“…
ricorda che devi avere il senso dell’umorismo. Le persone ossessionate non ne
hanno, ecco come puoi distinguere il vero dal falso. Poiché in realtà, gli
ossessionati sono falsi”.
“Ma le
cose dello spirito non sono serie? Non si deve, non si può deridere la
religione”.
“Le
persone non ridono della religione. Quando le persone spirituali ridono, ridono
dell’imitazione della religione”.
C’era
qualche altra ragione, mi chiesi, per cui un Sufi si presentava come qualcuno
senza importanza, o in una veste che non significava nulla per la persona
insensibile?
“Ci sono
almeno altre due ragioni. La prima è che se il Sufi si veste come tale, dove va
a finire la sfida alla ricettività dello studente? Egli deve vedere il “Re in
ogni travestimento”, come dice l’aforisma Sufi. L’altra ragione è che ogni cosa
di valore in questo mondo è minacciata, incluse le cose spirituali.
Ricorda
l’aneddoto Sufi del pavone che amava strapparsi le piume.
Qualcuno
gli chiese perché lo facesse.
“Egli
rispose: Perché le persone mi inseguono per queste piume. Se non ne avrò, non
vorranno null’altro da me e potrò vivere una vita tranquilla e inutile”.
Più tardi
trovai questo racconto nel Quarto Libro del Mathnavi di Rumi, la sua opera
principale.
L’anziano
mi insegno anche che c’erano quattro “cancelli” verso la conoscenza superiore:
la legge religiosa; la Via o Sentiero, l’Insegnamento e la sua osservanza; e la
gnosi, l’esperienza o la percezione della Verità, che è chiamata Realtà
Oggettiva.
Nell’introduzione
al Libro Quindi del suo Mathnavi, Rumi chiarisce questo punto:
“La
Legge”, egli dice, “è come apprendere la teoria alchemica da una persona o da un
libro. Il Sentiero è come un processo alchemico. La Verità è l’effettiva
trasmutazione del rame in oro”.
La
maggior parte delle persone porta l’attenzione sulle cose che approva. Ma
quando nei circoli Sufi qualcosa ti colpisce come strana o persino
inaccettabile, allora dovresti prestarle una speciale attenzione, perché
significa quasi sempre che un aspetto dell’insegnamento reale ha colpito i tuoi
pregiudizi e che questi stanno cercando di rigettarlo, stanno cercando di
tenerti in una stretta “schiavitù”.
… disse Shah, “i Dervisci sono chiamati uomini
santi senza percezione e i Sufi sono conosciuti come Dervisci che sono arrivati
alla Conoscenza”.
Shah non
si stanca mai di indicare che il ripetere della musica o dei movimenti, lo
standardizzare le attività o persino gli insegnamenti, è la via dell’indottrinatore
o del condizionatore e che la vera tradizione Sufi ha sempre operato contro
l’inculcare dei modelli fissi nella gente. La conoscenza Sufi viene impartita
con qualunque metodo si riveli idoneo.
“Dopotutto,
poiché lo studente è così inferiore al Maestro, quale differenza può fare per
una persona così elevata il rispetto dello studente?”
“Ci
furono parecchi tentativi di dare una risposta, ma nessuna parve soddisfare il
Siriano”.
“Devo
rispondere io? Poiché è chiaro che avete bisogno del concetto di attitudine e
posizione.
Se volete
entrare in una stanza attraverso una porta bassa dovete chinarvi. Se pensate
che inchinarvi sia servile quando è semplicemente necessario, non passerete mai
attraverso la porta. L’insegnante è la vostra porta.
Il vostro
insegnante non trae profitto dal vostro rispetto semplicemente perché è
rispetto: ma voi sì. Se non onorate il vostro insegnante, non potete imparare;
così sareste voi stessi a rimetterci. Ciò che l’insegnante guadagna è che se
voi imparate da lui egli sarà in grado di fare il suo lavoro. Il rispetto
reale, comunque, viene a uno stadio molto superiore, quando si può realmente
apprezzarne la tremenda importanza.
A quello
stadio, la vostra capacità di rispetto è ugualmente grande, così in effetti rispettate
il suo ruolo e il suo essere molto di più di quanto sia possibile farlo allo
stadio di principiante”.
Shah
aveva qualcosa da dire anche circa la baraka,
una forza intangibile che i Sufi, tradizionalmente, sono in grado di
concentrare e proiettare. Shah la chiamava “l’armonizzazione della conoscenza
con il recipiente potenziale”. Diceva che l’esistenza di questa forza veniva
spesso sospettata da tutti: ma che era stata volgarizzata nell’idea comune di
fortuna. Come la fortuna, la baraka è molto elusiva. Le persone che possono
ricevere la baraka o che l’hanno ricevuta, possono mettersi al di fuori del suo
campo a causa della loro attitudine, solitamente volendo cose che non sono
necessarie. Quando questo accade, la baraka semplicemente cessa di operare.
La baraka
può essere considerata simile alla forza che è stata parte delle culture
primitive e che gli antropologi hanno chiamato Mana. Ma ha ulteriori
dimensioni. È data a persone che sentono la necessità di mettersi in armonia
con la Verità, non tutte queste persone, ma alcune.
Se le persone
diventano personalmente avide al di là di un certo punto (conosciuto
tecnicamente tra i Sufi come 'punto di tolleranza') la baraka si disperde.
Molte imprese sono affondate a causa di questo.
Shah ha
sottolineato a più riprese che i Sufi non sono “antiaccademici”, ma sostiene
semplicemente che il lavoro accademico dovrebbe essere oggettivo e non un
perseguimento agonistico della conoscenza.
Egli mi
disse: “Il mio riverito padre mi introdusse, molti anni fa, al metodo Sufi di
trattare con l’erudizione. C’erano, egli disse tre Vie, tre categorie di
apprendimento che sono:
La Via
dello schiavo: colui che memorizza il materiale e lo segue senza deviazioni.
Egli può considerare se stesso uno studente o persino uno studioso;
La Via
dell’erudito: colui ce accumula materiale secondo il suo desiderio e che può
sottoporlo a qualunque critica che ritenga giusta.
La via
del saggio: colui che è in grado di estrarre dal materiale ciò che realmente
contiene. Non troverà piacere nel memorizzare, né accetterà lodi per la sua
memoria. Studierà solo ciò che darà vantaggi, non ciò che le persone l’hanno
esortato a considerare importante e otterrà dal materiale di studio ciò che è
più utile, che ha origine dalla verità e che porta alla Verità.
Non ho
mai trovato errata questa diagnosi e ogni volta che l’ho applicata sono stato
in grado di raggiungere la mia meta. Ho anche verificato il commento di mio
padre su questo soggetto: La prima Via è quella dell’abitudine, la seconda
quella dell’abitudine e dell’azione, la terza quella di fuggire dall’abitudine
per arrivare alla comprensione dell’azione; così invece di essere manovrati da queste,
possiamo manovrarle, se necessario.
Dopo che
lasciammo Mashad viaggiammo sino al Kasmir, dove a Shah fu dato il benvenuto
non come maestro Naqshbandi, ma come uno qualificato ad arruolare nuovi membri
nell’Ordine Azimiyya (il grande), di cui egli è “ispettore”. Ecco un esempio
dello stile con cui vengono usate le parole in questa cerimonia:
“Sei il benvenuto in questa assemblea. Questa
cerimonia segna il ricevimento di un nuovo venuto nei ranghi degli Amici e lo
prepara per un viaggio con noi.
Se hai qualche riserva sul Sentiero o su
qualcuno dei presenti, consigliamo di ritirati immediatamente. In questo caso
puoi andartene ora. Se lo farai, non perderai la nostra stima o amicizia …
(pausa).
Poiché non ti sei ritirato, devo ritenere
che desideri restare con noi, per quanto lunga sia la strada? …
Devi sapere che la strada è lunga, il tempo
è breve e le provviste sono scarse.
Realizzi che ci si aspetta che farai ciò
che non vuoi fare?
E che non farai ciò che vuoi fare?
Realizzi che è più facile scivolare da un
luogo elevato che da uno basso?
Sei preparato a fare un sacrificio
materiale in segno del tuo scambiare il grossolano per il più sottile?”.
La
presentazione continuava con altri parecchi paragrafi. Alla luce di ciò che
avevo visto e di ciò che avevo imparato dalle domande rivolte di partecipanti a
queste iniziazioni, ritornai una sera sugli appunti che avevo preso su qualcosa
che avevo chiamato “La Prima Lezione di Shah”:
“Le
persone tendono a pensare che gli studi Sufi assomigliano a quelli con i quali
hanno più dimestichezza, come quelli comuni nei culti religiosi e mistici. Essi
perciò associano i Sufi con ciò che in effetti non sono.
Gli studi
Sufi, comunque, sono strumentali e prescritti individualmente. Dono anche
successivi. Questo significa che sono intesi a causare un effetto quando
l’effetto può essere causato. Altri sistemi sono caratterizzati dalla
ripetizione di slogan, dal portare avanti osservanze stereotipate e così via.
Quest’ultimo tipo di attività, tuttavia non è affatto un’attività religiosa. È
più un processo per eccitare le persone a livello emotivo. È più un processo
per eccitare le persone a livello emotivo.
La gente,
in generale, spesso non riesce ad accostarsi agli studi Sufi, poiché normalmente
crede siano ciò che non sono: sistemi didattici, ideologici o magici; invece di
sistemi educativi e di sviluppo.
Per
questa ragione, i Sufi si considerano diversi. Un Insegnante Sufi deve
innanzitutto chiarire che il “modello” mentale (il preconcetto sui Sufi e sulla
Via Sufi) che il nuovo venuto ha, potrebbe essere inadeguato. Perciò, è
essenziale chiarire l’incomprensione prima che venga detta o fatta qualunque
altra cosa”.
Quindi a
Shah fu chiesto se ci fosse un particolare metodo per sviluppare la funzione
che causa miracoli ed egli disse:
“È
proprio il contrario. Innanzitutto, i miracoli accadono costantemente, ma le
persone ne sono spesso inconsapevoli. Secondo, le persone generalmente
inibiscono la loro percezione del miracoloso con l’esercizio di tre attitudini
mentali.
Queste
sono le stesse attitudini insite nella maggior parte delle persone e che in
ogni caso devono essere eliminate prima che si possa progredire sulla Via Sufi.
Esse sono:
Uno. La
costante richiesta di attenzione;
Due. Le
obiezioni alle esperienze quando si sta imparando;
Tre.
L’aspettativa di ricevere l’insegnamento come, quando e dove l’individuo lo
richiede”.
Una sera
a New Delhi, ebbi l’occasione di raccontare una lunga conversazione che una
volta avevo avuto a casa mia con un diplomatico, qualcuno completamente
sconosciuto a Shah. In seguito Shah fece dei commenti su quest’uomo
considerando la sua altezza e che, in base ad essa, gli avrebbe dovuto essere
pieno di sé e così via. In effetti Shah sembrava descrivere quasi ogni
caratteristica fisica del diplomatico anche se certamente non lo conosceva e le
sue caratteristiche fisiche non erano mai entrate una sola volta in ciò che
stavo dicendo.
Allora
dissi: “Si vede che ho un’immagine mentale di lui dalla quale tu attingi tutto
questo”.
“Nient’affatto”
rispose, “tutti i discorsi riguardanti una persona, un luogo o una cosa,
contengono dei frammenti d’informazione incollati ad essa. Se sei vigile puoi
raccogliere tutto questo. Le persone non lo fanno, non perché non possono
farlo, ma perché, attraverso un’abitudine insita fin dall’infanzia, la loro
censura mentale le rigetta non appena si fanno vive.
Esse
immaginano che una cosa del genere sia impossibile, così quando accade la
cancelliamo”.
Non si
può fare a meno di cercare delle spiegazioni quando si hanno esperienze come
queste, ma Shah mi disse: “Più cercherai e meno comprenderai, poiché il modo
convenzionale di comprendere le cose non può affatto comprendere queste. Una
volta che con un’altra persona viene stabilito un certo tipo di rapporto, è
possibile sentire ciò che sente e farle sentire ciò che tu senti”.
“Tutti i
sistemi normalmente conosciuti, nel corso dell’addestramento e dell’indottrinamento,
possono rendere 'schiavi' i loro seguaci e persino i loro capi. L’ossesso è catturato
dalla sua ossessione. Nei sistemi ordinari l’ignoranza fa presumere alle
persone: 'nessuno qui è schiavo'. Guardatevi attorno e ditemi chi non è
schiavo.
Soltanto
un insegnamento illuminato può affermare che tutti sono sottomessi a qualcosa. La
questione è, naturalmente, se la sottomissione sia servitù.
Il
cercatore deve riconoscere l’abilità dell’Insegnante e dovrebbe effettivamente
sentirla. Il Sufi ha il diritto di essere servito, ma non ha il diritto di
chiedere, come dice Ma ‘Ruf Karkhi. Essere Sufi significa non essere attaccato
a nulla, né avere nulla attaccato a sé, come dice Nuri.
Tu dici
di mettere in dubbio ogni cosa. Questo in effetti è il miglior modo per far sì
che le persone si attacchino a te. Di loro di mettere in dubbio, di fare
domande e avrai catturato il loro questionare. Dopo di che ti ubbidiranno,
persino nel fare domande e saranno incapaci di non obbedirti. A meno che tu non
mette in dubbio le domande stesse”.
Durante
questa sessione con l’Insegnante gli parlai di una cosa che vedevo come una
difficoltà per gli Occidentali. “Le persone in Occidente” dissi, “sono abituate
alla loro peculiare versione della religione che implica anzi, mira a produrre,
degli stati emotivi. Possono essere biasimati se quando incontrano le idee Sufi
pensano che manchino di un elemento spirituale? ”.
“I veri
Sufi”, egli rispose, “hanno sempre lavorato per rimuovere l’innaturale elemento
emotivo dalla religione. È questa la parte che ha dato ad alcune religioni una
cattiva fama, perché è questa parte che dà origine al fanatismo e alla guerra. Solo
quando sarà liberata dalla parte emotiva, la religione potrà funzionare
spiritualmente. Per quel che riguarda ciò che le persone potrebbero pensare”,
continuò, “ci sono due risposte.
La prima
è che questa non è affatto la nostra esperienza. Lo troviamo, naturalmente, in
una minoranza ed essi possono ben essere i più vocali. La seconda risposta è
che, nel mondo moderno, la scienza si sta avvicinando ai principi fondamentali della
psicologia umana e di pari passo, sta sorgendo una domanda per fatti religiosi
interpretabili secondo le basi della natura umana scoperte di recente o
riscoperte di nuovo. Le persone che stanno lavorando in quest’area stanno
lavorando con noi”.
In
seguito, negli Stati Uniti e altrove vidi quanto ciò fosse vero. Gli scienziati
moderni hanno ormai realizzato la differenza tra le attività che creano e
aumentano il credo e quelle che forniscono conoscenza – una distinzione fatta
molto tempo fa dai Sufi e generalmente ignorata.
“L’istinto
del branco ci dice che è meglio essere con gli altri che da soli e ciò ha i
suoi pregi e i suoi difetti”, ci spiegò il nostro insegnante di Abshar. “Il
desiderio di attenzione blocca certe possibilità di comprensione”.
Shah mi
disse in privato: “C’è un tempo in cui non si può fare nulla, un tempo in cui
può essere fatto qualcosa e un tempo in cui tutto è possibile. Tienilo a mente,
così da essere vigile nel discernere ogni differente qualità del tempo”.
Shah
allora disse: “Quando ero solo un ragazzo e fui per così dire, gettato nel
mondo, solevo chiedere cosa facevano le persone istruite per l’ignoranza dell’ignorante.
Smisi di chiederlo quando qualcuno mi disse: “I presunti colti amano definirsi
tali in contrasto ai presunti ignoranti. Essi hanno perciò tutto l’interesse a
mantenere l’ignoranza. Se tutti gli abitanti di un paese fossero professori,
tutti i professori sarebbero contadini”. Oppure, come avrebbe potuto dire Shah:
“All’inferno un diavolo non è niente di particolare”.
Fonte: In viaggio con un Maestro Sufi – H.B.M. Dervish