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venerdì 16 giugno 2017

La magia – W. E. Butler

Il mago, scorgendo come il Supremo ha “costituito i servizi degli angeli e degli uomini in ordine meraviglioso”, si considera non come uno straniero nell’universo, non come un essere separato da esso, ma come arte di quella diversità vivente nell’unità, e afferma insieme all’antico iniziato greco: “Io sono un Figlio della Terra, ma la mia Razza proviene dal Cielo Stellato”.
Distogliendo lo sguardo dai Luoghi Celesti, egli vede sé stesso in Malkut, il Regno della Terra, e comprende che questa esistenza imperfetta e frustrata nel corpo fisico, è imperfetta e frustrata perché, per quanto egli possa sapere con l’intelletto delle realtà oltre le apparenze, non è stato ancora in grado di afferrare questa verità nel mondo fisico. “Non sapete che siete delle divinità” afferma la Scrittura Cristiana, e un poeta moderno così si è espresso: “Sappi questo, o Uomo, l’unica radice di errore in te è non conoscere la tua propria divinità”.

Poi rivolgendo il suo sguardo all’esterno, egli nota nella sua natura e in quella di quanti lo circondano la prova di una Caduta dalla Perfezione Potenziale. Ma nel bel mezzo di questa Caduta egli vede la dimostrazione di un Ritorno e attraverso le sofferenze di miriadi di vite egli comprende che la Via della Salvezza è la Via del Sacrificio. Così egli formula l’antico assioma ermetico Solve et Coagula, che può essere reso come “Dissolvi e ricostituisci”, usando così i rituali dell’Alta Magia per ottenere quella dissoluzione e quella ricostituzione.
Ma cosa viene dissolto e ricostituito? Non certo quella Scintilla Eterna che “illumina ogni uomo”, ma piuttosto l’Io personale che egli ha per tanto tempo considerato il suo solo Io reale, la personalità cui si è attaccato e che ha difeso con tanta tenacia e indulgenza; è proprio questa persona, questa maschera dell’uomo reale, che deve essere dissolta e ricostituita. Ma ciò che è in sé imperfetto come può produrre la perfezione? “La natura priva di aiuti viene meno” dicevano gli antichi alchimisti, e nelle Scrittura leggiamo: “Se il Signore non costruisce la Casa, il muratore lavora invano”. Così il mago in tutta umiltà cerca la Conoscenza e la Conversazione del suo Santo Angelo Custode, quell’Autentico Io di cui la sua personalità terrena è solo la maschera
Questa è la meta suprema del mago; tutto il resto, incantesimi e formule, riti e cerchi, spade, bacchette e suffumigi, è solo un insieme di mezzi mediante i quali può raggiungere questo scopo. 
Allora, in comunione, anche se breve, con l’Autentico Io, egli viene istruito da quel Sovrano Interno nell’Ata Magia che un giorno solleverà la sua umanità alla Divinità e conseguirà ciò che i Veri Misteri hanno sempre indicato come l’autentico fine dell’uomo: la Deificazione. 


Fonte: La Magia di W. E. Butler