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mercoledì 24 settembre 2014

VIRUS HIV - Articolo del Dr. Alessio Pisani[1]

Il 23 aprile 1984 il dr. Robert Gallo affermò in conferenza stampa con l’allora segretaria del Ministero della Salute statunitense Margaret Heckler che: “la probabile causa dell’AIDS era stata individuata, è un virus chiamato HTLV 1-2-3 (oggi chiamato HIV); contiamo di avere un vaccino pronto entro 2 anni” (di anni ne sono passati 28…).

Tale conferenza venne effettuata prima che Gallo sottoponesse la ricerca e i suoi esperimenti alla comunità scientifica per poterne verificare la validità. 24 ore dopo il primo “test” ipoteticamente destinato all’individuazione del virus nel sangue umano era già stato brevettato ed era pronto per essere venduto in tutto il mondo. I documenti ufficiali che “provano” questa “scoperta” sono riportati qui di seguito.

Il giorno 26 marzo 1984 il dr. Gonda, che venne incaricato da Gallo e assistenti di fotografare il “virus” al microscopio elettronico al fine di inviare le immagini alla rivista Science per la sua pubblicazione, scrive a Gallo e alla sua équipe che: “…le particelle osservate sono frammenti di una cellula degenerata” e che “….non credo affatto che le particelle fotografate siano il virus HTLV (HIV)”.

Il collaboratore di Gallo, il dr. Popovic scrisse nella sua ricerca (si veda il documento originale qui sotto) che: “nonostante intensi sforzi nella ricerca, l’agente patogeno causa dell’aids non è stato ancora identificato”. Gallo, come si può notare dal documento, depennò tale frase e la sostituì con una che affermava il contrario. E spedì il suo articolo alla rivista Science che lo pubblicò il 4 maggio del 1984 ...

Nel 2008, 37 scienziati inviarono una lettera a Science chiedendo che l’articolo del 1984 di Gallo venisse immediatamente ritirato poiché le prove di come fosse stato volutamente contraffatto erano tali da renderlo inaccettabile dal punto di vista scientifico e morale. Tale lettera è ancora in attesa di risposta.

… gli stessi produttori del test Elisa, alla voce “sensibilità e specificità del test” affermano: “AD OGGI NON ESISTE UNO STANDARD RICONOSCIUTO PER STABILIRE LA PRESENZA O L’ASSENZA DI ANTICORPI HIV-1 E HIV-2 NEL SANGUE UMANO”.
Ma tale test viene usato per affermare che nel sangue analizzato del paziente gli anticorpi sono presenti e che prima o poi il paziente morirà.

Nel foglio illustrativo del test Western Blot, chiamato “test di conferma” perché appunto dovrebbe confermare un’infezione rivelatasi al primo test Elisa, si legge che: “UN CAMPIONE DI SANGUE RISULTATO POSITIVO SIA AL TEST ELISA CHE AL TEST WESTERN BLOT SI PRESUME INFETTO DA HIV-1” e ancora: “SEBBENE UN RISULTATO POSITIVO (ricordiamo che la sua positività cambia da paese a paese…) POTREBBE INDICARE INFEZIONE DA HIV-1, LA DIAGNOSI DI AIDS PUO’ ESSERE EFFETTUATA SOLO SE L’INDIVIDUO RISPECCHIA I CRITERI DIAGNOSTICI STABILITI DAL CDC (CENTER OF DISEASES CONTROL)” e inoltre al punto 6 viene affermato: “NON USARE IL WESTERN BLOT COME UNICO TEST DI CONFERMA DI DIAGNOSI DI POSITIVITA’ AL VIRUS HIV-1”.
Peccato che questo viene chiamato e usato come test di conferma…

Passando alla terza metodica diagnostica, la PCR, ecco cosa riporta il foglio illustrativo del test: “QUESTA TECNICA NON DEVE ESSERE USATA COME TEST DI SCREENING PER IL VIRUS HIV O COME STRUMENTO DIAGNOSTICO PER CONFERMARE LA PRESENZA DEL VIRUS”.

Con questo test, invece, i medici decidono quando iniziare le terapie farmacologiche sui pazienti definiti sieropositivi.
Terapie farmacologiche basate su farmaci tossici e mortali (chiamati farmaci antiretrovirali-ARV) nei cui bugiardini, consultabili liberamente sul sito della FDA (Food and Drugs Administration) viene affermato che (vedi immagine, esemplificativa di uno dei tanti farmaci ARV fotografata direttamente dal sito americano www.fda.gov):

“QUESTO FARMACO NON CURA E NON PREVIENE L’INFEZIONE DA HIV E NON NE IMPEDISCE LA TRASMISSIONE. QUESTO FARMACO PUO’ CAUSARE, CON I SUOI EFFETTI COLLATERALI, GLI STESSI SINTOMI DELLA IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA (AIDS)”.

Milioni di vittime nel mondo sono quindi morte a causa dei farmaci che dovevano curarli….

Françoise Barrè-Sinoussi ha preso il Premio Nobel per la Medicina insieme a Luc Monatagnier per la presunta scoperta del virus HIV; ma la prima ha affermato nel documentario “The Emperor New Virus” che: “Purificare il virus era fondamentale per poter preparare i test per trovare gli anticorpi dell’hiv, ok? Perché volevamo che i test diagnostici fossero quanto più precisi possibile. Infatti se si usa una preparazione di virus che non è purificata ovviamente identificherai anticorpi di ogni tipo…”

Peccato però che Luc Montagnier che ha condiviso con lei il Nobel abbia sostenuto: “I repeat we did not purify”, "Ribadisco, noi non lo abbiamo isolato" (Rivista Continuum 1997 vol 5, numero 2).
…dunque? Il virus non è MAI stato visto da nessuno ...

In un’intervista del 2009, il co-scopritore del virus HIV Luc Montagnier ha dichiarato che: “POSSIAMO ESSERE TUTTI ESPOSTI AL VIRUS HIV SENZA ESSERE CRONICAMENTE INFETTI; UN SISTEMA IMMUNITARIO FUNZIONANTE SI LIBERERA’ DAL VIRUS IN MODO NATURALE”.

Il prof. Montagnier dovrebbe spiegarci come sia possibile liberarsi “in modo” naturale da un retrovirus che per quasi 30 anni è stato definito incurabile, letale, altamente trasmissibile….

Inoltre ricordiamo che la funzione di un vaccino è creare gli anticorpi verso la malattia stessa. Se una persona risulta positiva al test per il citomegalovirus o la toxoplasmosi, ad esempio, viene dichiarata immunizzata verso tali agenti patogeni, poiché nel sangue vengono rilevati appunto gli anticorpi specifici. Nei test HIV che, come abbiamo visto i produttori stessi dichiarano non in grado di identificare gli anticorpi HIV, la positività (ovvero la presenza dei anticorpi) viene invece valutata come indicatore di infezione cronica, progressiva e mortale.

Ma se anche l’HIV fosse un retrovirus, come sostenuto da decenni, è importante sapere che nella storia della microbiologia e della virologia nessun retrovirus è mai stato né pericoloso né letale. Il nostro patrimonio genetico contiene infatti circa novantasettemila (97000) retrovirus endogeni (ovvero innati, non acquisiti dall’esterno) naturalmente presenti nel nostro organismo e assolutamente innocui.

Le culture cellulari usate da Gallo nel 1983, a cui seguì la pubblicazione su Science dell’articolo-annuncio della scoperta del virus HIV, erano mescolate a linfociti provenienti dal sangue di cordone ombelicale, tessuto riconosciuto da tempo per la sua ricchezza in retrovirus umani. Tale articolo comprende dunque gravi errori metodologici.

15 anni più tardi vennero effettuati controlli sperimentali in laboratori francesi e statunitensi che pubblicarono un articolo nella rivista Virology, in cui si dimostrava i risultati dei loro studi al microscopio elettronico sui gradienti ottenuti a partire da culture cellulari che si ritenevano infette da HIV. In entrambi gli studi, gli autori hanno riscontrato un’abbondanza di residui cellulari senza alcuna evidenza accettabile di particelle retro virali. Quasi nello stesso momento Luc Montagnier venne intervistato da Djamel Tahi e finì per ammettere che in effetti il virus HIV non era mai stato isolato nel suo laboratorio.

In ultima istanza, viene da chiedersi perché il programma mondiale di lotta contro l’aids degli Stati Uniti sia gestito dal National Security Council e dalla CIA, e non sia stato invece affidato agli organismi competenti in materia di sanità.



Fonte articolo: http://scienzamarcia.blogspot.it/2012/03/aids-la-frode-scientifica-del-secolo.html




[1] Il Dr. Alessio Pisano è specialista di psiconeuroimmunologoia e medicina psicosomatica.

giovedì 24 luglio 2014

Riflessologia facciale vietnamita - DIEN’ CHAM’

È nel 1980 che le basi di questa stupefacente tecnica hanno visto la luce in Vietnam, nella città di HoChiMinh (l’antica Saigon) grazie al lavoro del professor Bui Quoc Chau e di tutta una équipe di medici, ricercatori e agopuntori. Lavorando in un ambiente ospedaliero, si era interessato ai principi della riflessologia; gli era venuta così l’idea di studiare eventuali corrispondenze tra il viso e il corpo.

Alcuni aspetto del l’I Ching si basano sul principio di corrispondenza (come anche nel Kybalion “Tutto in natura si corrisponde”) così il professor Bui Quoc Chau si disse che, di conseguenza, sarebbe stato logico che tutto quello che è in nature obbedisse a questa legge.
Bui Quoc Chau: “Dato che la curvatura del naso ricorda la curvatura della colonna vertebrale, deve certo corrisponderle e quindi dar modo di curarla!” “… e  le narici avrebbero potuto anch’esse corrispondere alle natiche, cui assomigliavano. Le gambe allora avrebbero dovute essere rappresentate, ai due lati delle narici, delle pliche laterali che partono dal naso e arrivano ai lati della bocca e le sopracciglia potrebbero rappresentare le spalle e le braccia”.

E così che scoprì la prima proiezione del corpo a livello del viso.

Il proseguimento del lavoro lo porterà a disegnare fino a ventidue sistemi di proiezione del corpo sul solo livello facciale e a scoprirvi più di cinquecento punti-riflessi.
Fu così che mise a punto insieme alla sua equipe una nuova riflessologia, ancora più complessa e efficace dell’agopuntura. Diede a questo metodo il nome di Facythérapie, che riunisce in uno solo i due termini che lui stesso e i suoi discepoli utilizzavano spesso: Diagnostica Facciale e Terapia Cybernetica (Cybernetica perché il professore considerava il viso come un quadro di comando o una tastiera di un computer: basta spingere un bottone per ottenere la risposta a distanza di un organo, la regolazione di una funzione organica o il sollievo da dolore!).
Il solo inconveniente, è che la terapia facciale è un metodo di una tale complessità che solo specialisti che l’abbiano studiata per anni possono sperare di utilizzarla. Essa è una sintesi tra riflessologia, massaggio e agopuntura.
Su questa teoria di base si è in seguito fondato Nuhan Le Quang per mettere a punto il suo metodo, il Dien’Cham’, che consiste nella stimolazione di punti-riflesso del viso, per messo di un fondamentale strumento … l’estremità arrotondata di una penna a sfera! In meno tempo di quel che occorre per scriverne, i vostri mali spariranno come per incanto.

Che cosa può risolvere il Dien’ Chanm?:
  • Problemi concernenti schiena, articolazioni, muscoli dolori lombari; cervicali, spalle, ginocchia, colonna vertebrale, braccia, gambe, mani, dita, piedi, caviglie, artrosi, reumatismi, poliartrite, lussazioni, sciatiche, lombaggini …)
  • problemi sessuali e dell’apparato genitale, squilibri ormonali (problemi mestruali, ossia mestruazioni dolorose, abbondanti, insufficienti, amenorrea, perdite bianche, vaginite, prostatite, sterilità, contraccezione, impotenza, frigidità, eiaculazione precoce, menopausa, pre-menopausa, vampate di calore, secchezza vaginale, prolasso dell’utero, fibroma, cisti ovarica, mastite, allattamento, ipo/ipertiroidismo …)
  • problemi di pelle (infiammazioni diverse, acne, prurito, eczema, psoriasi, bruciori, fuoco di sant’Antonio, orticaria …)
  • disturbi digestivi, assimilazione e eliminazione (colite, gastrite, diabete, costipazione, diarrea, epatite, calcoli biliari e renali, ritenzione idrica, obesità, cellulite, emicrania …)
  • disturbi del sistema nervoso (depressione, insonnia, ansia, irritabilità, bambini nervosi o iperattivi, apatia, fatica cronica, mal di testa, mali di viaggio …)
  • disturbi della circolazione (cattiva circolazione, varici, ipo o iper-tensione, vertigini, malattie diverse …)
  • qualche caso particolare o cronico (morbo di Parkinson, emiplegia, paralisi, parestesia …)
  • disturbi respiratori (bronchite, asma, sinusite, raffreddori …)
  • altro (visione imperfetta, abbassamento dell’udito, allergie …)

Principi base
Principio di corrispondenza della forma. Bui Quoc Chau precisa che questo principio è basato sul proverbio “chi assomiglia, si accoppia”, menzionato nell’I Ching. Il che significa che “quel che mostra la stessa forma si assomiglia e si corrisponde”. Ad esempio i punti 8 e 106, della stessa natura, possono essere associati vantaggiosamente.

Principio di corrispondenza di natura. Es. il collo unisce il corpo alla testa. Il polso collega la mano all’avambraccio, come la caviglia collega il piede alla gamba. In vietnamita, quelle parti del corpo che sono il collegamento tra altre due, vengono indicate con una stessa parola: cô. Il collo è cô tay, la caviglia cô chan. Secondo questo principio si considera la radice del naso (situata tra le sopracciglia e gli occhi) come una cosa della stessa natura (cô), dato che collega il naso alla fronte. Certo, la cervicale si blocca e il collo si cura stimolando quella zona che li riflette, ma si può ottenere lo stesso risultato anche massaggiando i polsi e le caviglie.

Principio di omogeneità. Stabilisce un nesso tra le parti del corpo malate, le loro funzioni e le relative manifestazioni a livello del viso, sotto la forma di punti detti “molli”, che presentano cioè una mancanza di compattezza, facile da verificare al tocco e talvolta addirittura alla vista. Anche la quantità di questi punti-riflesso “molli” e il loro grado di “morbidezza” sono un indice della gravità della malattia o dello squilibrio.

Principio di simmetria. Le parti del corpo poste sul lato destro del corpo si trovano sulla destra del viso, stessa cosa per il lato sinistro. C’è un’eccezione a questa regola, e riguarda i punti situati sul davanti, alcuni dei quali corrispondono sul lato opposto. C’è comunque uno schema di corrispondenza tra fronte e organi interni.

Principio di interconnessione. Tutto nell’universo è interdipendente. È la stessa cosa nel corpo umano. Soffrite di emicrania? Controllate lo stato del fegato o della cistifellea. Avete spesso male alla gola? Verificate come sta l’intestino …

Principio dell’effetto contrario. A seconda del tipo di malattia, ogni punto di agopuntura richiede una durata, una frequenza e una intensità di stimolazione ben definita. Se non se ne tiene conto e la stimolazione è insufficiente, non si otterranno i risultati sperati. Al contrario, se la stimolazione è troppo forte, mantenuta troppo a lungo, non si avrà nessun risultato o, peggio, si rischia di ottenere l’effetto opposto e di vedere peggiorare la situazione.
Per evitare tutto ciò, c’è una regola semplice: stimolare soltanto leggermente e rapidamente i punti non dolorosi e smettere di stimolare una zona o un punto non appena cessa di essere sensibile.

Principio dei punti non dolorosi. Questa teoria ha permesso la determinazione precisa dei punti sul viso. Anche questa fu ispirata da un celebre adagio dell’I Ching: “Nello Yang c’è lo Yin e nello Yin c’è lo Yang”.
L’estrapolazione in termini di agopuntura facciale ha condotto a verificare che “nella zona in cui c’è un punto doloroso, c’è un punto non doloroso”.
L’esperienza clinica ha provato la veridicità di questa formula. È così che è stato determinato il punto 1 (alla radice del naso), il primo di una lunga serie di cinquecento (da notare che la numerazione dei punti corrisponde all’ordine in cui furono evidenziati, senza nessun altra implicazione).
Questo principio fu applicato poi allo stesso modo per determinare gli altri punti e le zone di corrispondenza del corpo sul viso. 


Fonte: DIEN’ CHAM’, Riflessologia facciale vietnamita - Marie-France, Nhuan Le Quang










mercoledì 18 giugno 2014

Vedute sul mondo reale – G. I. Gurdjieff

BAGLIORI DI VERITÀ, Mosca, 1915 circa
“La ragione ordinaria non consente all’uomo di appropriarsi della Conoscenza, facendone un suo bene inalienabile. Eppure, per l’uomo tale possibilità esiste davvero: prima, però, deve scrollarsi la polvere di dosso, prima di avere le ali con cui volare in alto egli deve fare un lavoro gigantesco e compiere immani sforzi. È certamente molto più facile abbandonarsi alla corrente e lasciarsi portare di ottava in ottava, ma è una strada infinitamente più lunga rispetto a quella di volere e di fare da sé. Il cammino è difficile, e la salita sempre più ardua, ma anche le forze man mano si moltiplicano. L’uomo si tempra, e a ogni passo scopre orizzonti sempre più vasti. Sì, questa possibilità esiste”.

Nell’universo tutto è materiale, e per questo motivo la Grande Conoscenza è più materialista del materialismo.

“Un rapido sguardo alla chimica le permetterà di capire meglio questa affermazione”.
Egli mi spiegò che la chimica, studiando le “sostanze” a densità diversa senza tener conto della legge dell’ottava, commette un errore che invalida il risultato finale. Conoscendo questo errore, si possono apportare delle correzioni e trovare dei risultati che coincidono perfettamente con quelli ottenuto in base dalla legge dell’ottava. Inoltre Gurdjieff specificò che il concetto di sostanze semplici, o elementi, che è alla base chimica moderna, è inammissibile dal punto di vista della chimica dell’ottava, che è la “chimica oggettiva”. La materia è sempre e dovunque la stessa. La differenza di qualità di ogni sostanza dipende soltanto dal posto occupato in una certa ottava, e dal livello a cui appartiene quell’ottava.
Da questo punto di vista, la nozione ipotetica di atomo come particella indivisibile di una sostanza semplice, o elemento, è un modello inservibile. L’atomo di una “sostanza” a densità nota, in quanto individualità reale, è invece la più piccola quantità di materia che mantiene tutte le proprietà fisiche, chimiche e cosmiche che caratterizzano quella sostanza come nota di una certa ottava. Per esempio, nella chimica moderna non esiste l’atomo d’acqua, perché l’acqua non è una sostanza semplice, ma un composto chimico di idrogneo e ossigeno. Dal punto di vista della “chimica oggettiva”, invece, un “atomo” d’acqua esiste, ed è il suo volume più piccolo, visibile anche a occhio nudo. Gurdjieff aggiunse: “Per il momento lei deve accettare queste affermazioni sulla fiducia, ma coloro che cercano la Grande Conoscenza sotto la direzione di chi l’ha già raggiunta devono a loro volta determinare e verificare, mediante ricerche personali, che cosa sono questi atomi di sostanze a densità diversa”.
“Il pensiero è materiale come tutto il resto”.
“Ci sono sistemi che consentono non soltanto di convincersene, ma di “pesarlo” e “misurarlo” come le altre sostanze. Siccome è possibile calcolarne la densità, è anche possibile mettere a confronto il pensiero di uomini diversi, o quello di un medesimo uomo in momenti differenti. Se ne possono definire anche tutte le qualità. Già gliel’ho detto, nell’universo tutto è materiale”.

“Giudichi tutto in base al buon senso, acquisisca una propria comprensione, e non accetti nulla sulla parola. E quando lei stesso, attraverso un sano ragionamento logico, sarà arrivato a qualche convinzione incrollabile, a una pinea comprensione di qualcosa, allora avrà raggiunto un certo grado di iniziazione”.

“È cento volte meglio non agire, che agire senza sapere”

“Chi sa, parla solo quando è certo che chi ascolta è in grado di capire”

Oggi non ci sono più dei creatori. I “sacerdoti dell’arte contemporanea” non creano, ma imitano: corrono dietro alla bellezza o alla verosimiglianza, se non addirittura alla cosiddetta “originalità”, senza avere le conoscenze necessarie. Poiché non sanno niente e non sono in grado di fare niente, brancolano nel buio; eppure, la folla li venera e li mette su un piedistallo. L’arte sacra è scomparsa, ma l’aureola che circondava i suoi servitori sopravvive ancora. Tutte le banalità sulla scintilla divina, il talento, il genio, la creatività, la sacralità dell’arte, oggi non hanno alcun fondamento, sono solo degli anacronismi. Cosa sono mai questi “talenti”? Ne riparleremo in un’altra occasione.

IO, CHI SONO?, Essentuki, 1918 circa
Ma se un uomo sa essere sincero verso se stesso, non sincero come s’intende abitualmente, ma spietatamente sincero, allora, di fronte alla domanda: “Che cosa sei?” non conterà su una risposta rassicurante. E ora, senza aspettare che arriviate da soli all’esperienza di cui sto parlando, e perché possiate comprendere meglio ciò che intendo, vorrei suggerire a ciascuno di voi di porsi la domanda: “Che cosa sono?”. Sono certo che il 95% di voi si troverà in imbarazzo, e che finirete per rispondervi con un’altra domanda: “Che cosa significa?”.
Questa è la prova che un uomo ha vissuto tutta la vita senza porsi tale domanda, e che ritiene scontato di essere “qualcosa”, addirittura qualcosa di molto prezioso che non è mai stato messo in dubbio.
Nello stesso tempo egli è incapace di spiegare che cos’è questo qualcosa, incapace persino di darne una minima idea, dal momento ch’egli stesso l’ignora. E se l’ignora, non è forse perché questo “qualcosa” molto semplicemente non esiste, ma solamente si suppone che esista? Non è strano che le persone dedichino così poca attenzione a se stesse, alla conoscenza di se stesse? Non è strano che chiudano gli occhi con tanto sciocco compiacimento su ciò che sono realmente, e che passino la vita nella piacevole convinzione di rappresentare qualcosa di prezioso? Esse si dimenticano di guardare il vuoto insopportabile che si cela dietro la superba faccia creata dal loro autoinganno, e non si rendono conto che questa facciata ha un valore puramente convenzionale.
Per la verità, non è sempre così. Non tutti si guardano così superficialmente. Ci sono degli uomini che cercano, che hanno sete della verità profonda e si sforzano di trovarla, che tentano di risolvere i problemi posti dalla vita, di arrivare all’essenza delle cose, dei fenomeni, e di pensare in se stessi. Se un uomo ragiona e pensa in modo corretto, qualunque strada segua per risolvere questi problemi, deve inevitabilmente ritornare a sé e cominciare a risolvere il problema di ciò che egli stesso rappresenta e di qual è il suo posto nel mondo che lo ricorda. Infatti, senza questa conoscenza, la sua ricerca sarà priva di un centro di gravità.
Socrate: “Conosci te stesso” restano il motto di tutti coloro che cercano la vera conoscenza e l’essere.

L’uomo non è libero, tanto nelle sue manifestazioni che nella vita. Non può essere ciò che vorrebbe essere, e nemmeno ciò che crede di essere. Non somiglia all’immagine che ha di se stesso, e le parole “uomo, corona della creazione” non gli si adattano.
“Uomo”: una parola altisonante, ma dobbiamo chiederci di che tipo di uomo si tratta. Non certo l’uomo che si irrita per delle sciocchezze, che presta attenzione a delle meschinità e si lascia coinvolgere da tutto ciò che gli succede intorno.
Per avere il diritto di chiamarsi uomo, bisogna essere un uomo, ed “essere un uomo” è possibile soltanto grazie alla conoscenza di sé, e al lavoro su di sé nella direzione indicata da tale conoscenza.
Avete mai provato a osservare ciò che vi succede quando la vostra attenzione non è concentrata su un problema preciso?
Suppongo che per molti di voi questa sia una condizione abituale, sebbene ovviamente pochi l’abbiano osservata sistematicamente. Forse siete consapevoli del modo in cui il nostro pensiero procede per associazioni fortuite, quando sfilano scene e ricordi senza alcun rapporto, quando tutto ciò che cade nel campo della nostra coscienza, o semplicemente lo sfiora, ci suscita delle associazioni casuali. Il filo dei pensieri sembra svolgersi senza interruzione, tessendo insieme frammenti di immagini di precedenti percezioni, estratte da diverse registrazioni immagazzinate nella nostra memoria. E mentre queste registrazioni scorrono e si svolgono, il nostro apparato formatore tesse incessantemente la trama dei pensieri a partire da questo materiale. La registrazione delle nostre emozioni scorre nello stesso modo: piacevole e spiacevole, allegria e preoccupazione, riso e irritazione, piacere e dolore, simpatia e antipatia. Qualcuno vi loda, e voi siete contenti, qualcuno vi rimprovera, e il vostro umore si guasta. Qualche novità vi attira, e immediatamente dimenticate ciò che tanto vi interessava un attimo prima: in poco tempo questa nuova cosa assorbe il vostro interesse al punto di sommergervi completamente; e d’un tratto voi non la dominate più; siete spariti, vi trovate legati a questa cosa, dissolti in essa; in realtà, è la cosa a dominarvi, a tenervi prigionieri.

Dobbiamo lottare per liberarci, se vogliamo lottare per conoscerci. Conoscere e sviluppare se stessi costituiscono un impegno così importante e così serio, cui bisogna dedicare uno sforzo così intenso, che assumerselo nel modo solito, in mezzo a tutte le altre cose, è impossibile. L’uomo che si assume questo impegno deve metterlo al primo posto nella propria vita, perché la vita non è così lunga da poterla sprecare in cose inutili.
Che cosa permetterà all’uomo di consacrare utilmente il proprio tempo alla ricerca, se non la libertà da ogni attaccamento? 

Libertà e serietà. Non la serietà delle sopracciglia aggrottate, delle labbra tirate, dei gesti accuratamente calcolati, delle parole misurate fra i denti, ma la serietà che vuol dire determinazione e perseveranza nella ricerca, intensità e costanza, in modo che l’uomo, anche nei momenti di risposo, persegua il suo obiettivo principale.

Chiedetevi: “Sono libero?” Molti saranno tentati di rispondere di sì, se si trovano in una condizione di relativa sicurezza materiale, senza preoccupazioni per il domani, e se non dipendono da nessuno per la propria sussistenza o per la scelta delle proprie condizioni di vita. Ma è quella la libertà? È soltanto una questione di condizioni esteriori?

Ma io chiedo a tutti voi: se per qualche motivo vi fosse impossibile mettere in pratica per molti anni le vostre conoscenze, che cosa ne resterebbe? Non sarebbe come avere del materiale che col tempo vapora e diventa secco? Ricordatevi del foglio di carta bianca. È un dato di fatto che nel corso della vostra vita impariamo continuamente delle cose nuove.
E chiamiamo questa “conoscenza” i risultati di questa accumulazione. Ma, a dispetto di queste conoscenze, non siamo spesso lontani dalla vita reale, e quindi disadattai? Noi siamo sviluppati a metà, come i girini, o, più spesso ancora, semplicemente “istruiti”, cioè in possesso di frammenti di informazioni su tante cose, ma tutte vaghe e inadeguate. E infatti si tratta soltanto di informazioni: non possiamo chiamarle “conoscenze”. La conoscenza è una proprietà inalienabile dell’uomo, non può essere né più grande né più piccola di lui. Infatti un uomo “conosce” soltanto quando egli stesso “è” quella conoscenza.
Quanto alle vostre convinzioni, non le avete mai viste cambiare? Non sono soggette anch’esse a delle oscillazioni, come tutto ciò che è in noi? Non sarebbe più corretto chiamarle opinioni anziché convinzioni, visto che dipendono tanto dal nostro umore che dalle nostre informazioni, o anche, semplicemente, dallo stato della nostra digestione in quel momento?
Ognuno di voi non è che un banale esemplare di automa animato. Probabilmente pensate che, per fare ciò che fate e per vivere come vivete, siano necessari un’”anima” e persino uno “spirito”. Ma forse basta una chiavetta per ricaricare la molla del vostro meccanismo. La vostra reazione quotidiana di cibo contribuisce a ricaricare questa molla e a rinnovare continuamente l’inutile sarabanda delle vostre associazioni. Da questo sfondo emergono dei pensieri slegati, che voi cercate di connettere insieme presentandoli come preziosi e personali. E, altrettanto, coi sentimenti e le sensazioni passeggere, con gli umori e le esperienze vissute, ci creiamo il miraggio di una vita interiore. Ci vantiamo di essere coscienti, capaci di ragionamento, parliamo di Dio, dell’eternità, della vita eterna, e di argomenti elevati; parliamo di tutto ciò che si può immaginare; discutiamo, definiamo e valutiamo, ma omettiamo di parlare di noi stessi e del nostro reale valore oggettivo. Infatti siamo tutti convinti che se ci manca qualcosa, possiamo sicuramente acquisirlo.
Se con tutte le cose che ho detto sono riuscito a chiarire, anche minimamente, in quale caos vive quest’essere che chiamiamo uomo, voi stessi sarete in grado di trovare una risposta alla domanda di ciò che gli manca, di ciò che può aspettarsi restando com'è. Di quali valori può aggiungere al valore che ha.
Ho già detto che certi uomini hanno fame e sete di verità: se un uomo del genere si interroga sui problemi della vita ed è sincero con se stesso, si convincerà presto che non gli è più possibile vivere come ha vissuto, né essere ciò che è stato finora; che ha bisogno a ogni costo di trovare una via d’uscita da questa situazione, e che un uomo può sviluppare dei poteri e delle capacità nascoste soltanto ripulendo la propria macchina da ogni incrostazione accumulata nel corso della vita. Per cominciare razionalmente questa pulizia, è necessario vedere ciò che va pulito, dove e come; ma vederlo da sé è quasi impossibile. In questo campo, per cogliere una cosa qualunque, è necessario osservare dall’esterno: ecco perché è indispensabile l’aiuto reciproco.
Man mano che un uomo comincia a conoscersi, scopre continuamente dentro di sé nuove zone di meccanicità, che chiameremo automatismo: zone in cui la sua volontà, il suo “io voglio” non ha alcun potere, e dove tutto è così confuso e sfuggente, che gli è impossibile raccapezzarsi senza essere aiutato e guidato dall’autorità di qualcuno che sa.

… per fare bisogna sapere, ma per sapere, bisogna scoprire come sapere; e questo non possiamo scoprirlo da soli.

Ogni tanto emergono in superficie delle correnti isolate, rivelando che da qualche parte, in profondità, anche ai nostri giorni scorre il possente fiume dell’antica conoscenza dell’essere.

Aprirsi un varco fino a questa corrente, trovarla, ecco l’obiettivo e lo scopo della ricerca; poiché, una volta trovata, un uomo può coraggiosamente affidarsi alla vita nella quale si impegna; in seguito, non gli resta che “conoscere” per “essere” e “fare”. Su questa via, un uomo non sarà mai completamente solo; nei momenti difficili, riceverà un sostegno e una direzione, perché tutti coloro che seguono questa via sono collegati in una catena ininterrotta.

L’uomo che con tutto il proprio essere, con il proprio “io” più profondo, cerca la verità di questo principio, arriva inevitabilmente alla convinzione che, per “scoprire come sapere per fare”, deve trovare innanzitutto colui dal quale può imparare ciò che significa realmente “fare”, cioè una guida illuminata, sperimentata, che comincerà a dirigerlo spiritualmente e diventerà il suo maestro.
Ed è qui che il fiuto di un uomo assume tutta la sua importanza. Egli stesso si sceglie una guida. Naturalmente, la condizione indispensabile è di scegliere un uomo che sa; altrimenti tutto il senso della sua scelta è perduto. Chi può dire dove vi può condurre una guida che non sa!
Ogni ricercatore in cammino verso lo sviluppo di sé sogna una guida che sa. La sogna, ma è raro che si domandi oggettivamente e sinceramente: “sono degno di essere guidato? Sono pronto a seguire la via?”.

Non dimenticarti di concentrare tutta la tua attenzione su ciò che ti sta immediatamente intorno. Non occuparti di mete lontane, se non vuoi cadere nel precipizio.
Però non dimenticare il tuo scopo. Ricordatene continuamente e mantieni vivo il desiderio di raggiungerlo, per non perdere la direzione giusta. E una volta partito, stai attento; ciò che hai oltrepassato, resta indietro e non si ripresenterà più: ciò che non osservi sul momento, non lo osserverai mai più.
Non essere troppo curioso, e non perdere tempo con ciò che attira la tua attenzione ma non ne vale la pena.
Il tempo è prezioso, e non deve essere sprecato per cose che non sono direttamente in relazione con la tua meta.
Ricordati dove sei e perché sei lì.
Non avere troppa cura di te, e rammenta che nessuno sforzo viene mai fatto invano.
E adesso puoi metterti in cammino.



Tratto da: Vedute sul mondo reale di G. I. Gurdjieff

mercoledì 21 maggio 2014

Frammenti di un insegnamento sconosciuto - P.D. Ouspensky

La psicologia si occupa di uomini, ma gli uomini sono macchine per cui serve prima studiare la meccanica, conoscere la propria macchina. Liberarsi dal falso per edificare il nuovo altrimenti sarebbe edificato su una fondamenta falsa. Nessun può fare! Tutto accade. Per fare bisogna Essere.
Per dire la verità bisogna conoscerla e conoscere la menzogna e in primis conoscere la menzogna in se stessi.
Siamo in una prigione invisibile, e pensiamo di essere liberi.

Affinché si viva dopo la morte deve esserci una certa indipendenza dalle influenze esteriori.

Il CORPO ASTRALE è ottenuto per FUSIONE, ossia grazie ad un duro lavoro. Noi non nasciamo con un corpo astrale. Se lo costituiamo può vivere post-mortem e rinascere in un corpo fisico. Se non rinasce, con il tempo muore (certo ci vuole molto tempo).
Fusione = unità interiore. È ottenuta per frizione, ossia la lotta tra si e no. Se in noi tutto accade, senza una dura lotta l’uomo resta una macchina. Se c’è lotta qualcosa in lui si cristallizza.

La paura del peccato, la fede fanatica in un’idea può provocare una lotta intensa tra si e no e un uomo può cristallizzarsi su tali basi sbagliate.
Occorrono sacrifici, ma quando la cristallizzazione è avvenuta non occorrono più.

L’uomo è composto di 4 corpi, costituiti da sostanze che diventano sempre più sottili, si compenetrano e formano 4 organismi indipendenti aventi tra loro una relazione ben definita ma capaci di azione indipendente.

1 corpo = fisico
Carnale
Carrozza
Corpo
2 corpo = astrale
Naturale
Cavallo
Sentimento/Desiderio
3 corpo = mentale
Spirituale
Cocchiere
Pensiero
4 corpo=causale[1] 
Divino
Padrone
Volontà
[1] Corpo che ha in sé le cause delle sue azioni ed è indipendente dalle cause esteriori

Tolto il corpo fisico, gli altri più sottili non li abbiamo dalla nascita ma richiedono una cultura artificiale.
(Gurdjieff spiegherà poi che questi corpi esistono in noi alla nascita solo in potenza, ma necessitano di essere sviluppati)

L’uomo è complesso: è formato da 4 parti che possono essere collegate, non collegate o mal collegate.
La carrozza (corpo) attaccata al cavallo (corpo astrale/desiderio) per mezzo delle stanghe; il cavallo al cocchiere (corpo mentale/pensiero) per mezzo delle redini; il cocchiere al suo padrone (corpo causale/volontà) per mezzo della voce di lui.
Ma il cocchiere deve udire e comprendere la VOCE DEL PADRONE, deve sapere come si guida; e il cavallo deve essere addestrato ad obbedire alle redini.

Tra le 4 parti di questa complessa organizzazione esistono 3 collegamenti, 3 legami.
Se uno solo di essi presenta qualche difetto, l’insieme non può comportarsi come un tutto unico. I legami non sono dunque meno importanti dei corpi. Lavorando su di sé l’uomo lavora simultaneamente sui “corpi” e sui “legami”. Ma si tratta in tal caso di due lavori diversi.

Il lavoro su di sé deve iniziare dal cocchiere (intelletto); per poter udire la voce del padrone, il cocchiere/intelletto deve essere sveglio, deve imparare a guidare il cavallo/desiderio, ad attaccarlo, a nutrirlo, a curarlo, a tenere in efficienza la carrozza/corpo. L’intelletto deve imparare a comandare le emozioni che trascinano sempre il corpo.

Il corpo fisico può comandare: sentimento (astrale), intelletto (mentale), coscienza (causale)
Il corpo emotivo può comandare il corpo fisico
Il corpo mentale può comandare il corpo fisico e il sentimento (astrale)
La coscienza può comandare il corpo fisico, il sentimento (astrale) e l’intelletto (mentale)

1° caso = uomo con il solo corpo fisico: automa che dipende da influenze esteriori (le altre funzioni dipendono dal corpo fisico). La volontà manca, ha solo desideri.

2° caso = uomo con i 4 corpi: l’automatismo del corpo fisico dipende dall’influenza degli altri corpi.
Vi è un unico Io, intero, indivisibile e permanente = l’individualità domina il corpo fisico e i suoi desideri e può superare le sue ripugnanze e resistenze. Il pensiero non è meccanico ma c’è coscienza e volontà; solo questa volontà è “libera” perché indipendente dall’accidente.

Solo l’uomo che acquisisce il 4 corpo è un uomo e ha numerose proprietà tra cui l’immortalità.

L’uomo è come una casa a 4 piani ed esso vivo solo nella stanza più piccola e più povera.
Fino a che non gli si dice che le altre stanze sono piene d’oro lui non cerca le chiavi; e soprattutto non cerca la chiave della 4 stanza. E quando un uomo riesce a penetrarvi diventa realmente il padrone.

La via del Fachiro = corpo
La via del Monaco = emozioni
La via dello Yogi = mente/pensiero

La quarta via invece richiede comprensione. Mentre si lavora sul corpo bisogna simultaneamente lavorare sul pensiero e sulle emozioni.
Ognuno deve fare ciò che gli è necessario, l’inutile e il superfluo sono esonerati.
È anche chiamata La via dell’uomo astuto, del furbacchione (che conosce un segreto)
Sa di quali sostanze ha bisogno per raggiungere i suoi scopi e sa che queste sostanze possono essere elaborate nel corpo con un mese di sofferenza fisica (fachiro), con una settimana di tensione emozionale (monaco), o con un giorno di esercizi mentali (yogi) e anche che queste sostanze possono essere introdotte nell’organismo dal di fuori, se si sa come fare.
Vi sono anche vie artificiali che danno risultati temporanei e vie decisamente sbagliate che danno risultati permanenti ma sbagliati.
Accade anche che la porta della quarta stanza venga aperta artificialmente con un grimaldello, e in entrambi i casi è possibile che la stanza sia vuota. 

Noi pensiamo che esista il progresso ma non vi è progresso di nessun genere. Ogni cosa è esattamente come era migliaia e decine di migliaia di anni fa. La forma esteriore cambia, l'essenza non cambia. L'uomo resta esattamente lo stesso. La civiltà moderna è basata sulla violenza, la schiavitù e le belle frasi.

L’evoluzione dell’uomo può essere considerata come l’evolversi in lui di quelle facoltà e di quei poteri che non si sviluppano mai da sole, ossia meccanicamente. L’evoluzione dell’umanità corrisponde all’evoluzione dei pianeti, ma il processo evolutivo dei pianeti si svolge secondo cicli di tempo per noi infinitamente lunghi.
L’umanità, come il resto della vita organica, esiste sulla terra per la necessità e gli scopi propri della Terra.
L’evoluzione di grandi masse umane è opposta alle finalità della natura, mentre quella di una piccola percentuale di uomini può essere in accordo con tali finalità.

Vi sono di conseguenza speciali forze, di carattere planetario che si oppongono all’evoluzione di grandi masse umane e che le mantengono al livello in cui esse devono restare.
Attualmente la luna si nutre della vita organica, dell’umanità.
Se tutti gli uomini divenissero troppo intelligenti, non vorrebbero essere mangiati dalla luna. 
L’evoluzione dell’uomo è necessaria solo a lui. Ed egli non deve contare sull’aiuto di nessuno.

Le forze che si oppongono all’evoluzione di grandi masse umane, si oppongono anche all’evoluzione del singolo.
Spetta a ciascuno di eluderla. E se un uomo può sottrarsi ad esse, l’umanità non lo può.
Questi ostacoli, se non esistessero bisognerebbe crearli intenzionalmente, poiché solo vincendo degli ostacoli l’uomo può sviluppare in sé le qualità di cui ha bisogno. L’evoluzione è il risultato di una LOTTA COSCIENTE.

Le natura non ha bisogno di tale evoluzione; anzi non la vuole e la combatte.
Se tutti gli uomini o la maggior parte di essi comprendessero questo e desiderassero di ottenere quello che loro spetta per diritto di nascita, l’evoluzione diverrebbe impossibile.
L’individuo ha il vantaggio di essere molto piccolo e di conseguenza di non contare nell’economia generale della natura.

La coscienza non può evolvere inconsciamente. L’evoluzione dell’uomo e l’evoluzione della sua volontà, non può evolversi involontariamente.
L’evoluzione dell’uomo è l’evoluzione del suo poter fare, e “fare” non può essere il risultato di ciò che “accade”.

L’uomo è una pluralità è una LEGIONE. Non vede gli Io, vive solo nell’ultimo Io.
Per essere in grado di evolversi l’uomo deve avere un desiderio di liberazione molto forte, deve essere pronto a sacrificare tutto, a rischiare tutto per la propria liberazione.
Se il sapere predomina sull’essere (avremo un debole yoga) l’uomo sa ma non ha il potere di fare.
Se predomina l’essere (avremo uno stupido santo) l’uomo ha il potere di fare ma non sa cosa fare.

Il FARE presuppone uno SCOPO personale. Se volete che domani sia differente dovete rendere oggi differente.

Il sapere è una cosa la COMPRENSIONE è un’altra cosa.
La comprensione dipende dalla relazione equilibrata tra sapere ed essere, risulta dalla funzione dei 3 centri (pensiero, sentimento, sensazione)

Ciò che non può evolversi coscientemente DEGENERA

Serve un linguaggio speciale = ad esempio la parola uomo. Esiste un uomo di tipo 1,2,3,4,5,6,7

Uomo 1 = istintivo-motorio
Uomo 2 = emotivo
Uomo 3 = intellettivo
Uomo 4 = grado intermedio prodotto dal lavoro (ha un centro di gravità permanente e i suoi centri psichici (istintivo-motorio-emotivo-mentale) hanno iniziato a equilibrarsi.
Uomo 5 = UNITÀ (prodotto di una cristallizzazione, non può cambiare come l’1,2,3. Può risultare da un lavoro giusto o sbagliato. Può essere 5 dopo essere stato 4, oppure senza essere stato 4 (allora non può più evolvere).
Uomo 6 = alcune proprietà non sono ancora permanenti (dovrà rifondere la sua essenza già cristallizzata. Dovrà perdere intenzionalmente il suo essere di uomo 5 attraverso sofferenze terribili).
Uomo 7 = completo sviluppo possibile

Lo stesso genere di divisione in 7 categorie è applicabile a tutto ciò ce è in rapporto con l’uomo. Es. arte, religione …

L’Assoluto non raggiunge direttamente l’uomo. Il mondo delle Stelle sì. L’uomo è influenzabile dal mondo più vicino. L’Assoluto non può interferire nella nostra vita e sostituire altri risultati a quelli naturali delle cose accidentalmente create da noi, o al di fuori di noi.
La legge che crea tutti i fenomeni nella loro diversità o l’unità di tutti gli universi è la LEGGE DEL TRE, dei tre principi, delle tre forze.

Le tre forze appaiono attiva, passiva, neutralizzante solo nel loro punto di incontro, cioè quando entrano in relazione tra loro.
La terza forza è una proprietà del mondo reale. Il mondo soggettivo o fenomenico della nostra osservazione non è che relativamente reale, in ogni caso non è completo.
Le tre forze dell’Assoluto costituenti un tutto, separate o unite per loro propria volontà, decisione, creano ai loro punti di congiunzione dei fenomeni, dei mondi che dipendono dalla volontà dell’Assoluto. In ogni mondo le 3 forze agiscono ancora ma poiché ogni mondo non è più il tutto, ma una delle sue parti, le tre forze in essi, cessano di formare in un solo tutto. Ora vi sono 3 volontà, 3 coscienze, 3 unità.
Ciascuna delle 3 forze contiene in se stessa la possibilità delle 3, ma al loro punto di incontro ciascuna di esse non manifesta che un principio: attivo, passivo, neutralizzante.

Le tre forze costituiscono insieme una trinità che produce nuove fenomeni, ma questa trinità è differente da quella dell’Assoluto ove le tre forze, essendo un’unità indivisibile, possedevano una sola volontà e una sola coscienza. Nei mondi del secondo ordine le tre forze sono ora divise, e i loro punti di congiunzione sono di altra natura. Nell’Assoluto i punti di congiunzione sono determinati dalla loro volontà, che è unica.
Nei mondi di second’ordine, dove non vi è più volontà unica, ma 3 volontà, i punti sono determinati da una volontà sperata, indipendente dalle altre e così il punto di incontro diviene accidentale e meccanico

Carbonio (C) = Attivo – Fuoco
Ossigeno (O) = Passivo – Acqua                                          sono le 3 forze
Azoto/Nitrogeno (N) = Neutralizzante – Aria

Idrogeno (H) = è al di fuori della sua relazione con la forza che si manifesta attraverso esso – Terra

Il numero 3 = forze
Il numero 4 = materia

Per comprendere la meccanica dell’universo è necessario ridurre i fenomeni complessi a queste forze elementari. La prima legge è la LEGGE DEL TRE: in tutti i mondi, ogni azione, ogni fenomeni, è il risultato di un’azione simultanea di tre forze: positiva, negativa, neutralizzante.
La seconda legge fondamentale dell’universo è la LEGGE DEL SETTE o dell’ottava. Per comprenderla bisogna considerare che l’universo consiste di vibrazioni. Queste vibrazioni agiscono in ogni tipo di materia, quale che sia il suo aspetto e la sua densità, dalla più sottile alla più grossolana; esse hanno diverse origini e vanno in tutte le direzioni, incrociandosi, urtandosi, diventando più forti, più deboli, arrestandosi l’una con l’altra e così via.
Le vibrazioni sono continue, procedono in modo ininterrotto, ascendendo o discendendo per tutto il tempo in cui continua ad agire la forza del loro impulso originario, vincendo la resistenza dell’ambiente nel quale si sviluppano. Non appena si esaurisce la forza d’impulso e la resistenza dell’ambiente prevale, le vibrazioni naturalmente ricadono e si interrompono. Ma, fino a quel momento, cioè fino all’inizio del loro naturale declino le vibrazioni si sviluppano uniformemente e gradualmente e, in assenza di resistenza, possono anche prolungarsi all’infinito.

Se ne cogliamo tutto il significato, la legge dell’ottava ci dà una nuova spiegazione della vita intera, del progresso e dello sviluppo dei fenomeni su tutti i piani dell’universo da noi osservato.

Ci spiga perché in natura non ci sono linee dritte, e perché non possiamo né pensare, né fare, perché tutto in noi accade, e accade generalmente in modo contrario a ciò che desideriamo o aspettiamo.

Cosa succede durante il rallentamento/intervallo delle vibrazioni? Avviene una DEVIAZIONE della direzione originale. 
La legge dell’ottava spiega parecchi fenomeni:
  • Il principio della deviazione delle forze.
  • Nulla al mondo resta sempre allo stesso posto o rimane ciò che era. Tutto si muove, si sposta, cambia e inevitabilmente, sale o scende, si rinforza o si indebolisce, si sviluppa o degenera. Si muove su un ottava ascendente o discendente.
  • Nello sviluppo stesso delle ottave/vibrazioni, ascendenti o discendenti, si verificano costantemente delle fluttuazioni, delle crescite e decrescite. Il principio delle fluttuazioni periodiche di crescita e decrescita su ogni linea. Il principio dell’inevitabilità della salita e della discesa in ogni linea di sviluppo delle forze.
Vi sono nell’uomo forse centinaia di pendoli in movimento. Queste salite e queste discese, queste fluttuazioni dei nostri umori, dei nostri pensieri, sentimenti, energie, determinazioni, corrispondono sia ai periodi di sviluppo delle forze da un intervallo all’altrosia agli intervalli stessi
Il mito biblico della creazione del mondo in sei giorni e un settimo nel quale Dio si riposa dal suo lavoro, è un’espressione della legge dell’ottava, o un’indicazione di essa, sebbene incompleta.

Nelle ottave interrotte, esse sorgono e cadono, sono trascinate e inghiottite da vibrazioni più forti che le intersecano o che vanno in una direzione contraria. Nelle ottave che deviano dalla direzione originale le vibrazioni cambiano di natura e danno risultati opposti a quelli che si sarebbero potuti aspettare all’inizio.

Solo nelle ottave di ordine cosmico, ascendenti o discendenti, le vibrazioni si sviluppano in maniera conseguente e ordinata, mantenendo sempre la direzione presa all’inizio.

Lo sviluppo d’ottave giusto e costante, benché raro, è possibile in ogni occasione della vita, nell’attività della natura e anche nell’attività umana.

Lo sviluppo corretto di queste ottave è basato su ciò che parrebbe un accidente. Accade talvolta che delle ottave che progrediscono parallelamente a una data ottava, intersecandola o incontrandola, colmino in qualche maniera i suoi intervalli e rendano possibile alle vibrazioni di tale ottava di evolversi liberamente e senza arresti.
In un’ottava ascendente il primo intervallo si trova tra mi e fa. Se un’energia addizionale corrispondente entra in questo punto, l’ottava si svilupperà senza ostacoli fino a si, ma tra si e do occorre uno choc supplementare molto più forte che tra mi e fa, affinché essa si sviluppi correttamente, perché a questo punto le vibrazioni dell’ottava sono a un diapason molto più elevato ed è necessaria un’intensità maggiore per evitare un arresto nello sviluppo dell’ottava.

In un’ottava discendente, al contrario, il più grande intervallo si incontra all’inizio, subito dopo il primo do, e gli elementi che permettono di colmarlo si trovano molto sovente nel do stesso, o nelle vibrazioni laterali emesse dal do. Per questo un’ottava discendente si sviluppa molto più facilmente di un’ottava ascendente: dopo aver passato il si, raggiunge senza ostacoli il fa; qui uno choc supplementare è necessario, anche se considerevolmente mono forte del primo choc tra do e si.

Nella grande ottava cosmica che si estende fino a noi nella forma del raggio di creazione, possiamo vedere il primo esempio completo della legge dell’ottava. Il raggio di creazione comincia con l’Assoluto che è il Tutto, e possiede la piena unità, la piena volontà e la piena coscienza, crea i mondi all’interno di se stesso e comincia così l’ottava cosmica discendente.
L’Assoluto è il do di questa ottava. I mondi che l’Assoluto crea in se stesso sono si.
L’intervallo tra do e si è riempito in questo caso dalla volontà dell’Assoluto.
Il processo di creazione si sviluppa ulteriormente con la forza dell’impulso iniziale, più uno choc addizionale.
Si passa al la che è per noi il Mondo degli astri/Tutti i Soli (Via Lattea).
La passa al sol, il nostro Sole.
Sol passa al fa, Mondo planetario/Tutti i Pianeti.
E tra Tutti i pianeti (preso come un tutto) e la Terra, si presenta un “intervallo”.
Ciò indica che le radiazioni planetarie, che portano diverse influenze alla terra, non posso raggiungerla, o, più esattamente, non sono ricevute: la Terra le riflette.
Per colmare l’intervallo, il raggio di creazione possiede un dispositivo speciale, la vita organica che trasmette alla terra tutte le influenze che le sono destinate, e rende possibile lo sviluppo ulteriore e la crescita della Terra, il mi dell’ottava cosmica, poi quello della Luna o re, dopo di che viene un altro doNulla. Tra Tutto e Nulla passa il raggio di creazione.
Al di là della Luna vi è Niente. Anche questo è l’Assoluto: do.

Dobbiamo ora soffermarci sull’idea degli CHOC ADDIZIONALI che rendono possibile alle linee di forza di raggiungere lo scopo prefisso. Gli choc possono aver luogo casualmente, e ciò mantiene nell’uomo l’illusione della linea retta.
L’uomo-macchina è in balia dell’accidente, del caso. Le sue attività possono essere impegnate per caso in un canale tracciato da forze cosmiche o meccaniche e possono seguirlo per caso per qualche tempo, dando l’illusione che un qualche scopo sia stato raggiunto.
In realtà egli è incapace di fare qualcosa del genere, perché non solo non ha controllo sulle cose fuori di lui, ma neppure sulle cose dentro di lui. Il controllo delle cose eterne comincia con il controllo delle cose dentro di noi, con il controllo di noi stessi.

Come possiamo ottenere il controllo? Le ottave possono svilupparsi verso la direzione desiderata se gli choc “addizionali” intervengono al momento necessario, ossia quando si produce un rallentamento delle vibrazioni. Se gli “choc addizionali” non intervengono al momento necessario, le ottave cambiano la loro direzione.
Resta dunque all’uomo la scelta seguente:
  • trovare alle proprie attività una direzione che corrisponda alla linea meccanica degli avvenimenti del momento (andare dove soffia il vento, nuotare contro la corrente)
  •  rassegnarsi all’idea dell’insuccesso di tutto ciò che egli intraprende.
  • Oppure può imparare a riconoscere i momenti degli intervalli (cioè saper applicare gli choc artificialmente, quando servono, come fanno le forze cosmiche)
L’ottava ascendente (evolutiva) si oppone all’ottava discendente (creatrice).

L’ottava fondamentale può essere paragonata al tronco di un albero i cui rami sarebbero le ottave subordinate. Le sette note fondamentali dell’ottava e i due intervalli portatori di nuove direzioni costituiscono nove anelli di una catena, tre gruppi di tre anelli ciascuno.

Ogni nota di qualsiasi ottava può essere considerata come un’ottava intera su un altro piano.
Ogni nota di queste ottave interiori contiene a sua volta un’ottava interama non all’infinito, perché vi è un limite definito allo sviluppo delle ottave interiori.
Ogni nota dell’ottava di vibrazioni di una sostanza più grossolana contiene un’intera ottava di vibrazioni di una sostanza più fine (es. la sostanza del mondo 24 è permeata dalla sostanza del mondo 12 …).

Una delle manifestazioni dell’Assoluto consiste nel riempire l’intervallo (tra do e si) per mezzo dell’apparizione cosciente della forza neutralizzante che colma l’intervallo tra la forza attiva e la forza passiva.
Al secondo intervallo (tra fa e mi) la situazione è più complessa. Qualcosa manca tra i pianeti e la terra. Le influenze planetarie non possono passare alla terra direttamente e pienamente. Uno choc addizionale è indispensabile; è necessaria la creazione di qualche condizione nuova per assicurare un passaggio adeguato di forze.
La condizioni che assicurano un passaggio delle forze sono create da un dispositivo speciale sistemato tra i pianeti e la terra = la vita organica sulla terra, che è stata creata per colmare l’intervallo tra i pianeti e la terra
La vita organica rappresenta l’organo di percezione della terra e l’organo di radiazione. Forma una specie di pellicola sensibile che copre tutto il globo terrestre e che riceve influenze provenienti dalla sfera planetaria, le quali non potrebbero in altro modo raggiungere la terra.
Tutti i grandi eventi nella vita delle masse umane sono causati dalle influenze planetarie. Sono il risultato dell’assorbimento di queste forze.
Grazie alla vita organica, ogni parte della superficie terrestre emette ad ogni istante una particolare specie di raggi in direzione del sole, dei pianeti, della luna. Così il sole necessità di un certo tipo di radiazioni, i pianeti di un altro e la luna di un altro ancora. Molte cose sovente accadono per la sola ragione che determinati tipi di radiazioni sono richiesti da certe parti della superficie terrestre.
Tutto ciò che accade alla vita organica, serve per gli interessi di terra, sole, pianeti, luna. 

La Luna riceve dalla Terra l’energia necessaria alla sua crescita, questa energia è creata sulla Terra dall’azione congiunta del Sole, di tutti gli altri Pianeti del sistema solare e della terra, ed è raccolta e conservata in un gigantesco accumulatore situato sulla sua superficie.
Questo accumulatore è la vita organica terrestre.
La Luna si nutre di tutto ciò che respira. Tutti gli esseri viventi liberano nell’istante della loro morte una certa quantità dell’energia che li ha animati. L’insieme di queste “anime” viene attirato verso la Luna e le dà calore e vita da cui dipende la sua crescita. Cioè lo sviluppo del raggio di creazione. Le anime che vanno alla Luna e che possiedono forse una certa somma di coscienza e memoria, sono sottomesse a 96 leggi, in condizioni di vita minerale o in condizioni tali che non vi possa essere nessuna possibilità di salvezza, al di fuori di un’evoluzione generale in tempi lunghissimi.
L’uomo non può nelle condizioni ordinarie, liberarsi dalla Luna.
Tutti i suoi movimenti sono controllati dalla Luna.
La liberazione che viene con la crescita dei poteri e delle facoltà mentali è una liberazione dal giogo della Luna.

La parte meccanica della nostra vita dipende dalla Luna. Ma se sviluppiamo in noi stessi coscienza e volontà e sottomettiamo ad essi la nostra vita meccanica sfuggiremo alla Luna.

Nell’Assoluto le vibrazioni sono più rapide e la materia meno densa.
Più si scende più le vibrazioni sono lente e a materia densa. Solo gli atomi dell’Assoluto sono realmente invisibili. Es. Il Mondo 3 ha 3 Atomi più grandi e pensanti del Mondo 1 …           

I 7 Mondi del raggio di creazione rappresentano 7 ordini di materialità = abbiamo allora 7 concetti di materia. 

Noi afferriamo solo la materia di mondo 96 e 48; la materia di mondo 24 è già troppo rarefatta.
Tutte queste materie non sono separate, ma si mescolano l’una con l’altra, si compenetrano.
Abbiamo in noi la materia di tutti quei mondi. La terra occupa un posto pessimo dal punto di vista cosmico. Tutto ciò che in altri posti nasce spontaneamente e senza sforzi, qui non può essere perseguito che per mezzo di un penoso lavoro; tutto deve essere conquistato.
Per conoscere un cosmo è necessario conoscere i due cosmi adiacenti, quello che è al di sopra e quello che è al di sotto, ossia il più grande e il più piccolo. Il Mesocosmo e il Microcosmo determinano il Tritocosmo.
La relazione di un cosmo con l’altro è differente dalla relazione di un mondo con l’altro nel “raggio di creazione”. Nel “raggio di creazione” esistono: Luna, Terra, Pianeti, Sole, Via Lattea, Tutti i Mondi, Assoluto. Di conseguenza il sistema di relazione dei mondi presi a due a due nel “raggio di creazione” non è quantitativamente fisso. In un caso questo sistema è più grande (esempio la relazione di Tutti i Soli con il nostro Sole) in un altro è meno grande (esempio la relazione della terra con la Luna).
Invece fra i cosmi, la relazione è permanente e sempre uguale. Il rapporto fra un cosmo e l’altro, è sempre quello da zero all’ infinito.


Tratto da Frammenti di un insegnamento sconosciuto