VERSO UNA
NUOVA STRUTTURA DELL’UOMO
Sento che
il gusto e la qualità di vita cui questo Insegnamento conduce sono più
importanti della vita stessa. Infatti mi sembra che la vita, al di là dello
spazio e del tempo che la determinano, abbia senso solo quando si apre a un
mondo di manifestazioni che trascendono le sue quattro dimensioni.
Il mondo
della “coscienza” è accessibile solo all’uomo “risvegliato”, ossia a colui che,
se non definitivamente almeno a periodi sempre più frequenti e sempre più
lunghi, sfugge al livello in cui “la vita” è ridotta all’esercito delle
funzioni fisiologiche, accompagnate da attività mentali e affettive sull’unico
piano di esistenza che noi conosciamo.
Ma allora
chi è addormentato dentro di me e si deve svegliare?
Finché
non ho incontrato l’Insegnamento, avevo molto rispetto per la persona
“intelligente” che credevo di essere.
Sorretto
da un senso morale solidamente impiantato sulle influenze della famiglia,
dotato di una certa capacità di giudizio soprattutto su argomenti estetici,
favorito – talvolta egregiamente – da un buon livello d’intuizione e di
comprensione, mi consolavo con molta disinvoltura della mediocrità dimostrata
nelle mie prestazioni manuali e fisiche in genere.
La mia
immagine mi sembrava mostrare un aspetto positivo, la “mia vita” era allietata
dalle manifestazioni sviluppate dalle suddette qualità, e non mi sarebbe mai
passato per la testa che tutto ciò potesse chiamarsi “dormire”.
Ma oggi
tutto è diverso: mi è stata indicata una nuova struttura del mondo e dell’uomo,
mi è stato proposto l’obiettivo di un’altra qualità d’essere, e io stesso ho
potuto verificare personalmente la profondità del sonno ipnotico che mi
sommerge. E proprio a un’altra qualità d’essere che io mi devo risvegliare.
Come lo stato di coscienza ordinaria emerge d’un tratto dal sonno fisiologico
occupandone il posto, così bisogna che un altro livello di pensiero e di
coscienza emerga dal magma di pensieri associativi, sentimenti, moti e reazioni
chiamati “io”, e che almeno ogni tanto vi si sostituisca.
Sento
interiormente il bisogno di questo risveglio e, pur non avendo un’idea molto
chiara di ciò che in me si debba svegliare, mi rendo conto che l’attenzione e
l’osservazione mi animano in modo tale da farmi muovere il primo passo in tal
senso.
Ma come
posso svegliarmi realmente?
La prima
condizione è quella di rendermi conto che sono addormentato e che di solito non
me ne accorgo.
Io dormo
perché m’identifico in tutto ciò che attira il mio interesse: la mia attenzione
viene interamente assorbita dalla cosa che faccio, che dico, in presenza di cui
mi trovo, che mi piace, che non mi piace o a cui penso; esisto solo in funzione
della cosa, e per me questo essere, in quanto individuo che vive una propria
specifica realtà, non provo il benché minimo interesse.
Per
risvegliarmi ci vuole un’altra qualità d’attenzione, rivolta nel contempo verso
l’esterno e verso di me … ma la posso avere solo per brevi istanti.
Quando mi
osservo, l’immagine che ho di me stesso, l’esigenza imperiosa che ciascuno dei
miei personaggi mostri un aspetto lusinghiero della mia persona, il terrore del
giudizio altrui, la “considerazione interiore” da cui non riesco ad astenermi,
dimostrano la mia dipendenza da tutto ciò che mi circonda e che svia
l’attenzione attiva verso le secche in cui resta incagliato.
Svegliarmi
significa rifiutare l’immaginazione, le fantasticherie, le nebbie che si alzano
dalle parti meccaniche della mia persona per invadere la testa troppo pigra,
desiderosa soltanto di evitare lo sforzo di pensare autonomamente: la mente
infatti preferisce riprodurre le immagini già confezionate che le altre parti
le forniscono in occasione di quegli avvenimenti, veri o immaginari ma in
genere piacevoli, di cui esse amano pascersi.
Fonte: Battaglia
per il presente di Henri Thomasson