestano tramite i Dieci Santi Nomi di Dio (il Grande Non Manifesto, prefigurato tramite i Tre Veli Negativi dell’Esistenza che pendono dietro la Corona, dichiara se stesso nella manifestazione come Dieci differenti aspetti che sono rappresentati dai diversi nomi per indicare la Divinità nelle Scritture Ebraiche). RE. Seme BASTONI – FUOCO.
  • In Briah (Mondo Creativo - Chokmah e Binah) le Emanazioni Divine sono ritenute manifestarsi tramite i Dieci Potenti Arcangeli (importanti per la magia rituale). REGINA. Seme COPPE – ACQUA.
  • In Yetzirah (Mondo Formativo - Chesed, Geburah, Tiphareth, Netzach, Hod, Yesod) le Emanazioni Divine si manifestano, non tramite un singolo Essere, ma per mezzo di diversi tipi di esseri che sono chiamati le Schiere Angeliche o Cori. IMPERATORE. Seme SPADE – ARIA.
  • In Assiah (Mondo Materiale – Malkuth) non è solo il Mondo DELLA Materia, se osservato da un punto di vista Sephirotico, ma l’Astrale Inferiore e i Piani eterici, che insieme formano lo sfondo della materia. Sul piano fisico le Emanazioni Divine si manifestano tramite quelli che non impropriamente possono essere chiamati i Dieci Chakra Mondani (il Primum Mobile o i Primi Vortici, la Sfera dello Zodiaco, i Sette Pianeti, e gli Elementi presi assieme: dieci in tutto). IMPERATRICE. Seme DENARI – TERRA. 

I Cabalisti non cercano di spiegare alla mente ciò che la mente non è preparata a trattare; essi forniscono una serie di simboli su cui meditare e questi la mettono nelle condizioni di costruire le scalinate della realizzazione, gradino dopo gradino, e di salire dove non può volare.
La Causa Prima non è un’origine senza origini, ma una Prima Apparizione del Piano di Manifestazione.
Il Cabalista prendo come suo punto di partenza Kether, la Corona, il primo Sephirah che egli simbolizza mediante la figura di Uno, Unità, e mediante il punto entro il Circolo. Da questo egli rintraccia all’indietro i tre Veli dell’esistenza Negativa. Questa è una faccenda completamente diversa dal partire dall’Assoluto e cercare di lavorare in avanti nell’evoluzione. Può darsi che non dia una conoscenza immediatamente accurata e completa dell’origine delle cose, ma consente alla mente di fare un primo passo; e se non siamo capaci di fare un primo passo non abbiamo la speranza di arrivare alla fine.
L’Albero è un metodo di usare la mente, non un sistema di conoscenza.
È un glifo, un simbolo composito, che mira a rappresentare il cosmo nella sua interezza e l’anima dell’uomo in correlazione con esso.

I Cabalisti riconoscono quattro piani di manifestazione e tre piani di non manifestazione, o di Esistenza Negativa. Il primo di questi è AIN, Negatività; il secondo AIN SOPH, l’Indefinito; il terzo AIN SOPH AUR, la Luce Infinita.
È da questo che Kether si concentra. Questi tre termini sono chiamati i tre Veli di Esistenza Negativa dipendendo all’indietro da Kether; in altre parole essi sono i termini algebrici che ci consentono di pensare a ciò che trascende il pensiero e che la tempo stesso nasconde ciò che essi rappresentano; essi sono le maschere di realtà trascendenti.
I Veli mentre nascondo ciò che rappresentano, ci permettono di vedere chiaramente ciò a cui essi servono da sfondo. Suggeriscono alla nostra mente determinate idee.
La Negatività implica Essere o Esistenza di una natura che non possiamo comprendere (una forma di essere di cui non abbiamo mai avuta alcuna esperienza consocia).

Nella letteratura della scienza esoterica sono disseminate idee-semi quali “Dio è pressione” e “Kether è il Malkuth dell’Esistenza Negativa”. Queste immagini, il cui contenuto non appartiene affatto alla nostra sfera, sono come i germi maschili del pensiero che fecondano le uova della percezione concreta.

I Sephiroth sono oggettivi, i Sentieri sono soggettivi. Ogni Sephirot è uno stato o condizione di esistenza.

La Cabala non concepisce Dio come architetto della creazione stadio dopo stadio, ma pensa le differenti fasi della manifestazione come evolventesi una dall’altra, come se ciascun Sephirah fosse una vasca che, una volta riempita, straripa in una vasca inferiore.

Potremmo dire che Kether è la prima attività della manifestazione, il moto; esso è una condizione di puro divenire, i Primi Vortici, l’inizio dei Moti Vorticosi (Cabalisti), Primum Mobile (Alchimisti).
Chokmah, il secondo Sephirath, è chiamato la Sfera dello Zodiaco. 
Binah è il Grande Mare, la Sfera di Saturno.
La Creazione si è mossa in avanti. Dall’Uovo primordiale si è sviluppato il Serpente che si tiene la cosa in bocca.

Kether si differenzia in una attiva potenza maschile, Chokmah; Binah in una passiva potenza femminile.
Essi stanno in cima alle due colonne laterali:
  • quella di destra sotto Chokmah è chiamata Grazia; FORZA (Mano Destra) - Pingala
  • quella di sinistra sotto Binah è chiamata Severità; FORMA (Mano Sinistra) - Ida
  • quella di centro sotto Kether è chiamata Mitezza o colonna dell’Equilibrio - Sushumna 
Quando si osserva che Yod è identico al Lingam Indù, e che Kether, Daath, e il Sentiero Splendido, Tiphareth, si trovano su una linea nel Pilastro Mediano che equivale alla spina dorsale nell’uomo, e che Kundalini è attorcigliata su Yesod, anche ‘esso sul Pilastro mediano, ci accorgeremo che abbiamo una chiave importante per coloro che sono addestrati ad usarla.

In Daath c’è il segreto della rigenerazione, la chiave della manifestazione di tutte le cose tramite la differenziazione nelle coppie di Opposti e la Loro riunione in un Terzo.

Tiphareth, è la sfera più elevata su cui può salire la normale consapevolezza umana.

Nel Triangolo Superno il Sephirah primario emana un paio di opposti che esprimono i due aspetti della sua natura: mascolina e femminino (rappresentazione delle forze creative).
Nel Secondo Triangolo (forze governative) le coppie di opposti trovano il loro equilibrio nel Terzo situato nel Pilastro Mediano.
Da ciò deduciamo che il primo Triangolo deriva il suo significato da ciò che sta dietro ad esso, e il Secondo da ciò in cui esso emana.
Il Secondo Triangolo potrebbe essere chiamato Etico, il terzo potrebbe essere chiamato Triangolo Magico.

Prima Trinità = Mondo Intellettuale
Seconda Trinità = Mondo Morale
Terza Trinità = Mondo Materiale – Magico o Astrale

Rimane Malkuth, il regno della terra, esso differisce dagli altri perché non fa parte di nessun triangolo equilatero. Ma è un ricettacolo delle influenze di tutti gli altri. È un Sephiroh caduto, perché è stato tagliato fuori dal resto dell’Albero dalla caduta.
La Sfera di Malkuth fa capo agli Inferi dei Sephiroth Avversi, i Qliphoth, o demoni malvagi. È il Firmamento in cui Elohim ha separato le acque superne di Binah dalla acque infernali di Leviathan.
I Qliphoth (singolare Qliphah, una donna impudica, meretrice) sono i Sephirah Cattivi o Avversi, ciascuno di forza squilibrata dalla sua sfera corrispondente sull’Albero santo; queste emanazioni hanno avuto luogo durante i periodi critici dell’evoluzione allorché i Sephiroth non stavano in equilibrio. Per questa ragione viene fatto riferimento a essi come ai Re della Forza squilibrata, ai Re di Edom, “che governavano prima che ci fosse un re in Israele”.


AIN = il nulla o Parabrahman, la CAUSA INCAUSATA di ogni manifestazione.
Ain non può essere compreso ne tramite l’intelletto, ne descritto in parole, poiché non esiste lettera o parola capaci di coglierlo ed esprimerlo. È lo ZERO, la FONTE, il serpente Anata, che racchiude tra le sue spire l’universo e che è raffigurato nell’atto di inghiottire la propria coda, metafora della natura riassorbentesi dell’infinito.

Per acquistare coscienza di sé o rendere sé comprensibile a se stesso Ain diviene Ain Soph (l’Infinito) e ulteriormente AIN SOPH AOUR, Luce Assoluta e illuminata (la Daivaprakriti del vedanta brahamnico, l’Adi-Buddha o l’Amitabha dei buddhisti), che per auto contrazione si concentra in un unico punto centrale e privo di dimensioni: KETHER.

I primi tre Sephiroth trascendono ogni forma possibile di concezione intellettuale e si possono realizzare soltanto applicando semplicissime tecniche meditative e della Kabala pratica.
Essi sono separati da quanto esiste ai livelli inferiori da un profondo Abisso.

Tale abisso trovando spazio in un luogo di DA’AT può essere definito il suo corrispettivo manifesto. È conoscenza e apprendimento.
DA’AT è la genesi, il terzo cervello (Binah/logica e Chokmah/intuizione sono i due emisferi); corrisponde al cervelletto e al midollo spinale. Il punto in cui la spina dorsale si unisce al cranio. Un Abisso che rappresenta la dissoluzione di ogni forma dell’umano pensiero, che deve fondersi con il suo opposto: morendo nella forma, per rinascere su di un piano non determinabile.
Daath è prodotto dal congiungimento di Chokmah e Binah.
Il Padre Superno Abba, sposa la Madre Superna Ama, e Daath ne è il prodotto.
Tramite Daath o ConoscenzaSaggezza è combinata con Comprensione, e il Sentiero Splendido (Tiphareth, Sesto Sephirah) con la sua sposa Regina (Malkuth, Decimo Sephirah).
Daath è esso stesso il Sentiero Splendido ma anche quello interiore e resta occultato dentro la madre ed è il mezzo del suo congiungimento.

I Sephiroth superiori sono ideali, gli inferiori sono attuali e l’Abisso rappresenta metaforicamente il salto metafisico che intercorre fra i due ordini di realtà.
In un certo senso fra i Sephiroth superiori e quelli inferiori, che pure ne sono la riflessione non esiste nessuna connessione o rapporto, proprio come lo Spazio è in sé indipendente e inalterabile dall’esistenza o meno di alcunché di manifesto nella sua vacuità.

Ain Soph, di per se inerte alla creazione diretta del mondo (il decimo Sephirah) vi riusciì soltanto per il tramite di Kether, che a sua volta generò per successiva evoluzione gli altri Sephiroth o potenze, fino a culminare in Malkut e nell’universo esterno, opinione condivisa e riaffermata dello Zohar.

Sorge però una difficoltà, giacché è ovviamente impossibile per un concetto tanto astratto come lo Zero compiere alcunché. La Blavasky nella Dottrina Segreta afferma che l’Assoluto (Ain) se incomprensibile in sé presenta tuttavia una ricca gamma di aspetti che ci consentono di lanciare su di esso almeno uno sguardo: Spazio Infinito, Durata Eterna e Moto Assoluto. L’ultimo aspetto è pittorescamente adombrato nella metafora mitica Indù del Grande respiro di Brahma che crea e distrugge i mondi con incessante ritmo ciclico. Con l’ispirazione l’universo è richiamato alla fonte e cessa di esistere, ma all’atto dell’espirazione la manifestazione ha inizio con la comparsa di un laya o centro neutrale, equivalente al Kether cabalistico. Questa legge ciclica di manifestazione cosmica, non può che essere la volontà dell’Assoluto di manifestarsi, nel qual caso è impossibile non ricordare in tutta esattezza nel vecchio postulato dell’Assoluto che emana il paya o Kether, dal quale tutto inizia ad evolversi.

Dice lo Zohar: “Le acque del mare sono illimitate e informi, quantunque esse producano una forma al loro riversarsi sulla terra … La fonte delle acque del mare e la forza emessa e che le fa inondare la Terra sono due cose distinte. Ed ecco che le acque formano un’immensa cavità quasi uno sterro profondissimo di mano dell’uomo, ed emanando dalla fonte la colmano; si ha così il mare che potremo dire una terza cosa. Da questo enorme bacino le acque si diramano poi in sette canali, simili ad altrettanti lunghi condotti che le convogliano. La fonte, la corrente, il mare e i sette canali danno sommati, il numero DIECI.
La sorgente o Causa Prima dell’esistenza è Kether.
La corrente che ne è emessa, l’Intelligenza Mercuriale Originaria è Chokmah.
Il mare, la Grande Madre è Binah.
I sette canali rappresentano i sette Sephiroth inferiori.
Il numero DIECI è onnicomprensivo. Fuori di esso non esiste altro numero, poiché quanto è oltre il Dieci fa ritorno all’unità”. 


Fonti:  

Il giardino dei Melograni - Israel Regardie


http://www.macrolibrarsi.it/libri/__kabbalah-dalla-kabbalah-alla- magia-il-giardino-dei-melograni-libro.php?=2028







La cabala Mistica - Dion Fortune 


http://www.macrolibrarsi.it/libri/__la-cabala-mistica.php?=2028