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mercoledì 21 dicembre 2016

Lavoro pratico su sè stessi - E.J. Gold

CAPITOLO 1 

RISVEGLIARE LA MACCHINA

Il sonno della macchina non produce trasformazione, né può farlo. Solo intensi sforzi per lottare contro la tendenza cadere in uno stato d’identificazione con il sonno della macchina possono produrre un cambiamento nell’Essere.

Dobbiamo renderci conto che per mezzo di dati mentali e ragionamenti non possiamo convincerci che la macchina è davvero addormentata, che l’Essere è identificato con il sonno della macchina, e che il senso e lo scopo della vita umana sulla Terra (vale a dire che la macchina biologica umana assuma la funzione di un apparato di trasformazione per la possibile evoluzione dell’Essere) non possono realizzarsi in una macchina addormentata. 
In ogni caso, da una pura angolazione mentale nessuno potrebbe vedere la situazione nella sua realtà. 
In breve, occorre uno shock intenzionale, un’esperienza personale tangibile, nella quale possiamo vedere da soli che questa non è solo un tipo di filosofia interessante, creata appositamente per il nostro svago. 
In qualche modo, noi stessi dobbiamo vedere, intuire e sentire che la macchina è veramente addormentata, potremmo anche vederla come morta, nel senso più macabro della parola. 
Fin quando non avremo visto per conto nostro, in modo definitivo, che la macchina è addormentata, e perciò non cosciente in alcun senso della parola, e che inoltre non possiamo diventare coscienti solo decidendo di svegliarla, non proveremo mai veramente la necessità di lavorare. 
Una volta intuito e sentito, anche solo momentaneamente, il sonno della macchina, istintivamente sapremo di poter scegliere una delle due soluzioni, se lasciar passare nel sonno quel che rimane della nostra vita, oppure se cominciare a compiere sforzi per svegliare la macchina. 
Precisamente, quattro forme di coscienza sono possibili per noi: 

  • Il sonno orizzontale
  • Il sonno verticale (o sonno deambulante)
  • Lo stato risvegliato
  • La trasformazione dell’Essere 

Il sonno orizzontale e quello verticale possiamo già produrli da soli senza l’aiuto di alcuna scuola. 
Di solito ci attribuiamo anche la terza forma di coscienza, ma in condizioni ordinarie non possiamo possederla, in quanto essa implica il risveglio della macchina biologica. Dobbiamo capire proprio fin dall’inizio che questa terza forma di coscienza non fa veramente parte del nostro repertorio; eppure lo Stato Risvegliato è una forma di coscienza così basilare della vita che fin da bambini, dalla nostra più tenera infanzia, avrebbe dovuto venirci insegnato come risvegliare la macchina in modo da poter vivere tutta la vita in questo stato; eppure nulla nel genere esiste nei moderni sistemi occidentali di educazione. Il risveglio della nostra macchina sta in relazione con la preparazione ad una vita di Lavoro, pressappoco come il giardino d’infanzia sta all’università. Se la civiltà fosse degna di tale nome, adesso non saremmo costretti ad iniziare il nostro lavoro ad un livello così pateticamente basso; ma dobbiamo trovare il coraggio di renderci conto di dove stiamo effettivamente, ed iniziare da lì, se non vogliamo cadere in un lavoro immaginario. La nostra coscienza ordinaria può essere paragonata ad un lavoratore metalmeccanico che si è addormentato mentre lavorava; eppure, solo perché il lavoro continua e la macchina in un modo o nell’altro si arrangia a mantenere automaticamente il suo equilibrio, non ci accorgiamo di esser caduti nell’ipnosi deambulatoria della macchina.
La macchina è condizionata a continuare le proprie attività mentali, emotive fisiche in modo del tutto meccanico. Le ordinarie attività della macchina non richiedono la nostra attenzione o la nostra presenza, neppure in minimo grado.
Quando per la prima volta ci avviciniamo al Lavoro, siamo più animali che spirituali, poiché abbiamo sacrificato la vera coscienza per uno stato in cui siamo guidati dalle meccaniche attività di routine della macchina, mentre essa fa girare la sua abituale macina dell’oblio. E poiché la parte non fenomenica di noi stessi, a causa dell’influenza ipnotica delle sensazioni, delle distrazioni e seduzioni mentali, cade in identificazione con il sonno della macchina, un giorno anche noi moriremo insieme alla macchina addormentata, non avendo mai sperimentato cosa significa veramente essere vivi dentro la macchina. Ordinariamente pensiamo di essere svegli, ma se la macchina è addormentata non sentiamo cosa veramente ciò significhi, e quindi, a tutti gli effetti, mentiamo a noi stessi. Di fatto, cadiamo in identificazione con le seduzioni sensoriali e le distrazioni mentali della macchina fin dal primo momento della sua nascita e manteniamo questo stato fino all’ultimo momento, quello della sua morte. 

Fonte: Lavoro pratico se sè stessi - E.J. Gold

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