Tutti nasciamo
con un bagaglio molto consistente di attitudini, capacità, organizzazione,
specializzazioni, e questo è vero sia sul piano biologico che su quello
psicologico.
… ogni
manifestazione individuale si configura come la migliore risposta che riusciamo
a fornire alle sollecitazioni dell’ambiente in cui viviamo, una risposta che è
il frutto di un’interazione tra il nostro apporto individuale e la miglior
risposta che la specie e la nostra famiglia hanno fornito a problematiche
uguali o simili.
Si tratta
di veri e propri “programmi speciali” – per la maggior parte inconsci – che si
attivano per risolvere gli squilibri che si generano o si sono generati nel
corso della vita, la nostra e quella dei nostri genitori, dei nostri nonni, dei
nostri bisnonni ecc., arrivando a certi livelli (biologici) addirittura ai
nostri antenati ancestrali.
La Nuova
Medicina di R.G. Hamer e la Psicogenealogia o psicanalisi transgenerazionale
(che ha in Europa una capostipite in A.A. Schützenberg) costituiscono di fatto
la complessificazione di due ambiti disciplinari ancora oggi molti restii al
cambiamento, decisamente ancorati a una visione quantomeno ottocentesca dell’essere
umano: una psiche da sondare, bagaglio di esperienze inconsce del bambino da
zero a tre anni per la psicanalisi e la psicologia; un ammasso
meccanico-elettrico-chimico di cellule da tagliare, cucire, riassemblare per la
medicina.
Questa immagine
dell’essere umano – e di conseguenze della realtà e della stessa conoscenza – è
caduta a partire dall’inizio del Novecento grazie alla grande svolta costituita
dalla teoria della relatività di Einstein.
La teoria
dei sistemi (promulgata alla metà del secolo scorso) l’ha poi definitivamente
distrutta, sostituendola con i principi dell’autoreferenzialità e dell’autoorganizzazione
dei sistemi viventi che finalmente complessificano (e non complicano) la vita e
le sue emergenze.
Riconnetterci
con la vita su tutti i piani – biologico, familiare, individuale e relazionale –
reinserirci nella grande ruota della vita, è necessario sia a livello di psiche
che di corpo: se il senso della vita è metaforicamente e concretamente
rappresentato dal sangue, infatti, i legami di sangue ne determinano in larga
parte la salute, la salite del sangue.
La Nuova
medicina e la Psicogenealogia costituiscono le nuove frontiere della medicina e
della terapia psicologica.
… oggi l’essere
vivente è visto come un sistema complesso dove ogni elemento è in relazione con
ogni altro elemento all’interno di un’organizzazione in costante
dialogo-scontro con l’ambiente in cui si muove e di cui fa a sua volta parte. Una
rete di complessità di reti di intercomunicazione costante che fa di ogni
individuo un biotipo (specie), un antropotipo (società), un genotipo (famiglia)
e un fenotipo (specificità singola) al contempo.
Limitarsi
a una sola di queste caratteristiche significa ridurre la complessità di un
individuo a un solo punto di vista.
… lo
studio della persona e della sua provenienza sul piano psichico si può definire
“psicanalisi transgenerazionale” o “psicogenealogia”, e si tratta in sostanza
dello studio dell’albero genealogico per evidenziare e analizzare le modalità
di strutturazione dell’individuo e delle sue caratteristiche nell’arco delle
generazioni, vale a dire come una persona viene “costruita” dalla storia delle
generazioni che l’hanno preceduta.
Così come
non c’è alcun dubbio che l’essere biologico sia il risultato finale di un’evoluzione
il cui inizio risale ad almeno 3,5 milioni di anni fa, altrettanto si può dire
che l’essere psichico, il quale è l’esito finale raggiunto dalla sua specie e
dalle modalità particolari tramite le quali questa ha garantito la propria
sopravvivenza, la propria riproduzione e la sua stessa evoluzione.
Queste modalità
si riassumono concretamente nell’incrocio e nella relazione tra maschile e
femminile che è alla base della vita, in altre parole, per l’essere umano, in
quell’istituzione sociale – su basi biologiche ed evolutive – che è la
famiglia.
Se a
livello biologico il maschile e il femminile rappresentano i biotipi di base,
essi lo sono anche sul piano psichico e genealogico, e si possono racchiudere
in una formula che li riassume per l’uno e per l’altro livello: archetipi
primari.
Gli “archetipi
primari” sono quindi il maschile e il femminile, l’uomo e la donna, il padre e
la madre, il figlio e la figlia.
La psico-bio-genealogia
basata sulla teoria degli archetipi primari che qui viene presentata non ha
nulla o poco a che vedere con il genosociodramma in senso stretto, con la
genealogia e la psicogenealogia comunemente intesi e nemmeno con la Nuova
Medicina tout court.
Questo approccio
prende naturalmente in considerazione gli approdi e gli apporti della
psicogenealogia e della Nuova medicina, e anzi se ne serve al massimo, però li
fonde all’interno di un percorso più sistemico e forse più radicale per
entrambi i punti di vista, i quali spesso (ma verrebbe voglia di dire sempre)
si escludono a vicenda.
La grande
potenza dell’inconscio – che la Nuova medicina chiama “psiche”, anche se non la
identifica con esso – risiede nel determinare i conflitti e il tipo di risposta
a questi conflitti, ma se l’inconscio è potente nel malessere può essere altrettanto
potente per il benessere: oltre alla presa di coscienza, che rappresenta di per
sé già il 70% di ogni guarigione, l’inconscio necessità cioè di una nuova
informazione, per non tornare a ripetere e a radicalizzare ciò che ha imparato
nel corso delle generazioni e dell’evoluzione.
… la
presa di coscienza del conflitto rappresenta di per sé già il 70% della “guarigione”,
anche nella terapia della Nuova medicina, ma se si tratta di processi inconsci
c’è la necessità assoluta di fornire a questo – all’inconscio – una nuova
informazione, affinché non torni a ripetere e a radicalizzare ciò che ha
imparato nel corso delle generazioni precedenti e della nostra stessa biografia
(ciò che ci ha portato al conflitto e alla sua soluzione biologica).
È proprio
qui che interviene l’atto “paradossale” od “ordalia” nella definizione di M.
Erickson e di J. Haley, l’” atto psicomagico” nella definizione di A.
Jodorowsky, che atto risolutivo, un atto che io chiamo “poetico”, ma che nella
sostanza è di fondo lo stesso per tutti: un’azione pratica – il più delle volte
carica anche di un forte valore simbolico – perché il linguaggio dell’” agire”
è l’unico che l’inconscio recepisce.
Il passaggio
all’atto è fondamentale, dopo la presa di coscienza, e procede di pari passo
con essa: in termini fisiologici, la presa di coscienza agisce sul sistema
nervoso volontario, mentre l’atto agisce sul sistema nervoso neurovegetativo. La
prima agisce sulla neo-psiche, cioè, mentre il secondo interviene sulla psiche
arcaica.
È quindi
il passaggio all’azione simbolica, “psicomagica” o “poetica”, che va
propriamente a riequilibrare gli archetipi primari sul piano inconscio, che
rappresenta l’approdo più difficile da raggiungere a livello terapeutico: un’azione
che ristabilisce, radica una nuova informazione e incammina verso la nostra
vera e unica strada, senza più incorrere nella ripetizione e nella recidiva.
Fonte: Psico-Bio-Genealogia. Le origini della malattia – Antonio Bertoli
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__psico-bio-genealogia-le-origini-della-malattia-libro.php?pn=2028