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mercoledì 28 settembre 2011

Il libro rosso – C. G. Jung

La grandezza dell’uomo è di essere un ponte non uno scopo: nell’uomo si può amare il fatto che egli sia una transizione e un tramonto. Io amo coloro che non sanno vivere se non tramontando poiché essi sono una transizione.
Così parlò Zarathustra

Tu sei immagine del mondo infinito, in te dimora ogni ultimo segreto del nascere e del morire. Se non possedessi già tutto questo, come potresti riconoscerlo?

Nell’accostarvi alla vostra anima vi accorgerete per prima cosa della mancanza di un senso.
Crederete di sprofondare nell’eterno disordine. Nulla vi potrà salvare dal disordine e dalla mancanza di senso, perché essi costituiscono l’altra metà del mondo.
Il vostro Dio è bambino nella misura in cui voi siete infantili. Il bambino è forse ordine, senso? Ordine e senso sono aspetti di ciò che è già diventato e non di ciò che è in divenire.
Aprite la porta dell’anima affinché nel vostro ordine e nel vostro senso possano affluire le oscure correnti del caos.
Sposate il caos con ciò che è ordinato e darete vita al bambino divino, al senso superiore che è al di là di senso e non senso.

Dovete ancora imparare a non soccombere alle tentazioni, ma a compiere ogni cosa per vostra scelta; allora sarete liberi e avrete superato il Cristianesimo.

Il mio Sé è un arido deserto polveroso. Ho forse vissuto troppo al di fuori di me, nelle persone,
nelle cose? Perché ho evitato il mio Sé?
Non era forse caro a me stesso?
Dopo che non ero più le cose e le persone e i pensieri. Dovrei dunque elevarmi al di sopra dei miei pensieri per giungere al mio proprio Sé. Quindi il mio viaggio mi conduce lontano da cose e persone, nella solitudine.
Ma è solitudine restare soli con se stessi?
Probabilmente solo il Sé è un deserto.

L’intenzione limita, anzi esclude la vita …

Meister Eckhart sostiene che sul piano psichico bisogna essere in grado di lasciare accadere.

Se entri nel mondo dell’anima, sei simile a un folle.

Profondità e superficie devono mescolarsi, al fine di generare nuova vita. La nuova vita però non nasce al di fuori di noi, ma in noi stessi.

La vita non viene dalla cose, ma da noi. Tutto ciò che accade fuori è già accaduto.
Perciò chi osserva l’evento da fuori da fuori vede sempre soltanto ciò che è già stato e che è sempre uguale. Chi invece guarda da dentro sa che tutto è nuovo. Le cose che accadono sono sempre le stesse. Non è sempre uguale invece la profondità creativa dell’essere umano.

Lo spirito del nostro tempo in noi governa ogni cosa, è il senso comune con cui oggi pensiamo e agiamo. Ha un potere spaventoso, perché ha portato a questo mondo beni incalcolabili. E avvinto l’uomo con incredibili piaceri.
Si adorna delle migliori virtù eroiche e vorrebbe sollevare l’umanità a splendide e radiose altezze, in un’ascesa inarrestabile.

Noi viviamo anche nei nostri sogni, non viviamo solo durante il giorno. Talvolta compiamo in sogno le nostre maggiori imprese.

Questo vi fa sorridere? Lo spirito di questo tempo vorrebbe farvi credere che il profondo non sia un mondo reale.

Devi deporre ogni giudizio, ma soprattutto l’orgoglio, anche se è fondato sui meriti.
Oltrepassa il varco sentendoti totalmente povero, misero, umile e ignorante. Volgi la tua ira contro te stesso, perché sei solo tu a impedirti di vedere e di vivere.

Se cerchiamo di immedesimarci nei segreti umani del malato, anche la follia svela il suo sistema, e noi riconosciamo nella malattia mentale, soltanto una reazione insolita a problemi affettivi, che non sono estranei a nessuno di noi.

I miti sarebbero simboli della libido e ne rappresenterebbero i tipici movimenti.

Jung sostenne l’esistenza dei miti tipici, corrispondenti allo sviluppo etnopsicologico dei cosiddetti complessi e sulla scia di Jacob Burckhardt li denominò “immagini primordiali”.
Attribuì un ruolo centrale al mito dell’Eroe (rappresentazione della vita dell’individuo che aspira a rendersi indipendente e a liberarsi dalla madre).

Chi è privo di un mito è un uomo che non ha radici, senza un vero rapporto con il passato, con la vita degli antenati e con la società umana del suo tempo.

Così Jung si mise alla ricerca del proprio mito, della propria equazione personale.

Nei casi di nevrosi e psicosi, l’inconscio, cerca di compensare l’unilateralità dell’atteggiamento cosciente. L’individuo squilibrato si difende da questi tentativi dell’inconscio e così innesca un processo di progressiva polarizzazione degli opposti. Gli impulsi correttivi che emergono attraverso il linguaggio dell’inconscio dovrebbero avviare un processo di guarigione, ma ciò non accade perché essi irrompono in una forma che li rende inaccessibili alla coscienza.
Quando il Sopra e il Sotto sono disgiunti lei si scinde in tre parti:

  • un serpente
  • l’anima umana
  • uccello, anima celeste in contatto con gli dei

Jung comprende di avere servito fino ad allora lo “spirito del nostro tempo” con i suoi valori e codici di comportamento, ma che oltre a questo vi è uno “spirito del profondo” che conduce alla realtà dell’anima.

Nei suoi tardi Ricordi, i due spiriti corrispondono a: personalità numero 1, e personalità numero 2.
E la fase rappresentata nel Liber può essere vista come un ritorno ai valori della personalità 2.

Secondo Jung, il valore delle sue fantasie consisteva nel fatto di scaturire dall’immaginazione mitopoietica, una facoltà che lo spirito razionalistico dell’epoca moderna gli sembrava aver perduto.

L’individuazione persegue l’obiettivo di istituire un dialogo con le figure fantastiche del mondo interno – cioè con i contenuti dell’inconscio collettivo – affinché vengano integrate nella coscienza, in modo da riattivare la funzione dell’immaginazione mitopoietica e riconciliare così lo spirito del tempo con lo spirito del profondo.

  • Esistenza di immagini mitiche
  • Esistenza di un’energia psichica non sessuale
  • Classificazione dei tipi psicologici secondo i due orientamenti generali dell’introversione e dell’estroversione
  • Funzione compensatoria dei sogni
  • Approccio sintetico e costruttivo alle fantasie

Fece un tentativo di enucleare una rappresentazione temporale di un nuovo più elevato sviluppo, a cui diede il nome di processo di individuazione.

La struttura dell’inconscio
Inconscio personale (materiali acquisiti durante l’esistenza individuale insieme a fattori psicologici che potrebbero diventare coscienti)
Inconscio impersonale o psiche collettiva (ereditata).

Non è poco confessare a se stessi il proprio vero desiderio … se non ammetti di fronte a te stesso il tuo desiderio, allora non seguirai te stesso, ma strade estranee che altri hanno tracciato per te.

Non puoi mai vivere realmente la vita dell’Altro, fai solo finta, inganni l’Altro e te stesso, perché tu puoi vivere solo la vita che ti appartiene.

Se rinunci al tuo Sé, lo vivrai nell’Altro; in tal modo sarai egoista verso l’altra persona, e la ingannerai.
Tutti credono che una vita del genere sia possibile, ma è solo un’imitazione scimmiottesca. Sai perché non riesci a liberati dal tuo lato scimmia? Per paura di restare solo e di dovere soccombere.

Vivere per se stessi significa essere un compito per se stessi. Non puoi mai dire che vivere per se stessi sia un piacere. Non sarà una gioia, ma una lunga sofferenza, perché devi farti creatore di te stesso. Se vuoi crearti, non comincerai certo dai lati migliori e più elevati, ma da quelli peggiori e infimi.
Perciò di pure che ti disgusta vivere te stesso.

I pensieri crescono in me come una foresta popolata da molte specie di animali. Ma l’uomo è imperioso nel suo pensare e così stronca il piacere, della foresta e degli animali selvatici. L’uomo è violento nel suo desiderio e diventa lui stesso foresta e selvaggina.

Nulla è perfetto, e molto vi è di contradditorio. La via della vita è trasformazione non esclusione.

Prepensare (idea) significa stare soli. Amare significa invece stare insieme.
Amore e prepensiero si trovano nel medesimo luogo. L’amore non può esistere senza il prepensiero, né il prepensiero senza l’amore.
L’uomo è sempre troppo presente nell’uno o nell’altro. Questo dipende dalla natura umana. Animali e piante paiono avere a sufficienza da ogni parte, solo l’uomo oscilla tra il troppo e il troppo poco.


Fonte: Il LIBRO ROSSO

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