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martedì 10 maggio 2022

IO NON MI LAMENTO - Will Bowen

Lamentandoti non attiri mai quello che desideri, ma perpetui quello che non vuoi.

Il primo passo verso la ricchezza in tutte le sue forme è essere grati di quello che possediamo ora.

Non c’è nulla di nobile nell’essere superiore a un altro uomo. La vera nobiltà sta nell’essere superiore alla persona che eravamo fino a ieri. Proverbio indù.

Nel mondo c’è troppa lamentela.

Il mondo non è come lo vorremmo.

Credo che le due cose siano correlate. Siamo così presi dal concentrarci su quello che non va nel mondo – che evidenziamo con le nostre lamentele – che perpetuiamo quegli stessi problemi.

Attualmente, il mondo è ossessionato dalla negatività.

I pensieri negativi sono semi che piantiamo nel mondo quando ci lamentiamo, e daranno frutti.

I tuoi pensieri creano la tua vita e le tue parole indicano quella a cui stai pensando.

 In ogni momento, creai la tua vita con i pensieri cui presti maggior attenzione.

Se cambi le tue parole, anche i tuoi pensieri cambieranno e così la tua vita.

Quando farai l’esercizio di spostare il braccialetto da un polso all’altro, più e più volte, giorno dopo giorno, comincerai ad accorgerti delle tue parole. Così facendo, diventerai consapevole dei tuoi pensieri.

Indicazioni su come usare il braccialetto come strumento per crescere e trasformarti:

  1. Indossa il braccialetto su un polso. Questo è il primo dei tuoi ventun giorni (consecutivi).
  2. Quando (non sé) ti accorgi che ti stai lamentando, che spettegoli o che fai del sarcasmo, sposta il braccialetto sull’atro polso e ricomincia. Ogni volta che succede, riparti dal primo giorno.
  3. Tieni duro. Solitamente ci vogliono dai quattro agli otto mesi per riuscire a fare ventun giorni consecutivi.

Perché ventun giorni?

Gli scienziati credono che ripetendo con costanza un comportamento per circa ventun giorni, esso diventi un’abitudine.

Paradossalmente, è lo stesso tempo che ci mette un uovo di gallina a schiudersi.

Lamentarsi: esprimere dolore o scontento. Dal dizionario Merriam-webster

Quando ti impegnerai per esprimere solo cose positive, la tua mente diventerà più consapevole delle esperienze positive e le userà come materia prima per produrre pensieri positivi.

La tua attenzione cadrà sulle cose che vuoi, e quel che è più importante è che comincerai a manifestarne di più. Inoltre, distogliendo l’attenzione dagli aspetti più impegnativi della tua vita, li farai diminuire.

Quello che chiami realtà si trasformerà. Tutto ciò sembra semplicistico, ma funziona. Non c’è realtà, c’è solo percezione, e questa la puoi cambiare.

Non vi è ego nel dire al cameriere – se vi attenete ai fatti, che sono sempre neutri – che la minestra è fredda e che va riscaldata – “Come osa servirmi una minestra fredda …?” questo invece è lamentarsi.

Le lamentele sono contrattacchi verso ingiustizie percepite. Un dato di fatto è un commento neutro atto a informare (non rimproverare) l’ascoltatore.


Fonte: Io non mi lamento di Will Bowen, Trigono edizioni

 

https://www.macrolibrarsi.it/libri/__io-non-mi-lamento-will-bowen.php?pn=2028

martedì 4 gennaio 2022

Diventare Invisibili – Francesco Narmenni

Cos’è veramente la giustizia?

Quasi tutti credono che la “Giustizia” sia un sistema creato per imporre un insieme di valori da rispettare, al fine di punire che si comporta male e difendere chi subisce un torto. In verità non è così.

Se esistesse una giustizia oggettiva, universalmente valida e vera, allora questa non cambierebbe a seconda del luogo o dei contesti. Ad esempio, sappiamo bene che ciò che è legale in alcune parti del mondo non lo è in altre, come il possesso di armi, la possibilità di vendere commerciare droghe, di abortire, inquinare l’ambiente e persino picchiare una donna.

… nelle Bahamas esiste una legge che consente al marito di stuprare la propria moglie se questa ha più di 14 anni e non è un reato perseguibile penalmente.

Dunque la giustizia non è mai universalmente oggettiva.

Chiamiamo cioè “giustizia” ciò che mantiene valide le regole che ci hanno inculcato fin dalla nascita, anche quelle prive di senso o che fanno del male a te e ai tuoi cari.

Ecco che si comprende immediatamente quel è il vero ruolo della giustizia: non esiste per portare il “bene” nel mondo, ma esclusivamente per mantenere l’ordine sociale. Ciò che conta veramente non è che le sentenze e le leggi siano buone ed eque, è sufficiente che esista una diffusa percezione di rigore e severità. Tutti devono aver paura e di agire fuori dagli schemi, nella consapevolezza che, se non si rispettano le regole, si verrà duramente puniti.

Si potrebbe pensare che le leggi ingiuste esistano solo in certi luoghi, ma non è così, ne abbiamo a bizzeffe anche in Italia. Lo sono ad esempio l’usucapione, ovvero la possibilità da parte di perfetti sconosciuti di appropriarsi di nostri beni anche in cattiva fede. L’assenza della legittima difesa, che è valida solo se il ladro entrato illegalmente in casa minaccia la nostra vite, non se è lì “solo” per rubare.  È ingiusto il fatto che molte sanzioni economiche siano indipendenti dal reddito, così i ricchi pagheranno cifre per loro irrisorie, mentre i poveri verranno messi in ginocchio anche da banali multe. Finisce che i ricchi fanno quello che gli pare e i poveri obbediscono. E poi cosa dire delle tasse sulla prima casa, il bollo auto, le accise sul carburante o l’iva sui prodotti di prima necessità? 

È quindi un dato di fatto che ogni singolo cittadino dall’oggi al domani può ritrovarsi a dover affrontare situazioni assurde da cui doversi difendere.

Compreso questo, sarebbe sciocco credere che approcciarsi al mondo della giustizia con una certa malizia sia solo sinonimo di cattiva fede. Qui si tratta di imparare a muoversi in una giungla pericolosissima, senza compiere passi falsi che possono risultare letali.


Fonte: Diventare Invisibili – Francesco Narmenni  – Edizioni Il Punto d'Incontro 



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