Questa serie di citazioni è
tratta dai primi otto libri che ho scritto sul mondo degli sciamani dell’antico
Messico e derivano direttamente dalle spiegazioni fornitemi dal mio maestro e
mentore don Juan Matus, uno sciamano
yaqui discendete da una stirpe le cui
origini risalgono sino agli sciamani vissuti nel Messico antico.
Per gli sciamani dell’antico
Messico l’intento era una forza che
potevano visualizzare quando vedevano
l’energia così come fluisce nell’universo.
Lo definivano una forza
pervasiva che interveniva in ogni aspetto del tempo e dello spazio. Era la
spinta che sta alla base di tutto; ma la cosa fondamentale per gli sciamani era
quell’intento, un’astrazione pura,
era intimamente legato all’uomo. L’uomo è sempre in grado di manipolarlo.
Secondo gli antichi
sciamani il tempo assomigliava più
che altro a un pensiero: un pensiero pensato da qualcosa di un’immensità
inconcepibile. Essi ritenevano che l’uomo, in quanto parte di quel pensiero
pensato da forze per lui inimmaginabili ne trattenesse una piccola percentuale
che poteva essere recuperata in particolari circostanze di disciplina rigorosissima.
Quanto allo spazio, per gli sciamani era un dominio
astratto di attività. Lo chiamavano infinito,
e si riferivano a esso come alla somma totale degli sforzi di tutte le creature
viventi.
Da A scuola con lo stregone:
Arrabbiarsi con gli altri significa
dare importanza alle loro azioni ed è imperativo porre fine a questo modo di
sentire.
Le azioni degli uomini non
possono essere così importanti da mettere in secondo piano la solo scelta
possibile: il nostro inevitabile incontro con l’infinito.
Da Una realtà separata:
Un guerriero deve sapere
prima di tutto che le sue azioni sono inutili e nonostante ciò deve procedere
come se lo ignorasse.
Questa è la follia controllata dello sciamano.
Da Viaggio a Ixtlan:
Non ci si dovrebbe preoccupare
di scattare fotografie o effettuare registrazioni. Queste sono cose superflue
di esistenze immobili.
Ci si dovrebbe invece
preoccupare dello spirito, che è in perenne regresso.
Un guerriero non ha bisogno
di una storia personale.
Un giorno scopre che non
gli è più necessaria, e la abbandona.
Essere un
guerriero-cacciatore non significa solo allestire trappole. Un guerriero-cacciatore
non cattura la preda grazie alle trappole e neppure perché ne conosce le abitudini,
ma perché lui stesso non ha abitudini.
È questo il suo vantaggio. Non
è come gli animali a cui tende agguati, fossilizzati in routine e capricci
prevedibili; è libero, fluido, imprevedibile.
Un guerriero agisce come se
sapesse quello che fa, mentre in effetti non sa nulla.
La cosa più difficile al
mondo è assumere lo stato d’animo del guerriero. Non serve a nulla provare
tristezza, lamentarsi e sentirsi giustificati nel farlo, credendo che gli altri
ci stiano sempre facendo qualcosa. Nessuno fa niente a nessuno, tanto meno a un
guerriero.
Il guerriero è cacciatore:
calcola ogni cosa. Questo è il controllo. Ma una volta fatti i suoi calcoli,
agisce e lascia andare. Questo è l’abbandono. Un guerriero non è una foglia in
balia del vento.
Nessuno può costringerlo:
nessuno può forzarlo ad agire contro la sua volontà o contro il suo giudizio.
Un guerriero è sintonizzato
per sopravvivere, e sopravvivere nel modo migliore.
Un guerriero non consce il
rimorso perché isolare un’azione come malvagia, brutta oppure meschina
significa attribuire un’importanza ingiustificata al proprio sé. Il trucco sta
in quello che decidiamo di enfatizzare.
Possiamo renderci infelici
o forti. L’impegno è lo stesso.
Da L’isola del Tonal:
Il dialogo interiore è ciò
che radica gli uomini al mondo quotidiano. Il mondo è “in questo o in quel modo”
solo perché diciamo a noi stessi che è “in questo o in quel modo”. L’accesso al
mondo degli sciamani si apre dopo che il guerriero ha imparato a far tacere il
dialogo interiore.
Cambiare l’idea che abbiamo
del mondo è il punto cruciale dello sciamanesimo. E far tacere il dialogo
interiore è l’unico modo per riuscirci.
Il limite delle parole è
che ci fanno sempre sentire illuminati, ma quando ci volgiamo ad affrontare il
mondo, esse ci vengono a mancare e noi finiamo per affrontare la realtà così
come abbiamo sempre fatto, senza alcuna illuminazione. Per questa ragione, un
guerriero si sforza di agire più che di parlare, e così facendo conquista una
nuova descrizione del mondo … una descrizione che non attribuisce troppa
importanza alle parole e dove nuove azioni hanno nuovi riflessi.
Ogniqualvolta il dialogo
interiore si interrompe, il mondo collassa e affiorano aspetti di noi del tutto
straordinari, come se fino a quel momento fossero stati sorvegliati a vista
dalle nostre parole.
Da Il secondo anello del potere:
Per funzionare qualunque
abitudine ha bisogno che tutte le sue componenti siano in perfetto ordine. Se ne
manca qualcuna, l’abitudine si disintegra.
Da Il dono dell’Aquila:
Tutte le facoltà, le
potenzialità e le imprese dello sciamanesimo, dalla più semplice alla più
stupefacente, sono racchiuse nel corpo umano.
Il primo principio dell’arte
dell’agguato è che il guerriero sceglie
il proprio campo di battaglia. Un guerriero non va mai in battaglia senza
conoscere i dintorni.
Da Il fuoco profondo:
Il maggior limite degli
esseri umani è che rimangono incollati all’inventario della ragione.
La ragione non si confronta
con l’uomo in quanto essere di energia. La ragione ha a che fare con strumenti
che creano energia, ma non ha mai seriamente valutato il fatto che noi siamo
più che strumenti: siamo organismi che creano energia. Siamo bolle di energia.
Da Il potere del silenzio:
Il guerriero non impara lo
sciamanesimo col passare del tempo; piuttosto, col passare del tempo, imparar a
risparmiare energia. Quest’energia gli permetterà di maneggiare alcuni dei
campi energetici che abitualmente gli sono inaccessibili. Lo sciamanesimo è uno
stato di consapevolezza, la capacità di usare campi energetici che non vengono
impiegati nella percezione della quotidianità che è a noi nota.
L’universo ospita una forza
incommensurabile e indescrivibile che gli sciamani chiamano intento, e tutto ciò che esiste nel
cosmo è strettamente connesso a esso. Il guerriero ha cura di discutere,
comprendere e utilizzare tale connessione. Soprattutto, ha cura di ripulirla
dagli effetti ottundenti generati dalle preoccupazioni del quotidiano. A questo
livello, lo sciamanesimo può essere identificato come il processo di
purificazione della propria connessione con l’intento.
Perché i misteri dello
sciamanesimo siano accessibili a tutti, lo spirito deve discendere su chiunque
sia interessato. Lo spirito fa sì che la sua sola presenza sposti in una
posizione specifica il punto di unione dell’uomo. Tale punto è noto agli sciamani
come il luogo della non pietà.
Tratto da La ruota del tempo - Carlos Castaneda
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__la_ruota_del_tempo_castaneda.php?pn=2028