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sabato 20 dicembre 2014

TIME LINE

Cancelliamo, distorciamo e generalizziamo l’informazione che ci giunge attraverso i sensi, utilizzando determinati filtri interni di elaborazione. Questi filtri sono i metaprogrammi, i valori, le credenze, gli atteggiamenti, le decisioni e i ricordi.

Vediamo i nostri filtri:
1 Metaprogrammi: filtri interni, agiscono a livello inconscio e sono privi di contenuto, ma filtrano la nostra esperienza. Sono filtri di cancellazione e distorsione che aggiungono o sottraggono elementi alle nostre generalizzazioni. Sono modi in cui manteniamo la nostra identità, preservando o distruggendo le generalizzazioni che via via facciamo.
Conoscere i metaprogrammi aiuta a prevedere precisamente gli stati emotivi interni, e si possono usare per anticipare il comportamento e le azioni altrui. I metaprogrammi non inseriscono schemi rigidi ne stabiliscono cosa è giusto e cosa è sbagliato, sono solo modi in cui le persone elaborano l’informazione.
Sono dei programmi interni di filtri che usiamo inconsciamente per decidere a cosa prestare attenzione, sono il modo in cui elaboriamo, conserviamo o distruggiamo le generalizzazioni nel corso del tempo; sono il modo in cui costruiamo le generalizzazioni, diamo loro una coerenza e la manteniamo nel tempo. Determinano la qualità della nostra esperienza.

2 Valori: operano a livello inconscio, e sono il primo livello in cui i filtri hanno un proprio contenuto: sono un filtro di valutazione. In base ai valori decidiamo se le nostre azioni sono buone o cattive, giuste o sbagliate. Ognuno di noi ha modelli diversificati del mondo (una propria rappresentazione interna di come è il mondo), e i nostri valori sono in correlazione con tali modelli.
Sono quelle cose (o nozioni) per le quali siamo disposti a utilizzare risorse, o per avere le quali cerchiamo di ottenere risorse. I valori governano tutti i comportamenti umani.
I nostri valori sono spesso il risultato di un modellamento inconscio da parte delle persone che ci circondano. Adottiamo sistemi di credenze e valori per adattarci.

3 Credenze: convinzioni o accettazioni che certe cose sono vere e reali. Sono anche generalizzazioni sullo stato del mondo. Bandler sostiene che “le credenze sono quelle cose a cui non possiamo sottrarci”. Sono interruttori che attivano e disattivano la nostra capacità di agire nel mondo, perché se non credete nelle vostre possibilità di fare qualcosa, non scoprirete mai se potete farlo. Le credenze sono agganciate, o collegate, ai valori. Esse sono a un livello più conscio rispetto ai valori, sono affermazioni che si basano sulle nostre rappresentazioni interne: su come crediamo che sia il mondo.
Le credenze-nucleo e i valori-nucleo hanno a che fare con la nostra identità, e si creano spesso inconsciamente in un modo molto semplice prima degli otto anni, osservando i nostri genitori interagire. Queste credenze e valori sono i più pervasivi.

Le incongruenze sono in genere il risultato di conflitti di valori all’interno di una persona. Una persona che ha al suo interno dei conflitti di valori, mostrerà o un’incongruenza simultanea (es. annuire e di “no”), o un’incongruenza sequenziale (es. “voglio fare questo, ma …”). Se i valori non sono in linea con i cambiamenti che avete fatto in terapia, i cambiamenti regrediranno molto facilmente. La ristrutturazione con la compressione visiva e altri procedimenti sono perfetti per trattare conflitti di valori e credenze.

4 Atteggiamenti: costituiti dai valori e dalle credenze. Spesso è più difficile produrre cambiamenti a livello degli atteggiamenti piuttosto che a quello dei valori. Gli atteggiamenti si basano sui sistemi di credenze. Poggiano su grappoli di sistemi di credenze e valori relativi a un determinato argomento. Un atteggiamento è la somma totale delle nostre credenze e dei nostri valori riguardo a un determinato argomento.
Per modellare un comportamento oltre alle strategie dei procedimenti interni, agli stati interni o alle emozioni e alla psicologia, bisognerebbe considerare due tipi di valori:
  • i valori fonte di potere (es. portare a termine un impegno) e determinazione (es. libero arbitrio)
  • i valori e le credenze di come agisco in relazione agli altri (es. lealtà).

Se operiamo cambiamento solo a livello di strategie, di stato o fisiologia, quei cambiamenti avranno vita breve. Invece con la Time Line, la compressione visiva e i cambiamenti di valori, si produce un cambiamento più duraturo.

5 Ricordi: influenzano le percezioni di un individuo e la sua personalità, determinano ciò che siamo.

6 Decisioni: sono in relazione con i ricordi. Riguardano ciò che siamo, specialmente quelle a carattere limitativo, possono influenzare tutta la nostra vita. Possono generare credenze, valori, atteggiamenti e perfino stili di vita possono semplicemente influenzare le nostre percezioni nel corso del tempo.
Il problema di molte decisioni è che sono state prese o inconsciamente o a un’età precoce, e sono state poi dimenticate. Inoltre, possiamo decidere qualcosa in un determinato momento e poi non riconsiderare le nostre decisioni a mano a mano che cresciamo e che i nostri valori cambiano.
Decisioni e ricordi individuali possono trovarsi a livello più o meno conscio rispetto a certi valori, credenze e atteggiamenti.

L’informazione che viene trattenuta ogni volta che realizziamo un rappresentazione interna (immagini interne, suoni, dialogo, sentimenti) di qualche episodio, dunque, risulta dall’azione di questi sei filtri. È la nostra rappresentazione interna che ci porta a essere in un certo stato e genera una determinata fisiologia.
Questi filtri determinano le nostre azioni.
Ma la RI (rappresentazione interna) ossia la mappa non è il territorio.

Come disponiamo tutti questi pezzi nella mente?
  • Metaprogrammi (sono i più inconsci)
  • Valori-nucleo
  • Valori
  • Credenze
  • Atteggiamenti

I ricordi e le decisioni possono trovarsi in qualunque punto di questa scala che va dall’inconscio al conscio.
Osservando i propri valori li potremmo dissociare e divenirne più coscienti, divenendo più coscienti anche dei metaprogrammi.

Come cambiare i valori:
  •  Valutare la famiglia poiché il bambino imita i genitori. Come è stato il periodo dell’imprinting e del modellamento. Come erano i suoi genitori?
  • Valutare gli amici durante il periodo della socializzazione.
  •  Valutare la religione.
  • Valutare la scuola.
  • Valutare la geografia del luogo ove siete cresciuti (es. sud, nord, est …)
  • Valutare la prosperità economica
  • Valutare se ci sono stati eventi importanti (es. guerre …)
  •  Valutare i media, la musica … 

Fonte: TIME LINE. La ristrutturazione dell’esperienza temporale con la programmazione neurolinguistica - Tad James, Wyatt Woodsmall - Astrolabio editore

mercoledì 19 novembre 2014

Ayahuasca per curare la depressione ... Scopriamo la ricerca che viene fatta a Natale sulla bevanda


Quali sarebbero gli effetti di una sostanza considerata divina e che viene utilizzata da centinaia di anni dagli indiani in Amazzonia?

Un’indagine condotta da gennaio di quest'anno presso il Brain Institute UFRN può offrire alcune risposte.

L’indagine è stata dal professor Dráulio de Araújo, il quale, ha indagato quali sono gli effetti della ayahuasca nel cervello, oltre ai suoi potenziali benefici terapeutici.

Per chi non lo sapesse, l’Ayahuasca è una bevanda prodotta dalle piante che si trovano in Amazzonia. Di solito è utilizzata nei rituali sciamanici e ha come principale componente chimico dimetiltriptamina (DMT), che provoca allucinazioni.
C'è la convinzione mistica che la DMT sarebbe una sorta di molecola dello spirito. Esiste un interessante documentario, disponibile su Netflix, su questa potenza mistica della sostanza, che raccoglie le testimonianze di ricercatori, sciamani e utenti di tutto il mondo.
Secondo il professore, i test sono in corso all'UFRN e nell'Ospedale Universitario Onofre Lopes. Ci sono 80 volontari che fanno uso controllato di Ayahuasca, mentre i suoi effetti sono misurati da ricreatori.

È ancora troppo presto e non ci sono dati preliminari sul risultato della ricerca.
Ma si presuppone vi sia un grande potenziale per il trattamento della depressione e le malattie come il morbo di Parkinson, con più efficienza e senza effetti collaterali.
Il professor Araújo Dráulio è post dottorando di neuroimaging funzionale presso l'Università di San Paolo e professore di ruolo del Brain Institute UFRN. Per il progetto, è stato coordinato un team di 22 persone.

Araújo ha dichiarato che non ci sono dati sugli effetti negativi dell'uso di Ayahuasca nella maggior parte delle persone. Tuttavia, vi sono gruppi a rischio.
"La sostanza è estremamente sicura. Molto prima che la scienza iniziò ad interessarsi alla sostanza, e per certificarne la sicurezza, diversi gruppi avevano fatto uso regolare di Ayahuasca. Se avesse provocato dei gravi effetti negativi, lo avremmo sicuramente già notato, dal momento in cui la sostanza è stata utilizzata da un buon numero dei partecipanti in diversi riti.
Come qualsiasi sostanza che agisce sul sistema nervoso centrale, naturalmente ci sono gruppi a rischio. Nel caso dell’Ayahuasca, gli individui che tendono a episodi psicotici, per esempio, sembrano fare parte di questi gruppi. Inoltre, si segnala che molti degli effetti "difficili" sono reazioni somatiche, soprattutto nausea e infine dissenteria. È importante notare che l’Ayahuasca non ha effetti additivi (dipendenza), come nel caso di alcol e tabacco, per esempio".

Lo studio durerà due anni. Se gli effetti benefici saranno provati, è possibile che la bevanda diventi un potente rimedio e potrà essere acquistata, in futuro, in farmacia.

Neuroscienze
Natale è diventato un punto di riferimento in una produzione scientifica nel campo delle neuroscienze. La storia è iniziata con il ricercatore Miguel Nicolelis, quando ha proposto il suo Istituto Internazionale di Neuroscienze per Natale di qualche anno fa.

Oggi la città ospita due centri di ricerca all'avanguardia nel settore: oltre al Nicolelis, l'Istituto del Cervello, legati alla UFRN, dove uno dei  ricercatori è il neuroscienziato Siddhartha Ribeiro.

Ribeiro è conosciuto per il lavoro che fa con sogni lucidi e il loro potenziale di apprendimento. E 'parte di un gruppo di scienziati che sono a favore della legalizzazione della marijuana.

È stato premiato per i viaggi Transformadores.

Le lezioni e i testi di Siddhartha sono molto stimolanti e li consiglio a tutti.


Fonte: http://www.apartamento702.com.br/ayahuasca-para-tratar-depressao-conheca-pesquisa-esta-sendo-feita-em-natal-sobre-planta/

lunedì 20 ottobre 2014

Emodieta - Dr. Mozzi

Le diete secondo i gruppi sanguigni

A inizio ‘900 Karl Landsteiner condusse alcune ricerche e raggiunse il Nobel per la scoperta dei gruppi sanguigni, studi proseguiti da Alfredo De Castello e Adriano Sturli, Emil von Dungern e Ludwig Hirszfeld.

Nel 1957 il dr. Edomndo Damoni scrive una tesi sulla correlazione tra alcune patologie e i gruppi sanguigni.

Nel 1960 James D’Adamo, naturopata americano iniziò a sperimentare sui suoi pazienti diete differenziate in base al gruppo sanguigno. Suo figlio, Peter D’Adamo (naturopata) ha proseguito le sue ricerche trovando conferme che illustrò sui suoi libri.
La sua ipotesi è che i gruppi sanguigni si sono differenziati grazie alla diversa alimentazione adottata dalle varie popolazioni durante l’evoluzione del genere umano.
Ciò è supportato dal fatto che i gruppi sanguigni siano comparsi in epoche storiche e in regioni geografiche diverse, anche se mancano sperimentazioni scientifiche che convalidano l’ipotesi.

Il gruppo sanguigno, quindi, non serve solo a identificare il tipo di sangue necessario per le trasfusioni e i trapianti di organi, pratiche che la Natura non ha mai previsto.
Esso rappresenta l’espressione più comprensibile e immediata delle nostre caratteristiche immunitarie.

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I brevi ritratti degli appartenenti ai quattro gruppi sanguigni, benché siano basati sull'esperienza di anni di lavoro e di contatto diretto con i pazienti, sono indicativi e costituiscono una cornice all'interno della quale sono possibili infinite variazioni. 

Le persone del GRUPPO 0 hanno un sistema immunitario molto reattivo. Manifesta risposte immunitarie in tempi brevi, e può sviluppare anche patologie in tempi brevi così come può recuperare velocemente.
Hanno un sistema digerente abbastanza robusto, produce acido gastrico in abbondanza riuscendo così a digerire la carne con facilità, ma faticando nella digestione di cereali e latticini.
Non hanno bisogno di seguire ritmi biologici cadenzati nell’assunzione di cibi.
Sono molto sensibili ai nuovi influssi e ai cambiamenti, in genere possiedono una buona dose di resistenza, ottimismo e intuizione.

Le persine del GRUPPO A hanno un sistema immunitario non molto robusto e poco combattivo verso le infezioni.
Hanno un sistema digerente sensibile e delicato e una certa difficoltà nella digestione delle proteine e dei grassi animali (specie quelli mammiferi).
Digerisce meglio le proteine di: pesce, legumi, semi oleosi e carboidrati.
Hanno maggior bisogno di seguire ritmi biologici cadenzati nell’assunzione di cibi.
Hanno buone capacità di adattamento, una personalità tranquilla e uno spiccato spirito di collaborazione che si trasforma in abilità relazioni e buone capacità di lavorare in gruppo.

Le persone del GRUPPO B hanno un sistema immunitario piuttosto robusto, forte e resistente alle patologie.
Hanno un sistema digerente robusto e adattabile ai cambianti dietetici.
Sono portate a consumare molti alimenti ad ogni pasto.
Sono poche le sostanze che li danneggiano veramente (glutine, mais, pomodoro, maiale).
Sono persone abbastanza abitudinarie, stabili nel mutamento.
Possiedono buone capacità relazionali e buon equilibrio fisico, psichico ed emotivo.

Le persone del GRUPPO AB hanno un sistema immunitario per alcuni versi simile a quello del gruppo A, molto tollerante e spesso aperto verso virus, batteri e patologie, ha tempi di risposta piuttosto lenti. Necessita di essere rafforzato. Impiegano molto tempo a manifestare le patologie, e hanno lunghi tempi di recupero.
Hanno un sistema digerente sensibile, in genere tollerano un’alimentazione onnivora equilibrata.
Sono persone intuitive e aperte verso gli altri e il mondo esterno, hanno la necessità di sentirsi liberi e, nello stesso tempo, hanno bisogno di un certo radicamento esistenziale; si riallacciano, in questo modo, alle diverse modalità di vivere dei gruppi A e B e le rendono complementari.
Questo gruppo è l’esito dell’unione tra i gruppi A e B, è il più recente e raro nel mondo. 


                          Cercate di essere curiosi e non stancatevi mai di sperimentare


Fonte: La dieta del dottor Mozzi 



mercoledì 15 ottobre 2014

Rilassamento Acquariano

Questo rilassamento mi fu insegnato dal Master Reiki, Vinicio Provezza, mi disse che si trattava del Rilassamento Acquariano di Baba Bedi (http://www.tecnicavibrazionale.it/).

Ha la peculiarità di essere facile da memorizzare così da poterlo utilizzare sin da subito in modo autonomo, e negli anni si è rivelato molto efficace. 

Questo strumento aiuta a rilassare il corpo e ci induce a porre l'attenzione senza che venga dispersa come solitamente accade. 

Sediamo come più preferiamo, l'importante è mantenere la schiena dritta.
Chiudere gli occhi aiuta a interrompere il vagabondare della mente, ma tenere gli occhi socchiusi aiuta a sentirsi all’interno così poi si può riuscire a rilassarsi quotidianamente senza che nessuno se ne accorga. Quindi ognuno faccia ciò che sente meglio. 

La lingua dovrebbe appoggiarsi al palato, ma inizialmente basta che sia rilassata. 

Facciamo alcuni respiri profondi, inspirando dal naso ed espirando dalla bocca lentamente (sentiamo l’aria che entra nel naso, nei polmoni, scende nello stomaco e poi piano piano esce), se si fa fatica si potrà espirare dal naso. 
      Poi lasciamo che il corpo respiri naturalmente. 
     È utile pensare che inspirando facciamo entrare energia vitale ed espirando facciamo uscire energia satura.

Cominciamo dalla testa (rilassiamo ogni parte con tre respiri profondi, se non si dispone di abbastanza tempo basta anche un solo respiro profondo):

  • parte dx di testa e faccia
  • parte sx di testa e faccia
  • parte dx: collo-gola
  • parte sx: collo-gola
  • parte dx: spalla – scapola – braccio – gomito
  • parte sx: spalla – scapola – braccio – gomito
  • parte dx: avambraccio – polso – mano – dita
  • parte sx: avambraccio – polso – mano – dita
  • parte dx: del tronco fino alla cintura compresi: polmone – fegato/pancreas – intestino
  • parte sx: del tronco fino alla cintura compresi: polmone – stomaco/milza – intestino
  • spina dorsale partendo dalla nuca fino al coccige compresi gli organi della procreazione e dell’evacuazione
senti i RENI  (opzionale, mia elaborazione)
senti il CUORE  (opzionale, mia elaborazione)
  • parte sx: inguine – anca – natica
  • parte dx: inguine – anca – natica
  • parte sx: coscia fino al ginocchio
  • parte dx: coscia fino al ginocchio
  • parte sx: tibia – caviglia – piede – dita
  • parte dx:  tibia – caviglia – piede – dita
Abbiamo terminato, io consiglio a questo punto di fare qualche respiro profondo, e cercare di sentire il corpo nella sua totalità, sentire dove ci sono contratture, ansia, tensioni e semplicemente prenderne atto. 

Buon lavoro!

Mariangela Mattoni

mercoledì 24 settembre 2014

VIRUS HIV - Articolo del Dr. Alessio Pisani[1]

Il 23 aprile 1984 il dr. Robert Gallo affermò in conferenza stampa con l’allora segretaria del Ministero della Salute statunitense Margaret Heckler che: “la probabile causa dell’AIDS era stata individuata, è un virus chiamato HTLV 1-2-3 (oggi chiamato HIV); contiamo di avere un vaccino pronto entro 2 anni” (di anni ne sono passati 28…).

Tale conferenza venne effettuata prima che Gallo sottoponesse la ricerca e i suoi esperimenti alla comunità scientifica per poterne verificare la validità. 24 ore dopo il primo “test” ipoteticamente destinato all’individuazione del virus nel sangue umano era già stato brevettato ed era pronto per essere venduto in tutto il mondo. I documenti ufficiali che “provano” questa “scoperta” sono riportati qui di seguito.

Il giorno 26 marzo 1984 il dr. Gonda, che venne incaricato da Gallo e assistenti di fotografare il “virus” al microscopio elettronico al fine di inviare le immagini alla rivista Science per la sua pubblicazione, scrive a Gallo e alla sua équipe che: “…le particelle osservate sono frammenti di una cellula degenerata” e che “….non credo affatto che le particelle fotografate siano il virus HTLV (HIV)”.

Il collaboratore di Gallo, il dr. Popovic scrisse nella sua ricerca (si veda il documento originale qui sotto) che: “nonostante intensi sforzi nella ricerca, l’agente patogeno causa dell’aids non è stato ancora identificato”. Gallo, come si può notare dal documento, depennò tale frase e la sostituì con una che affermava il contrario. E spedì il suo articolo alla rivista Science che lo pubblicò il 4 maggio del 1984 ...

Nel 2008, 37 scienziati inviarono una lettera a Science chiedendo che l’articolo del 1984 di Gallo venisse immediatamente ritirato poiché le prove di come fosse stato volutamente contraffatto erano tali da renderlo inaccettabile dal punto di vista scientifico e morale. Tale lettera è ancora in attesa di risposta.

… gli stessi produttori del test Elisa, alla voce “sensibilità e specificità del test” affermano: “AD OGGI NON ESISTE UNO STANDARD RICONOSCIUTO PER STABILIRE LA PRESENZA O L’ASSENZA DI ANTICORPI HIV-1 E HIV-2 NEL SANGUE UMANO”.
Ma tale test viene usato per affermare che nel sangue analizzato del paziente gli anticorpi sono presenti e che prima o poi il paziente morirà.

Nel foglio illustrativo del test Western Blot, chiamato “test di conferma” perché appunto dovrebbe confermare un’infezione rivelatasi al primo test Elisa, si legge che: “UN CAMPIONE DI SANGUE RISULTATO POSITIVO SIA AL TEST ELISA CHE AL TEST WESTERN BLOT SI PRESUME INFETTO DA HIV-1” e ancora: “SEBBENE UN RISULTATO POSITIVO (ricordiamo che la sua positività cambia da paese a paese…) POTREBBE INDICARE INFEZIONE DA HIV-1, LA DIAGNOSI DI AIDS PUO’ ESSERE EFFETTUATA SOLO SE L’INDIVIDUO RISPECCHIA I CRITERI DIAGNOSTICI STABILITI DAL CDC (CENTER OF DISEASES CONTROL)” e inoltre al punto 6 viene affermato: “NON USARE IL WESTERN BLOT COME UNICO TEST DI CONFERMA DI DIAGNOSI DI POSITIVITA’ AL VIRUS HIV-1”.
Peccato che questo viene chiamato e usato come test di conferma…

Passando alla terza metodica diagnostica, la PCR, ecco cosa riporta il foglio illustrativo del test: “QUESTA TECNICA NON DEVE ESSERE USATA COME TEST DI SCREENING PER IL VIRUS HIV O COME STRUMENTO DIAGNOSTICO PER CONFERMARE LA PRESENZA DEL VIRUS”.

Con questo test, invece, i medici decidono quando iniziare le terapie farmacologiche sui pazienti definiti sieropositivi.
Terapie farmacologiche basate su farmaci tossici e mortali (chiamati farmaci antiretrovirali-ARV) nei cui bugiardini, consultabili liberamente sul sito della FDA (Food and Drugs Administration) viene affermato che (vedi immagine, esemplificativa di uno dei tanti farmaci ARV fotografata direttamente dal sito americano www.fda.gov):

“QUESTO FARMACO NON CURA E NON PREVIENE L’INFEZIONE DA HIV E NON NE IMPEDISCE LA TRASMISSIONE. QUESTO FARMACO PUO’ CAUSARE, CON I SUOI EFFETTI COLLATERALI, GLI STESSI SINTOMI DELLA IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA (AIDS)”.

Milioni di vittime nel mondo sono quindi morte a causa dei farmaci che dovevano curarli….

Françoise Barrè-Sinoussi ha preso il Premio Nobel per la Medicina insieme a Luc Monatagnier per la presunta scoperta del virus HIV; ma la prima ha affermato nel documentario “The Emperor New Virus” che: “Purificare il virus era fondamentale per poter preparare i test per trovare gli anticorpi dell’hiv, ok? Perché volevamo che i test diagnostici fossero quanto più precisi possibile. Infatti se si usa una preparazione di virus che non è purificata ovviamente identificherai anticorpi di ogni tipo…”

Peccato però che Luc Montagnier che ha condiviso con lei il Nobel abbia sostenuto: “I repeat we did not purify”, "Ribadisco, noi non lo abbiamo isolato" (Rivista Continuum 1997 vol 5, numero 2).
…dunque? Il virus non è MAI stato visto da nessuno ...

In un’intervista del 2009, il co-scopritore del virus HIV Luc Montagnier ha dichiarato che: “POSSIAMO ESSERE TUTTI ESPOSTI AL VIRUS HIV SENZA ESSERE CRONICAMENTE INFETTI; UN SISTEMA IMMUNITARIO FUNZIONANTE SI LIBERERA’ DAL VIRUS IN MODO NATURALE”.

Il prof. Montagnier dovrebbe spiegarci come sia possibile liberarsi “in modo” naturale da un retrovirus che per quasi 30 anni è stato definito incurabile, letale, altamente trasmissibile….

Inoltre ricordiamo che la funzione di un vaccino è creare gli anticorpi verso la malattia stessa. Se una persona risulta positiva al test per il citomegalovirus o la toxoplasmosi, ad esempio, viene dichiarata immunizzata verso tali agenti patogeni, poiché nel sangue vengono rilevati appunto gli anticorpi specifici. Nei test HIV che, come abbiamo visto i produttori stessi dichiarano non in grado di identificare gli anticorpi HIV, la positività (ovvero la presenza dei anticorpi) viene invece valutata come indicatore di infezione cronica, progressiva e mortale.

Ma se anche l’HIV fosse un retrovirus, come sostenuto da decenni, è importante sapere che nella storia della microbiologia e della virologia nessun retrovirus è mai stato né pericoloso né letale. Il nostro patrimonio genetico contiene infatti circa novantasettemila (97000) retrovirus endogeni (ovvero innati, non acquisiti dall’esterno) naturalmente presenti nel nostro organismo e assolutamente innocui.

Le culture cellulari usate da Gallo nel 1983, a cui seguì la pubblicazione su Science dell’articolo-annuncio della scoperta del virus HIV, erano mescolate a linfociti provenienti dal sangue di cordone ombelicale, tessuto riconosciuto da tempo per la sua ricchezza in retrovirus umani. Tale articolo comprende dunque gravi errori metodologici.

15 anni più tardi vennero effettuati controlli sperimentali in laboratori francesi e statunitensi che pubblicarono un articolo nella rivista Virology, in cui si dimostrava i risultati dei loro studi al microscopio elettronico sui gradienti ottenuti a partire da culture cellulari che si ritenevano infette da HIV. In entrambi gli studi, gli autori hanno riscontrato un’abbondanza di residui cellulari senza alcuna evidenza accettabile di particelle retro virali. Quasi nello stesso momento Luc Montagnier venne intervistato da Djamel Tahi e finì per ammettere che in effetti il virus HIV non era mai stato isolato nel suo laboratorio.

In ultima istanza, viene da chiedersi perché il programma mondiale di lotta contro l’aids degli Stati Uniti sia gestito dal National Security Council e dalla CIA, e non sia stato invece affidato agli organismi competenti in materia di sanità.



Fonte articolo: http://scienzamarcia.blogspot.it/2012/03/aids-la-frode-scientifica-del-secolo.html




[1] Il Dr. Alessio Pisano è specialista di psiconeuroimmunologoia e medicina psicosomatica.

giovedì 24 luglio 2014

Riflessologia facciale vietnamita - DIEN’ CHAM’

È nel 1980 che le basi di questa stupefacente tecnica hanno visto la luce in Vietnam, nella città di HoChiMinh (l’antica Saigon) grazie al lavoro del professor Bui Quoc Chau e di tutta una équipe di medici, ricercatori e agopuntori. Lavorando in un ambiente ospedaliero, si era interessato ai principi della riflessologia; gli era venuta così l’idea di studiare eventuali corrispondenze tra il viso e il corpo.

Alcuni aspetto del l’I Ching si basano sul principio di corrispondenza (come anche nel Kybalion “Tutto in natura si corrisponde”) così il professor Bui Quoc Chau si disse che, di conseguenza, sarebbe stato logico che tutto quello che è in nature obbedisse a questa legge.
Bui Quoc Chau: “Dato che la curvatura del naso ricorda la curvatura della colonna vertebrale, deve certo corrisponderle e quindi dar modo di curarla!” “… e  le narici avrebbero potuto anch’esse corrispondere alle natiche, cui assomigliavano. Le gambe allora avrebbero dovute essere rappresentate, ai due lati delle narici, delle pliche laterali che partono dal naso e arrivano ai lati della bocca e le sopracciglia potrebbero rappresentare le spalle e le braccia”.

E così che scoprì la prima proiezione del corpo a livello del viso.

Il proseguimento del lavoro lo porterà a disegnare fino a ventidue sistemi di proiezione del corpo sul solo livello facciale e a scoprirvi più di cinquecento punti-riflessi.
Fu così che mise a punto insieme alla sua equipe una nuova riflessologia, ancora più complessa e efficace dell’agopuntura. Diede a questo metodo il nome di Facythérapie, che riunisce in uno solo i due termini che lui stesso e i suoi discepoli utilizzavano spesso: Diagnostica Facciale e Terapia Cybernetica (Cybernetica perché il professore considerava il viso come un quadro di comando o una tastiera di un computer: basta spingere un bottone per ottenere la risposta a distanza di un organo, la regolazione di una funzione organica o il sollievo da dolore!).
Il solo inconveniente, è che la terapia facciale è un metodo di una tale complessità che solo specialisti che l’abbiano studiata per anni possono sperare di utilizzarla. Essa è una sintesi tra riflessologia, massaggio e agopuntura.
Su questa teoria di base si è in seguito fondato Nuhan Le Quang per mettere a punto il suo metodo, il Dien’Cham’, che consiste nella stimolazione di punti-riflesso del viso, per messo di un fondamentale strumento … l’estremità arrotondata di una penna a sfera! In meno tempo di quel che occorre per scriverne, i vostri mali spariranno come per incanto.

Che cosa può risolvere il Dien’ Chanm?:
  • Problemi concernenti schiena, articolazioni, muscoli dolori lombari; cervicali, spalle, ginocchia, colonna vertebrale, braccia, gambe, mani, dita, piedi, caviglie, artrosi, reumatismi, poliartrite, lussazioni, sciatiche, lombaggini …)
  • problemi sessuali e dell’apparato genitale, squilibri ormonali (problemi mestruali, ossia mestruazioni dolorose, abbondanti, insufficienti, amenorrea, perdite bianche, vaginite, prostatite, sterilità, contraccezione, impotenza, frigidità, eiaculazione precoce, menopausa, pre-menopausa, vampate di calore, secchezza vaginale, prolasso dell’utero, fibroma, cisti ovarica, mastite, allattamento, ipo/ipertiroidismo …)
  • problemi di pelle (infiammazioni diverse, acne, prurito, eczema, psoriasi, bruciori, fuoco di sant’Antonio, orticaria …)
  • disturbi digestivi, assimilazione e eliminazione (colite, gastrite, diabete, costipazione, diarrea, epatite, calcoli biliari e renali, ritenzione idrica, obesità, cellulite, emicrania …)
  • disturbi del sistema nervoso (depressione, insonnia, ansia, irritabilità, bambini nervosi o iperattivi, apatia, fatica cronica, mal di testa, mali di viaggio …)
  • disturbi della circolazione (cattiva circolazione, varici, ipo o iper-tensione, vertigini, malattie diverse …)
  • qualche caso particolare o cronico (morbo di Parkinson, emiplegia, paralisi, parestesia …)
  • disturbi respiratori (bronchite, asma, sinusite, raffreddori …)
  • altro (visione imperfetta, abbassamento dell’udito, allergie …)

Principi base
Principio di corrispondenza della forma. Bui Quoc Chau precisa che questo principio è basato sul proverbio “chi assomiglia, si accoppia”, menzionato nell’I Ching. Il che significa che “quel che mostra la stessa forma si assomiglia e si corrisponde”. Ad esempio i punti 8 e 106, della stessa natura, possono essere associati vantaggiosamente.

Principio di corrispondenza di natura. Es. il collo unisce il corpo alla testa. Il polso collega la mano all’avambraccio, come la caviglia collega il piede alla gamba. In vietnamita, quelle parti del corpo che sono il collegamento tra altre due, vengono indicate con una stessa parola: cô. Il collo è cô tay, la caviglia cô chan. Secondo questo principio si considera la radice del naso (situata tra le sopracciglia e gli occhi) come una cosa della stessa natura (cô), dato che collega il naso alla fronte. Certo, la cervicale si blocca e il collo si cura stimolando quella zona che li riflette, ma si può ottenere lo stesso risultato anche massaggiando i polsi e le caviglie.

Principio di omogeneità. Stabilisce un nesso tra le parti del corpo malate, le loro funzioni e le relative manifestazioni a livello del viso, sotto la forma di punti detti “molli”, che presentano cioè una mancanza di compattezza, facile da verificare al tocco e talvolta addirittura alla vista. Anche la quantità di questi punti-riflesso “molli” e il loro grado di “morbidezza” sono un indice della gravità della malattia o dello squilibrio.

Principio di simmetria. Le parti del corpo poste sul lato destro del corpo si trovano sulla destra del viso, stessa cosa per il lato sinistro. C’è un’eccezione a questa regola, e riguarda i punti situati sul davanti, alcuni dei quali corrispondono sul lato opposto. C’è comunque uno schema di corrispondenza tra fronte e organi interni.

Principio di interconnessione. Tutto nell’universo è interdipendente. È la stessa cosa nel corpo umano. Soffrite di emicrania? Controllate lo stato del fegato o della cistifellea. Avete spesso male alla gola? Verificate come sta l’intestino …

Principio dell’effetto contrario. A seconda del tipo di malattia, ogni punto di agopuntura richiede una durata, una frequenza e una intensità di stimolazione ben definita. Se non se ne tiene conto e la stimolazione è insufficiente, non si otterranno i risultati sperati. Al contrario, se la stimolazione è troppo forte, mantenuta troppo a lungo, non si avrà nessun risultato o, peggio, si rischia di ottenere l’effetto opposto e di vedere peggiorare la situazione.
Per evitare tutto ciò, c’è una regola semplice: stimolare soltanto leggermente e rapidamente i punti non dolorosi e smettere di stimolare una zona o un punto non appena cessa di essere sensibile.

Principio dei punti non dolorosi. Questa teoria ha permesso la determinazione precisa dei punti sul viso. Anche questa fu ispirata da un celebre adagio dell’I Ching: “Nello Yang c’è lo Yin e nello Yin c’è lo Yang”.
L’estrapolazione in termini di agopuntura facciale ha condotto a verificare che “nella zona in cui c’è un punto doloroso, c’è un punto non doloroso”.
L’esperienza clinica ha provato la veridicità di questa formula. È così che è stato determinato il punto 1 (alla radice del naso), il primo di una lunga serie di cinquecento (da notare che la numerazione dei punti corrisponde all’ordine in cui furono evidenziati, senza nessun altra implicazione).
Questo principio fu applicato poi allo stesso modo per determinare gli altri punti e le zone di corrispondenza del corpo sul viso. 


Fonte: DIEN’ CHAM’, Riflessologia facciale vietnamita - Marie-France, Nhuan Le Quang










mercoledì 18 giugno 2014

Vedute sul mondo reale – G. I. Gurdjieff

BAGLIORI DI VERITÀ, Mosca, 1915 circa
“La ragione ordinaria non consente all’uomo di appropriarsi della Conoscenza, facendone un suo bene inalienabile. Eppure, per l’uomo tale possibilità esiste davvero: prima, però, deve scrollarsi la polvere di dosso, prima di avere le ali con cui volare in alto egli deve fare un lavoro gigantesco e compiere immani sforzi. È certamente molto più facile abbandonarsi alla corrente e lasciarsi portare di ottava in ottava, ma è una strada infinitamente più lunga rispetto a quella di volere e di fare da sé. Il cammino è difficile, e la salita sempre più ardua, ma anche le forze man mano si moltiplicano. L’uomo si tempra, e a ogni passo scopre orizzonti sempre più vasti. Sì, questa possibilità esiste”.

Nell’universo tutto è materiale, e per questo motivo la Grande Conoscenza è più materialista del materialismo.

“Un rapido sguardo alla chimica le permetterà di capire meglio questa affermazione”.
Egli mi spiegò che la chimica, studiando le “sostanze” a densità diversa senza tener conto della legge dell’ottava, commette un errore che invalida il risultato finale. Conoscendo questo errore, si possono apportare delle correzioni e trovare dei risultati che coincidono perfettamente con quelli ottenuto in base dalla legge dell’ottava. Inoltre Gurdjieff specificò che il concetto di sostanze semplici, o elementi, che è alla base chimica moderna, è inammissibile dal punto di vista della chimica dell’ottava, che è la “chimica oggettiva”. La materia è sempre e dovunque la stessa. La differenza di qualità di ogni sostanza dipende soltanto dal posto occupato in una certa ottava, e dal livello a cui appartiene quell’ottava.
Da questo punto di vista, la nozione ipotetica di atomo come particella indivisibile di una sostanza semplice, o elemento, è un modello inservibile. L’atomo di una “sostanza” a densità nota, in quanto individualità reale, è invece la più piccola quantità di materia che mantiene tutte le proprietà fisiche, chimiche e cosmiche che caratterizzano quella sostanza come nota di una certa ottava. Per esempio, nella chimica moderna non esiste l’atomo d’acqua, perché l’acqua non è una sostanza semplice, ma un composto chimico di idrogneo e ossigeno. Dal punto di vista della “chimica oggettiva”, invece, un “atomo” d’acqua esiste, ed è il suo volume più piccolo, visibile anche a occhio nudo. Gurdjieff aggiunse: “Per il momento lei deve accettare queste affermazioni sulla fiducia, ma coloro che cercano la Grande Conoscenza sotto la direzione di chi l’ha già raggiunta devono a loro volta determinare e verificare, mediante ricerche personali, che cosa sono questi atomi di sostanze a densità diversa”.
“Il pensiero è materiale come tutto il resto”.
“Ci sono sistemi che consentono non soltanto di convincersene, ma di “pesarlo” e “misurarlo” come le altre sostanze. Siccome è possibile calcolarne la densità, è anche possibile mettere a confronto il pensiero di uomini diversi, o quello di un medesimo uomo in momenti differenti. Se ne possono definire anche tutte le qualità. Già gliel’ho detto, nell’universo tutto è materiale”.

“Giudichi tutto in base al buon senso, acquisisca una propria comprensione, e non accetti nulla sulla parola. E quando lei stesso, attraverso un sano ragionamento logico, sarà arrivato a qualche convinzione incrollabile, a una pinea comprensione di qualcosa, allora avrà raggiunto un certo grado di iniziazione”.

“È cento volte meglio non agire, che agire senza sapere”

“Chi sa, parla solo quando è certo che chi ascolta è in grado di capire”

Oggi non ci sono più dei creatori. I “sacerdoti dell’arte contemporanea” non creano, ma imitano: corrono dietro alla bellezza o alla verosimiglianza, se non addirittura alla cosiddetta “originalità”, senza avere le conoscenze necessarie. Poiché non sanno niente e non sono in grado di fare niente, brancolano nel buio; eppure, la folla li venera e li mette su un piedistallo. L’arte sacra è scomparsa, ma l’aureola che circondava i suoi servitori sopravvive ancora. Tutte le banalità sulla scintilla divina, il talento, il genio, la creatività, la sacralità dell’arte, oggi non hanno alcun fondamento, sono solo degli anacronismi. Cosa sono mai questi “talenti”? Ne riparleremo in un’altra occasione.

IO, CHI SONO?, Essentuki, 1918 circa
Ma se un uomo sa essere sincero verso se stesso, non sincero come s’intende abitualmente, ma spietatamente sincero, allora, di fronte alla domanda: “Che cosa sei?” non conterà su una risposta rassicurante. E ora, senza aspettare che arriviate da soli all’esperienza di cui sto parlando, e perché possiate comprendere meglio ciò che intendo, vorrei suggerire a ciascuno di voi di porsi la domanda: “Che cosa sono?”. Sono certo che il 95% di voi si troverà in imbarazzo, e che finirete per rispondervi con un’altra domanda: “Che cosa significa?”.
Questa è la prova che un uomo ha vissuto tutta la vita senza porsi tale domanda, e che ritiene scontato di essere “qualcosa”, addirittura qualcosa di molto prezioso che non è mai stato messo in dubbio.
Nello stesso tempo egli è incapace di spiegare che cos’è questo qualcosa, incapace persino di darne una minima idea, dal momento ch’egli stesso l’ignora. E se l’ignora, non è forse perché questo “qualcosa” molto semplicemente non esiste, ma solamente si suppone che esista? Non è strano che le persone dedichino così poca attenzione a se stesse, alla conoscenza di se stesse? Non è strano che chiudano gli occhi con tanto sciocco compiacimento su ciò che sono realmente, e che passino la vita nella piacevole convinzione di rappresentare qualcosa di prezioso? Esse si dimenticano di guardare il vuoto insopportabile che si cela dietro la superba faccia creata dal loro autoinganno, e non si rendono conto che questa facciata ha un valore puramente convenzionale.
Per la verità, non è sempre così. Non tutti si guardano così superficialmente. Ci sono degli uomini che cercano, che hanno sete della verità profonda e si sforzano di trovarla, che tentano di risolvere i problemi posti dalla vita, di arrivare all’essenza delle cose, dei fenomeni, e di pensare in se stessi. Se un uomo ragiona e pensa in modo corretto, qualunque strada segua per risolvere questi problemi, deve inevitabilmente ritornare a sé e cominciare a risolvere il problema di ciò che egli stesso rappresenta e di qual è il suo posto nel mondo che lo ricorda. Infatti, senza questa conoscenza, la sua ricerca sarà priva di un centro di gravità.
Socrate: “Conosci te stesso” restano il motto di tutti coloro che cercano la vera conoscenza e l’essere.

L’uomo non è libero, tanto nelle sue manifestazioni che nella vita. Non può essere ciò che vorrebbe essere, e nemmeno ciò che crede di essere. Non somiglia all’immagine che ha di se stesso, e le parole “uomo, corona della creazione” non gli si adattano.
“Uomo”: una parola altisonante, ma dobbiamo chiederci di che tipo di uomo si tratta. Non certo l’uomo che si irrita per delle sciocchezze, che presta attenzione a delle meschinità e si lascia coinvolgere da tutto ciò che gli succede intorno.
Per avere il diritto di chiamarsi uomo, bisogna essere un uomo, ed “essere un uomo” è possibile soltanto grazie alla conoscenza di sé, e al lavoro su di sé nella direzione indicata da tale conoscenza.
Avete mai provato a osservare ciò che vi succede quando la vostra attenzione non è concentrata su un problema preciso?
Suppongo che per molti di voi questa sia una condizione abituale, sebbene ovviamente pochi l’abbiano osservata sistematicamente. Forse siete consapevoli del modo in cui il nostro pensiero procede per associazioni fortuite, quando sfilano scene e ricordi senza alcun rapporto, quando tutto ciò che cade nel campo della nostra coscienza, o semplicemente lo sfiora, ci suscita delle associazioni casuali. Il filo dei pensieri sembra svolgersi senza interruzione, tessendo insieme frammenti di immagini di precedenti percezioni, estratte da diverse registrazioni immagazzinate nella nostra memoria. E mentre queste registrazioni scorrono e si svolgono, il nostro apparato formatore tesse incessantemente la trama dei pensieri a partire da questo materiale. La registrazione delle nostre emozioni scorre nello stesso modo: piacevole e spiacevole, allegria e preoccupazione, riso e irritazione, piacere e dolore, simpatia e antipatia. Qualcuno vi loda, e voi siete contenti, qualcuno vi rimprovera, e il vostro umore si guasta. Qualche novità vi attira, e immediatamente dimenticate ciò che tanto vi interessava un attimo prima: in poco tempo questa nuova cosa assorbe il vostro interesse al punto di sommergervi completamente; e d’un tratto voi non la dominate più; siete spariti, vi trovate legati a questa cosa, dissolti in essa; in realtà, è la cosa a dominarvi, a tenervi prigionieri.

Dobbiamo lottare per liberarci, se vogliamo lottare per conoscerci. Conoscere e sviluppare se stessi costituiscono un impegno così importante e così serio, cui bisogna dedicare uno sforzo così intenso, che assumerselo nel modo solito, in mezzo a tutte le altre cose, è impossibile. L’uomo che si assume questo impegno deve metterlo al primo posto nella propria vita, perché la vita non è così lunga da poterla sprecare in cose inutili.
Che cosa permetterà all’uomo di consacrare utilmente il proprio tempo alla ricerca, se non la libertà da ogni attaccamento? 

Libertà e serietà. Non la serietà delle sopracciglia aggrottate, delle labbra tirate, dei gesti accuratamente calcolati, delle parole misurate fra i denti, ma la serietà che vuol dire determinazione e perseveranza nella ricerca, intensità e costanza, in modo che l’uomo, anche nei momenti di risposo, persegua il suo obiettivo principale.

Chiedetevi: “Sono libero?” Molti saranno tentati di rispondere di sì, se si trovano in una condizione di relativa sicurezza materiale, senza preoccupazioni per il domani, e se non dipendono da nessuno per la propria sussistenza o per la scelta delle proprie condizioni di vita. Ma è quella la libertà? È soltanto una questione di condizioni esteriori?

Ma io chiedo a tutti voi: se per qualche motivo vi fosse impossibile mettere in pratica per molti anni le vostre conoscenze, che cosa ne resterebbe? Non sarebbe come avere del materiale che col tempo vapora e diventa secco? Ricordatevi del foglio di carta bianca. È un dato di fatto che nel corso della vostra vita impariamo continuamente delle cose nuove.
E chiamiamo questa “conoscenza” i risultati di questa accumulazione. Ma, a dispetto di queste conoscenze, non siamo spesso lontani dalla vita reale, e quindi disadattai? Noi siamo sviluppati a metà, come i girini, o, più spesso ancora, semplicemente “istruiti”, cioè in possesso di frammenti di informazioni su tante cose, ma tutte vaghe e inadeguate. E infatti si tratta soltanto di informazioni: non possiamo chiamarle “conoscenze”. La conoscenza è una proprietà inalienabile dell’uomo, non può essere né più grande né più piccola di lui. Infatti un uomo “conosce” soltanto quando egli stesso “è” quella conoscenza.
Quanto alle vostre convinzioni, non le avete mai viste cambiare? Non sono soggette anch’esse a delle oscillazioni, come tutto ciò che è in noi? Non sarebbe più corretto chiamarle opinioni anziché convinzioni, visto che dipendono tanto dal nostro umore che dalle nostre informazioni, o anche, semplicemente, dallo stato della nostra digestione in quel momento?
Ognuno di voi non è che un banale esemplare di automa animato. Probabilmente pensate che, per fare ciò che fate e per vivere come vivete, siano necessari un’”anima” e persino uno “spirito”. Ma forse basta una chiavetta per ricaricare la molla del vostro meccanismo. La vostra reazione quotidiana di cibo contribuisce a ricaricare questa molla e a rinnovare continuamente l’inutile sarabanda delle vostre associazioni. Da questo sfondo emergono dei pensieri slegati, che voi cercate di connettere insieme presentandoli come preziosi e personali. E, altrettanto, coi sentimenti e le sensazioni passeggere, con gli umori e le esperienze vissute, ci creiamo il miraggio di una vita interiore. Ci vantiamo di essere coscienti, capaci di ragionamento, parliamo di Dio, dell’eternità, della vita eterna, e di argomenti elevati; parliamo di tutto ciò che si può immaginare; discutiamo, definiamo e valutiamo, ma omettiamo di parlare di noi stessi e del nostro reale valore oggettivo. Infatti siamo tutti convinti che se ci manca qualcosa, possiamo sicuramente acquisirlo.
Se con tutte le cose che ho detto sono riuscito a chiarire, anche minimamente, in quale caos vive quest’essere che chiamiamo uomo, voi stessi sarete in grado di trovare una risposta alla domanda di ciò che gli manca, di ciò che può aspettarsi restando com'è. Di quali valori può aggiungere al valore che ha.
Ho già detto che certi uomini hanno fame e sete di verità: se un uomo del genere si interroga sui problemi della vita ed è sincero con se stesso, si convincerà presto che non gli è più possibile vivere come ha vissuto, né essere ciò che è stato finora; che ha bisogno a ogni costo di trovare una via d’uscita da questa situazione, e che un uomo può sviluppare dei poteri e delle capacità nascoste soltanto ripulendo la propria macchina da ogni incrostazione accumulata nel corso della vita. Per cominciare razionalmente questa pulizia, è necessario vedere ciò che va pulito, dove e come; ma vederlo da sé è quasi impossibile. In questo campo, per cogliere una cosa qualunque, è necessario osservare dall’esterno: ecco perché è indispensabile l’aiuto reciproco.
Man mano che un uomo comincia a conoscersi, scopre continuamente dentro di sé nuove zone di meccanicità, che chiameremo automatismo: zone in cui la sua volontà, il suo “io voglio” non ha alcun potere, e dove tutto è così confuso e sfuggente, che gli è impossibile raccapezzarsi senza essere aiutato e guidato dall’autorità di qualcuno che sa.

… per fare bisogna sapere, ma per sapere, bisogna scoprire come sapere; e questo non possiamo scoprirlo da soli.

Ogni tanto emergono in superficie delle correnti isolate, rivelando che da qualche parte, in profondità, anche ai nostri giorni scorre il possente fiume dell’antica conoscenza dell’essere.

Aprirsi un varco fino a questa corrente, trovarla, ecco l’obiettivo e lo scopo della ricerca; poiché, una volta trovata, un uomo può coraggiosamente affidarsi alla vita nella quale si impegna; in seguito, non gli resta che “conoscere” per “essere” e “fare”. Su questa via, un uomo non sarà mai completamente solo; nei momenti difficili, riceverà un sostegno e una direzione, perché tutti coloro che seguono questa via sono collegati in una catena ininterrotta.

L’uomo che con tutto il proprio essere, con il proprio “io” più profondo, cerca la verità di questo principio, arriva inevitabilmente alla convinzione che, per “scoprire come sapere per fare”, deve trovare innanzitutto colui dal quale può imparare ciò che significa realmente “fare”, cioè una guida illuminata, sperimentata, che comincerà a dirigerlo spiritualmente e diventerà il suo maestro.
Ed è qui che il fiuto di un uomo assume tutta la sua importanza. Egli stesso si sceglie una guida. Naturalmente, la condizione indispensabile è di scegliere un uomo che sa; altrimenti tutto il senso della sua scelta è perduto. Chi può dire dove vi può condurre una guida che non sa!
Ogni ricercatore in cammino verso lo sviluppo di sé sogna una guida che sa. La sogna, ma è raro che si domandi oggettivamente e sinceramente: “sono degno di essere guidato? Sono pronto a seguire la via?”.

Non dimenticarti di concentrare tutta la tua attenzione su ciò che ti sta immediatamente intorno. Non occuparti di mete lontane, se non vuoi cadere nel precipizio.
Però non dimenticare il tuo scopo. Ricordatene continuamente e mantieni vivo il desiderio di raggiungerlo, per non perdere la direzione giusta. E una volta partito, stai attento; ciò che hai oltrepassato, resta indietro e non si ripresenterà più: ciò che non osservi sul momento, non lo osserverai mai più.
Non essere troppo curioso, e non perdere tempo con ciò che attira la tua attenzione ma non ne vale la pena.
Il tempo è prezioso, e non deve essere sprecato per cose che non sono direttamente in relazione con la tua meta.
Ricordati dove sei e perché sei lì.
Non avere troppa cura di te, e rammenta che nessuno sforzo viene mai fatto invano.
E adesso puoi metterti in cammino.



Tratto da: Vedute sul mondo reale di G. I. Gurdjieff