Vedere
la malattia altrimenti
Malattia:
un’occasione in codice: quando
sono costretto a rimanere tutto il giorno al sole mi abbronzo, e l’abbronzatura
non è una malattia; è il sintomo di una reazione di adattamento.
Poi scende la notte, e
sebbene io sia ormai lontano dal sole, l’abbronzatura rimane!
Possiamo dire che
l’abbronzatura è la fase visibile
dell’esperienza, mentre l’esposizione al sole è la fase invisibile. Il sole è l’azione, l’abbronzatura è la reazione.
Analogamente, la malattia è una reazione (una fase visibile) che succede a
un’azione (fase divenuta invisibile).
Il sintomo è una reazione
di adattamento:
- dell’individuo
- del gruppo
- della specie
La leonessa metterà al mondo otto
leoncini. I più veloci si accaparreranno le mammelle più ricche, quelle che
contengono più latte: quelle superiori. Per sopravvivere bisogna essere veloci,
afferrare rapidamente il cibo. Esiste un’impellenza inconscia.
Se qualche leoncino cade in un dirupo, la
madre metterà in atto una soluzione biologica inconscia: l’inconscio biologico
darà alle mammelle l’ordine di produrre più latte, per permettere ai leoncini
sopravvissuti di ristabilirsi, avendo più cibo. E se per caso tutti i leoncini muoiono
cadendo nel dirupo, o vengono uccisi da un nuovo maschio dominante che sopprime
i piccoli del suo predecessore, la femmina vive immediatamente un altro
conflitto biologico inconscio, che questa volta solleciterà le ovaie: avrà delle
cisti, allo scopo di fabbricare più estrogeni per una nuova ovulazione, un
nuovo slancio produttivo, mirato alla conservazione della specie. La leonessa
andrà in cera del maschio, si accoppierà e avrà altri leoncini. Queste cisti
non sono una malattia, ma sintomi di adattamento allo stress. I tumori alle
mammelle della leonessa non sono una malattia, ma soluzioni di guarigione. Con
questa visione del mondo, il sintomo ci appare come un adattamento biologico di
sopravvivenza.
Se la tiroide produce più tiroxina per
accelerare il metabolismo e far si che mi accaparri le mammelle superiori,
questo avviene per la mia sopravvivenza personale. Se produco più latte, è per
la sopravvivenza dei piccoli; se fabbrico più estrogeni e ovuli, è per la
sopravvivenza della specie.
Qualsiasi sintomo è presente per curare
ciò che lo ha provocato, l’obiettivo essendo in ogni caso quello di sottrarci
allo stress, quale ne sia la forma.
All’inizio
era la biologia … né psicologica, né simbolica: ma logica: la cosa fondamentale, qui, è capire bene
che ciò che vive è prima di tutto iscritto in una realtà biologica.
L’ovulo e lo spermatozoo hanno ciascuno
ventitré cromosomi, che si sommano quando si incontrano, sicché l’uovo ne
possiede ventitré paia.
Nel corpo di una bambina sono presenti
tutti gli ovociti, ossia gli ovuli, fin dalla nascita: ne ha 400.000, e proprio
come i neuroni non si rinnoveranno mai.
L’uomo, invece, produce continuamente dei
nuovi spermatozoi, che saranno efficaci solo dentro alle vie genitali
femminili.
Durante la relazione sessuale, l’uomo
eiacula circa 200 milioni di spermatozoi, che giungono nelle vie genitali
femminili dove diventano attivi. Solo 400 di essi arriveranno nelle tube di
Faloppio, gli altri rimarranno nelle retrovie a far da guerrieri nel caso in
cui dovesse presentarsi l’eiaculato di un altro maschio. Avranno la funzione di
neutralizzare chiunque venga dopo di loro. Esistono anche gli spermatozoi con
funzione di intermediario, che servono da barriera sempre contro gli eventuali
spermatozoi di un altro maschio. E poi ci sono quelli che tenteranno di
fecondare l’ovulo.
Lo spermatozoo, che è maschile e attivo
(l’attività tipica del polo maschile), quando arriva nel terzo superiore della
tuba incontra un ovulo che è soprattutto passivo (il polo femminile è passivo).
Un enzima specifico che si trova sulla testa dello spermatozoo dissolverà la
prima delle tre membrane dell’ovulo, così da poterlo penetrare. A questo punto,
l’ovulo stesso diventa attivo e gli spermatozoi rimasti fuori diventano
inutili, passivi.
Fin dal primo istante della vita,
l’aspetto femminile, quando è in conflitto, diventa attivo e il maschile
diventa passivo.
Non appena uno spermatozoo è penetrato
nell’ovulo, questo produce una reazione chimica che impedisce l’accesso ad
altri spermatozoi. Se non vi è fecondazione l’ovulo degenera in ventiquattro
ore, ma se è fecondato la cellula-uovo, questa cellula unica, si divide in due
nel giro di trenta ore. Poi nel giro di quaranta ore si divide di nuovo, in
quattro, sedici … e il terzo giorno siano davanti a un insieme di cellule tutte
simili, tutte identiche fra loro. Al quarto giorno esse giungono nell’utero
nella cui mucosa si annideranno. Per certi versi si tratta di un corpo
estraneo, di una specie di “parassita” che entra nel corpo, il quale però non
deve respingerlo. Onde evitare il rigetto, hanno luogo alcuni fenomeni
biologici: la vita futura è più importante di tutto il resto, e il corpo della
madre deve passare attraverso una serie di fenomeni orientali all’accettazione
biologica di una “altro da sé”. La madre si “decentralizza” per far luogo a
qualcosa di molto diverso da lei: questo è davvero
amore!
Non bisogna tuttavia perdere di vista il
fatto che l’embriogenesi riassume la filogenesi
(nascita della specie; modalità di formazione della specie; sviluppo delle
specie nel corso dell’evoluzione). L’embriogenesi dura due mesi, mentre la
filogenesi dura milioni di anni.
I primi due mesi della nostra vita sono i
più lunghi della nostra esistenza: l’embrione (dal concepimento fino alla fine
del secondo mese) riassume, nel suo sviluppo, l’evoluzione di tutta la vita.
Passerà attraverso fasi in cui avrà una piccola coda, delle branchie come
quelle dei pesci, dita palmate come quelle delle anatre, tre paia di reni come
certi anfibi, o addirittura tutta una sfilza di mammelle, come certi mammiferi.
Analogamente si differenziano i tessuti, che sono un abbozzo di tutti i grandi
apparati (digestivo, renale …) poi regrediranno le mammelle e i reni superflui,
le branchie e le dita palmate …
Ora suddivideremo questa
evoluzione della vita in quattro stadi:
Primo stadio: nell’evoluzione delle forme di vita
(filogenesi), il primo stadio corrisponde all’apparire e al mantenimento della
vita (la sopravvivenza), assicurata da quattro funzioni principali:
- nutrirsi (afferrare il cibo)
- respirare (afferrare del gas)
- eliminare le scorie provocate dalla combustione del cibo e del gas
- riprodursi, per garantire la continuazione della specie
I tessuti creati
dall’embrione che riassumono questo primo stadio dell’evoluzione sono legati a
tutto ciò che è arcaico, vitale; essi soddisfano le quattro funzioni. Si
trovano in una parte dell’apparto dirigente, con lo scopo di afferrare il
“boccone” di cibo, ossia afferrare la vita sotto forma alimentare, e digerirlo;
in una parte dell’apparto respiratorio per afferrare l’aria, ossia la vita
sotto forma gassosa; nell’apparato renale, nella porzione inferiore
dell’apparato digerente e in altri emuntori, per eliminare le scorie;
nell’apparato genitale, che è organizzato per la riproduzione della specie.
Secondo stadio: a livello della filogenesi corrisponde
al passaggio di organismi viventi dall’ambiente liquido all’ambiente
terrestre. La vita si è dunque trovata di fronte alla necessità di
differenziarsi di più da un ambiente più denso, minerale, ed è diventata più
vulnerabile alle aggressioni. Qualsiasi organismo è effettivamente composto
perlopiù d’acqua (circa il 70% per il corpo umano).
Per capire quali tracce
psichiche tale passaggio abbia lasciato in noi, bisogna tenere a mente la
nozione del “dentro di sé”, la necessità di proteggersi, di mettersi al riparo
da attacchi di ogni sorta. Avremo, qui, dei conflitti derivanti dal sentirsi aggrediti, “insozzati”
e minacciati nella propria integrità.
In questo secondo stadio,
l’embrione costituisce organi che hanno funzione protettiva, come il derma (la pelle profonda, che
corrisponde a unghie e capelli; ma anche l’abbronzatura, destinata a
proteggerci dal sole) e altre protezioni più specifiche: per esempio, la pleura
che potrebbe i polmoni, il peritoneo che protegge l’intestino, il pericardio
che protegge il cuore, le meningi che proteggono il cervello, la tromba di
Eustachio che protegge l’orecchio medio …
La ghiandola del seno fa
anch’essa parte di questo “foglietto embrionale”: si tratta di una ghiandola
sudoripara che ha subito una modificazione per poter produrre latte.
Terzo stadio: a livello della filogenesi corrisponde
alla comparsa della struttura. La vita ha superato il livello della
sopravvivenza, e quello della protezione, dunque può cominciare ad esplorare il
mondo. Per questo ha bisogno di costruirsi una struttura, un’individualità che
dia un senso a tutto questo. Compaiono i muscoli
e le ossa in base a un
interrogativo: perché andare altrove, perché fare una data cosa? Ha valore? Se
non ha né senso né valore, allora non esisterà la manifestazione fisica
corrispondente.
Se devo nuotare avrò
bisogno di pinne; se devo volare, spunteranno le ali. Ma se non ho bisogno di
nuotare, lungo il corso delle generazioni le pinne finiranno per scomparire. Si
tratta quindi di svalutazione biologica, non
psicologica: ciò che non serve a niente, scompare.
A questo punto l’embrione
produrrà i tessuti connettivi, le ghiandole corticosurrenali, le ossa, i
muscoli, i legamenti, i tendini, i gangli, le vene, le arterie, il grasso.
Ed è in questo ambito che,
negli esseri umani, si situa il sentimento della propria individualità e del
proprio valore: qualcosa che ci rende distinti dall’ambiente, ma è
contemporaneamente in continuità con il “tessuto” circostante. Le cose insomma
non riguardano più i nostri confini, ma riguardano noi stessi, certe nostre
preoccupazioni profonde che ci spingono a interrogarci: “che importanza hanno,
queste preoccupazioni, nel mio spaio interiore?”. Se tale importanza è
eccessiva, allora si corre il rischio di autosvalutarsi, di cancellarsi entro
lo spazio della propria coscienza, un fenomeno che ci spingerà anche a capire
che, in fin dei conti, nessuno e nulla che provenga dall’esterno possono
invaderci davvero senza che noi stessi ne siamo complici, il che ci dà sempre
un buon punto d’appoggio per ritrovare un sano equilibrio.
La nota dominante di questo
stadio sarà imprimere la direzione, il senso, il movimento, per l’esplorazione
del mondo, la struttura interna. I conflitti che toccheranno gli organismi
responsabili della struttura interna verranno vissuti in termini di
svalutazione (ossia di svilimento) e direzione.
Quarto stadio: a livello della filogenesi imprime
all’organismo la traccia certa di un’evoluzione maggiormente volta all’esterno;
si tratta della vita relazionale, e riguarda gli organi sensoriali, il sistema
nervoso, e certi organi che in questa quarta fase vanno a completare e a
elaborare quelli costituiti nelle tre fasi precedenti (esempio i bronchi, che
serviranno per collegare gli alveoli polmonari con l’esterno, oppure gli
ureteri che collegano i reni con l’esterno).
La conseguenza di questa
evoluzione sul piano della psiche umana è che non siamo soltanto rinviati a noi
stessi, ma più che altro “proiettati” da noi stessi in un ambiente sempre più
vasto, dinamico, complesso. Diventa allora impossibile non prestare attenzione
a ciò che accade fuori, non è più possibile non essere in relazione.
Questo quarto livello è
quello in cui si imprimono i conflitti relazionali,
così come conflitti molto più intellettuali ed elaborati.
Fonte: Ho un corpo per guarirmi – Christian Flèche