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sabato 22 ottobre 2011

Dall'Ordine al Disordine - Morin

Da Keplero a Newton e Laplace, viene stabilito che tutte le stelle obbediscono a una legge inesorabile.
La legge eterna che regola la caduta delle mele ha sostituito la legge dell’Eterno che, per una mela, fece cadere Adamo.
L’ordine sovrano delle Leggi della natura è assoluto e immutabile. Il disordine ne è escluso. Ma un DEMONE (Laplace) in grado di osservare tutto l’universo a un istante dato e conoscendo le leggi, sarebbe in grado di ricostruire gli avvenimenti passati e predirne i futuri.

La vera Realtà è:
·         ORDINE FISICO Legge di Natura
·         ORDINE BIOLOGICO Legge della Specie
·         ORDINE SOCIALE Legge della Città

Però la società degli uomini si trasforma. Dopo il 1789 Rivoluzione significa non più ripresa dello stesso processo ma ROTTURA e CAMBIAMENTO. La vita non è fissa ma dipende dall’evoluzione.
Nel XIX secolo si crea una piccola sacca di disordine nel cuore dell’ordine. Esso rosicchia il motore invariante della fisica: l’energia.

Il primo principio della termodinamica (detto anche legge di conservazione dell’energia):
  • identificava nell’energia un’entità indistruttibile, dotata di un potere di trasformazione polimorfo (energia meccanica, elettrica, chimica …).
Questo principio offre dunque all’universo fisico una garanzia di autosufficienza e di eternità per tutti i suoi movimenti e i suoi lavori.

Il secondo principio, accennato da Carnot (1824) e formulato da Clausius (1850), introduce l’idea non di perdita (il che contraddirebbe il primo principio) ma di degenerazione dell’energia:
  • tutte le energie si trasformano l’una nell’altra
  • l’energia che nasce dal calore non può riconvertirsi completamente e perde una parte di capacità di svolgere un lavoro
  • ogni trasformazione, ogni lavoro emanano calore e quindi contribuiscono a tale degradazione
Certo Carnot osservò i motori termici (sistemi chiusi votati all’entropia) mentre gli esseri umani sono sistemi aperti.
Clausius chiama questa incapacità di trasformarsi e di svolgere un lavoro (propria del calore) ENTROPIA.

Boltzmann (1871) = il calore è l’energia dei movimenti disordinati delle molecole, più aumenta il calore più aumenta l’agitazione e quindi accelerano questi movimenti disordinati. Più il calore comporta movimenti disordinati più si ha degradazione della capacità di svolgere il lavoro (entropia).
Più cresce l’entropia più cresce il disordine interno.
Il secondo principio si pone così anche in termini di ordine e disordine, di organizzazione e disorganizzazione. Poiché l’ordine di un sistema dipende dall’organizzazione che dispone in un tutto elementi diversi (eterogenei).

L’entropia è dunque una nozione che significa nel contempo:
  • degradazione dell’energia (disordine molecolare, omogeneizzazione macroscopica)
  • degradazione dell’ordine (equilibrio termico, impossibilità di trasformazione e lavoro)
  • degradazione dell’organizzazione

Il secondo principio fomenterebbe dunque un attentato all’ordine cosmico.
Il virus del disordine si espanse con la nozione di QUANTO D’ENERGIA di Max Planck.
La particella perde la sua identità, si sconnette, divisa fra lo status di corpuscolo e lo status di onda.
Certo l’atomo rimane un’entità organizzata.
Il disordine permane nei bassifondi del microcosmo. È un disordine costitutivo, che fa parte necessariamente della physis, di ogni essere fisico, è un disordine che, invece di degradare, fa esistere.
L’ordine assoluto ed eterno continua a reggere l’universo regolato.

Ma dagli anni ’20 questo universo si DILATA – si DISPERDE – negli anni ’60 si riempie di crepe – si SFASCIA e cade a pezzi.
  • 1923 (si scoprono altre galassie) – 1963 (quasar) – 1968 (pulsar) – poi i buchi neri.
La grande rivoluzione è che la sua ESTENSIONE corrisponde ad una ESPANSIONE la quale è di DISPERSIONE che forse ha origine da un’ESPLOSIONE.
  • 1965 si capta una radiazione isotropa che raggiunge tutte le direzioni dell’universo.
Dal 1923 ad oggi ci presentano un universo la cui espansione è frutto di una CASTROFE PRIMIGENIA che tende ad una dispersione infinita.
Il nuovo sviluppo della termodinamica (di cui l’iniziatore è Prigogine) ci mostra che è possibile complementarietà fra disordine e organizzazione.

DEVIANZA – PERTURBAZIONE – DISSIPAZIONE possono generare una “STRUTTURA” ossia organizzazione e ordine insieme.
Su questo piano materiale viviamo in una condizione di dualità e ordine e disordine divengono sintropia e entropia.

SINTROPIA (ordine) = Intelligenza creativa, come le proteine, il DNA, le reti neurali, la sincronicità.
Ordine, coerenza, bellezza, armonia, cooperazione …
Può essere la misura della conoscenza e dell’intelligenza.
Sun = insieme, e tropos = direzione stessa direzione

ENTROPIA (caos) = Intelligenza distruttiva, grado di disordine che rende incerta l’evoluzione.
Disordine, incoerenza, casualità, inconsapevolezza, rottura squilibrio.
È il rumore, se lo elimino ne ricavo informazioni e riduco l’incertezza.
Può essere la misura dell’ignoranza.

Fino ad oggi la scienza ha interpretato i fenomeni come processi meccanici, dove primeggia caos e casualità, rifacendosi alla seconda legge della termodinamica o legge di entropia (ogni sistema tende nel tempo, a uno stato di maggiore disordine, esempio le montagne che vengono lentamente consumate dal vento e divengono sabbia).

Mentre l’intero universo, dal punto di vista fisico in accordo con la legge di entropia, tende alla “morte termica” ossia a un progetto di raffreddamento e disordine, sincronicamente, dal punto di vista cibernetico, esso continua a vivere organizzandosi ed evolvendo.

Dall’inizio della creazione e in particolar modo dell’evoluzione della vita sulla terra, la “materia” mostra una costante tendenza all’ordine e all’organizzazione. Lo vediamo nella progressiva unificazione e organizzazione della vita in strutture sempre più complesse.

A partire dal 1945, Ilya Prigogine, si occupa delle cosiddette strutture dissipative[1] (in condizioni lontano dall'equilibrio si genera ordine e si formano nuove strutture. Illustrano un possibile meccanismo per la creazione di ordine a partire dal disordine, come si osserva in molti fenomeni biologici; per tanto evolvono solo in presenza di disequilibrio/caos, risultano dall’amplificazione che privilegia una parte del sistema a detrimento di altre, poiché l’equilibrio non è la norma di un’ evoluzione).                     

Il big bang elude la trasformazione riducendo l’origine all’esplosione termica. Occorre superare il big bang in una nozione teorica = CATASTROFE (Thom: in senso sia fisico che geo-climatico, come cambiamento/rottura. DISINTEGRAZIONE e GENESI).
La catastrofe comprende in sé l’idea di disordine e di genesi, perché la rottura e la disintegrazione di una vecchia forma sono allo stesso tempo il processo costitutivo della nuova.

L’evoluzione non può essere un’idea semplice, ma deve essere contemporaneamente degradazione e costruzione, ordine e disordine, dispersione e concentrazione È disintegrandosi che il cosmo si organizza.

Dopo la catastrofe, disordine e ordine nascono quasi insieme. Il disordine non è solo dispersione ma è anche azione ovunque.
Il divenire cosmico è catena di EVENTI-ACCIDENTI-ROTTURE-MORFOGENESI.
Il fuoco diventa genesico (catastrofe termica) e generatore di ordine e organizzazione. L’universo nasce dal calore e porta in sé disordine, agitazione, turbolenza, dispersione …
Così il calore regna da padrone nell’universo, tanto più che esso accompagna ogni lavoro, ogni trasformazione.
L’universo di fuoco, sostituendosi al vecchio universo di ghiaccio, fa soffiare il vento della follia nella razionalità classica, che connetteva in sé le idee di semplicità, di funzionalità e di economia. Il calore comporta sempre agitazione, dispersione cioè perdita, spesa, dilapidazione, emorragia.

Il pensiero greco classico opponeva logicamente Hybris, il folle travalicare oltre i limiti, a Dike, la legge e l’equilibrio.
Noi siamo eredi di questo pensiero dissociante. Il caos è la disintegrazione organizzatrice.
Physis, cosmo, caos non possono essere dissociati. Sono sempre compresenti gli uni in rapporto agli altri.
L’universo ereditato dalla scienza classica aveva un centro. Il nuovo universo è acentrico, policentrico.
La semplicità ci ingiunge di scegliere uno dei due sistemi di riferimento: ordine/organizzazione o disordine. Ma la complessità non ci dimostra forse che, soprattutto, non bisogna scegliere?
La scismogenesi (devianza) e la morfogenesi (costituzione di un nucleo organizzativo) sono connesse e possono coesistere.

Einstein: “Ogni cosa dovrebbe essere fatta nel modo più semplice possibile, ma non essere semplificata


Fonte: Il Metodo vol. 1 - Edgar Morin










[1] Per struttura dissipativa si intende un sistema termodinamicamente aperto che lavora in uno stato lontano dall'equilibrio termodinamico scambiando con l'ambiente energia, materia e/o entropia. Hanno la capacità di “dissipare la loro entropia” nell’ambiente. In questo modo la quantità globale di entropia effettivamente cresce, rispettando alla fine la seconda legge della termodinamica. In compenso, questi sistemi mantengono il loro ordine, e addirittura lo accrescono, a spese, entropicamente parlando, del loro ambiente, e perché ciò accada i sistemi aperti devono possedere qualità come la flessibilità, la fluidità e la capacità di adattarsi alle fluttuazioni dell’ambiente.

mercoledì 19 ottobre 2011

Tao - Il Vuoto della matrice universale

Fisica quantistica: viviamo in una realtà materiale (solida, liquida, gassosa), ma questa realtà è composta di vuoto e onde di energia. Gli atomi sono in gran parte composti da vuoto.
Il vuoto quantico non è uno spazio nullo, ma uno stato di pieno potenziale, come se nel vuoto esistesse tutta l’energia allo stato latente → “Il Tao è un vuoto che l’azione non può colmare, è di profondità abissale, è l’origine di tutte le cose” (LÜ TSU).

Per vuoto sub-quantico, Ervin Laszlo, intende che il vuoto sarebbe una vera e propria dimensione, dalla quale emergono e ritornano i quanti.
Forse il vuoto è la struttura che connette ogni particella ed essere vivente all’intero universo, di cui parlava Bateson.
È la matrice di coscienza universale.
Laszlo evidenzia come il concetto di Akasha abbia queste caratteristiche (ossia campo di memoria universale).
Se nel primo principio della termodinamica si parlava di conservazione di energia (energia come un'entità indistruttibile, dotata di un potere di trasformazione polimorfo, energia meccanica, elettrica, chimica ...) qui si può parlare di conservazione di informazioni.  

La psicologia occidentale considera molto di più gli oggetti mentali (pensieri e idee), che il vuoto cosciente in cui questi oggetti sono e si muovono.

Coerenza = realizzazione della oneness (Unità). Ognuno di noi vede il mondo in una certa maniera, a seconda della sua osservazione, ma non per questo il mondo si è disgregato, l’origine è UNA.
La vita è un delicato equilibrio tra coerenza e incoerenza, quindi tra il l’UNO e le singole parti.

Come spesso si è detto il Tutto è più della somma delle parti, ma è anche meno della somma delle parti (perché vengono limitate alcune delle potenzialità delle singole parti che scompaiono nel sistema).
Se connettiamo le due frasi, come dice Morin, avremo: il tutto è più, meno, diverso della somma delle parti, le parti sono meno, più, diverse da ciò che erano o che sarebbero singolarmente.

Ologramma: la parte nel tutto, il tutto nella parte.
Due fasci laser, uno puro e uno modificato dal contatto con l’oggetto. L’ologramma contiene l’intera immagine in ogni suo punto: se la spezziamo in tanti pezzi, ogni pezzo conterrà l’immagine. Si perdono i particolari ma l’oggetto apparirà.
Il paradigma olografico è alla base dell’olismo e dell’ordine di Bohm, ove tutto è connesso. Dai pianeti all’atomo.
Così diveniamo un’unità olografica che contiene in sé la matrix informativa del sistema → Come in alto così in basso.

Planck scoprì che l’energia del calore radiante (quella del termosifone) non viene emessa in un flusso continuo, bensì in piccole unità, i quanta. Il quantum, è  considerato una vera e propria particella.

Tutte le particelle possono trasmutarsi in altre particelle. Oppure possono formarsi a partire dall’energia e scomparire nell’energia.
I fisici hanno scoperto che le particelle possono essere contemporaneamente onde, non fisiche ma di probabilità di interconnessioni.
Se vediamo l’universo come una struttura che connette (energeticamente), scompare l’idea di parte e di separazione, e si ritorna all’UNO.

Tutta la materia esiste in virtù di una forza. Dietro questa forza, dobbiamo presumere l’esistenza di una mente conscia e intelligente. Questa mente è la matrix di tutta la materia” (Max Plank).

Pribram raccolse prove dimostrative su come la struttura cerebrale sia olografica. E alcune ricerche dimostrarono che il cervello struttura i cinque sensi olograficamente. Le informazioni sono ripartite in tutto il sistema così che ogni frammento da informazioni relative all’intero.

Teorema di Bell (1964) = le particelle subatomiche sono connesse trascendendo spazio e tempo, qualsiasi cosa avviene ad una particella influisce sulle altre.
La teoria della relatività stabiliva che è impossibile per una particella viaggiare ad una velocità superiore a quella della luce, ma il teorema di Bell, conferma che le particelle superano la velocità della luce; così si va oltre la dualità onda/particella.
Bell dice che il mondo è pieno di influenze non localizzate, perché la realtà è non localizzata.
C’è dunque una forma di comunicazione istantanea tra le due particelle tale che, modificando lo spin di una, muta istantaneamente lo spin dell’altra. Istantanea in termini fisici significa velocità superiore alla luce.
Com’è possibile che una particella alteri lo stato dell’altra quando una comunicazione tra le due è impossibile? Il punto è che se alcune particelle subatomiche sono state insieme, esse conservano un’affinità permanente che sembra in qualche modo trascendere le limitazioni fisiche.

Secondo la teoria non localizzata, l’universo, la materia, non vengono prima dell’esperienza (a-priori), ma sono creati dall’intervento umano che, facendo una scelta, esclude tutti gli altri universi paralleli possibili e ne fa accadere uno tra i possibili.
Non esiste una malattia a priori, la malattia dipende dal tipo di possibilità che creeremo.

Una mente non localizzata è una mente che è collegata a tutto: momenti, luoghi e persone.
In un mondo non localizzato alcuni mutamenti sono istantanei, anche prima che qualcosa avvenga. Così se l’informazione è avvenuta prima ancora di essere conosciuta dal mittente, il ricevente conosce nel presente il futuro, e le menti del ricevente e del mittente non sono separate ma una sola.

La meccanica quantistica si distingue da quella classica perché si limita a esprimere probabilità circa un risultato.
Rinuncia così al determinismo assoluto e apre all’incertezza e all’indeterminazione, come parti intrinseche e ineliminabili del mondo subatomico.

Legato a questo concetto il principio di indeterminazione di Heisenberg (1927): non si può osservare un oggetto quantistico (posizione e movimento) perché l’osservatore modifica l’oggetto. E non si potrà attribuire alla particella un valore preciso a posizione e movimento nello stesso istante.

Vicino al teorema di Bell è il fisico Hanry Margenau con il modello della “mente universale”, ed anche la teoria dellamente una” di Erwin Schrödinger.

Schrödinger immaginò una scatola contenente un gatto e una sorgente radioattiva. Se il materiale radioattivo decadrà, ucciderà il gatto; d’altra parte, il decadimento radioattivo è un fenomeno casuale, c’è il 50% di probabilità che il gatto muoia e il 50% che sopravviva. Il solo modo in cui lo sperimentatore può conoscere cosa è accaduto è quello di aprire la scatola e di guardare se il gatto è vivo o morto. 
Fino al momento dell’osservazione l’atomo/gatto resta sia vivo che morto fino a che non si apre la scatola, ossia non si compie l’osservazione; o, per esprimersi più tecnicamente, lo sperimentatore farà “collassare la funzione d’onda”.
Così una particella possiede la capacità di collocarsi in diverse posizioni contemporaneamente, e anche di avere quantità di energia diverse al medesimo istante.
Per tanto le particelle subatomiche sono “delocalizate”, per cui, fra un esperimento e l’altro, è come se stessero in più luoghi contemporaneamente.

Ipotesi Everett-Wheeler comporta che tutti i possibili esisti di un processo (gatto vivo o morto) si verifichino effettivamente da qualche parte. Nel nostro universo verrà osservato solo un risultato (es. gatto vivo) ma in un universo parallelo, sarà registrato l’opposto.
Ciò indicherebbe che ogni volta che accade una cosa, esistono almeno due alternative, che si verificano in universi paralleli separati, e sono osservate da osservatori che non potranno mai incontrarsi.
Per di più il numero dei “futuri” possibili è in continuo aumento, avvicinandosi a un’infinità di possibili esiti.
Per Wheeler l’osservatore diventa partecipante, è un universo partecipatorio.

Per tentare di spiegare la psicocinesi o alcuni tipi di telepatia, il fisico americano, Eugene Wigner sostiene che la coscienza umana, attraverso il subconscio possa manipolare l’universo a livello elementare.  La coscienza umana, può trascendere spazio e tempo. Tutto questo può essere confermato dal teorema di Bell.

Godel. La fisica non consiste di eventi; consiste di osservazioni, e fra l’evento e l’osservatore deve passare un segnale (es. raggio di luce) che non può essere eliminato dall’osservatore.
Evento, segnale e osservatore: è questa la relazione che Einstein vide come l’unità fondamentale nella fisica: “Un essere umano fa parte della totalità che noi chiamiamo “universo”, è una parte limitata nello spazio e nel tempo. Egli percepisce i suoi pensieri e sentimenti come qualcosa di separato dal resto: una sorta di illusione ottica della sua coscienza. Questa illusione è per noi una specie di prigione e ci limita nelle nostre decisioni personali e nell’affetto per le persone che ci sono vicine. Il nostro compito deve essere quello di liberarci da questa prigione allargando la portata della nostra affettività fino ad abbracciare tutti gli esseri viventi e l’intera natura nella sua bellezza”.
Così sorgono nuovi concetti di passato, presente e futuro: e cade il concetto di morte come fine di tutto.

Einstein: “per noi fisici credenti la distinzione fra passato, presente e futuro è solo un’illusione, anche se dura a morire. È facile trovare conferma della natura della mente non localizzata, affine all’anima, fra poeti, mistici e filosofi ...

Perché noi condividiamo una visione coerente del mondo?
Margenau: “dopo che introiettiamo stimoli, alla fine, essi vengono trascritti in una realtà fisica, uguale per tutti. Ricordando che la materia è una costruzione della mente si implica l’universalità della mente stessa.
Se come dice la neuroscienza, noi non conosciamo nulla se non attraverso i nostri sensi, perché allora non c’è un mondo diverso per ogni cervello?
Ogni cervello ha una visione diversa del mondo, eppure le nostre visioni del mondo sono molto coerenti. Non perché i nostri cervelli sono simili, ma perché le nostre menti sono una

Ipotesi di causazione formativa di Sheldrake = vi è una coscienza collettiva, che trascende lo spazio/tempo e non è limitata agli esseri umani.
Le forme e il comportamento di tutti i sistemi, sono guidati e plasmati da campi morfogeni (morphe = forma e genesis = messa in essere). I campi morofogeni di ogni sistema influenzano i sistemi successivi mediante un processo chiamato risonanza morfica.
Non tutto è presente nel cervello, né nel DNA.
Il DNA ci aiuta a capire l’RNA che codifica le proteine, ma ciò non da potere al DNA bensì ai campi morfogeni, che sotto la direzione del DNA controllano la forma assunta dagli embrioni.
Per Sheldrake le leggi governanti le forme sono in continua trasformazione, poiché i campi morfogeni sono sempre esposti a modificazione.
La sua ipotesi è pertinente alla concezione di mente non localizzata. Egli suggerisce che la mente umana non sia localizzata nello spazio/tempo, e neppure nel presente, ma che sia immortale e non energetica. La mente non è il cervello, ne è prodotta da esso, anche se può agire tramite esso.
L'ipotesi di Sheldrake rinforza l'idea di una coscienza collettiva (Akasha) immagazzinata come una sola mente, scappando dalla schiavitù del cervello e del corpo di ognuno. Inoltre la coscienza non è limitata solo agli esseri umani, e può quindi essere condivisa da molte forme di vita.

Le obiezioni a Sheldrake vennero dal  Lamarkismo (es. uno scimpanzé, che impara una certa capacità non la trasmetterà alle prossime generazioni).
Il codice genetico non può essere cambiato da circostanze esterne, indipendentemente dal fatto invece che si modifichino caratteristiche esterne dell’organismo, come forma, aspetto, facoltà o conoscenza.
Ma dati recenti suggeriscono che i mutamenti evolutivi e genetici possano essere diretti da circostanze esterne.


Mariangela Mattoni



Fonti: 

Psicosomatica olistica 

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__psicosomatica_olistica.php?pn=2028










Traumi e malattie. Guida alla risoluzione dei conflitti, a partire dal metodo Hamer

mercoledì 12 ottobre 2011

Il libro arancione – Osho

Quando la consapevolezza scende in profondità dentro di te, lentamente, molto lentamente, giungeranno alcuni istanti: attimi di silenzio, momenti di puro spazio, momenti di trasparenza, istanti in cui nulla in te si muove e tutto è quiete. In questi istanti di quiete realizzerai chi sei e comprenderai il mistero di questa esistenza.
La mente è una cosa innaturale, la meditazione è una condizione naturale che abbiamo perso.

Occorre solo riconquistare quello spazio. L’hai conosciuto in passato, l’hai solo dimenticato. In realtà non lo si può perdere: lo si può solo dimenticare.

La meditazione non è concentrazione. Nella concentrazione vi è un sé che si concentra e un oggetto su cui si concentra.  Esiste una dualità. Nella meditazione non esiste nessuno all’interno e nulla all’esterno.

È rilassamento puro.

La concentrazione è un atto, un atto di volontà. La meditazione è una condizione di assenza di volontà, uno stato di inazione. È rilassamento.

La meditazione non cela alcuna finalità: non stai facendo nulla in particolare, ti limiti a essere.
Viene la primavera e l’erba cresce da sola.
La meditazione è immediatezza. Non puoi meditare, puoi solo essere in meditazione.

Una cosa imposta non ti condurrà mai alla naturalezza.

Ricordati sempre che qualsiasi cosa, quando ti diverte, può scendere in profondità dentro di te. Il fatto che ti diverta, significa semplicemente che è adatta a te: il suo ritmo è in sintonia con il tuo. Tra te e il metodo esiste una sottile armonia.

Abbandona un metodo solo quando non ti da più alcuna gioia: a quel punto la sua funzione si è esaurita. Cerca un altro metodo: nessun metodo ti può portare diritto alla meta finale; durante il viaggio dovrai cambiare diversi treni.
Devi ricordare due cose: quando un metodo ti diverte, approfondiscilo quanto più possibile; ma non fissarti lì, perché un giorno dovrai abbandonare anche questo. Se ti fissi troppo sul metodo, si trasformerà in una droga: non riuscirai più ad abbandonarlo.
Lascia che il criterio per decidere sia la gioia.

È utilissimo stabilire un orario fisso di meditazione, perché il corpo e la mente sono un meccanismo.
Ognuno di voi deve scoprire il proprio rituale. Un rituale serve solo come aiuto per renderti più agevole l’attesa … e quando sei a tuo agio e aspetti, la cosa accade: proprio come il sonno.

Ogni mattina, appena sveglio, prima di aprire gli occhi, stirati come un gatto. Stira ogni fibra del corpo. E dopo due o tre minuti, con gli occhi ancora chiusi, mettiti a ridere. Per cinque minuti non fare altro. All’inizio sarà una risata forzata, ma in breve i tuoi tentativi provocheranno una risata spontanea.

La prima cosa che si deve fare è ridere, perché la risata stabilirà l’atmosfera di tutta la giornata.

Non permettere mai che un’attività diventi automatica.

La mente è una spina e tutte le tecniche di meditazione sono aghi per estrarre quella spina.
L’attenzione è una lama affilatissima: taglia ogni cosa.

Tutte le mie tecniche di meditazione sono strutturate in modo da creare prima di tutto un inferno.
Quando chiudi gli occhi e scendi dentro di te, cosa incroci? Incroci inferni e sofferenze, repressi lì dentro e in agguato. Rabbia accumulatasi in molte esistenze. Preferisci andare al cinema, al club, incontrare qualcuno e spettegolare un po’. Preferisci tenerti impegnato finché non sei stanco e ti addormenti.
Per questo, quando si inizia a guardare dentro di sé, si resta molto perplessi. I Buddha dicono che vi si trova un’immensa beatitudine, si incontrano fiori di loto che si schiudono con fragranza eterna ! E quei fiori hanno colori che non mutano mai.
Quando tu entri in te stesso, invece non incontri altro che inferno!
Ma la catarsi aiuta.
Per questo insisto perché all’inizio si pratichino le meditazioni caotiche, e solo in seguito le meditazioni silenziose: all’inizio le meditazioni attive e poi quelle passive. Ti puoi inoltrare nella passività solo dopo aver espulso dal tuo organismo tutto il marcio accumulato.

Se provi desiderio di picchiare, picchia un cuscino, uccidi un cuscino! È un aiuto straordinario. Picchialo, mordilo, sbattilo!
La rabbia è ridicola la scia che esploda e goditela come un fenomeno di energia. Se non fai del male a nessuno, non c’è nulla di riprovevole. Vedrai che piano piano scomparirà l’idea di fare del male a qualcuno.

È difficile lavorare direttamente sulla rabbia, perché spesso è profondamente repressa. Perciò affrontala indirettamente. La corsa favorirà il dissolversi di gran parte della rabbia e della paura.

La meditazione non è una cosa da fare al mattino, e poi non ci si pensa per il resto del giorno. È qualcosa che devi continuare in ogni momento della tua vita. Mentre cammini, mentre dormi, quando sei seduto, mentre parli o ascolti … rimane in meditazione chi è rilassato, chi si stacca dal passato. Ci sei tu di mezzo! Tu indica il tuo passato. Non permettere che ciò che è morto domini ciò che è vivo. Nella meditazione tu non sei presente.

Se non usi la vita quotidiana come metodo di meditazione, la tua meditazione diventerà inevitabilmente una fuga dalla realtà.

Ogni volta che ti senti di cattivo umore, espira profondamente per cinque minuti. Con l’espirazione, immagina di espellere il tuo malumore e rimarrai sorpreso: nel giro di cinque minuti sarai di nuovo normale e il malumore sarà scomparso.

Ogni cosa che fai può diventare un’occasione per meditare. È come il respiro: come inspiri ed espiri, così mediti! Inizia a fare con attenzione le cose che hai sempre fatto sbadatamente.

La meditazione non è un’esperienza, è diventare consapevole del testimone; osserva semplicemente, non fare altro che stare a guardare e rimani centrato nell’osservazione.

Stai semplicemente lì, nel presente l’ego non esiste.
Vivi come se non esistessi. Man mano che aumenta in te la consapevolezza che il mondo va avanti perfettamente anche senza di te, sarai in grado di conoscere un’altra parte del tuo essere che per lungo tempo, per intere esistenze, è stata trascurata. Ed è la tua ricettività.

Io non sono questo”: tu non sei la mente, tu non sei questo.
Portandola in superficie, diventerai consapevole della distanza, del baratro che ti separa da lei. L’immondizia rimarrà, ma tu non sei più identificato, è tutto lì. Ne sei separato, comprendi di esserne separato.
Quindi devi fare una sola cosa: non cercare di lottare con quel pattume e non tentare di cambiarlo. Limitati a osservarlo e ricorda una sola cosa: “Io non sono questo”.
Stai attento e osserva cosa accade.
Immediatamente si verifica una trasformazione. L’immondizia sarà ancora presente, ma non sarà più parte di te. Questo ricordare diventa una rinuncia.

La meditazione non è concentrazione. È semplicemente consapevolezza. Rilassati soltanto e osserva il respiro, non rifiutare nulla.

Contemplate gli opposti: se ti senti insoddisfatto, medita sull’opposto, la soddisfazione. L’opposto è l’altro aspetto della stessa energia: non appena lo introduci nel gioco, assorbe. La stessa energia dell’insoddisfazione cambia di qualità, che sale verso l’alto.

Non due”: ogni volta che ti senti diviso, che avverti la dualità ripeti: “Non due”. Ma dillo con consapevolezza, ogni volta che senti l’amore, ripeti: “Non due”, altrimenti l’odio starà in agguato: odio e amore sono un fenomeno solo.
Se lo dirai con consapevolezza avvertirai un’illuminazione.

Meditazione significa uscire dai desideri, liberarsi dai pensieri, staccarsi dalla mente. Meditazione significa rilassarsi nel momento, presente.
La meditazione non è una fuga dalla vita: è un riversarsi nella vita, correrle incontro. La mente è una fuga dalla vita, il desiderio è fuggire la vita.

Il solo vedere l’evidenza di una cosa, di una condizione particolare è meditazione. La meditazione non ha scopo, per cui non ha un centro.

Il corpo non è un problema, il problema sei tu.

Danza con le mani: le mani sono profondamente collegate con il cervello, la mano destra con l’emisfero sinistro, la sinistra con l’emisfero destro. Se lasci alle mani totale libertà di espressione, si rilasseranno moltissime tensioni accumulate nel cervello.
Questa è la tecnica migliore per rilassare il meccanismo cerebrale, le sue repressioni, l’energia non utilizzata. Le tue mani sono adattissime allo scopo.
Attraverso i gesti delle mani puoi entrare in meditazione profonda. Siedi semplicemente in silenzio, gioca, lascia libere le mani e rimarrai sorpreso. Non occorre saltare, dimenarsi e fare molto meditazione dinamica. Le tue mani saranno sufficienti.

Risvegliare i livelli sottili: se ti limiti a muovere il corpo e non siedi mai in silenzio, perderai qualcosa. Quando l’energia ha cominciato a fluire, si dovrebbe essere assolutamente silenti, altrimenti la meditazione non supererà il primo stadio. Il movimento del corpo fa bene, ma è un movimento grossolane, se tutta l’energia resta nel movimento esterno, il movimento sottile non inizierà mai.
Si deve arrivare al punto in cui il corpo è immobile come una statua, in modo che si arresti il movimento in superficie. L’energia è ancora pronta a muoversi e, non trovando uno sbocco nel corpo cercherà uno spiraglio interiore che non è del corpo. Comincerà a muoversi ai livelli sottili.
Ma all’inizio è necessario il movimento. Se prima non crei un movimento di energia, puoi sedere immobile come un sasso: non accadrà mai nulla. Per prima cosa aiuta l’energia a fluire poi, quando è in movimento, ferma il corpo: quando l’energia vibra così intensamente ed è pronta a muoversi, se la dimensione grossolana non sarà più disponibile, dovrà inoltrarsi nei livelli sottili.

All’interno delle orecchie esiste un sesto senso, il senso dell’equilibrio. Quando bevi o assumi una droga, questo senso viene intaccato, e ne resta disturbato.

Nessuno vi può dare un mantra: lo devi scoprire da solo; sentire ciò che ti si adatta, ciò che ti commuove, che produce un impatto profondo sulla tua anima …

Emettere il suono “mmmmmmmmmmm” a bocca chiusa può essere una tecnica straordinaria e lo puoi fare ovunque. Almeno una volta al giorno; se puoi farlo due è ancora meglio. È una musica interiore così bella che reca pace a tutto il tuo essere.

Meditazione non è altro che un ritorno a casa, un semplice riposo interiore. Non è il canto di un mantra, non è neppure preghiera: è un semplice ritorno a casa per riposarsi un poco. Non andare da nessuna parte è meditazione, essere semplicemente dove si è. Non esiste un altro posto: essere semplicemente dove si è, occupare lo spazio in cui ci si trova …

La meditazione è un modo per entrare in rapporto, per incontrare il proprio sentirsi soli: invece di sfuggirlo, scendere in profondità nel sentirsi soli per vedere con esattezza di cosa di tratta.
La periferia è isolamento e il centro è solitudine. E una volta che hai conosciuto la bellezza del tuo essere solo, sarai una persona totalmente diversa, non ti sentirai mai più solo. Da quella solitudine sorge la fragranza dell’amore, e da quella solitudine nasce la creatività.

Pensare significa movimento, spostarsi da un pensiero all’altro. È un processo.

Non ti è possibile metterti totalmente a nudo di fronte a un altro. Per questo in Oriente non abbiamo mai sviluppato nulla che assomigli alla psicoanalisi: abbiamo sviluppato la meditazione, cioè l’arte di mettersi a nodo davanti a se stessi. Questa è l’unica possibilità di essere assolutamente veri, perché non esiste alcuna paura.



Voglio segnalare un interessante riflessione sulla meditazione dinamica di Osho, evidenziata dal sito: http://www.isolafelice.info/osho.htm

  • Nel terzo stadio: rimanere con le braccia alzate aumenta il livello di stress ortostatico, così il cuore deve lavorare di più per pompare sangue che, disceso verso le gambe deve risalire al cuore e al cervello. Si può facilmente svenire (sincope indotta) o avere un attacco di cuore. 
  • Nel quarto stadio: il bloccarsi sul posto rende impossibile il rilassamento. Mantiene la mente impegnata nel controllo e la coscienza resta in superficie. Meglio un completo rilassamento e tranquillità.

Fonte: Il libro arancione - Osho