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martedì 29 marzo 2011

La via del risveglio secondo Meyrink

http://www.rodoni.ch/zemlinski/PRAGA/meyrink.html

Il principio è ciò che all’uomo manca. E non che sia tanto difficile trovarlo. E’ anzi proprio il preconcetto di doverlo trovare che costituisce impedimento. La vita è piena di grazia; ad ogni istante essa ci dona un principio. Ad ogni secondo siamo investiti dalla domanda: «Chi sono io?». Noi non la poniamo. E quest’è la ragione per cui non troviamo il principio. Se però una volta seriamente la poniamo, già spunta il giorno, il cui rosso tramonto significa morte per quei pensieri che sono penetrati nell’aula dei Re e vivono da parassiti alla mensa dell’anima nostra. Lo scoglio corallifero ch’essi con diligenza da infusori si sono andati costruendo nel corso dei secoli e che noi chiamiamo «il nostro corpo», è opera loro ed è il luogo dove albergano e vanno prolificando. Noi dobbiamo innanzitutto aprire una breccia in questo scoglio di calce e colla e poi ridissolverlo in quello spirito ch’esso inizialmente era, se intendiamo riguadagnare il libero mare. I pensieri hanno costruito nell'arco dei secoli ciò che noi chiamiamo "il nostro corpo", in esso albergano e vi proliferano. Chi non impara a vedere in terra, di là non lo impara di certo. La chiave della potenza sulla natura inferiore è arrugginita fin dal diluvio. Essa si chiama: esser sveglio.

Essere svegli è tutto. Di nulla l’uomo è così fermamente persuaso quanto d’esser sveglio. In verità però egli è imprigionato in una rete di sonno e di sogno ch’egli stesso ha intessuto. Più fitta è questa rete e più potente signoreggia il sonno. Quelli che vi sono impigliati passano nella vita come un gregge avviato al macello, ottusi, indifferenti e senza pensieri. Esser svegli è tutto.
Il primo passo in questo senso è così facile che anche un bimbo lo sa fare; solo il maltolto ha disimparato a camminare e resta paralizzato d’ambo i piedi perché non vuol fare a meno delle stampelle che ha ereditato dai suoi antenati. Sii sveglio qualunque cosa tu imprenda! Non credere d’esserlo diggià. No: tu dormi e sogni. 
Irrigidisciti tutto, raccogliti bene e costringiti un momento solo alla sensazione che ti traversa con un brivido il corpo: «ORA SONO SVEGLIO!». Se ti riesce di sentire questo, riconoscerai pure d’un tratto che lo stato in cui solo un istante prima ti trovavi non appare al confronto che come stordimento e sonnolenza.

Ed è questo il primo passo esitante per un lungo, lungo migrare dalla servitù all’onnipotenza. Cammina in questo modo da risveglio a risveglio. Non v’è pensiero tormentoso che cosi tu non possa bandire; esso resta indietro e non può più sollevarsi fino a te; tu lo sovrasti, così come la corona di un albero cresce spaziando al disopra dei rami inariditi. Cadranno da te i dolori come foglie appassite, una volta che tu sia tanto innanzi, che codesto risveglio s’impossessi del tuo stesso corpo.
Le gelide immersioni degli Ebrei e dei Bráhmani, le notturne veglie dei discepoli del Buddha e degli asceti cristiani, i supplizi inflittisi dai fachiri indù per non addormentarsi, altro non sono che riti esteriori cristallizzati, frantumi di colonne che rivelano ai cercatori: «Qui in grigi evi lontani s’erigeva un tempio arcano al “Volere esser svegli “».

Leggi le sacre scritture d’ogni popolo della terra: passa traverso esse tutte il filo rosso della dottrina arcana del risveglio. E’ la Scala Celeste di Giacobbe che lottò con l’angelo del Signore tutta la «notte» finché non si fece «giorno», ed egli riportò vittoria. Dall’uno all’altro gradino di un risveglio sempre più chiaro e distinto tu devi salire se vuoi uccidere la morte, la cui corazza ha per piastre il sonno, il sogno e lo stordimento.
Pensa soltanto che l’infimo gradino di codesta Scala Celeste si chiama genio. 

Che nome dovremmo dare allora ai più alti gradi? Essi restano ignoti alle moltitudini e vengono ritenuti leggenda. Sulla via del risveglio il primo nemico che ti sbarrerà il passo sarà il tuo stesso corpo. Fino al primo canto del gallo egli combatterà contro di te. Quando però tu sia riuscito a vedere il giorno dell’eterno risveglio che ti stranierà dalla schiera dei sonnambuli che credono d’esser uomini e non sanno d’esser degli dèi dormienti, allora sparirà per te anche il sonno del corpo e l’universo intero ti sarà soggetto.

Allora potrai fare miracoli se vorrai e non dovrai attendere, umile, gemendo schiavo, che un crudele Iddio si compiaccia di farti grazia o di farti spiccare la testa. 
Certo: la felicità del cane fedele e scodinzolante, quella di sapere un padrone sopra di sè a cui si possa servire, codesta felicità s’infrangerà per te. Ma intèrrogati bene e rispondimi: Vorresti tu cambiarti, uomo quale oggi sei ancora, col tuo cane? 
Ognuno che senta la terra come una prigione, ogni credente che invoca la redenzione, tutti costoro evocano inconsciamente il mondo dei fantasmi. Fallo anche tu, ma con coscienza. 
Ci sarà, per coloro che lo fanno inconsciamente, una mano invisibile che magicamente tramuti in terraferma le paludi in cui essi necessariamente devono finire? Non lo so. Non voglio contestarlo ma non ci credo.

Quando sulla via del risveglio passerai per il mondo dei fantasmi*, riconoscerai che altro non sono se non pensieri che tu vedi con gli occhi. Quest’è la ragione per cui essi ti sono inconsueti e t’appaiono quali larve. Poiché il linguaggio delle forme è diverso dall’idioma del cervello.

*il mondo dei fantasmi o astrale non è che quello di forze profonde, in parte individuali, in parte collettive e superindividuali agenti nell’uomo integralmente considerato. Tali forze, non appena la coscienza sia svincolata dalla sua connessione col cervello si proiettano e visualizzano in immagini simboliche. L’uomo vede allora come un’esteriorità ciò che prima, essendogli interiore, non poteva realmente conoscere. 
Nel mondo dei fantasmi, egli può dunque conoscere se stesso. Allora le apparizioni si rivelano larve, fantasmi e subentra un temibile senso di solitudine. Questa esperienza è pertanto superata da un’altra il “Senso più profondo” di ciascuna apparizione: dalle varie energie, di cui le immagini astrali sono simbolo, si può effettivamente risalire ad enti reali e cosmici, al cui influsso l’uomo ha soggiaciuto e che sono stati essenziali per la sua vita. 
Se un fuoco di conoscenza e di purificazione arde il mondo dei fantasmi affiora da esso la prima esperienza del regno di “ COLORO CHE SONO”. 

Ed è arrivato allora quell’istante nel tempo in cui si compie la strana permutazione che in te può avvenire: dagli uomini che ti circondano vengono fuori degli spettri. Tutti coloro che ti sono stati cari, diventano d’improvviso larve. Perfino il tuo stesso corpo, è la più terrificante delle solitudini che pensare si possa, è un pellegrinar nel deserto e chi in esso non trova la fonte della vita, muore di sete. Questo è il segno, la stimmata, di tutti coloro che sono morsi dalla “SERPE  DEL MONDO SPIRITUALE”. 

Sembra quasi che due vite debbano innestarsi in noi prima che il miracolo del risveglio possa compiersi. Quel che di solito è disciolto dalla morte, avviene in questo caso per lo svanire dei ricordi, talora per un improvviso intero capovolgimento.
Gli uomini tutti potrebbero arrivare a questo. E la chiave si trova puramente e semplicemente nel rendersi conto della «forma del proprio Io», della propria pelle, vorrei dire, immersi che si sia nel sonno; nel discoprire la stretta fessura traverso la quale la coscienza si fa strada fra lo strato di veglia e quello del sonno più profondo.
La lotta per l’immortalità è una battaglia per il dominio sui suoni e sui fantasmi che hanno in noi la loro dimora; e l’attesa del nostro “IO” di diventare RE , è quanto aspettare il MESSIA.
Tutto ciò che io ti ho detto si trova nei libri dei religiosi di ogni popolo: l’avvento d’un nuovo Regno, la veglia la vittoria sul corpo e la solitudine. Eppure da codesti religiosi ci divide un abisso senza ponti. 

Essi credono che un giorno si avvicini. In cui i buoni entreranno in paradiso e i cattivi saranno sommersi nelle voragini dell’inferno. Noi sappiamo che tempo verrà in cui molti si ridesteranno e verranno divisi dai dormienti. Noi sappiamo che non esiste né il bene né il male, ma soltanto il vero e il falso. 
Essi credono che lo star desti sia tenere aperti i sensi, gli occhi ed eretti il corpo durante la notte, perché l’uomo possa recitare le sue preghiere. Noi sappiamo che lo star desti equivale al risveglio dell’ Io immortale di cui l’insonne stato del corpo non è che la naturale conseguenza. 
Essi credono che il corpo debba venir trascurato e sia da tenersi vile perché peccaminoso. Noi sappiamo che il peccato non esiste; che il corpo è il principio con il quale dobbiamo  incominciare e che noi non siamo discesi sulla terra per trasformarlo in spirito. 
Essi credono che occorra andare col proprio corpo in solitudine per purificare lo spirito. Noi sappiamo che innanzi tutto è il nostro spirito che deve andare in solitudine per trasfigurare il corpo. 

Da te solo dipende di scegliere la tua vita – la nostra oppure la loro. A decidere dev’essere la tua libera volontà.
Ti ho detto che il principio della vita è lo stesso nostro corpo. Chi sa questo potrà ad ogni istante mettersi in cammino.

Adesso voglio insegnarti i primi passi.
Tu devi distaccarti dal corpo, ma non come se tu lo volessi abbandonare. Devi scioglierti da esso come uno che separi la luce dal calore. Già a questa svolta guata il primo nemico. Chi si strappa dal proprio corpo per volare attraverso lo spazio percorre la via delle streghe, che han tratto dal loro rozzo involucro terrestre un corpo di fantasma su cui esse cavalcano, come su di un manico di scopa, nella notte di Valpurga. Le streghe credono di essere al sabba del diavolo, mentre il loro corpo giace in realtà privo di sensi e rigido nella loro camera.
Le streghe credono d’esser al sabba del diavolo, mentre il loro corpo giace in realtà privo di sensi e rigido nella loro camera. Esse scambiano semplicemente la loro percezione terrestre con quella spirituale; perdono il meglio per acquistar la parte peggiore; il loro è un depauperarsi, anziché arricchirsi.
Giacché puoi capire che non è questa la via verso il risveglio. Per comprendere che tu non sei il tuo corpo – come gli uomini credono di sé stessi – devi renderti conto delle armi di cui esso usa per poter conservare il dominio su di te. Certo che adesso stai ancora in sua balia, che la tua vita si spegne se il suo cuore cessa di battere e che t’affondi nella notte non appena esso chiude gli occhi. Tu credi di poterlo muovere, ma è un’illusione: è , al contrario lui che si muove e che solamente prende in aiuto da te la tua volontà. 

Tu credi di creare pensieri. No, è esso che te li manda, perché tu creda ch’essi provengano da te e perché tu faccia tutto ciò che esso vuole. 

Mettiti a sedere ben dritto e proponiti di non muover membro né di batter ciglio e di restartene immobile come una colonna e allora vedrai come esso avvampato d’odio si precipiti su di te e ti voglia costringere ad essergli di nuovo soggetto. Con mille armi esso t’assalirà e non ti darà pace fino a che non gli abbia di nuovo permesso di muoversi. Dalla sua ira feroce, dalla precipitata maniera di combattere per cui esso lancerà freccia su freccia contro di te, potrai accorgerti, se sei accorto, di quanto esso tema per il suo dominio e quanto sia grande la tua potenza , dalla quale esso mostra d’aver tanta paura. 
Dominare il tuo corpo non deve essere lo scopo ultimo che tu persegui. Quando tu gli proibisci di muoversi lo devi fare soltanto per arrivare a conoscere le forze sulle quali si esercita il suo dominio. E sono legioni, quasi insoggettabili per quantità. Esso le lancerà a battagliare contro di te, l’una dopo l’altra se tu non desisterai dal tenergli testa col mezzo, apparentemente così semplice dello stare seduto ed immobile. 
Sarà prima la brutalità rude dei muscoli che vogliono tremare e sussultare; poi il bollore del sangue che ti imperlerà il viso di sudore; e il martellamento del cuore; e la pelle percorsa da brividi così freddi da far rizzare i capelli; e l’oscillazione del corpo che ti prende, come se l’asse di gravità si fosse spostato. Tutte codeste forze tu potrai fronteggiare e vincere, e, in apparenza, grazie alla volontà. Ma non sarà la volontà soltanto: sarà in effetti un risvegliarsi superiore che le sta dietro, invisibile come per la magica virtù dell’elmo di Sigfrido.
Ma anche questa vittoria è priva di valore. Perfino se tu riuscirai a renderti signore del respiro e del battito del cuore, non saresti che un fachiro un «povero», per dirla in povere parole. I campioni che in seguito il tuo corpo manda a fronteggiarti sono gli inafferrabili sciami di mosche dei pensieri. Contro di essi non giova la spada della volontà. Più selvaggiamente tu la vibri contro di loro e più rabbiosi essi ti ronzano intorno e se, per un momento, ti riesce di levarteli di torno, ecco che tu cadi in letargo e sei vinto in un altro modo.
Imporre ad essi di stare fermi è fatica sprecata. C’è solo un modo di scampare da essi: passare ad un grado superiore di risveglio. 

Come tu debba incominciare per arrivarvi, è cosa che tu devi imparare da te. È un continuo prudente andar a tastoni col sentimento, ed è nel contempo un ferreo proposito. Questo è tutto ciò che te ne posso dire. Ogni consiglio che ti si voglia dare riguardo codesta lotta tormentosa è veleno. Qui c’è uno scoglio ad evitare ed a sorpassare, al che non puoi provveder che tu stesso.

Raggiunto che tu abbia questo stato, s’avanza il regno degli spettri del quale già t’ho parlato. Apparizioni spaventevoli o radianti di luci ti si manifesteranno e vorranno farti credere da te esseri soprannaturali. E invece non sono che pensieri in forma visibile sui quali ancora non hai piena potenza.
Più solennemente essi s’atteggiano, più perniciosi sono: rammentalo! Quando però tu abbia trovato il «senso più profondo» che si nasconde in ognuna di queste larve di esseri, tu riuscirai a vedere con l’occhio dello spirito non solo il loro nucleo vivo, ma il tuo stesso. E allora tutto quel che ti sia stato tolto, ti verrà mille volte restituito, come a Giobbe; allora tu sarai di nuovo dov’eri una volta, come volentieri affermeranno ironizzando gli stolti. Non sanno essi che è ben diverso rimpatriare dopo essere stati lungamente in terra straniera, dall’esser sempre rimasti a casa.

Se a te sia fatta parte della stesse forze miracolose dei profeti dell’antichità, o se invece ti sia riservato l’entrare nell’eterna pace è cosa che nessuno può sapere. 
La nostra via porta fino al gradino della maturità. Arrivato che tu sia ad essa sei anche degno di ricevere quel dono.
Una fenice tu sarai diventato in entrambi i casi. Ottener di violenza quel dono è cosa che sta in tuo potere.

Uno tra coloro che conservano la chiave della magia è rimasti in terra e cerca e raduna i suoi chiamati. Così come lui non può morire, non può morire la leggenda che circola su di lui. Sussurrano alcuni che egli sia l’Ebreo errante, altri lo chiamano Elia; gli gnostici sostengono che si tratti di Giovanni Evangelista. Ed è soltanto naturale che ognuno lo veda diversamente un essere, che, come lui, abbia trasmutato il suo corpo in spirito, non può più restare legato alla rigidità d’una qualunque forma. Immortale in verità, non è che l’uomo risvegliato. Astri e Iddii tramontano, egli solo resta e può mandare a compimento tutto quel che egli vuole. Non c’è Dio sopra di lui. Non per niente la nostra via è detta una via pagana. Ciò che il religioso ritiene Dio, non è che uno stato che egli potrebbe raggiungere se fosse capace di credere in se stesso. Egli si crea un’immagine per adorarla, invece di trasformarsi in essa. Se puoi pregare prega il tuo invisibile te stesso. Egli è l’unico Dio che esaudisce le tue preghiere. Gli altri Iddii ti porgono pietre invece di pane. 

… Quando il tuo invisibile te stesso apparirà in te come autista, tu potrai riconoscerlo dal fatto che getterà un’ombra. Io stesso non sapevo chi io mi fossi, fino a quando non ebbi a vedere il mio corpo come un’ombra. 

Tratto da Introduzione alla magia, La via del risveglio secondo Gustavo Meyrink, vol. 1., Edizioni Mediterranee, Roma, ristampa 1987



Da tempo quando mi capita qualcosa sotto gli occhi non cerco più di sapere a che cosa serve, non serve affatto, si fa solo servire. 
Ne ho abbastanza di recitare sempre la solita solfa culturale: prima la pace per preparare la guerra , poi la guerra per riconquistare la pace e così via. Voglio essere un punto a fine frase e non restare virgola in eterno. 
Raggiungere il sorriso eterno è più difficile che scovare fra le migliaia di tombe su questa terra il teschio portato sulle spalle in una precedente vita. L’uomo dovrà aver pianto tutte le sue vecchie lacrime prima di poter osservare il mondo con occhi nuovi, sorridendo. E se pure è davvero difficile il teschio lo si cerca, eccome!


domenica 27 marzo 2011

La conoscenza delle acque - Abraxa

Sia gli Aztechi che i Maya adoravano una divinità che chiamavano Kukulklan (uccello-serpente) disegnato con il corpo di serpente e la testa di un gallo, una figura simile si trova anche sul gran sigillo del Gran Maestro dei Templari in Francia. Abraxas è colui che viene chiamato nell’esoterismo occidentale "Grande Architetto dell’Universo". Era uno dei sigilli dei templari insieme al drago.

La vita elementare degli esseri tutti, senza eccezione, è retta dal profondo da una Forza primordiale. La natura di questa Forza è brama: un appetito che non ha mai soddisfazione, un abbattersi che non conosce termine, irresistibile necessità e cieco, selvaggio volere. Divenire, trasformazione disordinata caotica, incoercibile flusso - generazione - distruzione, attrazione - repulsione, terrore - desiderio, formazione - dissolvimento composte in una mescolanza ignea senza riposo sono l'essenza di questa primordiale cosmica natura. Come una meraviglia e come uno spavento ne parlarono i Saggi. Così la chiamarono: Fuoco universale e vivente, Drago verde, Quintessenza, Sostanza prima, Grande Agente magico. Principio dell'opera universale, è anche il principio della loro «Grande Opera»; perché uno stesso è il Magistero della Creazione e il Magistero con cui, secondo l'Arte, l'uomo costruisce sè stesso. Questa nostra Materia non è una astrazione della filosofia profana né idea di mito né favola, ma invece una realtà vivente e possente, spirito e vitalità della Vita. La razza degli uomini non la conosce. Una provvidenziale legge naturale la cela alla coscienza loro con lo spettacolo-illusione dei fenomeni materiali, della realtà solida senza la quale nessuna requie, nessuna tranquillità per la loro vita. E vuole, la stessa legge, che questo velo di ignoranza sia rimosso, l'occhio del Sapere dischiuso solamente nel punto della crescenza e della presenza di una forza forte abbastanza per sopportare la visione. Sappi dunque che la Vita della tua vita è in Lei. Spiala. Essa si palesa, ad esempio, in tutti i momenti di subito pericolo. Sia la velocità di un'auto su di te, distratto nella via. Sia il venir meno del terreno sotto di te per l'aprirsi di un crepaccio. Sia un carbone ardente senza fiamma o una cosa elettrizzata che hai toccato inavvertitamente. Ecco: in reazione subita si afferma una cosa pronta, violenta, rapidissima. È la tua «volontà», la tua «coscienza», il tuo «io »? No. Non è la tua volontà, la tua coscienza, il tuo io, che giungono solamente dopo, a gesto compiuto. Là, erano assenti, scavalcati. Qualcosa di più profondo, di più veloce, di più assoluto di tutto ciò si è fatto palese, si è imposto, ha agito. Portati alla fame, portati al terrore, portati alla brama sessuale, al panico ed allo spasimo e indomita, violenta, tenebrosa, di nuovo la vedrai. E se tali suoi denudamenti te ne danno la sensazione tu potrai conoscerla gradatamente anche come il fondo invisibile dell'intera tua vita di veglia. Le radici sotterranee delle inclinazioni, delle fedi, degli atavismi, delle convinzioni invincibili ed irrazionali; le abitudini, il carattere, tutto che vive in te come animalità, come razza biologica, tutta la volontà del corpo, cieca ebbra volontà di vivere, covante generazione conservazione prosecuzione; tutto questo si ricongiunge e si con-fonde con lo stesso principio. Di fronte ad esso, di solito non ti è data che la libertà di un cane legato ad una catena. Tu non l'avverti - e ti credi libero - finché non passi un certo limite. Ma se vai oltre, essa si tende e ti arresta. Oppure ti giuoca: ti muovi in circolo e non te ne accorgi. Non ti illudere: anche le «cose supreme» obbediscono a questo dio. Diffida: tanto più intimamente ed aderentemente per quanto più sembrano indipendenti e liberate, secondo la magia dell'ebbrezza, esse gli obbediscono. Che importa a Lei l'una o l'altra forma, l'una o l'altra «ragione» con cui credi di giustificarti, pur che si affermi il suo conato profondo! Travestita, essa ribadisce il suo vincolo. Spia anche questa forza, e conoscila, nella selvaggia possanza dell'immaginazione e della suggestione. È di nuovo una rapidità che fissa e incatena - e nulla tu puoi, quando essa sia; più «vuoi» contro di essa, più la alimenterai a tuo danno. È lo spavento che si moltiplica, più tu lo scacci. È il sonno che fugge finché ti «sforzi» di dormire. Una stretta tavola sull'abisso: è la suggestione del cadere; e tu certo, sicuramente, cadrai se ti imponi di passare, «volendo» contro di essa. È la fiamma della passione, che più acre si innalza per quanto più la tua «coscienza» si sforza di soffocarla, e non scompare che per passare dentro, ad avvelenarti tutto! Qui, di nuovo, è Lei, erompe Lei. Sii consapevole che questo Ente che si amalgama con quello delle potenze emotive ed irrazionali, scende poi giù, ad identificarsi con la stessa forza che regge le funzioni profonde della vita fisica. «Volontà», «pensiero», «io», che possono, su coteste funzioni? Ad esse sono esterni. Simili a parassiti ne vivono, traendone le linfe essenziali pur senza poter scendere dentro fino al tronco profondo. Con arma tagliente, senza paura, scava. Dì, dunque: "Di questo mio corpo, che posso giustificare con la mia volontà? Voglio io il mio respiro? Il fuoco delle mescolanze in cui arde il cibo? Voglio io la mia forma, la mia carne, questo uomo determinato cosi, vivente cosi, felice od infelice, nobile o volgare? Ma se domando ciò, non debbo anche andare piu oltre ancora? La «mia» volontà, la «mia» coscienza, il «mio» io, li voglio - o li sono soltanto? Perché tutto che posso dire di volere, dovrei anche poterlo non volere, e quindi anche essere, senza di esso. E l'io, già, il «mio» io: lo posseggo, o è lui che possiede me?" Tu che ti sei appressato alla «Scienza dei Maghi», sii forte abbastanza per questa conoscenza: Tu non sei vita in te. Tu non esisti. «Mio», non puoi dirlo di nulla. La Vita, non la possiedi - è essa che ti possiede. La soffri. Ed è un miraggio, che questo fantasma di «io» possa sussistere immortale al disfarsi del corpo, quasi che tutto non ti dicesse che la correlazione con questo corpo gli è essenziale, che un malessere, un trauma, un accidente qualsiasi hanno un'influenza precisa sulle facoltà sue, per «spirituali» e «superiori» che esse siano! Ed ora distogliti da te, discendi oltre la soglia, in ritmi di analogia-sensazione, sempre più giù nelle oscure profondità della forza che regge il corpo tuo. Qui essa perde nome ed individuazione. Allora sarà la sensazione di tale forza che si allarga a riprendere «me» e «non-me», a pervadere tutta la natura, a sostanziare il tempo, a trasportare miriadi di esseri come se fossero ebbri o ipnotizzati, riaffermandosi in mille forme, irresistibile, selvaggia, priva di limiti, arsa da una eterna insufficienza e privazione. «Ciò è» - cosi pensa. Se questo sapere a te ti riconduce, e, ghiacciato da gelo mortale, senti l'abisso aperto: «In ciò io sono» - tu qui hai conseguito la CONOSCENZA DELLE «ACQUE».

Fonte: Introduzione alla magia, Conoscenza delle acque, vol. 1., Edizioni Mediterranee, Roma, ristampa 1987


venerdì 25 marzo 2011

Alejandro Jodorowsky – Psicomagia

Jodorowsky, nasce nel 1930, in Cile,m figlio di immigrati ucraini ebrei. Nel 1953 va a Parigi, e frequenza un corso di mimo. Qui, nel 1962, fonda con Fernando Arrabal e Roland Topor il movimento di teatro “panico”.
Sperimenta con successo la regia di cinema (El Topo, 1971; Il paese incantato, 1972; La montagna sacra, 1973; Santa sangre, 1989) e di teatro. È anche romanziere e sceneggiatore di fumetti, vedi Quando Teresa si arrabbiò con Dio (1996), La danza della realtà (2004), Albina o il popolo dei cani (2005) e La via dei Tarocchi (2005).
In Psicomagia, Jodorosky ci mostra come invertire la rotta, sciogliere i blocchi del malessere, attraverso un atto paradossale che scuote la staticità patologica che ci imprigiona.
Un atto dettato dall’inconscio e tradotto nella surreale poesia di una quotidianità trasgressiva e onirica.

Egli non predice il futuro, e non crede esista la possibilità per farlo, poiché dice: “Il futuro, dal momento in cui lo si vede, lo si sta già modificando o creando. Nel predire un dato avvenimento lo si provoca: è il fenomeno che la psicologia sociale chiama «realizzazione automatica delle predizioni»”.
Jodorosky, ascolta, interroga, esplora il labirinto emotivo dei suoi interlocutori, ma non interpreta e non forza il significato. Da buon regista, raccoglie dai gesti sospesi ciò che può riavviare l’azione, proponendo il semplice abbandono all’”atto psicomagico”, senza aspirare alla guarigione, ma bensì alla felicità.

Jodorosky: “L’interpretazione dei sogni è una pratica vecchia come il mondo, sino ad arrivare a Jung, secondo cui non si tratta di spiegare il sogno, ma, grazie all’analisi, di continuare a viverlo in uno stato di veglia per capire dove ci porta. La fase successiva, che supera ogni tipo di interpretazione, consiste nell’entrare nel sogno lucido, in cui si è coscienti del fatto che si sta sognando, e questa consapevolezza ci dà la possibilità di lavorare sul contenuto del sogno.
Il primo testo dedicato al sogno lucido è stato pubblicato in Francia: Les rêves et les moyens de les diriger, di Harvey de Saint Denis. Già nel 1867 l’autore aveva individuato il punto essenziale della questione: “Dato per assodato che il sogno è un riflesso della vita reale, generalmente i fatti che sembra vi si verifichino, presi anche nella loro incoerenza, seguono alcune leggi cronologiche congruenti con la sequenza normale di un qualsiasi fatto vero …
Se riusciamo a stabilire in modo decisivo che la volontà può conservare in sogno la forza sufficiente per dirigere la mente nel mondo delle illusioni e dei ricordi, potremmo dedurre che l’abituale esercizio di tale capacità, insieme a quello di prendere coscienza, in sogno, del vero stato, porterà gradatamente a risultati sempre più soddisfacenti, se si persevera nello sforzo …
Per quanto riguarda i sogni dominati dalle passioni, da un tumulto di desideri o un coacervo di pensieri dolorosi, il risultato di questa conoscenza e libertà di spirito darà la possibilità di rifuggire le immagini sgradevoli e favorire le illusioni piacevoli. La paura e le visioni sgradevoli diminuirà nella misura in cui se ne riconoscerà l’inconsistenza, e il desiderio di immagini positive si farà tanto più intenso quanto più sentiremo di poterle evocare …”

Jodorosky: “Ciò che ci intimorisce perde qualsiasi potere nel momento in cui smettiamo di combatterlo, è uno degli insegnamenti esemplari del sogno lucido. Siamo noi ad alimentare le nostre paure”.

È possibile vedere la propria vita come un sogno dal quale ci si dovrebbe svegliare?
Jodorosky: “Direi piuttosto che quel sogno inconscio che è la nostra vita deve diventare un sogno lucido … Passare in rassegna la mia giornata di sera equivaleva alla pratica di ricordare i miei sogni di mattina … Il mero fatto di ricordare un sogno equivale a organizzarlo. Non vedo il sogno intero ma solo alcuni particolari che ho selezionato. Analogamente, nel ripercorrere le ultime 24 ore, non rivivo tutti i fatti del giorno ma solo quelli che ho trattenuto. Questa selezione costituisce già una sorta di interpretazione sulla quale, in seguito, fondo i miei giudizi e i miei apprezzamenti … Per essere più coscienti di questa situazione, possiamo cominciare con il distinguere la nostra percezione del giorno dalla sua realtà oggettiva. In veste di testimoni, si può interpretare la vita come si interpreta un sogno …
 … Svegliarsi è smettere di sognare. È sparire da questo universo onirico per trasformarsi nella persona che sogna”.

Jodorosky: “Nella psicoanalisi tradizionale non si fa altro che tentare di decifrare e interpretare con il linguaggio corrente i messaggi inviati dall’inconscio. Io agisco al contrario: invio messaggi all’inconscio utilizzando il linguaggio simbolico che gli è proprio. Nella psicomagia spetta all’inconscio decifrare l’informazione trasmessa dal cosciente”.

Jodorosky: “Accedere ai problemi di una persona significa entrare nella sua famiglia, penetrare l’atmosfera psicologica del suo ambiente. Tutti siamo marcati, per non dire contaminati, dall’universo psicomentale dei nostri antenati.
Nascere in una famiglia è, diciamo, essere posseduto.
Questo possesso si trasmette di generazione in generazione: la persona stregata si converte in stregone, proiettando sui suoi figli ciò che prima era stato proiettato su di lei … a meno che non si acquisti coscienza della situazione e si rompa il circolo vizioso. Ma non basta prendere coscienza del problema per risolverlo, non basta identificarlo. Non serve a niente essere consapevoli se non si passa all’azione. È necessario dare anche consigli di ordine pratico. Perché la presa di coscienza di un problema divenisse efficace, dovevo far agire l’altro, indurlo a compiere un’azione precisa, senza per questo assumermene la tutela o diventarne la guida per tutta la vita. Così è nato l’atto psicomagico, nel quale si coniugano tutte le esperienze, assimilate nel corso degli anni, di cui abbiamo parlato finora …
Prima di tutto studiavo la persona, le chiedevo di raccontarmi tutto. I tarocchi mi aiutavano a portare alla luce i segreti in un primo omomento inconfessati … in questo modo, disponendo di tutti gli elementi, ero in grado di proporre u atto allo stesso tempo razionale e irrazionale: irrazionale, in apparenza, ma razionale nel fondo, perché la persona sapeva perché doveva compierlo.
D’altra parte, qualsiasi atto psicomagico ha effetti perversi, cioè incontrollati, che ne costituiscono la ricchezza …
Parlare in una forma così diretta all’inconscio significa esercitare su di esso una notevole pressione: si tratta di farlo ubbidire. I problemi che abbiamo sono solo quelli che desideriamo avere. Siamo legati alle nostre difficoltà. Non bisogna stupirsi quindi se qualcuno tergiversa e si ingegna su come sabotare l’atto: in realtà non vuole davvero curarsi. Risolvere i nostri problemi implica modificare profondamente la relazione con noi stessi e con tutto il nostro passato …
Per poter aiutare una persona non bisogna aspettarsi niente da lei, e si deve poter accedere agli aspetti più profondi della sua intimità senza sentirsi per questo coinvolti o destabilizzati …
Se vieni da me sarà sempre costretto a dirti qualcosa. Le mie parole saranno sempre il frutto di buone intenzioni e in nessun caso saranno prive di efficacia. Ma non posso garantire sul loro grado di precisione e di riuscita. Chiariamo una cosa: il mio ambito non è scientifico, ma artistico. La psicomagia non pretende di essere una scienza, ma una forma d’arte applicata che possiede virtù terapeutiche, cosa ben diversa. Picasso fece più di diecimila disegni. Sono tutti più o meno belli, nessuno è totalmente sprovvisto di valore; ma non tutti sono dei capolavori. Tuttavia ognuno di essi è un Picasso, vale a dire il prodotto del talento di un artista completo. “io non cerco; io trovo”, diceva testualmente il pittore; trovare è un abito, una seconda natura. Colui che, diciamo così, non ha acquisito la capacità di trovare, non conosce quel fiotto spontaneo che scaturisce dal profondo; ma colui che è in contatto con la propria fonte la lascia fluire, semplicemente”.

Tratto da Psicomagia, di A. Jodorowsky, Feltrinelli











martedì 15 marzo 2011

Respirazione olotropica

La respirazione olotropica (dal greco holos, completezza e tropein, volgersi verso) è un "percorso verso l'interezza". Un metodo psicocorporeo di sviluppo e conoscenza personale, oltre che strumento terapeutico, che vuole riscoprire il potenziale di guarigione della psiche, attraverso respirazione, musica e movimenti corporei. Elaborata nel 1976 da Stanislav Grof, psichiatra, antropologo, ricercatore cecoslovacco, uno dei padri della psicologia transpersonale, è una tecnica molto diffusa negli Stati uniti, Paese in cui Grof si è trasferito all'inizio degli anni 70, e che inizia a essere conosciuta anche in Italia.

"Il principio su cui si basa è una respirazione rapida che provoca l'iperventilazione, modifica lo stato di coscienza, fa cadere le resistenze personali ed emergere dall'inconscio immagini ed emozioni collegate a esperienze vissute, perinatali (cioè riguardanti il processo di nascita) o transpersonali", afferma Piero Coppo, neuropsichiatria e psicoterapeuta a Pisa, che da anni tiene seminari sul metodo di Stanislav Grof. La respirazione olotropica si svolge generalmente in gruppo e in seminari di almeno 2 giorni consecutivi. I partecipanti vengono divisi in coppie: una prima metà 'respira' il primo giorno, l'altra il giorno successivo. La persona che "respira" si sdraia su un materassino e il suo "accompagnatore", rimane seduto al suo fianco per creare una situazione di fiducia in cui sentirsi a proprio agio e rilassarsi completamente. Si viene poi invitati a chiudere gli occhi, a rilassarsi e a concentrarsi sul respiro, a renderlo via via più veloce e profondo seguendo il ritmo della musica che guida l'intero lavoro.
La fase di iperventilazione può durare fino a 10 minuti. Infine ci si abbandona ed emergeranno immagini o sensazioni dall'inconscio. Alla fine di ogni seduta i partecipanti disegnano le immagini dell'esperienza, poi chi lo desidera può condividere con gli altri quello che ha vissuto. Il facilitatore, attraverso un lavoro di analisi, esprime le sue interpretazioni. La respirazione olotropica è indicata a chi sente la necessità di sciogliere alcuni nodi della propria vita, a chi desidera aumentare la conoscenza e percezione di sé o ha difficoltà di relazione. Esistono controindicazioni? "Benché sia una tecnica sicura, richiede un impegno psicofisico notevole", precisa Coppo. "Per questo non è indicata a donne in gravidanza, a persone che soffrono di problemi cardiocircolatori, ipertensione, asma, epilessia, glaucoma, osteoporosi o usano psicofarmaci".

Un seminario di respirazione olotropica dura generalmente un week-end. Ogni seduta ha durata variabile a seconda delle capacità di resistenza personali, ma di solito si aggira intorno alle 3 ore. Il prezzo per un fine settimana va dai 150 ai 300 euro, e dipende soprattutto dal fatto che si tratti di un seminario residenziale o meno.

Da leggere: 


Oltre il cervello
 di Stanislav Grof, Cittadella







La mente olotropica 
di Stanislav Grof, Red Edizioni







Il gioco cosmico della mente
 di Stanislav Grof, Red Edizioni
https://www.macrolibrarsi.it/libri/__gioco_cosmico_della_mente.php?pn=2028







Info: GROF Transpersonal Training (GTT), 20 Sunnyside Ave. Suite 314, Mill Valley. California 94941 USA - Tel: (+1415)3838779 - gtt@dnai.com - www.holotropic.com




Stanislav Grof è uno psichiatra e ricercatore nel campo degli stati di coscienza non ordinari.
Si laurea in Medicina all'Accademia Ceca delle Scienze di Praga, dove iniziò la formazione come psicanalista freudiano. In questo contesto inizia i suoi primi esperimenti con l'LSD, all'epoca legale, come mezzo per indurre stati di coscienza non ordinari in futuri terapeuti. Viene quindi invitato in America dalla Johns Hopkins University di Baltimora, e rimane in America durante gli eventi della Primavera di Praga. Divenne quindi Direttore del reparto di Ricerca Psichiatrica al Centro di Ricerca Psichiatrica del Maryland, dove lavorò, fra gli altri, con Walter Pahnke e Bill Richards e sperimentò l'LSD come mezzo per alleviare le sofferenze dei malati di cancro terminali. Nel 1973, Grof fu invitato dall'Esalen Institute di Big Sur, California, e visse qui fino al 1987 come insegnante residente. Ha fatto la conoscenza di studiosi come Joseph Campbell, Abraham Maslow, John Weir Perry, Fritjof Capra, Gregory Bateson e altri, che avevano sviluppato interessi, conoscenze e una visione della psiche molto vicini alla sua.

La nascita della psicologia transpersonale
In seguito a questi incontri e ad un'intensa attività seminariale che si svolgeva nel centro di Esalen in California, Grof, insoddisfatto dello stato attuale della psicologia che, a suo parere, non prendeva dovutamente in considerazione la sfera spirituale della psiche, fondò, insieme a Maslow, Anthony Sutich e ad altri ricercatori, la psicologia transpersonale, definendola la Quarta Forza della psicologia (le prime tre erano il comportamentismo, la psicanalisi e la psicologia umanistica).

Gli studi
Dopo vari anni di studi e ricerche, Grof sviluppò una nuova tecnica di evoluzione della coscienza denominata Respirazione olotropica (Holotropic Breathwork) (dal greco: che tende verso la totalità), che sarebbe a suo parere in grado di provocare stati non ordinari di coscienza attraverso mezzi naturali quali la respirazione, la musica evocativa e il lavoro sul corpo.
Secondo le teorie di Grof, che non hanno avuto riscontri scientifico-accademici, le esperienze che emergono durante questa attivazione dell'inconscio possiederebbero qualità terapeutiche in quanto, attraverso la "rimozione dei blocchi psicologici", potrebbero far emergere contenuti inconsci dotati di una forte carica emotiva.
Attraverso l'osservazione degli stati non ordinari di coscienza Grof ritiene di aver ampliato alcuni aspetti descrittivi metapsicologici, aggiungendo al livello biografico due livelli da lui detti "transbiografici": il livello perinatale (relazionato con l'esperienza della nascita), e il livello transpersonale (che implicherebbe il superamento del confine spazio-temporale). La sua psicologia presuppone un paradigma scientifico della realtà che oltrepassa alcuni limiti del pensiero newtoniano-cartesiano e deriva da alcune fra le più recenti scoperte della scienza moderna: la fisica quantistica, la teoria dei sistemi, il pensiero olonomico, etc.

Le conseguenze delle sue scoperte
Secondo Grof, alcuni stati psichici dotati di grande potenziale evolutivo (da lui definiti "emergenza spirituale"), verrebbero letti riduttivamente dal solo inquadramento diagnostico psichiatrico, mentre potrebbero avviare ed esprimere, se opportunamente elaborati, anche un naturale processo di guarigione e sviluppo psicologico. Grof riconosce in alcuni di questi episodi, spesso drammatici, un notevole potenziale evolutivo e di rinnovamento interiore.

Tratto da Wikipedia


martedì 1 marzo 2011

Wilhelm Reich e l'energia orgonica

Wilhelm Reich è stato il padre della psicosomatica occidentale, fu un brillante medico, tra i più considerati allievi di Freud, e membro della Società Internazionale di Psicoanalisi di Vienna. Si contrappose alla teoria della “pulsione di morte” di Freud, come elemento innato e istintivo, sostenendo che la vera causa delle nevrosi e degli atteggiamenti distruttivi è il condizionamento basato sulla repressione della vitalità e della sessualità da parte della famiglia e della società. La sua critica all’ educazione sesso-negativa e la sua propensione a una visione dell’essere umano basata sull’ amore, il lavoro e la conoscenza lo portarono a essere uno degli ispiratori della rivoluzione studentesca e della rivoluzione sessuale degli anni Sessanta e Settanta.

Il simbolo di questa energia ascendente primaria e unitaria, completamente parallela all’energia Kundalini, che viene inibita o bloccata e si divide in due forze antitetiche opposte tra loro, è alla base di ogni processo patologico psicosomatico.
Questo semplice schema può essere applicato a tutte le divisioni interne amore-odio, desiderio-inibizione, fino alle forme più gravi in cui l’inibizione è così profonda da separare il corpo dalla mente (dicotomia psico-somatica).

La funzione dell’orgasmo
L’impostazione di Reich fu di forte impronta vitalista e lo portò a studiare e a fare ricerche scientifiche sull’energia vitale, da lui chiamata energia “orgonica”, e sulla natura del piacere. Sono famose le sue ricerche sulle basi della vita, i bioni (delle specie di per cellule luminose che tendono ad aggregarsi e crescere) e dei bacilli T (T da Tanatos, morte), che nascono da tessuti malati e privi di vitalità. Da queste scoperte derivò le sue analisi di laboratorio che, attraverso l’analisi della vitalità del sangue o dei liquidi, permettono di comprendere quanto l’unità psicosomatica umana sia integra o frammentata. Reich, dopo le ricerche sull’energia orgonica e i bioni a Oslo, si trasferisce negli USA, dove crea l’Orgone Institute. Qui crea una forte scuola di terapisti e sviluppa una serie di apparecchiature, gli accumulatori orgonici, per facilitare le guarigione nei pazienti in cui l’energia vitale-sessuale era ormai troppo bassa o compromessa. Gli accumulatori orgonici diedero dei risultati sorprendenti e inaspettati.
Importantissime furono anche le ricerche sull’energia sessuale e sull’orgasmo, iniziate in Norvegia e proseguite negli Stati Uniti, che lo portarono a una serie di scoperte fondamentali sul ruolo dei sistemi viventi, sulla genesi delle patologie e sulla loro risoluzione attraverso una differente consapevolezza di sé e della propria natura espansiva legata al piacere di vivere. Per la limpida spregiudicatezza di queste ricerche, Reich venne espulso dalla Norvegia e venne perseguitato negli Stati Uniti fino alla sua incarcerazione e alla sua morte in carcere per attacco di cuore. La sentenza della corte sentenziò che Reich doveva essere incarcerato in quanto colpevole di aver sostenuto l’esistenza dell’energia orgonica che “non esiste”. Il suo laboratorio venne distrutto dal governo americano e i suoi libri vennero messi al bando in tutti gli USA.
Dalla scuola di Reich si sono sviluppate numerosissime via terapeutiche che hanno influenzato tutta la moderna concezione psicosomatica della crescita umana: dalla Bioenergetica di Lowen alla Core Energetic di Pierrakos, dalla Vegetoterapia di Navarro a tutte le moderne terapie basate sulla crescita umana e sul decondizionamento.

La basi della mappa reichiana
Un’unica energia: l’intera esistenza è animata da un’energia vitale “orgonica”, che possiede le caratteristiche di intelligenza, sensibilità al dolore e al piacere, pulsazione e ciclicità. Gli esseri viventi quindi posseggono delle comuni caratteristiche: auto-percezione (che si manifesta in dolore/contrazione o piacere/espansione) e auto-organizzazione (riparazione e crescita dei processi metabolici e biologici). L’essere umano è una manifestazione dell’energia orgonica cosmica.


Pulsazione: i due movimenti base dell’energia vitale sono l’espansione e la contrazione che si susseguono continuamente. Minore è la pulsazione, minore è la vitalità di un individuo. La pulsazione si ritrova costantemente con ritmi diversi, a partire dagli organismi monocellulari fino alle galassie.


Il ciclo vitale: segue un ritmo sinusoidale tipico in quattro fasi, carica-tensione-scarica-rilassamento. Questo ciclo è comune a tutti i sistemi viventi.


L’universalità dell’angoscia/contrazione e piacere/espansione
il dolore/tensione/contrazione e il piacere/rilassamento/espansione si manifestano così in modo simile sia nell’unicellulare (es. ameba), che nell’essere umano. Nell’essere umano vi è una fondamentale equivalenza tra angoscia/contrazione e l’attività del sistema nervoso simpatico, e tra il senso di piacere/rilassamento/espansione e l’attività del sistema nervoso parasimpatico (nervo vago).


I blocchi psicosomatici: i blocchi della vitalità e della sessualità diventano così le basi dei blocchi energetico-emozionali che si manifestano nelle differenti patologie psicosomatiche; nell’essere umano si manifestano su sette diaframmi, che sono equivalenti alle aree specifiche dei centri energetici della mappa yogico-tantrica.


La corazza muscolare: le emozioni represse restano bloccate nella muscolatura del corpo, formando tensioni croniche che determinano anche struttura fisica dell’individuo e che sono l’espressione visibile della sua struttura caratteriale. La corazza si forma prevalentemente nell’ infanzia e nell’adolescenza e quanto più forte e duratura è la repressione delle emozioni, tanto più è consolidata. Essa può formarsi per eccesso di tensione, e quindi è definita ipertonica, o per difetto, ed è definita ipotonica.


L’unità psicosomatica: il livello psichico e somatico sono due aspetti della stessa identità funzionale dell’uomo. Proprio per questa identità funzionale c’è il passaggio tra emotività e fisicità e viceversa. Per tale motivo l’espressione emotiva libera il corpo e lo scioglimento del corpo libera le emozioni.


La sessualità in Reich assume una dimensione più vasta: diventa espressione dell’energia vitale di ogni individuo, fino al punto di essere anche espressione dell’energia universale. Si passa così dal microcosmo al macrocosmo. In questo concetto di Reich si avverte l’intuizione della dimensione trans personale dell’essere umano.


La repressione sessuale:determina una minore pulsazione vitale e porta all’irrigidimento del corpo. La violenza è strettamente collegata alla repressione sessuale.


Sessualità ed energia orgonica: la “capacità orgastica” di ogni individuo è strettamente collegata alla salute psicofisica globale e alla capacità dell’organismo di abbandonarsi completamente alla scarica dell’energia sessuale orgasmica e di lasciarla scorrere liberamente in tutto il corpo. Per “capacità orgastica” non si intende nel linguaggio reichiano solo la capacità di avere un completo appagamento sessuale, ma di sapersi abbandonare naturalmente al piacere della vita nelle sue varie manifestazioni. Più il corpo è emozionalmente bloccato, minore è la scarica orgastica e quindi minore è il piacere.


Pensiero meccanicistico: la perdita di contatto con l’energia vitale – e quindi con l’energia cosmica a causa dell’ irrigidimento della corazza – conduce l’uomo ad avere una concezione meccanicistica della vita.


Pensiero mistico: nelle vecchie concezioni religiose il contatto parziale e distorto delle persone con l’energia vitale-sessuale e quindi con l’energia cosmica conduceva a un atteggiamento mistico, proiettando all’esterno, verso un ipotetico dio antropomorfico, le percezioni e l’estasi che invece gli appartengono. Si crea così la separazione interiore tra la materia e lo spirito.


Unità e integrità psicosomatica come base della crescita umana e sociale: il recupero del contatto con la pulsazione vitale è la premessa indispensabile per la trasformazione sociale. È inutile cambiare o migliorare le strutture sociali, se l’uomo che le gestisce resta corazzato. Questo concetto è fondamentale ed è ripreso anche nelle culture orientali. Se non cambia la coscienza dell’individuo, non ci può essere una reale evoluzione dell’umanità. Se è presente la violenza, la frustrazione, la paura della vita, anche le opere che sulla carta sono le più belle si inquinano e si corrompono.


Tra l’individuo e il cosmo c’è un’identità funzionale: che è la fonte dell’anelito dell’uomo a fondersi con il cosmo. In questo punto appare più chiara la dimensione trans personale di Reich.


Tratto da Psicosomatica Olistica di Nitamo Federico Montecucco