IL
CONFINE – Rudolf Steiner
Quando l’uomo sperimenta se
stesso come essere eterico nel mondo elementare, la sua natura, il suo io si
confondono con certi processi e entità dell’ambiente.
Nel mondo elementare
esistono forze, processi ed entità che bisogna considerare come appartenenti al
proprio “io” anche se in un certo senso sono “mondo esterno”.
In quanto esseri eterici,
noi siamo avviluppati nella natura del mondo elementare.
Nell’intimo dell’entità
eterica dell’uomo operano (come fanno i pensieri nel mondo sensibile) certe
forze, certi processi che non si comportano come pensieri, ma sono come entità
che vivono con e dentro l’anima.
Questo mondo è animato da
entità della specie più diverse.
Vi si trovano certe entità
che si scoprono affini a tutto ciò che tende alla durata, alla solidità e alla
gravità e che si possono indicare come:
- anime della terra (Gnomi) – anime dell’acqua (Ondine) – anime dell’aria (Silfi) – anime del fuoco (Salamandre)
Si mostrano anche altri
esseri che sebbene si presentino come se fossero esseri elementari (eteri) si
vede che nella loro entità eterica sta nascosto qualcosa che è di specie più
elevata della natura del mondo elementare.
La sfera terrestre si è
formata a partire da un’altra sfera e va sviluppando in se i germi spirituali
dai quali si potrà formare un’altra sfera.
Ciò da cui la Terra si è
sviluppata si può chiamare (in senso spirituale) Pianeta Luna e quel mondo
verso cui la terra tende in futuro si può chiamare (in senso spirituale) Giove.
Corpo
fisico = nel mondo
ambiente fisico-sensibile attraverso cui l’uomo si riconosce come un essere
autonomo a se stante “io”.
Tenue
corpo eterico = nel mondo
ambiente elementare dove l’uomo si riconosce come parte del corpo vitale della
Terra e indirettamente come parte dei tre successivi stati planetari.
Le
vite terrene: karma, corpo astrale, entità arimaniche
L’attuale vita nel mondo sensibile
fra nascita e morte è il risultato di altre vite terrene, trascorse da molto
tempo, nelle quali l’anima aveva sviluppato un germe che continuò a vivere dopo
la morte in un mondo puramente spirituale, finché fu maturato per iniziare
mediante una nuova nascita, una nuova vita terrena.
Quasi come un’immagine,
emerge un secondo sé, che appare indipendente e superiore all’essere che si era
fino ad allora considerato il proprio io.
Esso assume il ruolo di
“ispiratore” di quel sé precedente il quale confluisce con il nuovo, inspiratorio e superiore.
La coscienza ordinaria vive
senza averne coscienza in questo stato di fatto che la coscienza soprasensibile
vede chiaramente.
Occorre il rafforzamento
dell’anima per affermarsi, ora non più soltanto contro un mondo spirituale col
quale si core il rischio di confondersi ma perfino contro un’entità spirituale
che, in un certo senso più alto siamo noi stessi e che però si trova al di
fuori di ciò che nel mondo dei sensi necessariamente dobbiamo sentire come il
nostro sé.
È questo altro sé a
condurre l’anima verso gli eventi particolari del suo destino nella vita e a
suscitare in essa le capacità, le tendenze, le disposizioni.
Questo altro sé vive nel
complesso del destino di una vita umana; procede a fianco del sé ordinario che
ha le proprie esigenze tra la nascita e la morte; e definisce la vita umana con
tutte le gioie, le elevazioni e i dolori che vi irrompono.
Convivendo con questo altro
sé la coscienza soprasensibile impara a dire “io” al complesso del destino di
una vita, come l’uomo fisico dice “io” al proprio essere individuale.
Ciò che in oriente si
chiama karma finisce per coincidere con l’altro sé, con l’entità spirituale
dell’io.
Si riconosce che ogni cosa materiale è, in
realtà, spirituale e che è l’attività spirituale di quegli esseri a consolidare
e a indurire la spiritualità del mondo sensibile fino allo stato materiale, li
chiameremo entità arimaniche. Esse hanno una specifica sfera nel regno
minerale: è qui, infatti, che esse dominano in modo da manifestarvi pienamente
la loro natura.
Nel regno vegetale e in
quelli superiori, esse svolgono un’azione diversa che riesce comprensibile solo
se si prende in considerazione la sfera del mondo elementare.
Per i regni superiori della
natura, le entità arimaniche hanno il compito di causare la morte.
Nel mondo inferiore esse
aspirano a una autonomia che non potrebbero mai avere in quello superiore.
Per
concludere
L’uomo ha in sé un nucleo
essenziale animaci che appartiene a un mondo spirituale che è l’elemento duraturo
dell’uomo. Essi si esplica in ripetute vite terrene in modo tale che, in ognuna
di esse, va configurandosi entro la coscienza ordinaria come un’entità autonoma
nei confronti di questi tipo di coscienza. Dopo la morte fisica dell’uomo quel
nucleo fa le sue esperienze in un mondo puramente spirituale, per poi vivere in
una nuova vita, dopo un opportuno intervallo di tempo, i frutti della vita
terrena precedente.
Questo elemento duraturo
diventa l’ispiratore del destino umano, in modo che ogni vita terrena risulta
essere la conseguenza della precedente, secondo l’ordinamento universale.
L’uomo è questo elemento
duraturo stesso; vive in esso come nel suo altro sé. In quanto è questo altro
sé egli vive in un corpo astrale, come vive in un corpo fisico e in un corpo
eterico. Come l’ambiente del corpo fisico è il mondo fisico, e quello del corpo
eterico è il mondo elementare, così l’ambiente del corpo astrale è la sfera
dello spirito. Nel mondo fisico e in quello elementare operano, come forze
arimaniche e luciferiche, certi esseri che sono della stessa specie e origine
dell’atro sé dell’uomo. Dal loro modo di operare risulta comprensibile il
rapporto del corpo astrale dell’uomo con i corpi eterico e fisico. L’origine
prima del corpo eterico è da ricercare in una condizione remotissima della
terra, la sua cosiddetta epoca solare.
Da quanto detto si può
schematicamente considerare l’uomo nel modo seguente:
- il corpo fisico nel mondo ambiente fisico-sensibile, per mezzo del quale l’uomo si riconosce come un essere autonomo a sé stante (io);
- il tenue corpo eterico nel mondo ambiente elementare, attraverso cui l’uomo si riconosce come parte del corpo vitale della terra e perciò, indirettamente, come parte di tre successivi stati planetari;
- il corpo astrale in un mondo-ambiente puramente spirituale, attraverso cui l’uomo fa parte di un mondo spirituale del quali il mondo elementare e quello fisico sono dei riflessi. Nel corpo astrale si trova l’altro sé dell’uomo, che si esprime in successive vite terrene.
Mentre l’uomo e inserito
nel corpo vitale soprasensibile della Terra per effetto delle simpatie e
antipatie del suo corpo eterico, le entità dei mondi spirituali sono legate
alla terra con la loro vita animica.
Se l’uomo osserva ciò che
quelle entità sperimentano per mezzo del corpo eterico, trova che vivono
esperienze simili a quelle che egli prova nella propria anima. Pensano, sentono
e desiderano. Però sviluppano, grazie al corpo eterico, qualcosa che l’uomo può
sviluppare solo per mezzo del corpo fisico. Esse pervengono mediante il cloro
corpo eterico a una coscienza della loro entità.
L’uomo non potrebbe sapere
nulla di un’entità soprasensibile se non sollevasse, fino ai mondo
soprasensibili, tutte le forze da lui acquistate nel corpo fisico. La coscienza
soprasensibile impara a conoscere quelle entità in quanto diventa la facoltà di
osservare con l’aiuto del corpo eterico.
Tale coscienza innalza
l’anima umana fino al mondo nel quale quelle entità hanno la loro dimora e il
loro campo d’azione. Solo quando l’anima sperimenta se stessa in quel mondo,
nella sua coscienza sorgono immagini (rappresentazioni) che trasmettono una
conoscenza di tali esseri.
Infatti essi non
interferiscono direttamente nel mondo fisico e, quindi, neppure nel copro
fisico-sensibile dell’uomo.
Essi non esistono per le
esperienze che possono essere fatte per mezzo di questo corpo. Sono esseri
spirituali (soprasensibili) che, per così dire, non mettono piede nel mondo dei
sensi.
Se non si presta attenzione
al confine tra mondo sensibile e soprasensibile, può accadere che nella
coscienza fisico-sensibile si facciano penetrare immagini soprasensibili che
non solo la reale espressione di quelle entità.
Queste immagini si formano
in quanto si sperimentano le entità luciferiche e arimaniche che, pur essendo
affini alle entità soprasensibili ora descritte, al contrario di quelle che
hanno spostato la propria dimora e il proprio campo d’azione nel mondo che
l’uomo percepisce come mondo dei sensi.
Si può dire che quando le
immagini che si sollevano dai flutti di quel mondo penetrano nell’anima umana,
vivificando il corpo eterico dell’uomo senza assumere nell’anima un’esistenza
di tipo illusorio, allora la natura luciferica può anche essere presente in
quelle immagini, senza per questo operare in opposizione all’ordinamento
universale.
Questa natura luciferica esercita, allora, un’azione
liberatrice sull’anima umana, sollevandola al di sopra del suo esclusivo
impegno nel mondo dei sensi.
Se però l’anima umana
introduce nel mondo fisico-sensibile la vita che dovrebbe esplicare solo nel
mondo elementare, se lascia che il sentimento sia influenzato entro il corpo
fisico da antipatie e simpatie che dovrebbero esplicarsi solo nel corpo
eterico, allora la natura luciferica, tramite quell’anima, acquista
un’influenza che si ribella contro l’ordinamento universale.
Questa influenza opera ogni
volta che nelle simpatie e antipatie del mondo dei sensi operi qualcosa di
diverso dall’amore fondato sulla partecipazione affettiva all’esistenza di un
altro essere presente nel mondo materiale.
Questo essere può venire
amato perché si presenta a chi lo ama con questa o quell’altra qualità; in tal
caso, nulla dell’elemento luciferico si potrà intromettere nell’amore.
Un amore che ha la sua
ragione nelle qualità dell’essere umano che si manifestano nell’esistenza
sensibile si mantiene libero nell’impronta luciferica. Un amore che non ha la
sua ragione nel modo ora detto, nell’essere amato, ma in quello che ama, tende
verso l’influsso luciferico.
Un essere che si ama perché
possiede qualità verso le quali si tende per natura è amato con la parte
dell’anima che è accessibile all’elemento luciferico.
Non si dovrebbe mai
affermare che l’elemento luciferico è cattivo in ogni circostanza! Infatti,
l’anima umana deve amare gli esseri e i processi dei mondi soprasensibili
secondo le caratteristiche dell’elemento luciferico.
L’amore per ciò che è
soprasensibile risveglia in chi ama un accresciuto sentimento di sé; l’amore
che si ricerca nel mondo dei sensi, per conseguire un tale accresciuto
sentimento di sé, corrisponde a una seduzione luciferica.
Le entità arimaniche fanno
sentire i loro effetti sull’anima che pensa, come quelle luciferiche sull’anima
che sente. Esse vincolano il pensiero al mondo dei sensi. Lo distolgono dal
fatto che tutti i pensieri hanno un significato soltanto se si manifestano come
parte del grande ordinamento universale dei pensieri, ordinamento che non può
essere trovato nell’esistenza materiale. Nel mondo in cui è inserita la vita
psichica umana, l’elemento arimanico deve essere presente come necessario
contrappeso a quello luciferico.
- Senza l’elemento l’anima trascorrerebbe come in sogno la sua vita reale nelle osservazioni dell’esistenza sensibile, senza avvertire alcun impulso a sollevarsi al di sopra di essa.
- Senza l’azione contrapposta dell’elemento arimanico, l’anima cadrebbe sotto l’influsso luciferico; essa terrebbe in poco conto il mondo dei sensi, sebbene in questo si trovino alcune delle condizioni di esistenza che le sono necessarie. Non vorrebbe sapere nulla del mondo dei sensi.
L’elemento arimanico ha il
suo giusto significato nell’anima umana quando porta a una vita nel mondo dei
sensi ad esso adeguata; quando lo si accetta per ciò che esso è, pur sapendone
anche fare a meno in tutto ciò che, conforme alla sua natura, deve in esso
essere transitorio.
- Se estirpassimo da noi, l’elemento luciferico, non si potrebbe più tendere con l’anima verso il soprasensibile; e
- se estirpassimo l’elemento arimanico, non potremmo più apprezzare nel suo pieno significato il mondo dei sensi.
Un corretto rapporto con
uno di questi elementi si crea se gli si procura il giusto contrapposto
all’altro.
Per concludere
L’uomo porta in sé un “vero
io”, che appartiene ad un mondo sopraspirituale. Nel mondo dei sensi, questo
“vero io” è come nascosto dalle esperienze del pensare, del sentire e del
volere.
Nel mondo spirituale l’uomo
acquista coscienza di questo “vero io” soltanto estirpando in sé i ricordi di
tutto quanto può sperimentare mediante il suo pensare, sentire, volere.
La conoscenza del “vero io”
emerge dall’oblio di quanto si è sperimentato nel mondo dei sensi, in quello
elementare e in quello spirituale. Il corpo fisico umani si manifesta, nella
sua vera essenza, quando l’anima lo contempla dal mondo sopraspirituale. Si
mostra allora che esso ha ricevuto il suo primo abbozzo dal processo cosmico
universale, durante lo stato di Saturno, precedente lo stato solare della
Terra.
Esso è andato poi
evolvendosi, attraverso gli stati del Sole, della Luna e della Terra, fino a
divenire ciò che è attualmente, come corpo fisico.
L’entità complessiva
dell’uomo può essere schematicamente così delineata:
- Il corpo fisico si è formato nel suo primo abbozzo, dall’esistenza cosmica universale, durante un remotissimo stato della terra, chiamato saturno, ed è giunto alle sue condizioni attuali attraverso l’evoluzione durante quattro trasformazioni planetarie della Terra
- Il tenue corpo eterico nel mondo ambiente elementare, attraverso il quale l’uomo si riconosce come membro. Nel suo primo abbozzo si è formato durante un remotissimo stato solare della Terra, ed è diventato ciò che è ora attraverso la sua evoluzione universale, durante tre trasformazioni planetarie della Terra
- Il corpo astrale in un mondo-ambiente puramente spirituale, per mezzo del quale l’uomo fa parte di un mondo spirituale. In esso si trova l’altro sé dell’uomo, che si esprime nelle ripetute vite terrene
- Il “vero io” in un ambiente sopraspirituale. In questo l’uomo si ritrova come essere spirituale, perfino quando tutte le esperienze del mondo dei sensi, del mondo elementare e di quello spirituale (cioè tutte le esperienze dei sensi, del pensare, del sentire e del volere) sono cadute in preda all’oblio.
Fonte: Il confine
L’INIZIAZIONE – Rudolf Steiner
“Procurati momenti di calma
interiore e in tali momenti impara a distinguere l’essenziale dal non essenziale”.
Durante tale periodo ci di
deve del tutto staccare dalla propria vita giornaliera.
Il discepolo deve passare
con l’anima in rassegna le sue gioie, i suoi dolori, le sue pene, le sue esperienze,
le sue azioni.
Di fronte ad essi deve
atteggiarsi in modo da considerare tutto ciò che di solito sperimenta da un
punto di vista superiore. È sufficiente riflettere a come nella vita ordinaria
si considerino le esperienze e le azioni degli altri in modo del tutto diverso
da quello in cui si considerano le proprie.
Occorre sforzarci di
considerare e giudicare le proprie esperienze e azioni come se non fossero
state da noi sperimentate o fatte, ma da altri.
Deve osservare se stesso
con la calma interiore di un critico.
I gradini indicati dalla
tradizione sono i seguenti:
- preparazione, sviluppa i sensi spirituali
- illuminazione, accende la luce spirituale
- iniziazione, mette in relazione con le entità superiori dello spirito
non è necessario che questi
gradini si susseguano . per determinate cose si può partecipare
all’illuminazione e perfino all’iniziazione, mentre per altre ci si può ancora
trovare allo stadio della preparazione.
Occorrerà trascorrerete un
certo tempo nella preparazione, prima che alcuna illuminazione possa iniziare.
Occorrerà avere un certo
grado d’illuminazione prima di potere arrivare al principio dell’iniziazione.
Preparazione = consiste in un’educazione ben
determinata della vita del sentimento e del pensiero. Mediante tale educazione
il corpo dell’anima e quello dello spirito vengono dotati di strumenti sensori
superiori e di organi superiori di attività, come le forze della natura
traggono dalla informe materia vivente gli organi di cui hanno provveduto il
corpo fisico.
Occorre cominciare col
dirigere l’attenzione dell’anima su determinati processi del mondo che ci
circonda:
- da un lato sulla vita germogliante, crescente e fiorente, e
- dall’altro su tutti i fenomeni connessi con l’appassire, lo sfiorire e il morire.
Quando l’uomo percepisce un
determinato genere di crescita e di rigoglio, deve eliminare dall’anima tutto
il resto, e abbandonarsi per breve tempo soltanto a quell’unica impressione.
Allora constaterà che un sentimento, che prima in un caso simile gli si sarebbe
appena affacciato all’anima, ora si fa grande e assume forma forte ed energica.
Devo poi permettere che questa forma di sentimento risuoni tranquillamente in
lui; deve nel frattempo far il completo silenzio nella sua interiorità. Deve
isolarsi dal mondo e seguire soltanto ciò che la sua anima gli dice in ordine
al fatto della fioritura e della crescita.
Non devo speculare con la
mente per cercare di intendere ciò che le cose significano, ma me lo devo fare
dire dalle cose stesse.
Orientamento
nei mondi superiori: lo
si consegue compenetrandosi interamente della coscienza che sentimenti e
pensieri sono cose altrettanto reali, quanto le tavole e le sedie nel mondo
fisico-sensibile.
Il discepolo
dell’occultismo deve inoltre dedicare una speciale cura al mondo dei suoni.
Occorre distinguere fra il suono prodotto dalle cose cosiddette inanimate (un
oggetto che cade, una campana, uno strumento musicale) e quello che proviene da
un essere vivente (animale o uomo. L’anima dell’uomo deve riempirsi soltanto di
ciò che si svolge nell’essere dal quale proviene il suono).
Quando qualcuno esprime
un’opinione, e un altro ascolto, nell’interiorità di questi sorge in genere un
sentimento di approvazione o di opposizione. Il discepolo deve mettere a tacere
ogni simile approvazione o opposizione. Si tratta di mettere a tacere non solo
ogni giudizio razionale, ma anche ogni sentimento di dissenso, di negazione o
anche di approvazione.
In questo modo ode allora
attraverso le parole l’anima degli altri.
Si desta la percezione
della “parola interiore”, egli ode che gli si parla in modo spirituale (le
entità superiori, possono parlare soltanto a chi, ascoltando sia davvero capace
di accogliere interiormente le loro comunicazioni con calma, senza l’emozione
di un’opinione personale o di un sentimento personale).
Grazie a tali comunicazioni
interiori si conseguono tutte le verità superiori.
Illuminazione =
sviluppare certi sentimenti e pensieri che sono latenti in ognuno, e che devono
essere risvegliati. Soltanto chi persegue questi processi semplici con molta
pazienza, severità e perseveranza, potrà da essi venir condotto alla percezione
della luce interiore. Il primo passo consiste nell’osservare in un determinato
modo vari esseri della natura, come per esempio un cristallo, una pianta e un
animale. Si cerca di concentrare nel seguente modo tutta la propria attenzione
sul confronto fra la pietra e l’animale. I pensieri che ora verranno indicati
devono attraversare l’anima accompagnati da vivaci sentimenti. Nessun altro
pensiero, nessun altro sentimento deve frammischiarsi e disturbare l’intensità
dell’osservazione. Ci si dica: “La pietra ha una forma; l’animale ha pure una
forma. La pietra rimane immobile al suo posto; l’animale cambia il posto. È un
impulso (il desiderio) che spinge l’animale a cambiar di posto. Anche la forma
dell’animale è al servizio di quegli impulsi. I suoi organi, i suoi strumenti
sono foggiati in conformità di questi impulsi. La forma della pietra non è
foggiata dai desideri, ma da una forza scevra di passioni.
Se ci si immerge
profondamente in questi pensieri e si osserva con intensa attenzione la pietra
e l’animale, sorgono nell’anima due generi completamente diversi di sentimenti.
Dalla pietra fluisce
nell’anima un genere di sentimento, dall’animale l’altro. Probabilmente
all’inizio la cosa non riuscirà, ma a poco a poco, con un esercizio veramente
paziente, questi sentimenti si affacceranno. All’inizio i sentimenti perdurano
solo finché dura l’osservazione; più tardi però la loro azione si estende e
finalmente diventano qualcosa che rimane vivente nell’anima.
Se poi nell’osservazione si
aggiunge anche la pianta, si osserva che il sentimento emanante da essa, per la
qualità e l’intensità, è a metà fra quelli che emanano dalla pietra e
dall’animale.
Ogni pietra, ogni pianta,
ogni animale ha una sua sfumatura di colore, ben determinata. Vi sono inoltre
gli esseri superiori che non s’incarnano mai, con i loro colori, a volte
meravigliosi, ma spesso anche orribili.
Quando l’uomo ha acquisito
la capacità di vedere con gli “occhi dello spirito”, prima o poi incontra anche
gli esseri superiori menzionati, ed anche altri esseri inferiori all’uomo che
non calcano mai il piano della realtà fisica.
È necessario che chi diventa
discepolo dell’occultismo conservi tutte le sue qualità di uomo nobile, buono e
ricettivo per tutte le realtà fisiche. Durante il suo discepolato, deve anzi
continuamente intensificare la sua forza morale, la sua purezza interiore e la
sua capacità di osservazione. Ad esempio il discepolo durante gli esercizi
elementari per conseguire l’illuminazione, deve cercare di sviluppare sempre
più la sua partecipazione per il mondo degli uomini e degli animali, la sua
sensibilità per la bellezza della natura. Se non vi provvede, quei sentimenti
sempre più si attutiscono sotto l’azione degli esercizi. Il cuore si
indurirebbe, i sensi diverrebbero ottusi, e potrebbero risultare conseguenze
pericolose.
Se si desiderano veri
risultati, occorre pazienza; dopo avere eseguito per qualche minuto un
esercizio, bisogna poterlo interrompere per compiere tranquillamente il lavoro
quotidiano, e nessun pensiero relativo agli esercizi deve frammischiarsi al
lavoro della giornata.
Controllo
dei pensieri e sentimenti:
non bisogna trascurare di fortificarsi durante tutto il lavoro per mezzo della
constante azione di un pensiero. Deve cioè tenere sempre presente che dopo
qualche tempo può aver fatto progressi importanti, senza che questi gli si
palesino nel mondo che forse si aspettava. Che non vi riflette, perderà
facilmente la costanza e rinunzierà dopo poco tempo a ogni tentativo.
Ci si deve rendere
chiaramente conto che si deve partire dai sentimenti e dai pensieri con cui si
vive di continuo, e che si tratta soltanto di dar loro una direzione diversa da
quella abituale. Ognuno deve dirsi anzitutto che nel mondo dei propri
sentimenti e pensieri stanno nascosti i misteri più alti, ma che finora non li
ha potuti percepire.
Esercizio: ci si ponga dinanzi il piccolo seme di
una pianta. Di fronte a questo oggetto insignificante, si tratta di sviluppare
con intensità giusti pensieri e, con essi, determinati sentimenti. Anzitutto ci
si renda chiaramente conto di cosa in realtà si vede con gli occhi. Si descriva
la forma, il colore e tutte le altre proprietà del seme, e poi si facciano le
seguenti riflessioni: da questo seme, se piantato nella terra nascerà il
complesso organismo di una pianta. Ci si rappresenti la pianta costruendola
nella propria fantasia, e poi si pensi: le forze della terra e della luce più
tardi faranno realmente scaturire dal seme ciò che ora mi rappresento con la
fantasia. Se avessi davanti a me un oggetto artificiale che imitasse quel seme
con tale perfezione che i miei occhi non potessero distinguerlo da un seme
vero, nessuna forza della terra e della luce ne farebbe scaturire una pianta.
Chi comprende con chiarezza e sperimenta interiormente questo pensiero potrà
anche col giusto sentimento formare
il seguente pensiero: “nel seme già riposa nascosta – come forza dell’intera pianta – ciò che più tardi ne crescerà;
nell’imitazione artificiale questa forza non c’è, nondimeno per i miei occhi entrambi sembrano uguali. Il vero seme contiene dunque
qualcosa di invisibile che non esiste
nell’imitazione”. Ci si fermi su questo pensiero: ciò che è invisibile diventerà visibile. Se non potessi pensare, non mi si potrebbe neppure
palesare fin d’ora ciò che diventerà visibile soltanto più tardi.
Ciò che così si pensa deve
anche essere intensamente sentito.
Esercizio: ci si ponga dinanzi a una pianta che sia
del tutto sviluppata. Ci si compenetri del pensiero che verrà un tempo in cui
la pianta morirà. Nulla più vi sarà di ciò che ora vedo dinanzi a me. La pianta
avrà però sviluppato semi che a loro volta diverranno nuove piante. Di nuovo mi
rendo conto che in ciò che vedo esiste qualcosa di nascosto che non vedo. Mi
riempio tutto del pensiero che questa pianta, con la sua forma e i suoi colori,
non esisterà più in avvenire. L’idea che la pianta forma dei semi mi insegna che
essa non sparirà nel nulla. Non posso vede con gli occhi ciò che la salva
dall’annientamento, così come prima non potevo vedere la pianta nel seme. Vi è dunque in essa qualcosa che non posso
vedere con gli occhi.
Se in me faccio vivere questo pensiero, e ad esso si unisce in me il sentimento che vi corrisponde, si
sviluppa a sua volta nella mia anima, dopo un determinato tempo una forza che
si trasforma in un nuova visione.
Dalla pianta scaturisce
anche qui una specie di fiamma
spirituale, naturalmente più grande di quella prima descritta.
Per i sensi ordinari un
essere comincia la sua esistenza con la nascita e la termina con la morte. È
così però soltanto perché quei sensi non percepiscono lo spirito nascosto di
quell’essere. Per lo spirito nascita e morte sono solo una trasformazione, come
lo spuntare di un fiore dal boccio è una trasformazione che si svolge senza gli
occhi fisici.
Per conseguirne la
conoscenza diretta, occorre destare prima, nel modo indicato, il senso
spirituale adatto.
Vi sono persone dotate di
speciali disposizioni psichiche, alle quali basta un piccolo impulso per
svilupparsi. Sono però eccezioni. La via qui indicata è tuttavia più universale
e sicura.
Aurea regola
della vera scienza occulta: “Per ogni passo innanzi che cerchi di
fare nella conoscenza delle verità occulte, devi al tempo stesso fare tre passi nel perfezionamento del tuo
carattere verso il bene”.
“Impara a non parlare delle tue visioni
spirituali. È bene anzi tacere anche con te stesso. Non cercare di rivestire di
parole ciò che vedi nello spirito e di interpretarlo con l’intelletto
inadeguato. Abbandonati liberamente alla visione spirituale, e non disturbarla
con troppe riflessioni, perché devi ricordare che all’inizio delle tue
riflessioni non sono affatto all’altezza della tua visione”.
Il discepolo deve poter affrontare con
serenità un pericolo, esempio può dire: “il mio timore non serve a nulla, non
devo avere affatto paura ma pensare solo a cosa vi sia da fare”.
L’iniziazione consiste nell’imparare a denominare
le cose del mondo con i nomi che esse hanno nello spirito dei loro artefici
divini.
Quei nomi contengono i segreti delle cose.
L’iniziazione = le prime istruzioni impartite
ai candidati all’iniziazione mirano a sostituire le esperienze future. Sono le
cosiddette “prove” che si devono attraversare e che vengono come naturale
conseguenza della vita dell’anima, quando si praticano regolarmente gli
esercizi descritti nei capitoli precedenti.
All’iniziando vanno mostrate cose e fatti che
sono parte dei mondi superiori. Egli può però vederli e udirli solo quando sia
capace di percepire spiritualmente le figure, i colori, i suoni descritti nella
preparazione.
Prima
“prova” = acquisire una percezione più
vera delle qualità corporee dei corpi inanimate poi delle piante, degli animali
e dell’uomo.
Per la percezione fisica rimangono come
avvolte in un velo. Per l’iniziando questo velo viene tolto in virtù di un
processo che si chiama di “combustione spirituale”.
Perciò questa prova viene chiamata la prova del fuoco (è il mezzo che porta
allo scopo).
Lo scopo è il cambiamento, per mezzo della
conoscenza dei mondi superiori, acquisti maggiore e più vera fiducia in sé,
coraggio superiore e grandezza d’anima e costanza che non sia in genere
acquistabile nel mondo inferiore.
Dopo la prova del fuoco ogni candidato può
ancora tornare indietro, ma rimarrà rinvigorito e proseguirà allora verso
l’iniziazione solo in una successiva incarnazione.
Se dopo la prova del fuoco il candidato vuole
proseguire la scuola occulta gli verrà rivelato un determinato sistema di
scrittura.
La scrittura occulta si manifesta nell’anima
quando questa ha conseguito la percezione spirituale. Essa va crescendo verso
la conoscenza chiaroveggente e durante questa crescita si sviluppa come
capacità animica.
I segni della scrittura occulta non sono
ideati arbitrariamente, ma corrispondono a figure, colori, suoni … che ha
imparato a percepire durante la preparazione e l’illuminazione.
Se l’uomo sa discernere il proprio dovere e
agisce giustamente, riesce nella seconda
prova, la “prova dell’acqua” e avviene in lui una trasformazione.
Nell’attività che svolge in queste regioni superiori viene a mancare all’uomo
l’appoggio delle condizioni esteriori, come manca l’appoggio a che si muove
nell’acquea senza arrivare a toccare il fondo.
Grazie a questa prova l’uomo può sviluppare
la padronanza di sé.
Chi vuole agire sulle cose adeguatamente,
deve avere completo dominio su se stesso senza lasciarsi guidare dal proprio
arbitrio.
A questo grado è importante avere
discernimento sano e sicuro. L’uomo può progredire solo se distingue
l’illusione, le vuote creazioni della fantasia, la superstizione e altri errori
simili, dalla vera realtà.
1 “prova” = se non hai sano buon senso, i
tuoi passi sono vani.
2 “prova” = ogni pregiudizio deve essere da
te abbandonato
3 “prova”,
la prova dell’aria, perché non
ci si può appoggiare, nel suo terreno solido delle occasioni esteriori n su ciò
che gli risulta da colori, forme … che ha imparato a conoscere da preparazione
e illuminazione. Ma deve appoggiarsi solo su se stesso. Nessuno scopo viene
indicato. Tutto è posto nelle proprie mani. Dobbiamo solo trovare la nostra
strada. Occorre da prova di presenza di spirito.
Cessano tutte le tentazioni a cui il
discepolo era abituato.
Quando il candidato è maturo per quel che è
stato descritto, riceve ciò che simbolicamente si chiama “la bevanda
dell’oblio”. Viene così iniziato al segreto sul modo di agire senza essere
continuamente disturbato dalla memoria inferiore. È necessario poter
distruggere i veli del ricordo che in ogni istante ci circondano. Se giudico
ciò che mi succede oggi alla stregua di ciò che ho sperimentato ieri mi espongo
a infiniti errori. Bisogna tenere in considerazione l’esperienza ma come
iniziato occorre avere la capacità di giudicare ogni nuova esperienza di per se
tessa, lasciando che agisca su di noi senza essere turbata dal passato.
La seconda bevanda è la “bevanda della
memoria” (per conseguire la capacità di tenere sempre presenti nello spirito i
segreti superiori.
“Devo fare di tutto per educare la mia anima e il mio spirito,
ma aspetterò con calma che le potenze superiori mi giudichino maturo per una
certa illuminazione”.
Regola aurea
dell’occultismo: “Non
desiderare in alcun modo, prima di aver conosciuto quel che è giusto in un dato
campo”.
Prima si conoscono le leggi del mondo e poi i
suoi desideri diventano forze che si avverano.
16 petali = pensieri veri
Pensiero associativo = gusta il loto a 12
petali
Senso = corpo
Passione = anima
Idea = spirito
Fonte: L'iniziazione
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__l-iniziazione-libro.php? pn=2028
[1] Da quanto sopra detto, è evidente che il
su descritto “guardiano della soglia” è una figura (astrale) che si manifesta
alla veggenza superiore in via di risveglio nel discepolo. Appunto questo
incontro soprasensibile conduce la scienza occulta. Una pratica della magia
inferiore consiste nel rendere “il guardiano della soglia” visibile anche ai
sensi fisici. Si tratta in tal caso di produrre una nube di sostanza sottile,
un fumo agglomerato, costituito da una determinata miscela di una serie di
sostanze. La forza sviluppata del mago è allora capace di plasmare quella nube
di fumo e di vivificarne la sostanza col karma non ancora scontato dell’uomo.
Chi è sufficientemente preparato per la veggenza superiore non ha più bisogno
di siffatte visioni sensibili; mentre chi, prima di essere abbastanza
preparato, si vedesse comparire dinanzi il suo karma non ancora scontato, nella
forma sensibile di un enorme vivente, correrebbe pericolo di deviare
gravemente. Perciò non deve aspirarvi. Nello Zanoni di E. Bulwer Lytton, vi è una descrizione romanzata del
“guardiano della soglia”.