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mercoledì 4 gennaio 2012

La paura del coinvolgimento - Osho

Solo tramite le decisioni diventi più cosciente, solo tramite le decisioni diventi più cristallizzato, solo tramite le decisioni diventi acuto, intelligente. Altrimenti rimarrai ottuso, poco intelligente.

La gente passa da un guru all’altro, da un maestro all’altro, da un tempio all’altro – non perché siano dei gran ricercatori ma perché sono incapaci di prendere decisioni. Passano da uno all’altro: questo è il loro modo di evitare di impegnarsi.

Lo stesso accade nelle altre relazioni umane: un uomo passa da una donna all’altra, continua a cambiare. La gente pensa che sia un grande amatore, ma la realtà è che non ama affatto. Sta solo fuggendo, sta cercando di evitare un coinvolgimento profondo perché con un coinvolgimento di questo genere ci sono dei problemi da affrontare, e il dolore che si prova è tanto.
Di conseguenza la gente cerca semplicemente di andare sul sicuro, e non vuole andare troppo in profondità con qualcuno. Se vai troppo in profondità, potresti non essere in grado di tornare indietro facilmente. E se vai in profondità con qualcuno, anche l’altro andrà in profondità dentro di te; va tutto in proporzione. Se vado in profondità in te, l’unica possibilità è quella di permettere anche a te di raggiungere la stessa profondità dentro di me. È un dare e ricevere, è una condivisione. Se rimani troppo impegolato, ti sarà poi troppo difficile e doloroso andare via. La gente impara come andare sul sicuro: lascia che si incontrino solo le superfici – le loro storie d’amore sono un prendi e scappa. Prima di essere afferrato, scappa.

Questo è ciò che accade nel mondo moderno. La gente è diventata infantile, puerile; sta perdendo tutta la sua maturità.

Diventi maturo solo quando sei pronto ad affrontare il dolore del tuo essere; la maturità arriva solo quando sei pronto a raccogliere la sfida. E non c’è sfida più grande dell’amore.

Vivere felici con un’altra persona è la sfida più grande che esista. È facilissimo vivere in pace da soli, ma è molto difficile vivere in pace con qualcun altro, perché sono due mondi che si incontrano e si scontrano … e sono mondi completamente diversi. Sono attratti l’uno dall’altro proprio perché sono completamente diversi, quasi diametralmente opposti.

È molto difficile avere pace in una relazione, ma la sfida è proprio questa. Se la eviti, stai anche evitando la maturità. Se entri nella relazione e, pur con tutto il suo dolore, ci rimani, pian piano il dolore diventa un’estasi, la maledizione si trasforma in benedizione.
A poco a poco, attraverso il conflitto, l’attrito, nasce la cristallizzazione. Attraverso la lotta diventi più consapevole.
L’altro diventa uno specchio per te: in lui puoi vedere la tua bruttezza. L’altro stimola il tuo inconscio, lo porta in superficie.

Devi arrivare a conoscere tutte le parti nascoste del tuo essere, e il modo più semplice è quello di farti rispecchiare, riflettere, in una relazione.
Lo chiamo il modo più semplice, perché non ce n’è un altro – ma in realtà è difficile. È difficile, arduo, perché in questo processo dovrai cambiare.

Quando arrivi da un Maestro sei confrontato da una sfida ancora più grande: devi decidere, e la decisione riguarda l’ignoto, e la decisione deve essere totale, assoluta e irreversibile. Non è un gioco da bambini; è un punto di non ritorno. Il conflitto è molto forte. Ma non cambiare in continuazione, perché questo è il modo di evitare te stesso. E così rimarrai troppo soffice e infantile, non diventerai maturo.
Solo ciò che non conosci dovrebbe avere un fascino per te, perché non lo hai ancora vissuto, non sei mai entrato in quel territorio. Muoviti! Potrà accaderti qualcosa di nuovo.

Decidi sempre in favore dell’ignoto, qualunque siano i rischi, e continuerai a crescere.

Se continui a decidere in favore di ciò che conosci già, ti muoverai in circolo, ripetendo il passato come un disco rotto.

Decidi. Prima lo fai, e meglio è. Rimandare è stupido. Domani dovrai comunque decidere, quindi perché non oggi? Pensi che domani sarai più saggio di come sei oggi? O più vivo? Pensi che sarai più giovane e più fresco di come sei oggi?

Domani sarai un po’ più vecchio, avrai un po’meno coraggio; domani avrai più esperienza e quindi più malizia; domani la morte sarà un po’ più vicina, inizierai a tentennare e ad avere ancora più paura. Non rimandare mai a domani. Chi lo sa? Domani potrebbe arrivare oppure no; se devi decidere, fallo ora.

OSHO - Dang Dang Doko Dang

mercoledì 12 ottobre 2011

Il libro arancione – Osho

Quando la consapevolezza scende in profondità dentro di te, lentamente, molto lentamente, giungeranno alcuni istanti: attimi di silenzio, momenti di puro spazio, momenti di trasparenza, istanti in cui nulla in te si muove e tutto è quiete. In questi istanti di quiete realizzerai chi sei e comprenderai il mistero di questa esistenza.
La mente è una cosa innaturale, la meditazione è una condizione naturale che abbiamo perso.

Occorre solo riconquistare quello spazio. L’hai conosciuto in passato, l’hai solo dimenticato. In realtà non lo si può perdere: lo si può solo dimenticare.

La meditazione non è concentrazione. Nella concentrazione vi è un sé che si concentra e un oggetto su cui si concentra.  Esiste una dualità. Nella meditazione non esiste nessuno all’interno e nulla all’esterno.

È rilassamento puro.

La concentrazione è un atto, un atto di volontà. La meditazione è una condizione di assenza di volontà, uno stato di inazione. È rilassamento.

La meditazione non cela alcuna finalità: non stai facendo nulla in particolare, ti limiti a essere.
Viene la primavera e l’erba cresce da sola.
La meditazione è immediatezza. Non puoi meditare, puoi solo essere in meditazione.

Una cosa imposta non ti condurrà mai alla naturalezza.

Ricordati sempre che qualsiasi cosa, quando ti diverte, può scendere in profondità dentro di te. Il fatto che ti diverta, significa semplicemente che è adatta a te: il suo ritmo è in sintonia con il tuo. Tra te e il metodo esiste una sottile armonia.

Abbandona un metodo solo quando non ti da più alcuna gioia: a quel punto la sua funzione si è esaurita. Cerca un altro metodo: nessun metodo ti può portare diritto alla meta finale; durante il viaggio dovrai cambiare diversi treni.
Devi ricordare due cose: quando un metodo ti diverte, approfondiscilo quanto più possibile; ma non fissarti lì, perché un giorno dovrai abbandonare anche questo. Se ti fissi troppo sul metodo, si trasformerà in una droga: non riuscirai più ad abbandonarlo.
Lascia che il criterio per decidere sia la gioia.

È utilissimo stabilire un orario fisso di meditazione, perché il corpo e la mente sono un meccanismo.
Ognuno di voi deve scoprire il proprio rituale. Un rituale serve solo come aiuto per renderti più agevole l’attesa … e quando sei a tuo agio e aspetti, la cosa accade: proprio come il sonno.

Ogni mattina, appena sveglio, prima di aprire gli occhi, stirati come un gatto. Stira ogni fibra del corpo. E dopo due o tre minuti, con gli occhi ancora chiusi, mettiti a ridere. Per cinque minuti non fare altro. All’inizio sarà una risata forzata, ma in breve i tuoi tentativi provocheranno una risata spontanea.

La prima cosa che si deve fare è ridere, perché la risata stabilirà l’atmosfera di tutta la giornata.

Non permettere mai che un’attività diventi automatica.

La mente è una spina e tutte le tecniche di meditazione sono aghi per estrarre quella spina.
L’attenzione è una lama affilatissima: taglia ogni cosa.

Tutte le mie tecniche di meditazione sono strutturate in modo da creare prima di tutto un inferno.
Quando chiudi gli occhi e scendi dentro di te, cosa incroci? Incroci inferni e sofferenze, repressi lì dentro e in agguato. Rabbia accumulatasi in molte esistenze. Preferisci andare al cinema, al club, incontrare qualcuno e spettegolare un po’. Preferisci tenerti impegnato finché non sei stanco e ti addormenti.
Per questo, quando si inizia a guardare dentro di sé, si resta molto perplessi. I Buddha dicono che vi si trova un’immensa beatitudine, si incontrano fiori di loto che si schiudono con fragranza eterna ! E quei fiori hanno colori che non mutano mai.
Quando tu entri in te stesso, invece non incontri altro che inferno!
Ma la catarsi aiuta.
Per questo insisto perché all’inizio si pratichino le meditazioni caotiche, e solo in seguito le meditazioni silenziose: all’inizio le meditazioni attive e poi quelle passive. Ti puoi inoltrare nella passività solo dopo aver espulso dal tuo organismo tutto il marcio accumulato.

Se provi desiderio di picchiare, picchia un cuscino, uccidi un cuscino! È un aiuto straordinario. Picchialo, mordilo, sbattilo!
La rabbia è ridicola la scia che esploda e goditela come un fenomeno di energia. Se non fai del male a nessuno, non c’è nulla di riprovevole. Vedrai che piano piano scomparirà l’idea di fare del male a qualcuno.

È difficile lavorare direttamente sulla rabbia, perché spesso è profondamente repressa. Perciò affrontala indirettamente. La corsa favorirà il dissolversi di gran parte della rabbia e della paura.

La meditazione non è una cosa da fare al mattino, e poi non ci si pensa per il resto del giorno. È qualcosa che devi continuare in ogni momento della tua vita. Mentre cammini, mentre dormi, quando sei seduto, mentre parli o ascolti … rimane in meditazione chi è rilassato, chi si stacca dal passato. Ci sei tu di mezzo! Tu indica il tuo passato. Non permettere che ciò che è morto domini ciò che è vivo. Nella meditazione tu non sei presente.

Se non usi la vita quotidiana come metodo di meditazione, la tua meditazione diventerà inevitabilmente una fuga dalla realtà.

Ogni volta che ti senti di cattivo umore, espira profondamente per cinque minuti. Con l’espirazione, immagina di espellere il tuo malumore e rimarrai sorpreso: nel giro di cinque minuti sarai di nuovo normale e il malumore sarà scomparso.

Ogni cosa che fai può diventare un’occasione per meditare. È come il respiro: come inspiri ed espiri, così mediti! Inizia a fare con attenzione le cose che hai sempre fatto sbadatamente.

La meditazione non è un’esperienza, è diventare consapevole del testimone; osserva semplicemente, non fare altro che stare a guardare e rimani centrato nell’osservazione.

Stai semplicemente lì, nel presente l’ego non esiste.
Vivi come se non esistessi. Man mano che aumenta in te la consapevolezza che il mondo va avanti perfettamente anche senza di te, sarai in grado di conoscere un’altra parte del tuo essere che per lungo tempo, per intere esistenze, è stata trascurata. Ed è la tua ricettività.

Io non sono questo”: tu non sei la mente, tu non sei questo.
Portandola in superficie, diventerai consapevole della distanza, del baratro che ti separa da lei. L’immondizia rimarrà, ma tu non sei più identificato, è tutto lì. Ne sei separato, comprendi di esserne separato.
Quindi devi fare una sola cosa: non cercare di lottare con quel pattume e non tentare di cambiarlo. Limitati a osservarlo e ricorda una sola cosa: “Io non sono questo”.
Stai attento e osserva cosa accade.
Immediatamente si verifica una trasformazione. L’immondizia sarà ancora presente, ma non sarà più parte di te. Questo ricordare diventa una rinuncia.

La meditazione non è concentrazione. È semplicemente consapevolezza. Rilassati soltanto e osserva il respiro, non rifiutare nulla.

Contemplate gli opposti: se ti senti insoddisfatto, medita sull’opposto, la soddisfazione. L’opposto è l’altro aspetto della stessa energia: non appena lo introduci nel gioco, assorbe. La stessa energia dell’insoddisfazione cambia di qualità, che sale verso l’alto.

Non due”: ogni volta che ti senti diviso, che avverti la dualità ripeti: “Non due”. Ma dillo con consapevolezza, ogni volta che senti l’amore, ripeti: “Non due”, altrimenti l’odio starà in agguato: odio e amore sono un fenomeno solo.
Se lo dirai con consapevolezza avvertirai un’illuminazione.

Meditazione significa uscire dai desideri, liberarsi dai pensieri, staccarsi dalla mente. Meditazione significa rilassarsi nel momento, presente.
La meditazione non è una fuga dalla vita: è un riversarsi nella vita, correrle incontro. La mente è una fuga dalla vita, il desiderio è fuggire la vita.

Il solo vedere l’evidenza di una cosa, di una condizione particolare è meditazione. La meditazione non ha scopo, per cui non ha un centro.

Il corpo non è un problema, il problema sei tu.

Danza con le mani: le mani sono profondamente collegate con il cervello, la mano destra con l’emisfero sinistro, la sinistra con l’emisfero destro. Se lasci alle mani totale libertà di espressione, si rilasseranno moltissime tensioni accumulate nel cervello.
Questa è la tecnica migliore per rilassare il meccanismo cerebrale, le sue repressioni, l’energia non utilizzata. Le tue mani sono adattissime allo scopo.
Attraverso i gesti delle mani puoi entrare in meditazione profonda. Siedi semplicemente in silenzio, gioca, lascia libere le mani e rimarrai sorpreso. Non occorre saltare, dimenarsi e fare molto meditazione dinamica. Le tue mani saranno sufficienti.

Risvegliare i livelli sottili: se ti limiti a muovere il corpo e non siedi mai in silenzio, perderai qualcosa. Quando l’energia ha cominciato a fluire, si dovrebbe essere assolutamente silenti, altrimenti la meditazione non supererà il primo stadio. Il movimento del corpo fa bene, ma è un movimento grossolane, se tutta l’energia resta nel movimento esterno, il movimento sottile non inizierà mai.
Si deve arrivare al punto in cui il corpo è immobile come una statua, in modo che si arresti il movimento in superficie. L’energia è ancora pronta a muoversi e, non trovando uno sbocco nel corpo cercherà uno spiraglio interiore che non è del corpo. Comincerà a muoversi ai livelli sottili.
Ma all’inizio è necessario il movimento. Se prima non crei un movimento di energia, puoi sedere immobile come un sasso: non accadrà mai nulla. Per prima cosa aiuta l’energia a fluire poi, quando è in movimento, ferma il corpo: quando l’energia vibra così intensamente ed è pronta a muoversi, se la dimensione grossolana non sarà più disponibile, dovrà inoltrarsi nei livelli sottili.

All’interno delle orecchie esiste un sesto senso, il senso dell’equilibrio. Quando bevi o assumi una droga, questo senso viene intaccato, e ne resta disturbato.

Nessuno vi può dare un mantra: lo devi scoprire da solo; sentire ciò che ti si adatta, ciò che ti commuove, che produce un impatto profondo sulla tua anima …

Emettere il suono “mmmmmmmmmmm” a bocca chiusa può essere una tecnica straordinaria e lo puoi fare ovunque. Almeno una volta al giorno; se puoi farlo due è ancora meglio. È una musica interiore così bella che reca pace a tutto il tuo essere.

Meditazione non è altro che un ritorno a casa, un semplice riposo interiore. Non è il canto di un mantra, non è neppure preghiera: è un semplice ritorno a casa per riposarsi un poco. Non andare da nessuna parte è meditazione, essere semplicemente dove si è. Non esiste un altro posto: essere semplicemente dove si è, occupare lo spazio in cui ci si trova …

La meditazione è un modo per entrare in rapporto, per incontrare il proprio sentirsi soli: invece di sfuggirlo, scendere in profondità nel sentirsi soli per vedere con esattezza di cosa di tratta.
La periferia è isolamento e il centro è solitudine. E una volta che hai conosciuto la bellezza del tuo essere solo, sarai una persona totalmente diversa, non ti sentirai mai più solo. Da quella solitudine sorge la fragranza dell’amore, e da quella solitudine nasce la creatività.

Pensare significa movimento, spostarsi da un pensiero all’altro. È un processo.

Non ti è possibile metterti totalmente a nudo di fronte a un altro. Per questo in Oriente non abbiamo mai sviluppato nulla che assomigli alla psicoanalisi: abbiamo sviluppato la meditazione, cioè l’arte di mettersi a nodo davanti a se stessi. Questa è l’unica possibilità di essere assolutamente veri, perché non esiste alcuna paura.



Voglio segnalare un interessante riflessione sulla meditazione dinamica di Osho, evidenziata dal sito: http://www.isolafelice.info/osho.htm

  • Nel terzo stadio: rimanere con le braccia alzate aumenta il livello di stress ortostatico, così il cuore deve lavorare di più per pompare sangue che, disceso verso le gambe deve risalire al cuore e al cervello. Si può facilmente svenire (sincope indotta) o avere un attacco di cuore. 
  • Nel quarto stadio: il bloccarsi sul posto rende impossibile il rilassamento. Mantiene la mente impegnata nel controllo e la coscienza resta in superficie. Meglio un completo rilassamento e tranquillità.

Fonte: Il libro arancione - Osho

domenica 10 luglio 2011

La via del tantra - OSHO


Il sesso è una piccola morte, e proprio per questo è in grado di donare gioia. Per un istante ti perdi, e quell’istante è l’orgasmo. In quell’istante sei pura energia, che vibra e pulsa. Senza centro, senza un ego. Esci da te stesso, diventi vasto, immenso. Non sei più separato dall’altro, e questo ti dona una grande gioia, sebbene il tutto duri un solo istante.
Dopo cadi in una profonda frustrazione, perché quell’attimo è stato fugace, e desideri poterlo rivivere. E ogni volta tocchi un culmine, una vetta assolata, ma solo per ripiombare in un’oscurità profonda, nell’abisso.
Stava accadendo qualcosa, ed è accaduto senza che tu riuscissi a coglierlo, ed è già perduto. Per questo il sesso è la più grande delle seduzioni e la più grande delle frustrazioni.

Ci sono coloro che cadono preda della seduzione del sesso e ci sono coloro che si rassegnano alla frustrazione che il sesso provoca.
La definizione tantrica della sessualità contrasta radicalmente con quella dominante in cui si considera il sesso come un bisogno, che, sia pur incidentalmente, fornisce un senso, una gratificazione all’io.
Freud vede il sesso, come soddisfacimento, appagamento, liberazione da un bisogno. Il Tantra lo concepisce invece come un potente e istintivo ritorno alla nostra realtà suprema, come una delle più alte forme di meditazione, non è un bisogno, come il cibo o l’acqua, puoi vivere facilmente senza sesso.

Un uomo civilizzato non può permettersi di essere selvaggio; solo un selvaggio può essere orgasmico, perché l’orgasmo è selvaggio. Più sei civilizzato, più sei acculturato, sofisticato, educato, minori sono le tue possibilità di essere orgasmico. Se sei veramente orgasmico, mugolerai e grugnirai e urlerai e canterai e pregherai, facendo l’amore. È inevitabilmente un comportamento folle, e nel tuo mondo civilizzato potrebbe causarti gravi problemi.
Se l’uomo divenisse autentico, libero e naturale, accadrebbero cose inaudite. La prima è questa: le guerre diverrebbero impossibili. Perché la gente non accumulerebbe tanta rabbia, tanta violenza in sé da dover poi scaricarla uccidendo, e uccidendo ancora. La seconda è questa: abusi, violenze prevaricazioni inizierebbero a scomparire.

L’attitudine tantrica rispetto al sesso si fonda, lo ripeto, sul presupposto che non è un bisogno, ma un’esperienza cosmica, una liberazione, un ritorno alla nostra realtà suprema, una delle più alte forme di meditazione.
Nel nostro mondo accade esattamente il contrario: non si sa più amare, si gode solo della conquista, si fa l’amore per dimostrare la propria potenza, per avere una conferma del proprio fascino, per gratificare il proprio ego.
Il tantra invece afferma che il sesso offre un istante di assenza dell’ego, di assenza di tempo, un istante di meditazione.
La meta è divenire follemente folli, sino a fondersi con la natura suprema: la donna scompare in quanto donna e diviene una soglia sull’assoluto, l’uomo scompare in quanto uomo e diviene una soglia sull’assoluto.

Non sentirti mai in colpa: è questo il mio messaggio. Tutto ciò che accade è buono: il male non esiste, non può esistere, perché tutto è in Dio. Il male è una concezione umana, nient’altro.

Non esiste alcuna distinzione tra il sacro e il profano. Non esiste alcuna separazione tra l’amore di Dio e l’amore umano, l’amore fisico, che solitamente viene definito con espressioni volgari. Certo il tuo amore è inquinato da troppe cose che lo immiseriscono: odio, gelosia, desiderio di possesso esclusivo. È come dell’oro pieno di impurità: dovrai attraversare il fuoco per purificarlo, e tutto ciò che non è oro scomparirà.

Il centro non può esistere senza la circonferenza. La via del Tantra coniuga sessualità e spiritualità: tende alla loro fusione. Il tantra non rifiuta nulla; solo i codardi lo fanno. E se rifiuti qualcosa, sarai impoverito in proporzione di quanto hai rifiutato.
Così una parte di te non crescerebbe mai, resterebbe infantile.

Se tutto quel che hai vissuto può essere espresso in parole, non hai vissuto nulla. Quando ti succede qualcosa che è al di là delle parole, solo allora cominci a vivere, solo allora la vita bussa alla tua porta.

Non combattere la mente che dubita. Versa invece più energia nella fiducia. Limitati all’indifferenza nei confronti del dubbio: non c’è altro da fare.
La soluzione è l’indifferenza. In te c’è dubbio: accettalo. Ma sposta la tua energia sempre più verso la fiducia e l’amore. La stessa energia che alimenta il dubbio costruisce la fiducia. È l’attenzione che nutre ogni cosa. Se presti attenzione al dubbio, anche per combatterlo, la tua attenzione gli dà nutrimento: prestandogli attenzione, cooperi con esso. Invece resta indifferente; non essergli né favorevole né contrario.
È importante capire la differenza che esiste fra dubitare, credere e avere fede.

Il dubitare è un atteggiamento negativo verso le cose. Qualsiasi cosa ti venga detta, ne consideri in primo luogo gli aspetti negativi. Sei già in partenza contrario, e trovi delle ragioni a sostegno della tua opposizione.
L’atteggiamento mentale del credere è del tutto simile all’atteggiamento mentale del dubitare, solo capovolto. Si pone positivamente di fronte alle cose, e cerca delle ragioni a sostegno della propria adesione.

La mente che dubita rifiuta il credere; la mente che crede rifiuta il dubbio; ma la qualità è la stessa, questi due atteggiamenti sono essenzialmente identici.

L’aver fede, o fiducia, corrisponde a uno stato in cui si è smesso di dubitare e, quando si smette di dubitare, si smette anche di credere. Aver fede non è credere: è amare. A differenza del cerdere, l’aver fede è totale. Non contiene più alcuna traccia di dubbio; perciò non si può più neppure dire che sia credere a qualcosa.

Le parole sono un trucco, un artificio. La realtà segue le parole come un’ombra. Se dai troppo peso a quanto è mentale, badi alle parole, e la comunicazione reale ti sfugge.

La vita scorre senza discussione; la verità non ha bisogno di prove. Ha bisogno solo del tuo amore; non di ragioni, ma del tuo amore, della tua fiducia, della tua disposizione a ricevere.

Quando arrivi all’esperienza ultima, quando raggiungi il tuo nucleo più profondo, improvvisamente ti rendi conto di non essere “né questo né quello”, di non essere nessuno. Non sei un ego: sei solo una gran distesa di vuoto. Succede a volte che, seduto a occhi chiusi, cerchi di sentire chi sei e non sai più dove sei. E se cerchi di andare ancora più a fondo, ti prende la paura, perché, più vai a fondo, più profondamente senti di non essere nessuno, di essere nulla. Per questo si ha paura della meditazione: la meditazione è una morte, la morte dell’ego. L’ego è solo un falso concetto.

La prima cosa da capire è che il concetto di “sé” è un prodotto della mente: in realtà non c’è alcun “sé”.

Il Vuoto non ha bisogno di supporto;
Mahamudra non poggia su nulla.

Letteralmente Mahamudra significa “il grande gesto”, l’ultimo gesto, l’ultimo gesto possibile, oltre il quale nulla più è possibile.

Mahamudra non poggia su nulla
Sii nulla, e raggiungi il tutto
Muori, e divieni un dio.
Dissolviti, e divieni il tutto.
Scompare la goccia e nasce l’oceano.

Non stare aggrappato a te stesso lasciati cadere nell’abisso: quando ti lasci cadere nell’abisso, divieni l’abisso stesso.

Allora non c’è più morte; un abisso non può morire.
Non c’è più fine; un nulla non ha fine.
“Qualcosa” può aver fine, deve necessariamente aver fine; solo il nulla è eterno.
Mahamudra non poggia su nulla.

Nell’amore diventi un nulla: per amare una persona bisogna che il tuo ego si neghi. Perciò l’amore è così difficile.


Fonti:

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__tantra-la-comprensione-suprema.php?pn=2028