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domenica 27 dicembre 2020

Il Cristallo e la Via della Luce – Namkhai Norbu

Uno sguardo introduttivo: l’insegnamento zógqen e la cultura del Tibet

Molte persone, al giorno d’oggi, non sono affatto interessate alle cose spirituali, e la loro mancanza di interesse è rafforzata dalla prospettiva, generalmente materialistica, della nostra società. Se si chiede loro in che cosa credono, possono persino rispondere di non credere in niente. Tali persone ritengono che tutta la religione sia basata sulla fede, che considerano solo di poco superiore alla superstizione, e priva di qualsiasi importanza nel mondo moderno. Ma lo Zógqen non può essere considerato una religione, e non chiede a nessuno di credere in niente. Piuttosto, suggerisce all’individuo di osservare sé stesso, e di scoprire la propria reale condizione.

Secondo l’insegnamento zógqen alle funzioni di un individuo operano a tre livelli interdipendenti, quello del corpo, quello della voce, o energia, e quello della mente. Anche coloro che affermano di non credere in niente, non possono dire che non credono nel loro corpo! Esso è la base della loro esistenza, e i suoi limiti e problemi sono chiaramente tangibili. Abbiamo freddo e fame, soffriamo dolore e solitudine, e passiamo buona parte della nostra vita nel tentativo di superare la sofferenza fisica.

Il livello dell’energia, o della voce, non è così facile da vedere, e per molti non è facile comprenderlo. Persino i medici, in occidente, per lo più lo ignorano, e cercano di curare tutte le malattie sul piano puramente fisico. Ma, se l’energia di un individuo è disturbata, né il suo corpo né la sua mente saranno ben equilibrati. Alcune malattie, come il cancro, sono causate da disturbi dell’energia, e non possiamo essere curate semplicemente con la chirurgia o con i medicamenti. Similmente, molte malattie mentali e anche alcuni disturbi meno sono provocati da una scarsa circolazione dell’energia. La nostra mente è in genere molto complicata e confusa e, anche quando vorremmo stare calmi, possiamo scoprire di non esserne capaci, perché la nostra energia, nervosa e agitata, non ce lo permette. Così, nello Zógqen ci sono pratiche per affrontare questi problemi di corpo, voce e mente, che lavorano con ciascuno dei tre livelli dell’individuo e che, potendo essere integrate on la vita quotidiana, hanno la capacità di modificarne la nostra esperienza globale, da quella di tensione e confusione a quella di saggezza e di vera libertà. L’insegnamento non è solo teorico, ma anche pratico; e, nonostante sia molto antico, è valido per la condizione umana così come lo era per quella di ieri, poiché la natura di corpo, voce e mente dell’individuo non è cambiata.


Lo stato primordiale

L’insegnamento zógqen è, nella sua essenza, un insegnamento riguardante lo stato primordiale dell’essere, che è la natura intrinseca di ogni individuo, sin dal principio. Entrare in questo stato vuol dire sperimentare sé stessi come si è, come il centro dell’universo, sebbene non nel senso dell’ego ordinario. La normale coscienza, centrata sull’ego, non è altro che la gabbia limitata della visione dualistica, che impedisce l’esperienza della propria vera natura, lo spazio dello stato primordiale. Comprendere questo stato primordiale vuol dire comprendere l’insegnamento zógqen, e la trasmissione dello Zógqen ha la funzione di comunicare questo stato, da parte di uno che lo ha realizzato (che ha, cioè, reso reale quello che prima era solo latente) a coloro che sono imprigionati nella visione dualistica. Anche il nome “Zógqen”, che significa “Grande Perfezione”, si riferisce all’autoperfezione di questo stato, fondamentalmente puro dal principio, con niente da respingere o da accettare.

Per comprendere lo stato primordiale e per entrarvi, non c’è bisogno di alcuna conoscenza intellettuale, culturale o storica. È al di là dell’intelletto per natura. Ma probabilmente, sentendo parlare di un insegnamento per la prima volta, si vuole sapere innanzitutto da dove viene, chi l’ha insegnato, e così via. Questo atteggiamento è comprensibile, tuttavia non si può dire che lo Zógqen appartenga alla cultura di qualche paese. Per esempio, secondo un tantra dello Zógqen, il Drá Talgùr Zavai Gyúg, l’insegnamento Zógqen è presente in tredici sistemi solari oltre al nostro, quindi non si può neanche dire che tale insegnamento appartenga al pianeta Terra, e men che meno a una particolare cultura nazionale. Sebbene sia vero che la tradizione che stiamo per considerare è stata trasmessa attraverso la cultura del Tibet, che l’ha accolta sin dagli albori della sua storia, non possiamo in fondo neanche dire che lo Zódqen sia tibetano, perché lo stato primordiale non ha nazionalità ed è onnipresente, è dappertutto.

Ma è anche vero che dappertutto gli esseri sono entrati nella visione dualistica, che ostacola l’esperienza dello stato primordiale. E, quando i realizzati hanno provato a mettersi in contatto con loro, raramente sono stati capaci di comunicare completamente lo stato primordiale, senza l’aiuto di parole o simboli, e così hanno fatto di qualsiasi cultura esistente un mezzo di comunicazione. Perciò la cultura è spesso connessa all’insegnamento, e, nel caso del Tibet, questo è vero al punto che non è possibile comprendere l’una senza aver compreso l’altra.

L’insegnamento Zógqen non è mai stato particolarmente diffuso o conosciuto in Tibet, anzi il contrario: è sempre stato in qualche modo riservato. Ma esso è l’essenza di tutti gli insegnamenti tibetani, ed è così diretto che è sempre stato tenuto un po' nascosto, e la gente spesso ne ha avuto paura. Inoltre, lo Zógqen esiste anche nel Bǒn, l’antica tradizione sciamanica del Tibet, antecedente l’arrivo del Buddhismo dall’India. Così, se consideriamo lo Zódqen come l’essenza di tutte le tradizioni spirituali tibetane, buddhista e bǒn (anche se in realtà non appartiene a nessuna delle due), e se comprendiamo che tali tradizioni furono l’essenza della cultura tibetana, possiamo usare l’insegnamento come una chiave per comprenderla nella sua pienezza. E, in questa prospettiva, si può osservare come tutti i suoi vari aspetti si siano manifestati come sfaccettature della visione totale dei realizzati, i maestri della tradizione spirituale.

Simile a un cristallo posto nel cuore di questa cultura, la chiarezza dello stato primordiale, così come si è manifestato nella mente di molti maestri, ha emanato, come raggi splendenti o riflessi scintillanti, le forme dell’arte e dell’iconografia tibetane, della medicina e dell’astrologia. Così, arrivando a comprendere la natura del cristallo, potremo scoprire meglio il senso dei raggi e dei riflessi che da esso emanano.


La Base

Tra i tre gruppi di cui abbiamo parlato, parlato conosciuto come “la Base, la Via e il Frutto”[1], è di importanza fondamentale, e ora considereremo, uno alla volta, ciascuno di questi aspetti.

LA BASE:

  • Essenza
  • Natura
  • Energia

La Base, in tibetano Xi. È il termine usato per indicare il fondamento dell’esistenza, sia a livello universale sia a livello individuale, essendo i due essenzialmente identici; comprendere l’uno vuol dire comprendere l’altro. Se comprendiamo noi stessi, comprendiamo la natura dell’universo.

Nei capitoli precedenti abbiamo fatto riferimento allo stato primordiale che si sperimenta durante la contemplazione non-duale, ed è proprio in questo stato che l’individuo ritrova l’esperienza dell’identità con la Base.

Si dice “Base” perché è qualcosa che è lì sin dal principio, pura e autoperfezionata, senza che ci sia il bisogno di costruirla. Esiste in ogni essere e non può venire distrutta, sebbene l’esperienza di essa si perda quando si entra nel dualismo. Allora viene temporaneamente oscurata dall’interazione degli stati mentali negativi, provocati dalle passioni dell’attaccamento e dell’avversione, che sorgono dall’ignoranza, radice della visione dualistica. Ma la Base non è una cosa esistente di per sé, un oggetto: è piuttosto uno stato, una condizione dell’esistenza. In un individuo ordinario, essa è latente; in un realizzato è manifesta.

In generale, tutti gli insegnamenti, non solo lo Zógqen, ritengono che la coscienza non cessi con la morte del corpo fisico, ma che trasmigri: le cause karmiche, accumulate nel corso delle innumerevoli vite, danno origine a ulteriori rinascite finché l’individuo non si realizza, finché il karma non è trasceso e la trasmigrazione portata a termine.


Canto del Vajra:

Non nato,

ma che continua senza interruzione

senza andare né venire,

onnipresente

Dharma supremo,

spazio immutabile, senza definizione,

spontaneamente autoliberantesi

-stato perfettamente aperto –

Esistente dal principio,

autocreatosi, senza essere in un luogo,

senza niente di negativo, da rifiutare,

e senza niente di positivo, da accettare,

espansione infinita, che penetra dappertutto,

senza che ci sia neanche qualcosa da dissolvere

o da cui liberarsi,

presente al di là di spazio e tempo,

esistente dal principio,

immenso yìn[2], spazio interno,

raggiante di chiarezza, come il sole e la luna,

indistruttibile come il vajra,

stabile come la montagna,

puro come il loro,

forte come il leone,

incomparabile godimento

al di là di tutti i limiti,

illuminazione,

equanimità,

vetta del Dharma,

luce dell’universo,

stato perfetto dall’origine


Fonte: Il Cristallo e la Via della Luce – Namkhai Norbu

https://www.macrolibrarsi.it/libri/__cristallo_e_la_via_della_luce.php?pn=2028









[1] Ogni insegnamento ha la sua particolare Base, Via e Frutto che ne determinano le caratteristiche specifiche: come la condizione fondamentale dell’individuo (Base), che tipo di pratica spirituale deve essere fatta (Via), qual è lo stato a cui idealmente si tende (Frutto). Qui sono trattati la Base, la Via e il Frutto dello Zógqen.

[2] Tibetano: yin, sanscrito: dhātu, “dimensione”.

martedì 1 dicembre 2020

Lo Yoga del sogno e la pratica della Luce Naturale – Namkhai Norbu

Per la maggior pare delle persone, sognare è semplicemente un rimescolamento delle impressioni della giornata, nel contesto dei desideri, delle paure e della personalità del sognatore.

Gli egizi e altri popoli dell’antichità interpretavano sistematicamente i sogni allo scopo di decifrare i messaggi da parte degli dèi. Si riteneva che i sacerdoti chiamati “maestri delle cose segrete” svolgessero una funzione di intermediari. Con l’avvento della scrittura, la scienza dell’interpretazione dei sogni fu messa per iscritto. Un antico libro sull’interpretazione dei sogni, scritto in Egitto più di duecento anni prima dell’era cristiana, è contenuto in quello che oggi è noto come il papiro Chester Beatty

I templi stessi erano progettati allo scopo di mobilitare e potenziare l’attività della mente inconscia, così come degli spiriti. In Grecia, ad esempio, il culto di Asclepio[1], dio degli oracoli, era simboleggiato dal serpente, e coloro che volevano ricevere un sogno spesso si recavano a dormire in luoghi frequentati dai serpenti. Dopo aver compiuto gli elaborati rituali, il supplice solitamente riceveva la visione di Asclepio nella figura di un uomo barbuto o sotto le sembianze di un animale, e in molti casi al risveglio era completamente guarito. Al culmine della loro popolarità, questi centri di Asclepio per l’incubazione dei sogni si contavano a centinaia.

Casi di guarigione attraverso rituali del genere sono diffusi anche nelle culture sciamaniche contemporanee.

I sogni hanno ispirato anche importanti progressi scientifici. Forse il più celebre fra tutti è la scoperta della struttura molecolare del benzene da parte di Kekule. Questo è il suo racconto:

“Mi ero distratto … Girai la sedia verso il caminetto e caddi in un dormiveglia. Di nuovo gli atomi mi saltellavano davanti agli occhi. I gruppi più piccoli questa volta si tenevano quasi sempre sullo sfondo. L’occhio della mia mente, allenato alle visioni ripetute dello stesso tipo, adesso distingueva formazioni più grandi di varie forme. Lunghe catene … tutto si muoveva, contorcendosi e avvolgendosi come serpenti. E poi che accadde? Un serpente si prese in bocca la coda, e poi, come per scherno, si mise a roteare davanti ai miei occhi. Mi svegliai come se fossi stato colpito da un fulmine; anche quella volta trascorsi il resto della notte a cercare di risolvere le conseguenze di tutto ciò”.


Natura e classificazione dei sogni

Secondo il Buddha, tutta l’esistenza, tutti i dharma, e in pratica tutti i fenomeni sono assolutamente irreali e soggetti a repentino mutamento.

Nonostante le innumerevoli condizioni che possono provocare i sogni, i sogni stessi, che sono il loro prodotto, vengono generalmente raggruppati in due categorie principali: i sogni di tipo più comune causati dalle tracce karmiche[2] e i sogni che sorgono attraverso la chiarezza della mente.

All’interno della categoria dei sogni causati dal karma, vi sono quelli legati principalmente ai tre stadi di esistenza, ovvero il corpo, la voce (o energia) e la mente, e alle tensioni psicologiche dell’individuo. Vi è poi un’altra classe fondamentalmente legata alle tracce karmiche, la quale può avere tre cause: tracce di karma risalenti a una vita passata, alla giovinezza e al passato più recente della persona.


Fonte: Lo Yoga del sogno e la pratica della Luce Naturale



[2] Tracce karmiche (tib. bag chags): secondo la teoria del karma, tutte le azioni sono seguite da conseguenze inevitabili, seppure non immediatamente. Il termine “tracce karmiche” si riferisce ai “semi” che esistono come potenzialità nascoste e che giungono a maturazione quando le cause secondarie necessarie sono presenti. 


[1] Asclepio (chiamato Esculapio dai romani) era ritenuto figlio di Apollo e fu allevato dal centauro Chirone nella sua caverna. Divenuto un grande medico, lasciò la dimora di Chirone per aiutare le genti della Grecia. Essendo uno straordinario guaritore, alla fine i greci lo adottarono come un dio e gli dedicarono templi, all’interno dei quali Asclepio volle che fossero posti dei letti per i malati, istituendo così i primi ospedali. Camminava appoggiandosi a un bastone attorno al quale erano attorcigliati due serpenti sacri (oggi il simbolo della medicina), che si diceva conoscessero le cause e i rimedi delle malattie. A volte faceva addormentare i suoi pazienti dando loro una “pozione magica”, e ascoltava poi ciò che dicevano in sogno. Spesso le parole che uscivano dalle loro bocche spiegavano la causa della malattia, e in base a queste informazioni Asclepio riusciva a prescrivere una cura. I sacerdoti seguitarono a invocarlo dopo la morte, ed egli continuò ad apparire nei sogni dei malati, dando consigli riguardo ai metodi di guarigione. 

lunedì 18 novembre 2019

Il ricordo di Sé - Robert Earl Burton

L’attrito

L’immaginazione e l’identificazione sono due consueti avversari del ricordo di sé. Ci tormenteranno per tutta la vita e si impadroniranno dello spazio che dovrebbe essere riservato al proprio sé.

Per svegliarsi si deve produrre tensione nella macchina, ma la maggioranza della gente dorme e non produce abbastanza tensione da trasformare e quindi da potersi risvegliare.

Quando l’attrito diventa estremo possiamo soccombere o diventare indifferenti.
Quando l’attrito è intenso possiamo dimenticarci che si tratta di un dramma; quando cessa, ci rendiamo conto che lo shock aveva lo scopo di fare luce sull’identificazione e sviluppare i centri superiori. Non c’è modo di evitare la sofferenza, con o senza scuola. C’è stato dato un cuore che può sopportare molta sofferenza.
Qualche volta è impossibile prendere le distanze dalla negatività che stiamo provando. Il controllo, però, comincia dall’osservazione. Come suggerì Rodney Collin, quando si è identificati e sotto grande stress, bisognerebbe cercare di ricordare che si ha a disposizione un’alternativa più alta: il ricordo di sé. Quando un uomo numero quattro trasforma la sofferenza, è come se stesse facendo il lavoro di un uomo numero cinque non ancora completo.

Come si può attrarre su di sé l’attrito necessario per essere più svegli?
Introducete nella vostra vita della sofferenza volontaria che non sia appariscente. Le pressioni artificiali aiutano a ricordare sé stessi. Trovate dei modi per fare più sforzi: non sprecate tempo.

La propria moralità meccanica pensa che l’attrito sia una punizione, ma l’Influenza C elargisce la sofferenza non per punire, bensì per dare l’opportunità di trasformarla in un corpo astrale e in un’anima. Lo scopo non è quello di soffrire; tutti soffrono. Lo scopo è trasformare la sofferenza in un corpo astrale.
Se ricordiamo noi stessi mentre proviamo attrito, assimileremo la sofferenza.

Opporre resistenza all’attrito è meccanico, trasformarlo è divino.

Il solo sopportare l’attrito indica che si è raggiunto il livello di maggiordomo. 


Fonte: Il ricordo di Sé - Robert Earl Burton





https://www.macrolibrarsi.it/libri/__il-ricordo-di-se.php?pn=2028

lunedì 2 settembre 2019

Ryke Geerd Hamer

La Nuova Medicina fiorirà quando fioriranno i crochi
(Dott. Ryke Geerd Hamer)

Ryke Geerd Hamer nasce il 17 maggio 1935 a Mettmann (Germania), da Margot e Heinrich Hamer, sua madre proviene da una nobile famiglia italiana e il padre (pastore protestante) da una famiglia di agricoltori di Ostfriesland. Geerd è il terzo di sei fratelli tra cui: Heyo Erke (1931), Eberhard (1932) e Bernd (1939). Dai due ai sei anni vive con i nonni e, dopo la morte del nonno torna dai genitori. Suo fratello Heyo Erke, dopo le esperienze di guerra a Krefeld, sotto i bombardamenti, e gli ebrei nascosti ai nazisti nella casa di famiglia, fu spinto, a studiare teologia (così come farà anche Geerd), e una volta completati gli studi andò come missionario della DOAM (Deutsche Ostasien-Mission) in Giappone (1961-1967).
Nel 1953 Geerd consegue la maturità ed inizia gli studi di medicina, teologia e fisica all'università di Tübingen dove incontra Sigrid Gertrud Ursula di Oldenburg, anche lei studentessa di medicina, i due si innamorano e si sposano nel 1956. 
Nel 1957 supera l'esame di teologia e nel 1959 supera l'esame di stato di medicina a Marburg. 
Il 10 aprile del 1962 diventa medico e riceve il Dr. Med. (Dottorato) nel dicembre 1963. Inizia a lavorare nelle cliniche universitarie di Tübingen e Heidelberg per molti anni. Si specializza in medicina interna (1972), lavora nella clinica universitaria di Tübingen e collabora con la moglie, anch'essa divenuta medico, nello studio privato. Brevetta alcuni strumenti medicali.
Nel 1976, anno in cui sua figlia Birgit vince il concorso di miss Germania, la famiglia Hamer (Geerd, la moglie e i quattro figli: Birgit, Dirk, Ghunield e Bernd), viene in Italia, stabilendosi a Roma, dove Birgit inizia a lavorare come modella e attrice (nel film di Armenia Balducci Amo non amo, 1979).

Il 18 agosto del 1978, Dirk Hamer, è colpito da una pallottola e muore il 7 dicembre del 1978, ucciso dal principe Vittorio Emanuele di Savoia[1]

Vittorio Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria di Savoia, nasce a Napoli il 12 febbraio del 1937, figlio dell’ultimo re d’Italia Umberto II e Maria José.
Dopo una carriera scolastica un po’ tribolata, si mette in affari, e lo troviamo invischiato in storie di corruzione, associazione a delinquere finalizzata a corruzione e falso e allo sfruttamento della prostituzione legata al casinò di Campione d’Italia.
Il 13 marzo 2007 la Procura della Repubblica di Como, riesaminando tutte le intercettazioni, chiede l’archiviazione delle due inchieste aperte nei suoi confronti a Potenza e trasferite a Como e il 27 marzo il GIP del tribunale di Como accoglie l’istanza di archiviazione. Anche la procura di Roma fa lo stesso in quanto i fatti non sussistono.
Il principe (che poco ha di principesco, visto il linguaggio scurrile utilizzato nelle intercettazioni telefoniche pubblicate nel giugno 2006[2]) fu un membro della P2 (tessera n° 1621) loggia massonica di Licio Gelli, la quale, appoggiava le disposizioni per acquistare emittenti televisive attraverso cui ottenere il consenso per poi cambiare le leggi, ed è ciò che effettivamente è poi successo. E sarà Silvio Berlusconi (anche lui membro della P2, tessera n° 1816), fondatore di Mediaset, che riporterà in Italia Vittorio Emanuele di Savoia (nel 2002), revocando l’esilio che fu fatto alla famiglia reale (per complicità con il fascismo dal 1922 al 1943, e la promulgazione delle leggi razziali nel 1938).
Pare che il Savoia oltre alla Loggia P2 facesse parte anche della misteriosa Loggia di Montecarlo. Dell’esistenza di tale struttura e dei personaggi che vi gravitano se ne saprà soltanto anni dopo. Sui membri del cosiddetto Comitato Montecarlo, il Sisde (il servizio segreto civile) raccoglierà informazioni che verranno inserite in un rapporto – datato 29 aprile 1982 – agli atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2. Della Loggia in Costa Azzurra, accennerà Nara Lazzerini, per cinque anni segretaria particolare di Gelli, e in tale veste frequentatrice (1976-1981), della suite del capo piduista all’Excelsior di Roma. Il 21 ottobre 1987, dinanzi alla Corte d’assise d’Appello di Bologna dichiara: "Sono stata a Montecarlo con Gelli una sola volta […] Gelli mi disse che della Loggia facevano parte anche Vittorio Emanuele di Savoia e il principe Ranieri”.[3]
Vittorio Emanuele entrò nelle grazie del conte (non per dinastia, ma per provvedimento di Mussolini) Corrado Agusta (ex consorte di Francesca Vacca), al tempo proprietario di una fabbrica di elicotteri e commerciante internazionale di armi. Il Savoia era un amico di famiglia di Reza Pahlavi (Scià di Persia), e riuscì a piazzargli una notevole quantità di armi ed elicotteri.
Negli anni ’70, fu indagato per traffico internazionale di armi (di cui, tra l’altro, era un gran collezionista), dal giudice Carlo Mastelloni (pretura di Venezia), il quale stava indagando su strane triangolazioni proibite dall’embargo: invece che arrivare allo Scià persiano, gli elicotteri arrivavano in Giordania e invece che arrivare in Malesia o Singapore, arrivavano a Taiwan o in Sud Africa. Il caso fu trasferito alla pretura di Roma, dove fu abilmente insabbiato.
Il giudice Carlo Palermo (pretura di Trento), stava, a sua volta indagando sul doppio traffico: di armi che dall’Occidente andavano in Oriente, di droga che dall’Oriente andava verso l’Occidente, ma si spinse troppo in là, sino ad arrivare ad alcuni vertici del Psi e della P2 (traffici illeciti delle finanziarie-casseforti di Bettino Craxi: miliardi provenienti da fasulle cooperazioni con Paesi del Terzo Mondo effettuate tramite le società-schermo Promit e Coprofin[4]). Palermo fu fermato bruscamente, scampando miracolosamente ad un attentato mafioso, a Pizzolungo (Trapani, 1985).
Gli anni ’70 sono pieni di fermento per il Savoia, che entra in affari con Silvano Larini (vedi Tangentopoli[5]), per trasformare l’isola di Cavallo in un luogo di vacanze esclusive e grazie a Larini si avvicinerà poi a Craxi, mischiando abilmente affari e politica, sino agli anni ’90, quando si liscerà il compagno piduista Silvio Berlusconi che lo farà rientrare in Italia.
Nel 2007 i Savoia chiedono allo Stato Italiano 170 milioni di euro come risarcimento per l’esilio oltre alla restituzione dei beni privati confiscati dallo Stato nel 1848. Il governo replica, attraverso il segretario generale della presidenza del Consiglio, Carlo Malinconico, che "non solo non ritiene di dover pagare nulla ai Savoia, ma pensa di chiedere a sua volta i danni all'ex famiglia reale per le responsabilità che ha avuto nella storia italiana".

Ma cosa successe la notte in cui Dirk Hamer fu ferito?
La sera del 18 agosto 1978, tre barche arrivano da Porto Rotondo sull’isola di Cavallo, e ormeggiano a Cala Palma vicino allo yacht del Savoia (Aniram), seguendo questa disposizione: il Coke (di Paolo Poma), il Master (di Giovanni Malagò), la Mapagià.
Sulle tre barche c’è una comitiva di circa trenta persone: Nicola Pende (playboy medico romano, ex marito di Stefania Sandrelli), Giovanni Malagò, la principessa Paola Torlonia, Paolo Poma, Giorgio e Vittorio Guglielmi Lante della Rovere, Fabiana Balestra, Clemente Gentiloni Silveri, l’imprenditore Gianfranco Amoroso, l’avvocato Francesco Ago, Luca Valerio (ex marito di Corinne Clery), Birgit e Dirk Hamer…
La comitiva scende a terra e si divide, un gruppo va a cena con Niky Pende, mentre gli altri gironzolano sull’isola, tra loro c’è Dirk Hamer che sarà tra i primi a tornarsene in barca (la Mapagià[6], proprio vicino all’Aniram) per andare a riposare (verso le 22.30).
Vittorio Emanuele di Savoia va a cena con la moglie nell’unico ristorante per milionari, sulla spiaggia, Des Pêcheurs, dove stava cenando anche Pende e il suo gruppo “alquanto rumoroso”.
Verso le tre del mattino, Vittorio Emanuele e sua moglie Marina Doria, rientrano, e si accorgono che per tornare a bordo delle proprie barche, il gruppo di Niky Pende ha utilizzato lo Zodiac, il canotto del figlio (del Savoia).
Il principe, furibondo, (anche perché, dal baccano che il gruppo di Pende fece al ristorante, aveva pensato che lo stessero beffeggiando) andò a casa a prendere il suo fucile M1[7], per recuperare il canotto Zodiac, rimasto legato al Coke. Salito sull’altro suo canotto si diresse verso lo yacht Coke, dove era rimasto legato lo Zodiac.
Qui le versioni di Vittorio Emanuele e Niki Pende divergono: il primo dice che stava riprendendosi il suo canotto, quando ha urtato una bombola di ossigeno la quale cadendo iniziò a sibilare. Pende uscì e iniziò a urlargli contro ed è a questo punto che il principe sparò in aria per intimorirlo, ma Pende gli saltò addosso e mentre cadevano in acqua partì un secondo colpo. Pende invece dirà che sentì un rumore e una volta salito in coperta a vedere cosa succedeva, vide il principe armato e minaccioso che sparò due colpi, così lui si abbassò per schivarli e poi gli saltò addosso.

Dal sito di panorama[8] abbiamo la versione rilasciata dal capitano Sabatini che era presente quella sera. Niki Pende dormiva quando sentì un rumore, salì in coperta e vide Vittorio Emanuele in canottiera e mutande, armato e minaccioso (che urlava: “Figli di puttana di italiani, vi ammazzo tutti”) fino a che gli puntò il fucile all’altezza degli occhi, così Pende si buttò a terra ma partì il primo colpo. Allora Pende gli saltò addosso e mentre si rotolavano sul canotto partì il secondo colpo.
Il primo proiettile bucò due strati del vetroresina del Master e poi trapassò il vetro della Mapagià e colpì Dirk, recidendogli la vena destra del bacino e causandogli un’emorragia all’addome. Pende si era buttato in acqua nuotando sotto le cinghie per paura di essere colpito e quando riaffiorò sentì le urla di Dirk.

Racconta Birgit (sorella di Dirk, che era presente) che fu una scena raccapricciante, Dirk urlava “anestesia, anestesia” premendosi l’arteria femorale che sanguinava. Le luci dell’isola di Cavallo si accesero e fu il panico. Vittorio Guglielmi voleva rincorrere il principe con la sua pistola, ma Pende lo esortò a desistere poiché se avesse sparato sarebbe poi stato accusato di avere colpito lui Dirk, cosa che poi avvenne comunque.
Pende legò forte la ferita di Dirk. Sabatini cercò soccorsi, si raggiunse l’ufficio di Cavallo, ma nulla. Qualcuno promise un elicottero, ma non arrivò nessuno. Il tempo passò e Dirk non ebbe soccorsi, rimanendo per molte ore a sanguinare. La direzione di Cavallo riuscì solo a mandare un medico a bordo, per controllare come stava il ragazzo. Dopo due ore, Paolo Poma e Niki Pende decisero di partire, nonostante il mare mosso, ed ogni onda fu come una pugnalata per Dirk. Arrivarono a Porto Vecchio solo dopo altre due ore, Dirk era clinicamente morto, fu rianimato e operato d’urgenza, perché aveva un’emorragia nella cavità addominale. Dopo sette ore di sala operatoria Dirk era molto grave.

"Mio fratello si sarebbe salvato se fosse stato soccorso in tempo. All'inizio Vittorio Emanuele ci promise il suo elicottero per trasportarlo all'ospedale di Porto Vecchio. Ma aspettammo a lungo inutilmente, e alla fine decidemmo di portarlo noi in motoscafo. Aveva un'emorragia, perdeva molto sangue Il medico ci disse che se avessimo tardato un altro quarto d'ora sarebbe morto", dice Birgit Hamer in un'intervista del 2006.[9] 

Sta di fatto che Dirk Hamer viene colpito da un proiettile, mentre dormiva tranquillamente sulla Mapagià, a bordo della quale viene trovata la mattina dopo una pistola Smith & Wesson calibro 38 con due proiettili mancanti. Il proprietario dell’arma sosterrà di non averla usata da giorni. Per i legali del principe, invece, fu proprio quell’arma a colpire il giovane Hamer. Impossibile una perizia dell’arma, perché fu subito restituita a Vittorio Guglielmi[10], che la fece prontamente sparire, come impossibile fu una perizia sulla fiancata della Mapagià (per analizzare i fori dei proiettili) perché la barca non fu sequestrata e Guglielmi la fece subito riparare e se ne liberò. La polizia francese non investigò.
La difesa del principe sostenne la presenza di altre persone che avrebbero sparato durante la colluttazione, poi fuggite e mai identificate dalla gendarmeria francese.  Pare che i resti della pallottola estratti dal corpo di Dirk fossero troppo piccoli per essere analizzati.
All’inizio il principe si prese la responsabilità delle ferite a Dirk, ma poi cambiò versione quando saltò fuori la pistola di Guglielmi.
Dopo 111 giorni di agonia, durante i quali dovette subire l’amputazione di una gamba e altre 19 operazioni, Dirk Hamer muore il 7 dicembre del 1978. 
Vittorio Emanuele fu arrestato ad Ajaccio e rilasciato dopo sei settimane (a detta della stampa, a detta di Hamer: “deve essere stato rilasciato dopo soli due giorni e il resto fu solo finzione molto ben organizzata”).
Nel 1991, dopo 13 anni di processo, la corte d’assise di Parigi lo assolve dall'accusa di omicidio, condannandolo solo a una pena di sei mesi, con la condizionale, per porto abusivo di armi.

Anche se avevo torto ... devo dire che li ho fregati. È davvero eccezionale: venti testimoni, e si sono affacciate tante di quelle personalità importanti. Ero sicuro di vincere. Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era steso, passando attraverso la carlinga”. Sono le parole che il Savoia pronuncia in un video, pubblicato dal Fatto quotidiano il 24 febbraio del 2011, registrato nel 2006 da una telecamera nascosta nella cella del carcere di Potenza, dove si trovava per via dello scandalo di Vallettopoli. Vittorio Emanuele negherà tutte le accuse, sostenendo che il video fu montato ad arte. Queste prove furono presentate dalla sorella di Dirk, Birgit Hamer. Niki Pende appoggiò il “principe”, sostenendo che il processo contro di lui fosse corrotto, e la richiesta di Birgit, che chiedeva il rifacimento del processo, non fu accolta. 

Nel marzo del 1979 Hamer si ammala gravemente (cancro al testicolo) e subisce due interventi chirurgici. Riesce a riprendersi, e nel 1981 comincia a pensare che tra la sua malattia e lo shock della morte del figlio ci sia un nesso. Da allora cercò di comprendere cosa gli era successo, e passando notti burrascose, in cui sognò spesso il figlio Dirk, che lo esortava a proseguire le sue ricerche, cominciò a capire che il suo cancro era in relazione al proprio vissuto e all'ingiustizia subita. E da lì Hamer arrivò alla scoperta della 1° legge biologica.

Dopo la dipartita di Dirk, la famiglia Hamer venne terrorizzata dalla loggia P2, dallo schieramento degli avvocati e agenti di casa Savoia.

Le scoperte di Hamer gli hanno procurato un susseguirsi di tormenti: nel 1981 dopo avere depositato una tesi (di post-dottorato) sulle sue ricerche (con 200 cartelle cliniche e 70 casi dettagliatamente descritti), alla facoltà di medicina di Tübingen, il suo ex professore gli propose di verificare la tesi (“La sindrome di Hamer e la regola ferrea del cancro”), ma senza nessuna spiegazione la facoltà rifiuta la verifica. 
Il 12 marzo 2008 il tribunale di Sigmaringen (Germania) decretò che l’università di Tübingen non aveva più l’obbligo di verificare la tesi del dottor Hamer.

Nel 1984, la Prof.ssa Dott.ssa E. Mannheimer (cardiologica, Clinica universitaria di Vienna), il prof. Pokieser (Centro radiologico, Università di Vienna), il Dott. Fitscha (Policlinico, II Reparto Cardiologia, Vienna), prof. Dott. Imhof (Centro radiologico, TC), hanno valutato 8 pazienti con il Dr. Hamer (internista) cercando la correlazione tra attacchi cardiaci, conflitti di territorio e alterazioni cerebrali nelle forme dei cosiddetti Focolai di Hamer. L’esito fu che tutti gli attacchi cardiaci erano insorti dopo la soluzione del conflitto di territorio.

La moglie di Hamer si ammala di cancro, divenendo così la prima paziente a sperimentare le teorie del marito, e nel 1985 muore per un infarto cardiaco. Hamer torna in Germania.
Nel 1986 Hamer è radiato dall’ordine dei medici poiché “rifiuta di rinnegare la legge ferrea e di convertirsi alla medicina classica”; tale condanna fu poi confermata dall’alto tribunale di Koblenz in un’udienza nel 1990 dove gli viene anche vietata la possibilità di ricorso aggiungendo tra l’altro, che al dottor Hamer manca “la capacità di autocontrollo” e ha “una scarsa capacità di comprensione riguardo alla terapia necessaria per il cancro”. Così dal 1986 non può più parlare con nessun paziente.

Il 9 dicembre 1988, cinque medici hanno eseguito una verifica comune della riproducibilità della Legge ferrea del cancro a Vienna: Dott.ssa Elisabeth M. Rozkydal – Prof. Dott. Joerg Birkmayer – Dott. Franz Reinisch – Dott. Fritz B. – Dott. R.G. Hamer. Sono stati esaminati 7 pazienti. Le correlazioni riscontrate sono state convincenti. Le scoperte di Hamer, sono state riconosciute in un protocollo firmato dal professor J. Birkmayer, dottore in chimica e medicina, titolare della cattedra di cancerologia dell’università di Vienna.

Nel 1989 ad una conferenza medica di Monaco (Germania), 16 medici hanno controllato e valutato le “Cinque Leggi Biologiche” su 27 pazienti. Risultato: 100% di accuratezza.

Intanto sono molteplici i tentativi di ricoverare il dottor Hamer in un manicomio, con la motivazione: "Affetto da paranoia, manie di persecuzione".

Nel 1990, 6 pazienti sono stati sottoposti a valutazione delle 5 Leggi Biologiche in Namur (Belgio), da parte di 17 medici.
Risultato: 100 % di accuratezza.
Sempre nello stesso anno, durante una conferenza medica in Burgau (Austria) 20 pazienti vennero valutati nell’ottica delle 5 Leggi Biologiche, sotto la supervisione di 30 medici provenienti da vari paesi.
Risultato: 100 % di concordanza con le leggi biologiche della NM.

Il dott. Hamer si fa visitare in Belgio da una dottoressa, specialista in psichiatria, all'università di Louvain che dichiarò: "Le sue argomentazioni sono logiche e coerenti, se lui ritiene di sollecitare un'altra diagnosi ed un altro trattamento, lo fa, in ogni modo, basandosi su analisi e ricerche fondate sulla filogenesi che sono derivate dagli elementi fondamentali della medicina accademica. Non posso trovare in lui nessun sintomo di paranoia". 

Nel 1992, il Dott. Pfitzer (Università di Düsseldorf) incarica il prof. Dott. Stemmann (primario) e la Dott.ssa Elke Mühlpfort (medico legale) di esaminare 24 pazienti che vennero sottoposti alla valutazione presso la Clinica Pediatrica Regionale a Gelsenkirchen (Germania), e fu scoperto senza eccezioni, che in tutti i casi le Leggi Biologiche furono riconosciute e provate su tutti tre i livelli, psiche – cervello – organo.
Risultato: "Nei 24 casi, considerando che ogni paziente presentava più di un'affezione, abbiamo trovato le leggi biologiche delle Nuova Medicina corrispondenti, esattamente e senza eccezioni, per ogni singola malattia, e ciò su tutti tre i livelli (psichico, cerebrale, organico). Secondo le precise tecniche di verifica scientifica che esigono la riproducibilità, l'ipotesi che le leggi biologiche della Nuova Medicina siano esatte, deve essere sin d'ora seriamente considerata con la massima probabilità".
Non vi fu nessuna reazione dell’università di Düsseldorf.

Il 27 gennaio 1993 nel Centro per la “nuova Medicina Germanica” (Burgau) in presenza del Dott. Willibald Stangl, medico legale, Dott. Wilhelm Limberger, medico condotto, e il Dott. Hamer sono stati esaminati 12 pazienti per verificare l’esatta corrispondenza delle leggi biologiche della “Nuova Medicina”. In media ogni paziente presentava tre o quattro affezioni (cancro, psicosi, diabete, tumori cerebrali, sarcomi, sclerosi multipla, neurodermatiti). Nei 12 pazienti, si è potuto verificare senza eccezione che le leggi biologiche della “Nuova Medicina Germanica” (I-III) venivano pienamente soddisfatte. La quarta legge biologica, sistema dei microbi condizionato ontogeneticamente, non poté essere verificata a sufficienza perché la necessaria documentazione, come ad esempio la valutazione degli agenti patogeni, non era disponibile in modo completo.
Sempre nel 1993, il Dr. Med. Willibald Stangl, presidente della Associazione Medici dell’Austria meridionale, ha valutato l’osservazione della Legge ferrea del cancro su 250 casi.
Risultato: 100 % di accuratezza relativa alle scoperte del Dr. Hamer.
Il dottor Stangl scriverà poi all’università viennese: “Quale presidente della nostra società scientifica, le chiedo, egregio decano, di provvedere alla verifica della legge ferrea del cancro nell'ambito della vostra università”.
E fu così che per due settimane dottor Stangl e la sua famiglia furono terrorizzati telefonicamente dai colleghi e dal consiglio superiore della sanità austriaco che lo convocò “consigliandogli” di ritirare la sua richiesta all’università, se non voleva vedersi revocato il diritto di esercitare la professione di medico. Il Dott. Stangl fu costretto a ritirare la sua richiesta di verifica.
Il Dott. Hamer ed alcuni pazienti scrissero al cancelliere austriaco ma non ebbero nessuna risposta. La stampa rimase in silenzio. Il presidente austriaco, sig. Klestil, promise di provvedere ad una verifica. Ma nulla fu fatto.

In Francia, nello stesso giorno, circa mille medici, formati dal Dott. Hamer e praticanti della Nuova Medicina (da anni), furono chiamati nelle loro rispettive sedi dell’Ordine dei medici e obbligati a scegliere tra l’abiura della Nuova Medicina o la radiazione dall’Albo dei medici. 

Il 27 luglio 1993 Hamer è condannato in Austria per calunnia a 6 mesi con la condizionale per tre anni.

Nel 1994 l’università di Tübingen viene esortata dal tribunale amministrativo a procedere finalmente alla verifica dei lavori del Dott. Hamer (il documento di abilitazione era stato presentato già 13 anni prima). L'università risponde che ormai la tesi era troppo vecchia e quindi non più valida. Il Dott. Hamer la riscrive. L'università nomina due periti.
  • Marzo: il giorno della verifica, Hamer ed otto pazienti trovano le porte chiuse all'università di Tübingen, perché il prof. Klippel, uno dei periti convocati era dovuto partire urgentemente per un “affare molto importante”.
  • Giugno: il decano dell'università spiega: “Non è previsto nel regolamento dell'abilitazione di sperimentare, verificando o falsificando, le tesi ed i fatti proposti”, ma allora come vengono nominati i professori se le tesi non sono esaminate?
Nel 1997, Hamer viene incarcerato nella prigione di Colonia, accusato di aver dato dei suggerimenti ad un malato malgrado la radiazione dell’albo. Dopo un anno di prigionia è libero.

L’8 e il 9 settembre 1998 l’università di Trnava in Slovacchia conferma ufficialmente l’avvenuta verifica della Nuova Medicina: su 7 casi di pazienti per un totale di venti specifiche patologie mediche, presso l’istituto oncologico Sainte Elisabeth Institute a Bratislava nell’unità oncologica dell’ospedale di Trnava, giungendo alla conclusione che “il dottor Hamer, con la sua presentazione in due conferenze di verifica, avesse provato il suo sistema con massima probabilità” e invitando all’applicazione quanto più possibile della Nuova Medicina (Prof. Dott. J. Pogàdy, professore in psichiatria, presidente della commissione scientifica. Prof. Dott. V Krcméry decano della facoltà di Metodologie curative. Dott. J. Miklosko, Prorettore della facoltà di Ricerca).

Il 15 maggio 2001 il Dr. Hamer, accusa pubblicamente, la loggia suprema ebraica B’ nai B’ rith[11], della propria persecuzione e di volerlo eliminare, accusandoli anche di utilizzare come metodo terapeutico i principi della Nuova Medicina, che se venisse resa pubblica minerebbe la “sopravvivenza” della loggia[12]
Il 5 ottobre 2001, il dottor Hamer viene condannato, da un tribunale in Francia a 1 anno e mezzo di reclusione e 50.000 franchi di multa, per aver "Istigato alla Nuova Medicina".

Nel 2003 Hamer fa registrare la Nuova Medicina Germanica® come marchio registrato, definendola, “Germanica”:
  • per diversificarla, in quanto si erano già sviluppati molti rami di terapie alternative chiamate nuova medicina;
  • perché si rifà ad una cultura indogermanica dei popoli del Nord, che non sono stati toccati dalle influenze di una cultura giudaico-cristiana (con la sua contrapposizione di “bene” e “male”). Non critica la mistica di una dottrina, ma la speculazione di tale mistica, che nel tempo, i poteri politico-religiosi hanno usato solo per soggiogare i popoli.
Essendo poi infamato oltre che di far parte di una setta anche di antisemitismo.

Sempre nel 2003 gli viene nuovamente proibito di esercitare la professione di medico, dal tribunale amministrativo di Francoforte, per “inconciliabilità con la medicina ufficiale”. Già nel 1991 il giudice Francois Bessy, lo aveva “consigliato ufficiosamente” di non occuparsi mai più di medicina, per evitare l’arresto. Così Hamer va in esilio in Spagna.

Il 1 aprile del 2004 Geerd Hamer intenta una causa presso il tribunale di Stoccarda per riottenere l’abilitazione di medico, e chiede che la NM sia ufficialmente riconosciuta, ma la sentenza è negativa.
E il 9 settembre 2004 è prelevato da casa sua e incarcerato a Madrid, in attesa dell’estradizione in Francia per il processo del 2001, dove la condanna del tribunale di Chambery (1 luglio 2004) passa da 1 anno e mezzo a tre anni di reclusione (non è chiaro il motivo, se non per permettere alla Francia di chiederne l’estradizione immediata) per frode ed esercizio abusivo della professione medica (ossia il Dottor Hamer avrebbe detto telefonicamente alla presidentessa dell’associazione francese per la NMG: “puoi mandarmi le TAC della paziente e darò loro volentieri un’occhiata”).
L’avvocato spagnolo scopre che si tratta di una incarcerazione preventiva perché il processo in cassazione non era ancora terminato. Chiede allora alle autorità quanto tempo rimaneva per fare ricorso e chiedere la scarcerazione immediata, “11 giorni”, fu la loro risposta, e subito dopo Hamer fu trasferito in Francia dove rimase in segregazione per quasi due mesi senza poter vedere né gli avvocati né la propria famiglia. Gli avvocati riuscirono a vederlo solo dopo lo scadere del tempo necessario al ricorso in cassazione.
Grazie alla pressione che si animò in tutta Europa per sostenere Hamer, terminò l’isolamento e si ridusse il rischio di psichiatrizzazione.

Il Dottor Hamer fu rilasciato il 16 febbraio 2006.

La commissione internazionale di verifica del "Thing Scientifico" avvenuta dall’8 al 10 settembre 2006 a Coìn (Spagna), conferma che tutti i 14 casi clinici sono stati verificati severamente secondo le 5 Leggi Biologiche della Natura della Nuova Medicina Germanica. “Fin dove i fatti inerenti alle 5 Leggi della Natura sono stati comprovati o erano verificabili, essi hanno combaciato al 100%. Questo combaciamento sincronizzato sui 3 livelli Organo – Psiche – Cervello è stato constatato senza eccezioni”. (Michaela Welte – Mag. Helga Tanja Gergelyfi – Erika Pilhar – Katharina Doris Schammelt – Mag. Ewa Leimer – Dr. Med. Gyde Techow).

Sempre nel 2006, a Coìn (Spagna) Hamer disse in un’intervista: “Non e mai successo al mondo che di proposito siano state macellate 2 miliardi di persone in 25 anni e, ironia della sorte, senza costringere nessuno: vanno tutti volontariamente al mattatoio, tanto terrorizzati sono ormai dell'idea del cancro "maligno", il demonio dei giorni nostri! Dobbiamo credere che tutto questo abbia un fondamento scientifico? Io non credo neanche all'olocausto, per lo meno non nel modo in cui ce l'hanno raccontato e, in questo, non sono ovviamente l'unico. Non credo neppure che l'uomo sia sbarcato sulla luna, o peggio, che le Twin Towers siano state abbattute dagli arabi: a questo, poi, ormai quasi nessuno ci crede”.
La polizia tedesca (da parte della procura di Cottbus – Robbineck) spicca un mandato di cattura verso Hamer, che fino al marzo 2007 viveva in Spagna, poi abbandonata per fuggire nuovamente con l’accusa di “incitamento all’odio tra i popoli” (egli sostiene che le “leggi biologiche” sono tenute segrete per un complotto mondiale degli ebrei con associazioni massoniche ebraiche che vorrebbero ucciderlo.
Secondo Hamer gli ebrei si curano di nascosto con la Nuova Medicina Germanica e impediscono ai non ebrei di farlo, macchiandosi “del più orribile delitto di tutta l’umanità”).

A fine 2009 a Sandefjiord, Norvegia, dove il Dr. Hamer ha vissuto e lottato per il riconoscimento della NMG, è nata l’Università per la Nuova Medicina Germanica, l’Arte e lo stile di vita naturali.

RETTORE: DR. MED. MAG. THEOL. RYKE GEERD HAMER
SANDKOLLVEIN 11, N-3229 DANDEFJORD,
TEL. 0047-335-22133, FAX 0047-335-2213

Il 12 luglio 2011, il Parlamento del Nicaragua ha approvato una legge che riguarda l’applicazione delle medicine alternative, tra le quali è compresa la Nueva Medicina Germanica®.

Il Dottor Hamer muore il 2 luglio 2017 a Sandefjord, Norvegia.


Fonte: Riflessioni sulla Nuova Medicina Germanica - Mattoni Mariangela



















[1] “ll 7 dicembre 1991, una settimana dopo che il tribunale (composto da rabbini) ha assolto il principe ereditario italiano V.E. di Savoia, dopo 13 anni, – piegando premeditatamente la giustizia – dall’omicidio di mio figlio Dirk (fine nov. 1991), proprio al compleanno del mio Dirk (lui avrebbe compiuto 32 anni), sono stati costretti 1.000 altri medici che frequentavano i miei seminari ad abiurare la "Germanica" ufficialmente tramite una firma. Lo stesso non è stato richiesto ai medici ebrei”. (Lettera del Dott. Hamer ai soci ALBA, del 28 marzo 2007).
[2] Le intercettazioni coinvolgono Vittorio Emanuele di Savoia, Salvatore Sottile (portavoce del presidente di AN Gianfranco Fini), Gian Nicolino Narduzzi (collaboratore di Vittorio Emanuele), Rocco Migliardi (legato alla criminalità organizzata nel giro di slot machine) Ugo Bonazza, Achille De Luca (pluripregiudicato). Il Savoia parla di tangenti e affari illeciti, come i farmaci (“non dico di roba tarocca, ma roba di basso costo in barba a qualsiasi brevetto”) da mandare in Eritrea, organizza gli incontri con le prostitute, usufruendone lui stesso, chiamandole “pacco” o “regalo”. Allude a rapporti sessuali con le bambine che saranno presenti alla raccolta fondi per un’associazione milanese che si occupa di assistenza agli abusi su minori. Insulta Giuliana Sgrena (giornalista del Manifesto, rapita in Iraq a febbraio 2005): “Quel pezzo di merda di quella vecchia troia malmestruata”, e il popolo sardo: “Quei sardi lì, l'unica cosa che sanno fare, inculano le capre, ma tra un diesel e una capra, non lo possono mica inculare il diesel, eh!”, “Puzzano e basta”.
[3] Gli anni del disonore di Mario Guarino e Fedora Raugei
[4] ibidem
[5] 18 maggio 1992, a Milano, spicca un mandato di cattura a carico dell’architetto Silvano Larini, esponente del Psi, per tangenti. Larini si rende irreperibile.
[6] Il nome della Mapagià è formato dalle iniziai di Mauro, Paolo, Giancarlo (ex padroni della barca) i tre figli di Giovanni Leone, che al tempo della sua presidenza era ricorso all’aiuto di Vittorio Emanuele per mediare degli affari con l’Iran (vedi accordo Eni e Agip, che fruttò al principe profumate provvigioni e un legame con la famiglia Leone in vista di un possibile rientro in Italia).
[7] “Avevo paura delle brigate Rosse” e “Temevo poi che i banditi sardi sequestrassero mio figlio” disse ai giudici francesi in merito al possesso di un arma del genere, che gli fu regalata dal dittatore filippino Marcos.
[10] Anche Vittorio Guglielmi non era proprio uno stinco di santo, noto per le sue frequentazioni con il criminale Pippo Calò (il cassiere di Cosa Nostra) e con il pregiudicato Domenico Balducci (esponente della banda della Magliana) ucciso nel 1981 per un regolamento di conti.
[11] Una speciale fratellanza che ricalca l’organizzazione massonica, riservata solo agli ebrei, che wikipedia denomina: organizzazione ebraica di volontariato. “Beni Berith” significa “Figli dell’Alleanza”. Fondata da Henry Jones, e altri undici immigrati ebrei tedeschi, negli Stati Uniti, il 13 ottobre 1843, presso il Caffè Sinsheimer, nel quartiere di Wall Street a New York, con il nome di “Bundes-Brueder”, ossia “Lega dei Fratelli”, divenuto poi B’ nai B’ rith. In Germania si organizzò in modo efficace solo nel 1885.
[12] Per approfondire il tema sulla loggia B’ nai B’ rith, Misteri e Segreti del B’nai B’rith di Emmanuel Ratier.

lunedì 12 agosto 2019

Il ricordo di sé – Robert Earl Burton

Come possiamo fotografare con precisione l’energia sessuale?

Nella macchina il centro sessuale è il deposito di energia. Appartiene a un diverso ordine di creazione rispetto agli altri quattro centro inferiori.
Il centro sessuale è un meccanismo destinato a raffinare i materiali, incluso il cibo che si consuma, l’aria che si respira e le impressioni che si ricevono. Meccanicamente assiste i quattro centri inferiori, ma il suo obiettivo più alto e invisibile è di essere utilizzato per ricordare sé stessi.
Il centro sessuale trasforma gli idrogeni in energia più raffinata e, grazie al ricordo di sé, i prodotti della trasformazione entrano nella ghiandola pineale, chiamata da Descartes “il Trono dell’Anima”. Il lavoro sbagliato dei centri usa malamente l’energia sessuale. È difficile fotografare il centro sessuale per via dell’alta velocità a cui opera, ma una spia che può metterlo in evidenza è l’aumento di fervore nelle proprie attività. Se, per esempio, ci si muove troppo velocemente e ci si sente elettrici, vuol dire che il centro sessuale è entrato in uno o più centri. In generale, ciò succede quando uno ha riposato troppo e non si è sforzato abbastanza durante il giorno. Ci si può liberare dell’energia sessuale in eccesso rimanendo svegli più a lungo. Se ci si è proposti di andare a letto a mezzanotte, si può cercare di aspettare fino all’una. Si può usare l’energia sessuale per i quattro centri inferiori o per quelli superiori, o per entrambi. Noi cerchiamo di servircene principalmente per i centri superiori e usiamo l’energia sessuale al meglio quando trasformiamo le emozioni negative in un corpo astrale. La maggior parte della gente si serve dell’energia sessuale per la procreazione, che rappresenta un’espressione incredibile del centro sessuale e degli altri centri. La procreazione è in un certo senso sublime; sublime fino al punto che la stragrande maggioranza dell’umanità è poco o nulla propensa ad andare oltre, verso il divino. Il sesso, come la religione, mantiene l’uomo addormentato. Il sesso ha una sua collocazione; un’anima in ascesa può riuscire bene con o senza di esso. L’uomo saggio se ne serve principalmente per creare il suo corpo astrale.
Se controlliamo l’immaginazione e l’espressione delle emozioni negative, si trasforma l’energia sessuale, poiché non si può opporre resistenza a queste forme ostinate di meccanicità senza ricordo di sé.
A un certo livello il centro sessuale è destinato ad accendere la ghiandola pineale, la sede dell’anima, attraverso la trasformazione dell’energia sessuale. La natura ha dotato l’uomo di un’enorme quantità di energia sessuale e in natura, quando da un singolo albero viene lasciato cadere un grande numero di semi, ci troviamo di fronte a un disegno simile; ogni singolo seme potrebbe diventare un albero, ma pochi in realtà lo divengono. Generalmente il centro sessuale può essere fotografato solo dai centri superiori e anche così si tratta di un processo difficile per via della natura esclusiva di questo cervello.
Tutte le nostre manifestazioni dipendono dall’energia del centro sessuale. I centri superiori, l’essenza e la personalità richiedono l’energia del centro sessuale, così come le emozioni negative, l’immaginazione e l’identificazione. In tal modo le nostre vite si basano sullo sforzo di indirizzare le energie del nostro centro sessuale ai centri superiori. L’energia sessuale può essere usata per l’unione fisica, per la trasformazione o per entrambe.
Più si parla, meno sono le probabilità di attuare ciò di cui si sta parlando, perché le parole hanno la tendenza a sostituirsi alla realtà. Possiamo insegnare con le azioni altrettanto bene con le parole. Siate riconoscenti quando le parole che scambiamo fra di noi diventano essere.

Fonte: Il ricordo di sé – Robert Earl Burton