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lunedì 14 settembre 2015

Secret Talks with Mr. G., vol. 2, capitolo 5 – E.J. Gold

Un augurio per tutti

Ci riuniamo nuovamente nell’appartamento ignorando la grigia strada fangosa sotto di esso. Un altro temporale si era aggiunto agli strati ghiacciati della neve cittadina coperta di fuliggine, la temperatura era salita ad un piacevole livello di 30 gradi F. 

G entrò e sedette su di un cuscino che uno dei membri aveva procurato. Tutti noi ci prendemmo mentalmente a calci per non averci pensato. Il tappeto non era mai stato rimosso, ed eravamo contenti dell’imbottitura, poiché sarebbe stato molto scomodo sedersi sul solo palchetto di legno. 

G. incominciò il suo discorso per quella sera.
Nella vita ordinaria non vi è in noi un’unità che desideri la stessa cosa sempre ed in ogni occasione. 
Talvolta vogliamo qualcosa ed un momento dopo qualcosa di completamente diverso. Nell’uomo ordinario nella dà a lui “un centro di gravità per i suoi desideri”.
Possiamo generare l’inizio dell’unità creando in noi un centro di gravità speciale per desiderare ciò che chiamiamo il nostro “desiderio di lavoro”. 
Un forte desiderio di “lavoro” è un obiettivo che è divenuto per noi almeno temporaneamente più importante di qualunque altra cosa nella vita, almeno fino a che non è stato ottenuto in una misura che ci soddisfi. Per lo scopo di questo esperimento è necessario che impariamo a fare tutto quanto in relazione a questo nostro desiderio di lavoro.
Se continuiamo nel modo ordinario fino a che tutti i nostri desideri impulsivi interiori in conflitto finiscono per neutralizzarsi l’uno con l’altro, finiremo per non avere più desideri che rimangano in noi. A quel punto non avremo altra scelta se non scivolare senza possibilità di aiuto e senza nessuno scopo verso la morte ordinaria come i cani. 
Sopravviviamo nel “lavoro” fino a che abbiamo “capacità di desiderare”. La sopravvivenza del nostro desiderio ha la sola proprietà di consentirci di completare il nostro lavoro, per questo scopo però dobbiamo essere più grandi di noi stessi ed avere un’esistenza che vada oltre le nostre piccole vite. I desideri ed i “voleri” ordinari sono molto più piccoli di noi, quindi dobbiamo in primo luogo scoprire qualcosa che sia più grande. Purtroppo la maggior parte della comprensione dell’uomo è limitata a ciò che è più piccolo di lui. 
Se potessimo vederci psicologicamente dissezionati, vedremmo una complessa organizzazione interna di molti piccoli “me”, ciascuno con i propri desideri, il proprio potere, i propri pensieri e sensazioni, con le proprie convinzioni ed in particolare con le proprie manifestazioni
Ciascuno di questi è convinto della propria realtà e del suo diritto a guidare l’organismo, almeno momentaneamente. Ciascuno è anche convinto di essere in grado di agire indipendentemente e di avere autorità completa sulla “macchina”. Ciascuno è convinto del suo diritto di chiamare se stesso “io” quando fa riferimento all’identità generale della macchina. 
L’unità di questa complessa disorganizzazione di parti può generarsi solo per effetto di un lungo sforzo che fonda le sue parti in un tutto equilibrato. Nella vita ordinaria questa fusione non potrà mai avvenire per semplice accidente. Possiamo “forzare” il prodursi di questa fusione solo mediante un’alchimia interna intenzionale
Per avviare un processo di alchimia interna dobbiamo incominciare con l’immaginario, e sperare che un giorno divenga reale mediante la ripetizione continua. Non possiamo aver risultati dopo che abbiamo provato solo una volta o due, e dobbiamo comprendere esattamente che cosa stiamo cercando di fare. 
Solo con una chiara idea del nostro scopo si può ottenere un cambiamento mediante gli sforzi immaginari che facciamo all’inizio. 
Evidentemente, è solo a goccia a goccia che uno sforzo immaginario diviene reale, ma dobbiamo incominciare da qualche parte. 
Prima di questo esperimento, e prima di qualunque esperimento da adesso in poi, ricordate di fare un “augurio per tutti”, un giuramento di forza più grande che con semplicemente un desiderio per se stessi. Molti hanno sempre una necessità più grande che non uno solo. La sopravvivenza del nostro desiderio dipende dalla nostra capacità di raccogliere il potere della necessità. 
Questo “augurio per tutti” fatto dentro di noi può collegarci un giorno con il Corpo Mistico del Cristo che esiste sempre fuori dal tempo in tutte le età, da molto prima che il vostro Gesù vivesse e morisse. 
Solo quando tutti i centri hanno vivo il desiderio allo stesso tempo per la stessa singola cosa possiamo dire che in un uomo c’è un inizio d’unità. Lui può dire “io desidero” senza che nessuno rida
Può darsi che crediate ancora di poter desiderare solo per voi stessi. Forse è possibile, non lo so, ma per me, io non posso fare qualcosa solo per me. Se desidero, deve essere per il massimo bene che si possa ottenere. È così che sono forzato a divenire un Uomo Astuto. 
Un Uomo Astuto può darsi abbia ottenuto questo o quello, ma una cosa è certa. Poiché ha ottenuto l’imparzialità anche nei confronti dei suoi stessi obiettivi, egli non ha necessità per se stesso. Tuttavia, allo stesso tempo, può avere un’anima che soffre in modo indicibile ogni giorno di più che egli è forzato a trascorrere “in esilio”. 
L’uomo Astuto è forzato a divenire un insegnante, è anche un ladro, forzato dal destino ad aiutare se stesso aiutando gli altri, ma lui a chi può rivolgersi? Tutti quelli della sua gradazione sono sulla stessa barca. 
Deve cercare aiuto altrove attraverso i propri sforzi e le proprie fatiche.
Può trovare molti che abbiano necessità ma che non abbiano i mezzi o la dottrina. Può trovare un modo di intrappolarli nella sua sfera di influenza in modo di forzare il destino a fornire un mezzo per i suoi allievi ed allo stesso tempo fornire a lui la necessaria comprensione per continuare il suo lavoro. La conoscenza deve già possederla. 
Se i suoi allievi possono essere spinti ad avere la genuina necessità e non solo la curiosità teosofica, escludendoli allo stesso tempo da tutte le fonti ordinarie di aiuto, l’Uomo Astuto può, mentre trasmette i mezzi per soddisfare le necessità dei suoi allievi, prendere anche ciò di cui egli stesso ha bisogno. In questo modo può generare una necessità per se stesso senza avere una genuina auto-necessità.
L’Uomo Astuto è forzato a divenire un esperto nel fornire ad altri una volontà genuina di lavorare, in particolare nei confronti dell’obiettivo per cui sta lavorando in quel momento. 
L’Uomo ordinario non ha necessità per se stesso, e nessun modo di scoprire da solo la Dottrina. Non può creare un Metodo per se stesso, e dipende perciò dall’Uomo Astuto per la sua iniziazione nel Lavoro e per i suoi primi sforzi. 
L’Uomo Astuto ha appreso qualcosa che solo desiderando qualcosa di più grande di se stesso può ottenere in sé un qualcosa che abbia valore.
Può apprendere e prendere ciò di cui lui ha bisogno fornendo ai suoi allievi ciò di cui loro hanno bisogno.
Naturalmente deve anche fornire loro la necessità che saranno poi obbligati a soddisfare. 
Facendo sforzi per altri possiamo ricevere intenzionalmente per noi stessi ciò di cui abbiamo bisogno. Per esprimere un desiderio più grande di noi dobbiamo apprendere a conformarci alle leggi della necessità del lavoro. Possiamo apprendere queste leggi ed applicarle come necessario, a condizione che noi consideriamo e rispettiamo altri che sono trascinati nel nostro lavoro. 
Dobbiamo apprendere a mettere gli altri davanti a noi, a servire le loro necessità prima delle nostre al fine di trarre competo vantaggio da questa tecnica. Ciò significa essere coscientemente egoisti nel senso del servizio ad altri per profitto personale. 
Fornendo le condizioni di lavoro, l’insegnante ottiene un’esperienza genuina per la comprensione di se stesso. Potete anche impiegare questa tecnica formando gruppi e dando loro quello che apprendete qui. 

Ora vi darò una piccola intenzione di lavoro che potete impiegare per voi. Quando fate un sacrificio di qualunque cosa per il vostro lavoro, quale quello di un’emozione inferiore, di una sigaretta, o di un superalcolico, dite con la forza più piena possibile del sé interiore “desidero che i risultati di questo piccolo sacrificio siano impiegati per il beneficio di tutti gli esseri, ovunque”, e fate riverberare questo nel plesso solare. 

RE NUDO Numero 55 – Anno VI – novembre 2001 – Traduzione di Marco Maria Bonello (ibjbon@tin.it)  


Secret Talks with Mr. G. di E.J. Gold