QUANDO LE DUE MENTI SI FRAINTENDONO
Abbiamo visto che
l’inconscio reagisce per riflesso a ciò che ha appreso della mente conscia.
Ma cosa succede
se la mente conscia, nel momento in cui elabora per la prima volta uno stimolo
ambientale, lo interpreta in modo sbagliato e, di conseguenza, fornisce
un’informazione errata alla mente inconscia? E ancor: cosa succede se la mente
inconscia confonde due stimoli diversi tra loro, ritenendoli uguali, poiché
entrambi presentano qualcosa in comune, pur essendo in realtà due situazioni
totalmente differenti?
Succede che la
mente inconscia attua una risposta riflessa non appropriata.
È quello che può
capitare emotivamente a molte persone nel momento in cui affrontano situazioni
di vita che hanno tratti in comune con un loro recedente vissuto.
Anche il cancro è
un esempio di errore informazione secondo il dottor Ryke Geerd Hamer, oncologo tedesco esponente della medicina
germanica moderna, qualsiasi tumore è un conflitto tra il “bambino” (mente
inconscia) e la “madre” (mente conscia). Questo conflitto si origina nel
momento in cui le due menti non riescono a comunicare in modo corretto tra
loro. Ecco allora che il conflitto psichico genera una risposta inappropriata
che si ripercuote anche a livello fisico.
Che i traumi di
origine psicologica si possano manifestare in malattie “visibili” è qualcosa
che la medicina cinese ci ha tramandato da tempo. Secondo l’antica tradizione
orientale, infatti, ogni disturbo fisico è espressione di un’interferenza
emotiva. Questo è palese nel momento in cui adottiamo un approccio olistico e
guardiamo all’uomo come a un tutt’uno, dove materia e spirito non sono più
separabili. Per lo stesso motivo, sempre secondo il dottor Hamer, la malattia ha
una sua logica. Essa è la risposta appropriata del cervello a un’anomalia, a un
trauma esterno (cioè il conflitto di cui parlavamo) e fa parte di un programma
di sopravvivenza della specie. Risolto
il trauma, il cervello inverte l’ordine e il corpo passa alla fase di
riparazione.
Quanto la mente e
il corpo siano strettamente collegati, ce lo ricorda anche il ricercatore Bruce
Lipton. Il professore americano afferma che i pensieri, l’energia della mente,
influenzano direttamente il modo in cui il cervello fisico controlla i processi
fisiologici del corpo. L’energia del pensiero può attivare oppure inibire le
proteine che attivano le funzioni della cellula attraverso i meccanismi
dell’interferenza costruttiva o distruttiva.
E chi decide se
l’interferenza è costruttiva o distruttiva? A questo punto, la risposta
dovrebbe essere già chiara. Se è vero che gli stimoli di tipo chimico sono
letti dalle proteine recettore della membrana cellulare, è altrettanto vero che
le stesse proteine recettore devono sempre attuare una decodifica del segnale,
e tale decodifica è dettata loro dalle informazioni depositate nella mente
inconscia. La quale a sua volta si rifà alla mente conscia. Ed è qui che può
nascondersi l’errore.
Infatti, già
sappiamo che le nostre risposte agli stimoli ambientali sono controllate dalle
nostre percezioni. Ma non tutte le percezioni sono esatte. Le percezioni che
traggono origine dalla mente conscia sono soggette alla sua capacità di
giudizio e forniscono una interpretazione soggettiva degli stimoli ricevuti. Le percezioni della mente conscia sono
chiamate credenze. Le credenze leggono la realtà con gli occhi dell’osservatore
e agiscono come il filtro di un obiettivo per una macchina fotografica: in
base al nostro personale giudizio, esse cambiano il modo in cui vediamo il
mondo. Di conseguenza, il nostro funzionamento biologico si adatta a quel modo
di vedere, poiché da esso si attiva una specifica risposta che dipende dalla
precedente interpretazione degli stimoli ambientali, siano essi chimici,
energetici o emotivi.
Può sembrare
sorprendente, ma le credenze fanno “memoria” in tutto il nostro corpo. Ed è
proprio per questo che hanno conseguenza su tutta la nostra macchina biologica.
Come spiega il
dottor Alexander Loyd, le memorie cellulari
sono ricordi di esperienze che traggono origine dalle nostre credenze e che si
legano alle molecole-segnale di ciascuna di ciascuna dei 75-100 trilioni di
cellule di cui siamo composti, come se il nostro corpo fosse un diario su cui
viene scritto, per ogni nuova esperienza, una nuova pagina. Una volta
depositate, le memorie cellulari fanno capo alla mente inconscia (proprio
perché sono memorie “a lungo termine”), la quale le riattiva al momento del
bisogno, cioè quando essa percepisce uno stimolo simile a quello che le ha
generate. L’inconscio possiede dei meccanismi di protezione di tali memorie, al
fine della sopravvivenza. Per questo motivo, noi siamo consapevoli di meno del 10% dei nostri ricordi: tutto il
resto lo custodiamo all’interno del nostro inconscio, e ci è difficile
scoprirlo, finché non impariamo a comunicare con esso.
Fonte: RQI – Il segreto
dell’auto-star-bene di Marco Fincati