… l’individuo
che si trovasse improvvisamente di fronte al leone potrebbe, del tutto in
automatico, serrare la gola, bloccare il respiro e indietreggiare bruscamente.
In seguito,
in una successiva minima frazione di tempo: le contrazioni muscolari, le
tensioni, le reazioni speciali di ogni organo del corpo e ogni informazione
cenestesica, vengono tradotte e recepite in forma di emozione (come paura,
sgomento, rabbia …), con tante sfumature di “colore” quante sono le infinite
combinazioni possibili tra i processi biologici attivi in un dato istante.
Di fronte
al leone, una traduzione emotiva generica dello stato fisico potrebbe essere “terrore”.
Solo in
ultimo, e relativamente molto più tardi: le informazioni sensoriali, acquisite e
registrate nei tessuti con la reazione organica, iniziano a comporsi in
immagini mentali. Si aggregano tutte le sensorialità, dalla visiva all'olfattiva,
alla uditiva creando l’immagine mentale del leone.
Mettendo ora
da parte il leone, provo a rimanere in un ambito più quotidiano: immagina di
stare per attraversare la strada e, inaspettatamente, di rischiare di essere
investito.
La reazione
immediata è un salto indietro sul marciapiede con il cuore in gola e gli occhi
sbarrati; una frazione di secondo dopo un’ondata di paura che attraversa il
corpo; dopo qualche istante inizi a prendere coscienza di cosa è accaduto, di
cosa sarebbe potuto accadere, e di quante parole hai in testa da urlare al
pirata della strada.
Questa è
la successione temporale, nella tua esperienza in quell'istante, della
rappresentazione vegetativa/motoria, quindi emotiva e poi mentale di uno stato
corporeo.
Ricordi e emozioni non sono
cose che vengono dalla testa: il cervello non è altro che un organo di
controllo costituito da un agglomerato immenso di interruttori (la famosa
stanza dei bottoni).
Ricordi e emozioni sono, nell'essenza, registrati in tutto il corpo.
… tutte le cosiddette
malattie sono fasi di fisiologia speciale, e non ci sono sintomi forti e
notevoli senza che si sia in presenza di un comportamento ripetitivo che faccia
perdurare il programma biologico, con la conseguente cumulazione di sintomi
cronici anche molto gravi.
Tutto ciò che chiamiamo
malattia è dunque un programma biologico che perdura nel tempo.
Quando l’organismo è preso in contropiede
da un qualche rischio per la sopravvivenza,
reagisce in automatico con speciali
programmi fisiologici
appresi nell'evoluzione.
L’espressione sintomatica di questi
processi
è ciò che chiamiamo “malattia”.
… l’emozione è
infatti solo una successiva conseguenza del livello biologico, ne è l’ombra.
… è la
percezione della cosa, e non la cosa in sé, ad attivare la risposta biologica.
Per evitare l’antico dolore instauriamo
strategie
che si consolidano in routine di
comportamento.
Si dice
che il corpo parla, ascolta il tuo corpo”; in effetti non è che il corpo stia
comunicando alcunché con l’obiettivo di attirare l’attenzione ed essere
salvato, ma i sintomi che manifesta sono sempre il risultato di:
- il permanere in un gabbia,
- la quale mantiene un’attitudine ripetitiva,
- che non permette al corpo di adattarsi alla vita come sa fare,
- e costringerlo alla ricerca di un equilibrio, necessario per la sopravvivenza, attraverso programmi biologici di emergenza strutturati nell'evoluzione.
Le routine generano gabbie percettive
invisibili
Nelle quali il passato si ripete senza
fine.
Fonte: Noi siamo il nostro corpo, Mauro Sartorio