Il focusing è la fase di sviluppo che si apre
dopo essere entrati in contatto con le emozioni. Riguarda un diverso tipo di
attenzione interiore nei confronti di ciò che all’inizio è percepito
confusamente. Tutto questo viene successivamente messo a fuoco e, per mezzo di
specifici movimenti ha luogo un
cambiamento a livello corporeo.
Il processo di cambiamento reale è
accompagnato da sensazioni piacevoli. Lavorare efficacemente sui propri
problemi non è una forma di tortura. Il processo di trasformazione che abbiamo scoperto
è naturale per il corpo. Il movimento cruciale avviene al di sotto dei punti
dolenti e compare come una sensazione fisica, che non è molto chiara
all’inizio. L’esperienza di qualcosa che emerge da là sotto è come un sollievo
e un ritorno alla vita.
Da questa nuova posizione privilegiata, i
metodi tradizionali di lavoro su se stessi ci appaiono per lo più come se
fossero stati incentrati sulla sofferenza. La persona entra nelle proprie
sensazioni dolorose e le rimugina in continuazione, senza sapere come
utilizzare la guida e le forze vitali e intrinsecamente positive del corpo.
Il processo di cambiamento è piacevole. È
come respirare aria fresca dopo essere rimasti a lungo chiusi in una stanza.
Nel momento in cui ciò non accada, bisogna fermarsi e tornare un poco indietro.
Il
cambiamento
Focusing = sensazione sentita, particolare
consapevolezza interna.
Sensazione sentita è la sensazione corporea
di un pericolare problema o di una particolare situazione.
Non è un’emozione.
Il processo implica il cambiamento.
Nel focusing il terapeuta non è necessario. È
possibile raggiungere dei risultati da soli, oppure con un amico che sappia
come e quando mettersi in disparte.
La regola più importante da osservare, per un
amico o per un terapeuta che stanno aiutando qualcuno a fare focusing, è
lasciar fare a colui che pratica.
È solo il nostro corpo a conoscere i nostri
problemi e a sapere dove si trovano i nodi.
La natura del problema va di pari passo con
ciascun cambiamento corporeo. Se non ci addentrassimo nel livello corporeo più
profondo, che all’inizio è sempre confuso, i pensieri e le emozioni legate al
problema, così come ci appare all’inizio, ci bloccherebbero.
Il primo
movimento del focusing consiste nel porre temporaneamente da parte i problemi,
metterli in aspettativa, fare un passo indietro e osservarli.
“Fai un
passo indietro, prendi tutto quello che non va e ammucchialo di fronte a te. Un
pezzo alla volta, osserva ciò che non va in ciascuna cosa”.
Trovati i problemi ci si chiede: Quale è il
peggiore problema? Dov’è che mi ha fatto più male?
Perché non entri lì dentro e guardi la cosa
peggiore? Resta in silenzio per un momento e lascia che arrivi la sensazione
fisica.
Il secondo
movimento è entrare in contatto con la sensazione fisica.
Terzo movimento provare la qualità del sentito dandogli un simbolo o una parola.
Il focusing evita di analizzare. Se si cerca
di analizzare bisogna fermarsi e tornare alla sensazione sentita. Nel focusing
bisogna accettare quello che capita spesso quello che è coerente per il corpo
non lo è dal punto di vista logico. È imprevedibile e affascinante. Restiamo
sintonizzati sulle sensazioni fisiche e aspettiamo che tutto accada.
Ciò che il
corpo conosce
Esiste una
specie di consapevolezza corporea che influenza profondamente la nostra vita e
che ci può aiutare a raggiungere i nostri scopi. La chiamerà sensazione sentita. Non si tratta di una esperienza mentale ma
fisica. Fisica. L’impressione corporea di una situazione, di una persona o di
un avvenimento. Essa non ci arriva sotto forma di pensieri o parole o altre
unità separate, bensì come una singola sensazione fisica.
Il corpo è un computer biologico genera enormi raccolte di dati e ce le consegna
istantaneamente ogni volta che ne facciamo richiesta o ogni volta che un
avvenimento esterno le richiede. Una sensazione sentita non è un’emozione,
contiene componenti emotive così come componenti fattuali. Ma è più ampia di
qualasiasi singola emozione, più complessa e molto meno facile da descrivere a
parole.
Una
sensazione sentita verrà modificata se la trattiamo nel modo corretto. E con
essa cambiamo anche noi, e la nostra vita.
Manuale del
Focusing
Creare
uno spazio = fare silenzio, stare con voi
stessi. Dedicate un minuto al rilassamento. Concentrandovi dirigete
l’attenzione all’interno, dentro al corpo, magari allo stomaco o al petto. Ora
cercate di osservare cosa succede lì, quando vi chiedete “Come sta andando la mia vita? Cos’è più importante per me in questo
momento?”, “Come mi sento? Come mai non mi sento meravigliosamente bene in questo momento? Cos’è che mi assilla proprio oggi?”
Ascoltate il corpo. Lasciate che la risposta
provenga lentamente da questa percezione. Se avvertirete il sopraggiungere di
un disagio, NON LO ANALIZZATE. Mantenetevi distaccati e dite “Sì, lì c’è qualcosa. Posso sentirlo”.
Lasciate un po’ di spazio tra voi e quella cosa. Poi chiedetevi che cos’altro
sentite. Aspettate ancora un po’ e ascoltate. Di solito vengono fuori parecchie
cose.
La
sensazione sentita = scegliamo un solo problema e sentiamo che tipo di sensazione ci lascia: “Qual è il peggior problema in questo preciso momento?” “Quale mi fa più male?” “Quale sembra più pesante, più grosso, più acuto, irritante, inafferrabile?” Tra tutte le cose che vi arrivano, selezionate un problema personale sul
quale fare focusing. Ma NON ANALIZZATELO. Non affrontatelo. Vi saranno molti
elementi nella cosa a cui state pensando: troppi per pensarli ognuno
separatamente. Ma voi siete in grado di sentire tutte queste cose nella loro
globalità. Prestate attenzione al punto esatto in cui avvertite tutte queste
cose e lì avrete la percezione dell’intero
problema. Imparate a captare quella sensazione indefinita di tutto ciò.
Il
simbolo = “Che caratteristiche ha la sensazione sentita?”
Lasciamo che sopraggiunga un’immagine, un simbolo, una parola, un aggettivo, una frase. Capiamo che il simbolo è adeguato se riusciamo a percepire il primo sottile cambiamento, il primo frammento di moto interiore. Come si presenta, da un punto di vista qualitativo, questa vaga sensazione sentita? Fate in modo che dalla stessa sensazione sentita si generi una parola, una frase o un’immagine. Potrebbe essere un aggettivo oppure una frase o un’immagine, continuate a percepire la qualità della sensazione sentita finché non troverete qualcosa che le si addica.
Lasciamo che sopraggiunga un’immagine, un simbolo, una parola, un aggettivo, una frase. Capiamo che il simbolo è adeguato se riusciamo a percepire il primo sottile cambiamento, il primo frammento di moto interiore. Come si presenta, da un punto di vista qualitativo, questa vaga sensazione sentita? Fate in modo che dalla stessa sensazione sentita si generi una parola, una frase o un’immagine. Potrebbe essere un aggettivo oppure una frase o un’immagine, continuate a percepire la qualità della sensazione sentita finché non troverete qualcosa che le si addica.
La
risonanza = continuate a fare la spola tra la sensazione sentita e la parola collegata.
Verificate la loro reciproca risonanza. Controllate se vi è un piccolo segno
fisico che vi rende palese la loro corrispondenza. Per fare ciò dovrete ancora
avere a disposizione sia la sensazione sentita sia la parola collegata.
Fate in modo che la sensazione sentita, così
come la parola, sia libera di modificarsi, qualora sia necessario, fino a che
non vi sia una perfetta coincidenza con la qualità stessa della sensazione
sentita.
Porre
domande = adesso chiedetevi che cos’è che qualifica l’intero problema in
quel modo (il modo che avete appena definito o descritto)? Accertatevi che
la peculiarità della sensazione sentita sia ancora fresca, vivida (e non
semplicemente un ricordo). Quando l’avrete di nuovo a portata di mano provate a
sentirla, a toccarla, a seguirla domandandovi: “Perché si presenta in questa
maniera?”. Oppure: “Cosa c’è in questa sensazione?”, “Com’è che questo “simbolo” influisce sul problema?”
“Qual è la cosa peggiore in questo problema?” “Qual è la cosa più (simbolo) in questo problema?”
“Di cosa ha bisogno questa sensazione sentita?” “Cosa occorrerebbe per sentirsi meglio?”
Se avrete una risposta immediata senza che si
modifichi la sensazione sentita, allora lasciate perdere tale risposta.
Riportate l’attenzione al corpo e recuperate la sensazione sentita,
interrogandola ancora una volta.
Rimanete accanto alla sensazione sentita fino
a che non sopraggiungerà un cambiamento, un leggero “gioco” o rilassamento. Facciamo “domande aperte” ma evitiamo di provare a rispondere tramite processi coscienti di pensiero.
Accoglienza = accogliete
positivamente qualunque cosa provochi un cambiamento. Soffermatevi un
attimo, anche se si tratta soltanto di un leggero sollievo. In ogni caso,
questo è solamente il primo cambiamento; ve ne saranno altri. Avrete tutto il
tempo di continuare in seguito, ma per adesso soffermatevi un attimo.
SE DURANTE QUESTE ISTRUZIONI SIETE RIUSCITI,
PER QUALCHE ATTIMO, AD AVERE L’IMPRESSIONE DI UNA CONFUSA SENSAZIONE FISICA
GENERALIZZATA LEGATA AL VOSTRO PROBLEMA, CIÒ SIGNIFICA CHE SIETE RIUSCITI A
FARE “FOCUSING”. Che il cambiamento corporeo ci sia o no, non ha importanza.
Verrà da sé. Non siamo noi che possiamo determinarlo.
Per
proseguire nella seconda seduta di
focusing si deve partire dall’ultima sensazione sentita.
Es.
sconforto: “Qual è la sensazione sentita complessiva, tutto quello che riguarda
il mio sconforto?”
Invece di
tentare di analizzare un problema, dobbiamo iniziare a entrare in contatto con
la sua sensazione sentita, con tutta la sensazione, a con tutto il problema nel
suo insieme. Si tratta di un tipo speciale di ricettività in cui la sensazione
sentita può cambiare fisicamente.
Il focusing
non è una semplice sensazione fisica. Se avete sensazioni puramente fisiche,
che non sembrano legate a nessun aspetto della vostra vita, lasciatele perdere.
Il focusing
non è solo un contatto con sensazioni profonde. Una sensazione sentita è il
disagio, inizialmente indefinito,
irriconoscibile, che è causato dall’intero
problema (tutto ciò) a livello
corporeo. Per fare in modo che la
sensazione si sviluppi, dovreste allontanarvi un poco da questa emozione
familiare. La sensazione sentita è più estesa, più intensa, più facile da
provare e comprende molte più cose. È il modo in cui il corpo sopporta l’intero
problema.
Nel primo
movimento posiamo a terra per un po’ la valigia senza portacela dietro. La
valigia rimane nostra ma per un attimo la posiamo a terra e ci riposiamo.
Abbiate
fiducia nel corpo, se lo lasciamo libero esso sa cosa fare.
Ogni
malessere è energia potenziale che spinge verso un modo più giusto di essere,
se vorremo concedergli l’opportunità di muoversi in tale direzione.
Il corpo deve
sapere per forza cosa significhi stare bene, altrimenti non potrebbe evocare
una sensazione di mancanza.
Uno spazio immenso
Il primo
movimento può essere eseguito da solo. Dovete portare l’attenzione nel corpo,
suggerendogli che vi sentite totalmente a vostro agio e contenti per il modo in
cui la vostra vita sta andando. Poi inizierete a percepire ciò che emerge, di
solito un disagio che riguarda la vostra vita. Appurate di cosa si tratta e
riconoscetelo. Quindi collocatelo accanto a voi, delicatamente come se doveste
posarlo sul pavimento.
Adesso
chiedete al corpo: “Cosa accadrebbe, nel mio corpo, se questo problema potesse
essere risolto?”.
Qualunque
cosa la vostra mente risponda, attendete finché non inizierete a sentire
qualcosa a livello corporeo.
Ora
chiedetevi: “A parte questo, mi sento veramente bene e soddisfatto per come sta
andando la mia vita?”. Ogni volta dovete attendere che il corpo risponda alle
domande.
E via di
seguito. Potrà capitare di giungere ad un’apertura, alla sensazione di uno spazio
immenso.
Voi non
siete nessuna di quelle cose che avete messo da una parte. Non ne siete il
contenuto.
Una sensazione sentita è fatta di molti
fili intrecciati, come un tappeto. Ma viene percepita come unica.
Dovete
cercare la sensazione sentita nello stesso luogo in cui il giocatore di golf la
cerca per capire se è pronto a colpire. Il giocatore non si pone la domanda
nella propria testa, ma cerca la risposta nel proprio corpo.
L’esercizio per ottenere la sensazione
sentita
- in silenzio, dentro di voi cercate qualcosa che vi piace o che pensate sia bello. Potrebbe essere un oggetto, un animale, un luogo o qualsiasi altra cosa. Qualcosa che, in qualche modo, considerate speciale. Concedetevi per questo uno o due minuti.
- Concentratevi su una cosa. Chiedetevi: “Perché mi piace ….., perché lo trovo bello?
- Concentratevi su quell’intera sensazione di particolarità o di piacere. Cercate di trovare una o due parole che possano descriverla.
- Concentratevi su ciò a cui quelle parole fanno riferimento, all’intera sensazione sentita, restando in ascolto di eventuali altre parole e sensazioni.
Un modo per dare forma alla sensazione
sentita
Supponiamo
che stiate facendo focusing per un
problema. Voi sapete, di non sentirvi a vostro agio, visto che si tratta di un
problema che vi coinvolge. Tuttavia dovere cercare di suggerire al vostro
corpo: “Mi sento perfettamente, il problema è risolto”. Se prestate attenzione
al corpo, scoprirete abbastanza presto una sensazione molto specifica di
fastidio.
Ovviamente,
avete sempre saputo che quel problema vi metteva a disagio, ma ora potete
avvertire l’esatta qualità della sensazione sentita, di come il corpo viva il
problema.
Lo stesso
vale per qualunque occasione durante il focusing,
nel caso in cui perdiate il contatto con la sensazione sentite. Basta che
prestiate attenzione al corpo e diciate: “Allora, questo problema è risolto …
vero?”. Aspettate un momento, e riavrete la sensazione sentita di ciò che non è
ancora risolto. Poi potrete apprezzarne la qualità.
Le parole pessimistiche o che negano la
possibilità di cambiamento, es: “Questo è il mio modo di essere” o “Sono nato
così”; oppure: “È la vita che mi ha reso
così”, “Sono bloccato qui”, non servono a modificare la situazione.
Allora
cerchiamo di ignorare ciò che sappiamo e cerchiamo di trovare l’impressione,
lasciamola sviluppare nella sensazione sentita dell’intero problema.
Se le parole non cessano. Portate a termine il primo movimento come
al solito: createvi uno spazio, mettete da una parte i vostri problemi,
sedetevi in silenzio e siate ricettivi. Poi ripetete le parole più attinenti
alla sensazione, lentamente, per circa una dozzina di volte: “Ne ho paura … ne
ho paura …”. Per tutto questo spazio di tempo, fare in modo che alcune domande
aleggino intorno alle parole: “Che
significa questo ne-ho-paura? Cosa mi fa provare interiormente? Dove lo sento?”.
Rilassate il corpo. È opportuno stirarsi e rilassare tutte le
parti del corpo per alcuni minuti prima di iniziare il focusing. Tendete le braccia, le mani, gli avambracci; rendeteli
tesi, duri, rigidi. Sentitene la tensione … rilassatevi lentamente. Adesso
rendeteli sciolti, morbidi, rilassati. Fate la stessa cosa con le gambe,
l’addome, la mandibola, tutto il resto. Controllate di non essere ancora
“tirati” in qualche punto e rilassatevi.
Se evitate le emozioni. Alcune persone, compresi gli psicologi,
credono di avere cose terribili dentro di sé. Si sbagliano.
Gli orrori
senza nome e le condizioni bizzarre non stanno lì, dentro di noi, come serpenti
velenosi in una gabbia. Molti pensano questo di se stessi: “Non voglio aprire
la porta”, dicono, “Non voglio che tutta questa robaccia salti fuori”.
La verità è
che noi non siamo gabbie pieni di deperenti. Non siamo una specie di contenitori
in cui le emozioni si attorcigliano come se avessero una vita propria. Siamo un
processo in evoluzione e le emozioni sono parte di questo processo.
Alcuni
trovano il focusing difficile perché le
loro sensazioni sopraggiungono troppo rapidamente e in numero troppo elevato.
Per tali persone il focusing è un
rallentamento. “Scegliete una sensazione, fermatevi e restate con quella”, dico
loro.
Oppure: “Va
bene, lasciate stare questa massa caotica di sensazioni e, in silenzio,
andatele sotto, come se lì sotto ci fosse la sensazione più importante. Cercate
di captare questa sensazione che sta sotto a tutte le altre”.
Il miglior
modo di considerare il critico interno (tutti ne hanno uno!), è congedarlo con
qualche commento brusco. Il mio, di solito, ripete sempre le stesse cose. Allora
gli dico: “Vattene e torna quando avrai
qualcosa di nuovo da dire”. Oppure: “Non mi va di ascoltare uno che mi
parla con quel tono”.
Tutti gli
psicologi hanno incontrato questa parte distruttiva della personalità e le
hanno dato vari nomi (super-io, cattivo genitore, animus, critico).
Non date
retta al vostro critico e non praticate focusing
sulla pessima sensazione che ha prodotto in voi. Al contrario, cercate di
scoprire, al di sotto, quello che voi
provate e percepite veramente, quello di cui avete veramente bisogno. Lavorate
a fondo nel punto in cui voi – e non
il vostro critico – provate le cose e ne sentite il bisogno.
Il focusing implica lasciare che una
sensazione sentita più ampia e differente, rispetto alle nostre vecchie e
familiari cattive sensazioni, si sviluppi. State alla larga dalle vecchie
trappole che conoscete, statene alla larga e cercate una percezione più estesa
di tutto l’ambito problematico del quale la cattiva sensazione fa parte.
Potete fare focusing mentre aspettate l’autobus.
Per il focusing bastano pochi minuti, dieci,
quindici, diciamo pure mezz’ora. Ma non di più. Poi viene il momento di
parlare, di riposare o di fare qualche altra cosa. Non rimuginate tutto. Vi
ritornerete sopra in seguito. Nel frattempo, il corpo sarà in grado di
procedere all’elaborazione.
Mentre fate focusing su una sensazione sentita,
potreste rendervi conto del sopraggiungere di altre emozioni. Ma una sensazione
sentita non è un’emozione come la collera, la paura, l’odio, la gioia o l’ansia.
È il senso della vostra situazione emotiva totale,
la sensazione di molte cose nel loro insieme, in cui un’emozione può trovarsi
come incastonata o da cui può venire prodotta.
Alcune domande determinanti:
Qual è il
punto cruciale?
Qual è la
cosa peggiore? Quali sono le due o tre cose che mi fanno stare peggio?
Qual è il
nocciolo della questione?
Che cosa c’è
sotto a tutto ciò? Cosa provoca in me?
A che cosa
potrebbe condurmi questa cosa?
Di che cosa
ci sarebbe bisogno per sentirsi meglio?
Ci si
interroga su cosa vada male e su cosa sarebbe necessario per poter stare
meglio.
Possiamo
indagare la natura del problema, oppure chiederci cosa sarebbe dovuto
accadere che invece non è ancora accaduto.
Es:
supponete di sentirvi spesso soli ed esclusi.
Concentriamoci
sulla sensazione sentita che accompagna l’esclusione. Potrete scoprire che in
qualche modo siete voi a escludere voi stessi o quali siano le diverse
questioni che riguardano da vicino il problema. Ma a un certo punto si renderà
necessario chiedere alla sensazione sentita: “Di che cosa ci sarebbe bisogno
per non sentirsi così?”
Ricercate i successivi passi vitali e non
fermatevi soltanto a quello che è stato il problema.
Si può
ottenere un cambiamento corporeo sentito quando si è bloccati anche dando forma a un’immagine. Molte
persone hanno un’immaginazione vivida, altre no. Tutti però sono in grado di
formarsi un’immagine familiare, anche a occhi aperti.
Quindi una
volta ottenuta l’immagine, prendete in esame la sensazione che suscita in voi.
Spesso la sola immagine potrà provocare un cambiamento. Che lo provochi o no,
tuttavia, domandatevi: “Come mi fa sentire quest’immagine?”. Ciò potrà forse
indicarvi la direzione da seguire.
Domandate al
corpo: “Cosa proverei, a livello fisico,
se questa difficoltà potesse essere appianata in qualche modo?”. Se
attenderete alcuni secondi avvertirete il cambiamento corporeo.
Attendete e
poi dite a voi stessi: “Posso sentirmi così per sempre”. Poi aspettate. Se
dovesse emergere un elemento nuovo che vi dice: “No, mi dispiace, non puoi
sentirti così per sempre”, interrogate tale “elemento” sulla sua identità.
“Cosa mi
impedisce di sentirmi così?”.
Ogni volta
che sentite frasi come “Deve essere”,
spegnete l’interruttore. Non state facendo altro se non quello che la maggior
parte della gente fa per tutta la vita: tentare di dire a voi stessi cosa è
sbagliato. Tenete a mente l’importanza dell’atteggiamento interiore del
“domandare” rispetto al “dire”. Non ditevi nulla. Domandate, aspettate e
lasciate che il corpo risponda.
L’efficacia
del focusing e i vantaggi che potrete
riceverne miglioreranno con la partica.
Usate questo tipo di domande quando tutto
pare confuso o quando non sapete da dove iniziare:
“Cosa è veramente? Da cosa è sostenuta
questa situazione?” o “Dov’è che mi
sono arenato, in tutto questo?”.
“Dov’è che
la mia vita si è bloccata?”.
Una sensazione sentita viene raggiunta nel
momento in cui la sensazione stessa supera la comprensione intellettuale, quando ciò che abbiamo è molto di più delle
parole e dei pensieri, quando qualcosa viene sperimentato in modo piuttosto
manifesto, sebbene non ancora chiaramente, quando qualcosa non ha ancora
raggiunto un’apertura o una liberazione completa.
Sarete in
grado di riconoscere la sensazione sentita dell’interlocutore e il suo
riferimento a questa, quando egli inizierà a cercare invano delle parole per
una cosa che non può essere tradotta verbalmente.
“Una brutta cosa personale non è mai del
tutto negativa. Se c’è, vuol dire che ha, o che potrebbe avere, aspetti giusti
o utili ai quali dobbiamo prestare profitto. Perciò ascoltala senza ostilità e
senti ciò che ti dice, sotto quale aspetto abbia ragione”.
“Sei ferita
a causa di qualcosa?”. “Senti forse che non potrai mai raggiungere quello di
cui hai bisogno?”.
Possiamo
dare vita a una sensazione corporea
olistica, inizialmente poco chiara. È la sensazione globale del significato
di una questione particolare. È da questo
“luogo” che può avere origine una
serie di cambiamenti interiori e un percorso costituito da molti passi.
Fonte: Focusing, interrogare il corpo per cambiare la psiche - Eugene
T. Gendlin